Variazioni sul barile dell'acqua piovana
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Variazioni sul barile dell'acqua piovana

  1. 176 pagine
  2. Italian
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Variazioni sul barile dell'acqua piovana

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Informazioni sul libro

La poesia di Jan Wagner è caratterizzata da una crepitante sequenza di immagini e di parole che si ricongiungono tutte fra loro, ma non immediatamente. C'è lo spazio di una sospensione e, quasi sempre, di una sorpresa. Il gioco delle analogie e dei salti di senso non è spericolato: lascia sempre una porta alla trasparenza dei possibili significati. Il tono meditativo, in una linea audeniana-larkiniana, si nutre spesso di materiale quotidiano e tende alla leggerezza (nel senso di Calvino) e all'ironia piú che alla sapiente sentenziosità. Tra gli spunti poetici ricorrono gli animali: cavalli, asini, koala... Risultano affascinanti per la loro enigmatica inerzia che nasconde però un'idea di tenacia, di persistenza nonostante condizioni sempre meno favorevoli ai non umani (e forse anche agli umani). Cosí come personaggi forti sono i vagabondi, i clochard e i centauri che si incontrano in alcune poesie, repellenti da un lato, affascinanti dall'altro, in un gioco di contrasti che a Wagner piace e su cui costruisce molta sua poesia.

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Informazioni

Editore
EINAUDI
Anno
2019
ISBN
9788858432327
Argomento
Letteratura
Categoria
Poesia

III.

chiodo

non appena al muro, divenne il centro,
ampliando oltre giardini, campi e pile
di barbabietole il proprio raggio, oltre
i pollai e le file
di ravanelli, sempre piú completo, planetario:
vi appendevamo cardigan e cappelli,
e poi cornici, impermeabili e ombrelli,
finché quasi ci scordammo di lui, del suo sguardo serio
che permarrà, quando noi ce ne saremo
già andati da tempo, e città e casa e via
saranno scomparse – là in alto, fermo,
luccicando verso est e verso ovest, tanto
da potercisi orientare nella buia
notte, un conforto per vecchi naviganti.

alla maniera di canaletto

… che l’occhio s’inganna, e crede realmente di vedere la vera, non la dipinta…
PIETRO GUARIENTI
cielo soprattutto e acqua innanzitutto,
la città intera dalla laguna
duplicata, mentre al molo un paio di botti
fan tempesta, onde leccano
i muri; un maragià o piuttosto
un gran visir, e magnifica come un’iguana
la sua caravella nel bacino del porto,
che immobile e sazia sull’increspato
azzurro riposa; alberi, sartiame
come scrittura aliena, che non significa
nulla se non distanza, e il gutturale
grido dei gabbiani, dei mercanti da mantova
e da verona. lí una coppia nuziale
è attesa da un calesse all’ombra dei portici,
là il leone di san marco, ammansito da cosí
tanto bronzo; rigata ogni tenda marquise
e tutto un accampamento militare le facciate
dei palazzi, poiché basta una pioggia
a demolire mezza città, i funghi colorati
delle bancarelle: estate, e le nuvole veleggiano
– solo di quando in quando qualcuna scolora,
diviene pesante e deve appoggiarsi
ai canali, pendendo come cadavere
di maiale da un pennone. e tu: penetra
nel quadro, sparisci tra le quinte,
tra gli archi chiari e le fogne
putride, tra statue e colossi di pietre,
ognuno piú fragile di un flacone,
nell’aroma di cipolle e gnocchi di patate.
ci sono le bandiere e ci sono i gonfaloni
della biancheria gocciante, il lenzuolo
issato sul davanzale, che dice: non stuolo
di lacchè ma nunzi siamo, ogni callo
al tuo microscopio diventa cosí
pomposo come una cupola. sulla soglia
dei mendicanti, gabbie per uccelli di bambú,
un cesto con ducati di pesce; scope, pale
e sua eminenza beccato a fare la pipí
al muro. il bianco guanto in pelle
di un polipo su una delle bancarelle.
cosa canta la donna al balcone? e le coppie
al parapetto di cosa mormorano,
le gondole dove vanno? rode un dubbio
in uno di quei preti, e di quale terra narrano
a quelli là in ascolto, cosa indica quell’uomo
col bastone, con l’appassita felce di piume
sul cappello? le mantelle gridelline
dei bellimbusti sulla chiatta nuziale, i bambini
che strillano; qui un cane, che rosicchia il
suo osso invece d’abbaiare, lui stesso spolpato
dalla luce smagliante, pacchi e imballi
dei mercanti di stoffe, crisalidi ancora intatte,
che le ali apriranno solo dopo, ai balli
in maschera, per fluttuare dentro a una notte
che non avrà mai luogo, come falene
di broccato: tutta la vita una
sola giornata, con le parrucche lucenti
e le calze, dove la flotta dei tricorni si se-
para, indugiando ancora un poco sui ponti,
s’incrocia tra le calli. sulle case i trapezi
di sole, le ombre rosso borgogna tendenti
al nero sulla piazza, e ancora in guisa
di un san giorgio, che col drago combatte,
quello spazzacamino là sui tetti.
antonio canal, nato
scenografo, una leggenda molto presto,
come gli unicorni o le correnti di capo
horn, a mercanteggiare piú lesto
di ogni cliente, sedeva compito,
in silenzio e dipingeva, dipingeva, e questo
solo per essere incorniciato alla fine
da una tomba introvabile, per sparire
senza allievi, senza cherubini di marmo
come se lui non ci fosse mai stato –
eppure qui ci sono pali, cordame
e barre da timone, le piante nei vasetti,
ci sono argani e timpani, assi e stormi
di piccioni, che come carte nel tresette
scivolano gli uni negli altri; eppure qui c’è
soprattutto acqua, innanzitutto luce.

portafortuna

non ho toccato la gobba di un nano
a napoli, o un ultimo animaletto di
sole, irretito nel traforo del duomo,
eppure c’era un adesso, e c’era un qui.
al lago d’ocrida, ho tenuto forse premuto
l’orecchio al marmo per origliare il freddo cuore
di naum, che va avanti e indietro, irrequieto,
nel suo vestibolo d’eternità? non direi.
non fui tentato di baciare, nell’abbazia
di subiaco, il piede lucido di benedetto,
una rondine-pendolo, che garrisce nel precipizio.
eppure un luogo c’era, e cognizione, tutto d’un tratto.
non ho accarezzato nell’umida cripta
di dublino la mummia di un crociato,
il guanto della sua mano, la giubba
di cuoio a costine della pelle, conciata,
tesa, mentre all’entrata il vecchio custode
si voltava verso l’ombra, ridacchiando fra sé,
eppure lí ci fu un momento e la percezione
che qualcosa nell’intimo si unisse,
lasciandomi presentire ciò che per sempre
sarà mio, ciò che con me porto da sempre.

ricordo di buffalo

dopo il concerto, la sinfonia di bruckner,
quella maggiore, dalla prateria un vento
nelle strade: noi, gli edifici come forre
e quell’uomo con pantaloni bavaresi e foto-
camera; gli occhi giallicci, da coyote,
delle lanterne, lo scalpo stracciato
di un manifesto, un galoppo di vuote
lattine. e lí stavano accovacciati
anche loro, i musicisti, dietro forugh’s
persian cuisine, dietro il cinema apollo
illuminato solo dalla neve, nei loro neri frac,
nella spessa caduta di fiocchi, foderati
di notte e freddo, accalcati alla
fermata, come impeciati e impiumati.

l’ultimo di zanigrad

a Ludwig Hartinger
i vicini piú prossimi, i sambuchi sul ciglio
del villaggio, non prestano
sale, e dietro il laghetto, dietro la briglia,
è in agguato un airone,
che è insieme giavellotto e lanciatore;
tende sbiadite, che
mi fan cenno da finestre vuote, mentre
comincio a cercar bacche
ed erbe, quando esamino le mie trappole,
e una volta, nella tredicesi-
ma luna, i due cervi, cui tolsi la pelle
come lenzuola dai materassi.
non rimase nulla di tutti i presuntuosi,
di tutti i burocrati,
eccetto il vento, che fruga nelle case,
nei giardini arruffati,
niente del treno, che si fermava in curva
e se ne andava veloce.
viene da un albero caduto ormai da anni
il cinguettio piú dolce.
sono l’ultimo. di quando in quando il corvo,
che dell’oscurità
è un esperto, e sulla posta in rovina,
la lieve affrancatura
di due cavolaie. andata, scomparsa con me
sarà ogni cosa, nulla mi
far...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. VARIAZIONI SUL BARILE DELL’ACQUA PIOVANA
  4. I.
  5. II.
  6. III.
  7. IV.
  8. V.
  9. giersch
  10. ein pferd
  11. die tümmler
  12. das weidenkätzchen
  13. drei esel, sizilien
  14. aus der globusmanufaktur
  15. koalas
  16. krynica morska
  17. anna
  18. schlehen
  19. versuch über mücken
  20. laken
  21. melde
  22. lazarus
  23. zwei städte
  24. gräber
  25. aus dem nordschwedischen winter
  26. die bibliotheken
  27. morchel
  28. versuch über servietten
  29. maulbeeren
  30. die vögel, waratah street
  31. im brunnen
  32. nagel
  33. nach canaletto
  34. portafortuna
  35. erinnerung an buffalo
  36. der letzte von zanigrad
  37. die tennisbälle
  38. kentaurenblues
  39. versuch über silberdisteln
  40. torf
  41. die blutbuche
  42. giovanni gnocchi am violoncello
  43. verabredungen für die kaimanjagd
  44. riß
  45. elch
  46. die etüden
  47. pieter codde: bildnis eines mannes mit uhr
  48. versuch über zäune
  49. eule
  50. sarajewo
  51. grottenolm
  52. die sonntagshand
  53. regentonnenvariationen
  54. lamento mit yak
  55. die tassen
  56. koi
  57. auf neuseelands wind
  58. ficus watkinsiana
  59. hippocampus
  60. die stifter
  61. requiem für einen friseur
  62. otter
  63. versuch über seife
  64. dachshund
  65. selbstporträt mit bienenschwarm
  66. Il libro
  67. L’autore
  68. Copyright