Introduzione.
1. La bomba provocò 28 morti e 100 feriti, cfr. L’attentat le plus meurtrier depuis Vitry-Le-François en 1961, in «Le Figaro», 7 gennaio 2015. L’Oas (Organisation de l’armée secrète) era un gruppo paramilitare che utilizzava il terrorismo per opporsi alla concessione dell’indipendenza all’Algeria da parte della Francia.
2. All’Oas si oppose con metodi analoghi il Fronte di Liberazione Nazionale algerino e nel solo 1961 si contarono 1072 attentati; nello stesso anno in Alto Adige nella “notte dei fuochi” (11 giugno 1961) esplosero 37 cariche esplosive, uccidendo un uomo, cfr. L. Bonanate, Terrorismo internazionale, Giunti, Firenze 1994, pp. 67-83. Sul terrorismo altoatesino, M. Marcantoni e G. Postal, Südtirol. Storia di una guerra rimossa (1956-1967), Donzelli, Roma 2014.
3. L’immagine della folla silenziosa ai funerali è centrale nello storytelling del documentario di C. Lucarelli, Piazza Fontana, Einaudi, Torino 2007. Su YouTube, https://www.youtube.com/watch?v=1u-cPvwU_1U, la trasmissione televisiva della cerimonia funebre, ritrasmessa anni dopo su RaiTre nel programma Fuori orario.
4. P. E. Taviani, Politica a memoria d’uomo, il Mulino, Bologna 2002, p. 379.
5. D. Della Porta (a cura di), Terrorismi in Italia, il Mulino, Bologna 1984, p. 168, L. Manconi e R. Catanzaro, Storie di lotta armata, il Mulino, Bologna 1995, e L. Manconi, Terroristi italiani. Le Brigate Rosse e la guerra totale 1970-2008, Rizzoli, Milano 2008, p. 30. Sulla strumentalizzazione della strage per legittimare la scelta della violenza, G. Panvini, Ordine nero, guerriglia rossa. La violenza politica nell’Italia degli anni Sessanta e Settanta (1966-1975), Einaudi, Torino 2009, p. 91.
6. L’espressione entra nell’uso con il sottotitolo del volume di G. Boatti, Piazza Fontana. 12 dicembre 1969, il giorno dell’innocenza perduta, Einaudi, Torino 1999. Di «perdita dell’innocenza» – salvo precisare che non erano affatto «innocenti», quanto a pratiche violente – parla l’ex leader di Lotta Continua Adriano Sofri nell’intervista di R. Delera, «Tutto partí da Piazza Fontana. Poi lanciammo la prima pietra», in «Corriere della Sera», 2 aprile 2004.
7. M. Dondi, L’eco del boato. Storia della strategia della tensione 1965-1974, Laterza, Roma-Bari 2015, p. 238.
8. Dal saggio del 1984 Il futuro della democrazia, citato in R. Lumley, Dal ’68 agli anni di piombo. Studenti e operai nella crisi italiana, Giunti, Firenze 1998, p. 262.
9. Per il primo processo: giudizio di primo (1979) e secondo grado (1981), Cassazione (1982), giudizio di rinvio (1985) e nuovamente Cassazione (1987); per il secondo processo: giudizio di primo (1989) e secondo grado (1991), che passa in giudicato senza rinvio in Cassazione; per il terzo processo: giudizio di primo (2001), secondo grado (2004) e Cassazione (2005).
10. M. Revelli, L’ermellino sulla strage, in «L’indice dei libri del mese», febbraio 1987.
11. Sin dal 1972, cfr. M. Sassano, La politica della strage, Marsilio, Padova 1972, p. 212.
12. G. Moro, Anni Settanta, Einaudi, Torino 2007, pp. 53-54 e 56.
13. T. Hayden, Un processo politico. Chicago 1969, Einaudi, Torino 1973, frase di copertina.
14. La «linea d’ombra che ci avverte di dover lasciare alle spalle anche la regione della prima gioventú», J. Conrad, La linea d’ombra, Einaudi, Torino 1988, p 5.
15. Fuori tutti i compagni! Dopo due anni di carcere preventivo, in «A - rivista anarchica», n. 5, giugno 1971.
16. Prima di morire, in «L’Europeo», 8 febbraio 1979, pubblicazione postuma dell’intervista raccolta per «Tabloid» da Dino Messina e Mariella Grossi.
17. Da allora è quasi un riflesso condizionato. Per fare un esempio recente, il «Corriere della Sera» dell’11 luglio 2017 titolava Bossi condannato a due anni e tre mesi. «Processo politico».
18. J. Vergès, Strategia del processo politico, Einaudi, Torino 1969.
19. G. Calvi, Giustizia e potere, Editori Riuniti, Roma 1973, p. 93.
20. D. O. Pendas e J. Meierhenrich, Political Trials in Theory and History, Cambridge University Press, Cambridge 2016.
21. Historical legal studies (HLS), Critical legal studies (CLS), Empirical Legal Studies (ELS), ibid., p. 7.
22. Nato nel 1933, professore emerito di diritto costituzionale ad Harvard, figura di spicco nel panorama giuridico americano, attivamente impegnato per le libertà civili (law.hofstra.edu/directory/faculty/fulltime/friedman/).
23. Pendas e Meierhenrich, Political Trials in Theory and History cit., p. 49.
24. Dall’introduzione di D. O. Pendas e J. Meierhenrich, «The justice of my cause is clear, but there’s politics to fear»: Political trials in theory and history, ibid., p. 7.
25. Come il processo «Tendono tutti a inserire la disputa giuridica in un contesto ampio di discorso altamente pubblicizzato. In casi simili, i giornalisti hanno un’importanza pari agli avvocati, i politici possono diventare testimoni d’eccezione e i registi cinematografici possono emettere il verdetto finale», ibid., p. 56.
29. Per esempio in riferimento al processo alla Banda dei Quattro in Cina, ibid., p. 58.
31. J. Meierhenrich e C. M. Cole, In the Theater of the Rule of Law. Performing the Rivonia Trial in South Africa, 1963-1964, ibid., p. 229.
32. «Taluni processi sono creativi, poiché pongono la società di fronte a dilemmi basilari che si chiarificano attraverso il processo. Processi simili diventano cristalli per la società», ibid., p. 4. Era stata accantonata da Pendas e Meierhenrich che la ritenevano incompleta e non utilizzabile come base ...