Piazza Fontana
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Piazza Fontana

  1. 136 pagine
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Piazza Fontana

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Milano, 12 dicembre 1969. Una bomba esplode nella sede della Banca nazionale dell'agricoltura, in piazza Fontana. È una strage. È l'inizio della strategia della tensione che con il sangue e la violenza tenta la via del colpo di Stato autoritario. Lucarelli ricostruisce questo «romanzo nero della Storia d'Italia », guidandoci in un percorso disseminato di bugie, capri espiatori, coperture e depistaggi. Un libro che ci toglie il sonno, perché è tutto vero. In appendice, a cura di Nicola Biondo, la cronologia degli avvenimenti, la sintesi delle fasi processuali, le biografie dei protagonisti, la bibliografia e filmografia essenziali.

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Informazioni

Editore
EINAUDI
Anno
2019
ISBN
9788858432501

Piazza Fontana

C’è un uomo che vola.
Le braccia allargate, il volto proteso in avanti, le gambe dietro, distese, sembra davvero che stia volando, e invece precipita, cade. Sta cadendo lungo la tromba delle scale di un condominio di Padova. Tre piani, il secchio delle pulizie lassú, sul pianerottolo, perché quell’uomo ci lavora in quello stabile al numero 15 di piazza Insurrezione, il secchio delle pulizie lassú, una scarpa che è saltata via al primo piano e lui che cade, non vola, cade, sempre piú veloce, verso il pavimento dell’atrio, e intanto urla in quel condominio silenzioso di prima mattina.
Quindici metri, tre piani, uno dopo l’altro, e poi il tonfo sul pavimento, e l’altra scarpa che vola via, lontano.
La moglie lo troverà qualche ora dopo, nel vano dell’ascensore.
Morto.
Cambiamo scena, cambiamo città. Andiamo a Milano. È dicembre, quasi Natale. È il 12 dicembre del 1969.
C’è una banca, che si chiama Banca nazionale dell’agricoltura e sta in un palazzo solido e squadrato che si affaccia su piazza Fontana, proprio davanti all’arcivescovado. È una banca grande, ha quasi trecento dipendenti, ed è piena di gente, perché anche se sono ormai le 16,30, quello è un giorno speciale, è venerdí, è quasi Natale e c’è il mercato che riunisce allevatori, agricoltori e commercianti di mangime di tutta la provincia di Milano. Tra l’altro fuori fa un gran freddo, e piove anche, quindi, per parlare, è meglio starsene dentro, nella banca, che fuori, in piazza Fontana.
Fortunato Zinni è un ex funzionario della Banca nazionale dell’agricoltura.
Dice: «Quella mattina in banca c’era un’aria particolare. Era una giornata uggiosa, molto buia, però tutt’attorno c’era un clima di festa, di Natale, e poi quel giorno, come tutti i venerdí, c’era il mercato degli agricoltori e la nostra banca, l’unica banca del centro di Milano, non avrebbe chiuso lo sportello alle 16,30 ma avrebbe continuato fino alla fine delle contrattazioni, diciamo cosí, degli agricoltori».
Al centro di una grande sala circolare chiusa da due vetrate a cupola, «la rotonda» la chiamano gli impiegati e i clienti, c’è un grande tavolo ottagonale, pesante, di mogano, coperto da una lastra di cristallo. Attorno si muovono un centinaio di persone, che parlano tra loro, compilano assegni e distinte di versamento, vanno e vengono dagli sportelli dietro i quali ci sono settanta impiegati.
C’è anche il signor Zinni, dietro lo sportello numero 15, quello delle contrattazioni, perché quella banca è anche una specie di Borsa di scambio per agricoltori e allevatori.
E c’è un signore che si chiama Giovanni Arnoldi e ha un cinema a Magherno, un piccolo centro in provincia di Pavia, ma fa anche il mediatore di terreni, ed è per quello che è lí, in banca, perché un suo amico di Milano sta trattando un acquisto e c’è bisogno della sua presenza per chiudere l’affare, anche solo con una stretta di mano.
E c’è un signore che si chiama Pietro Dendena e ha quarantacinque anni. Il signor Pietro è di Lodi, dove ha un po’ di terra e ha lasciato là la famiglia, perché il giorno dopo è Santa Lucia, e Santa Lucia a Lodi è come se fosse Natale. Si è precipitato a Milano per un affare, ha parcheggiato in fretta la macchina davanti al Palazzo di giustizia e si è infilato in banca.
E c’è anche un signore che è molto preoccupato, si chiama Carlo Gaiani, ha cinquantasette anni ed è lí per vendere le mucche del suo podere, che si trova proprio sulla linea di espansione della città, e il signor Gaiani ha paura che dopo le mucche gli toccherà vendere anche il podere.
Insomma, c’è un sacco di gente nella rotonda della banca, attorno al tavolo ottagonale. C’è anche un bambino che si chiama Enrico, Enrico Pizzamiglio, e ha dieci anni. È in banca con sua sorella Patrizia, che ne ha sedici, e ha una gran fretta perché vuole uscire a guardare le vetrine per i regali di Natale. I genitori hanno mandato avanti Patrizia a pagare una cambiale e poi si sono dati un appuntamento con lei ed Enrico alle 16,30, e se arrivano tardi dovranno aspettarli lí in piazza Fontana. Enrico non vede l’ora di uscire per andare a guardare i negozi.
E poi c’è un uomo.
È un uomo come tanti, che non si nota, non si fa notare.
Va a sedersi al tavolo ottagonale.
Attorno al tavolo, una per ogni lato, c’è una sedia. La gente va e viene, si siede, scrive, compila, poi si alza e se ne va.
Appena c’è un posto libero l’uomo lo occupa. In mano ha una borsa nera, una borsa di pelle con la fibbia di metallo, una Mosbach & Grüber, una bella borsa. La mette sotto il tavolo, attende qualche minuto, poi si alza anche lui e se ne va. Senza farsi notare, senza dare nell’occhio.
La borsa, però, la lascia lí.
È in quel momento che il signor Pietro, che è appena entrato in banca dopo aver lasciato la macchina davanti al Palazzo di giustizia, trova un posto libero e si siede. Ma c’è qualcosa di strano. Lo dice anche a un amico che sta lí vicino.
È un odore particolare.
È odore di bruciato.
Cambiamo scena. Restiamo a Milano, sempre in centro, sempre vicino alla banca, sempre a quell’ora, ma piú avanti, tra corso Vittorio Emanuele, San Babila e piazza Duomo. È quasi sera, fa un freddo cane, pioviggina anche, ma le strade sono piene di gente. Mancano tredici giorni a Natale e le luci colorate delle luminarie appese sopra le strade e quelle delle vetrine dei negozi si riflettono sulla pioggia che bagna i vetri delle macchine, e illuminano il centro come se fosse giorno. Ci sono gli zampognari, e sotto i portici, all’angolo delle vie, ci sono i venditori di caldarroste.
È un filmato dell’epoca. Si vede piazza Duomo in bianco e nero. Sullo sfondo si staglia la cattedrale, un po’ sgranata, e un uomo sta tagliando in diagonale la piazza. Si intuisce che è una giornata grigia, non tanto per la ripresa senza colori, quanto per la pastosità dell’immagine che fa capire che l’aria non è nitida, ma carica di umidità.
I bar sono pieni, per un caffè o per il primo aperitivo della serata, al cinema c’è Un uomo da marciapiede, con Dustin Hoffmann, e Nell’anno del Signore, con Nino Manfredi. Alla Scala, a teatro, quella sera c’è Il barbiere di Siviglia, di Rossini. Mancano tredici giorni a Natale, e qualunque cosa sia successa prima, quello è un periodo di festa. Come scrive il giornalista Daniele Biacchessi, «tutti noi italiani ci sentivamo felici, immortali, allegri e innocenti».
Ma laggiú, in fondo a corso Vittorio Emanuele, c’è un uomo che corre. Urla, impreca e bestemmia, e ha i vestiti bruciacchiati. È sporco di sangue, ha sangue sulla testa, che gli esce da un taglio profondo, e anche le mani, che alza verso il cielo, come se si arrendesse, sono insanguinate. La gente che lo ferma non riesce a calmarlo, ma capisce che è successo qualcosa perché indica un punto in fondo a piazza Beccaria.
Là c’è qualcosa.
C’è piazza Fontana.
Che cosa è successo a piazza Fontana?
Fortunato Zinni, l’ex funzionario della Banca nazionale dell’agricoltura.
Dice: «Ero al mio posto di lavoro, dall’altra parte del bancone, al famoso sportello 15, quando ricevetti una telefonata. Mi aspettavano al piano rialzato, che era un locale che dava direttamente, con le sue vetrate, direttamente sul salone».
Sono le 16,30 passate da poco. Il signor Zinni lascia lo sportello numero 15 ed esce da dietro il bancone. Fa fatica ad attraversare la rotonda, perché c’è un sacco di gente, lo conoscono quasi tutti e tutti lo fermano per chiedergli qualcosa. C’è il signor Paolo, che viene da San Donato Milanese e che lo ferma per parlargli, e c’è il signor Girolamo, che ha settantotto anni e ha una cascina vicino a Rho, e lo ferma per chiedergli consiglio su una transazione. C’è il signor Giovanni, di Magherno, che è appena entrato in banca per fare da mediatore a un acquisto, e c’è il signor Carlo che sta vendendo le sue vacche. Ci sono Patrizia ed Enrico, che non vede l’ora di tuffarsi nelle strade illuminate a guardare le vetrine, c’è il signor Pietro, che siede al tavolo ottagonale e che aggrotta le sopracciglia perché sente quell’odore strano, odore di bruciato.
Intanto il signor Zinni è arrivato al piano di sopra.
Fortunato Zinni.
Dice: «Appena arrivai al piano rialzato mi diressi verso la vetrata e mi appoggiai con le spalle al vetro. Fu il momento esatto in cui si udí un grande botto, e mi ritrovai lungo disteso, quattro-cinque metri piú avanti, verso la porta della saletta dove mi trovavo, e si fece un grande buio».
L’esplosione è partita proprio dal centro della rotonda, proprio da sotto il tavolo ottagonale. La fiammata è andata giú, scavando un buco nel pavimento, ma soprattutto è andata su, polverizzando il tavolo ottagonale e tutti quelli che ci stavano seduti intorno, come il signor Pietro. La forza della detonazione, lo spostamento d’aria rovente che ha provocato, fa esplodere le vetrate dell’atrio, quelle degli sportelli e quelle della cupola, solleva schegge di vetro, pezzi di muro, macchine da scrivere, sedie, banconi e li lancia tutt’attorno come se fossero proiettili che massacrano e devastano tutto quello che incontrano, tutte quelle persone nella rotonda. Ammazzano il signor Paolo e il signor Carlo, il signor Giovanni e il signor Girolamo, feriscono Patrizia ed escono fuori su piazza Fontana, spazzando il marciapiede con migliaia di schegge di vetro che arrivano fino al ristorante L’angelo, ci sono anche due persone che volano fuori dalla banca, come nei film, e finiscono in mezzo alla strada.
Fortunato Zinni.
Dice: «Mi rialzai, un po’ naturalmente confuso, e percepii che tutti correvano verso l’esterno. Mi accorsi che il telefono suonava all’impazzata mentre mi passavano vicino decine di colleghi che scappavano e fuggivano verso l’esterno. Alcuni di loro chiaramente feriti al volto. Io istintivamente allungai la mano e presi il telefono. Era la Questura che chiedeva cos’era successo perché era scattato l’allarme. Poi, alla fine, siccome questo signore insisteva perché io gli dicessi che cosa vedevo soprattutto in salone, dissi: – Be’, adesso vado a vedere –. Come mi avvicinai al salone, uscii, feci quei quattro-cinque passi che mi collegavano al corridoio d’ingresso e cominciai a rendermi conto della tragedia che mi trovavo di fronte, soprattutto perché un signore mi si aggrappò ai pantaloni e mi pregò disperatamente di aiutarlo, e io cercai di dirgli che avrei fatto il possibile ma non sapevo cosa fare. Questo signore mi disse: – Mi aiuti, guardi la mia gamba! – Io però da allora ricordo molto poco».
C’è un allievo sottufficiale di Pubblica sicurezza che passa di lí su un autobus della linea N. Vede l’esplosione, la sente, perché l’autobus traballa, e allora esce fuori e si precipita dentro la banca, per fare qualcosa, dare una mano, vedere che cosa è successo. Quando entra nell’atrio, l’allievo sottufficiale Priore incontra un uomo senza un braccio che cerca di parlargli ma cade a terra. Sul pavimento ci sono due uomini massacrati e ustionati che strisciano per allontanarsi dalla rotonda. Quando arriva lí, dove doveva esserci il tavolo ottagonale, l’allievo sottufficiale Priore vede soltanto un gran buco, macerie e resti di corpi, confusi nella polvere che offusca la vista. C’è anche una mano che si agita come se chiedesse aiuto, ma quando la afferra, l’allievo sottufficiale si trova in mano soltanto un braccio, troncato di netto.
È un filmato in bianco e nero, anche questo. C’è un signore con una giacca chiara e una cravatta scura e vistosi baffi...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Piazza Fontana
  4. Appendice
  5. Bibliografia consigliata
  6. Siti Internet
  7. Filmografia su piazza Fontana e strategia della tensione
  8. Il libro
  9. L’autore
  10. Dello stesso autore
  11. Copyright