Il comportamento in pubblico
eBook - ePub

Il comportamento in pubblico

L'interazione sociale nei luoghi di riunione

  1. 296 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Il comportamento in pubblico

L'interazione sociale nei luoghi di riunione

Dettagli del libro
Anteprima del libro
Indice dei contenuti
Citazioni

Informazioni sul libro

«Le regole di condotta in strade, parchi, ristoranti, teatri, negozi, sale da ballo, sale di riunioni e altri luoghi di incontro tipici di una comunità, possono dire molto sulle forme di organizzazione sociale in essa piú diffuse». Guidato da questa idea, Erving Goffman si avventura negli spazi urbani per posare il suo sguardo di acuto osservatore sulle interazioni faccia a faccia, cioè quelle situazioni in cui due o piú persone sono alla presenza una dell'altra. La riflessione sulle regole dell'incontro umano e sull'idioma rituale che disciplina il comportamento interpersonale permette di delineare la «religione dell'individuo», una tutela della privacy incorporata nelle varie situazioni sociali. In questo classico del pensiero sociologico, il quotidiano cessa di essere banale e diventa il luogo dove si riproduce l'ordine che governa ogni interazione, restituendo responsabilità ai cittadini impegnati a dare forma alla convivenza collettiva, fatta sí di pratiche di adattamento ma pure di atti inventivi. L'attenzione su piccoli gesti di deferenza e contegno - con le relative trasgressioni e profanazioni da parte di «vandali relazionali» - permette di intravedere alcune ragioni dello spaesamento che caratterizza la condizione contemporanea, dove la perdita di riferimenti sicuri riguarda anche le regole del rispetto reciproco tra sconosciuti in luoghi pubblici.

Domande frequenti

È semplicissimo: basta accedere alla sezione Account nelle Impostazioni e cliccare su "Annulla abbonamento". Dopo la cancellazione, l'abbonamento rimarrà attivo per il periodo rimanente già pagato. Per maggiori informazioni, clicca qui
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui
Entrambi i piani ti danno accesso illimitato alla libreria e a tutte le funzionalità di Perlego. Le uniche differenze sono il prezzo e il periodo di abbonamento: con il piano annuale risparmierai circa il 30% rispetto a 12 rate con quello mensile.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì, puoi accedere a Il comportamento in pubblico di Erving Goffman, Enrico Basaglia, Franca Basaglia in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Social Sciences e Anthropology. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Editore
EINAUDI
Anno
2019
ISBN
9788858432457
Categoria
Anthropology
Parte terza

L’interazione focalizzata

Capitolo sesto

Gli impegni diretti

È stato detto in precedenza che l’analisi dei comportamenti adeguati alle situazioni può essere analiticamente divisa in due parti: l’interazione non focalizzata, riguardante ciò che le persone possono comunicare semplicemente attraverso la loro presenza nella medesima situazione sociale; e l’interazione focalizzata, riguardante i gruppi di individui che si trasmettono l’un l’altro una particolare autorizzazione a comunicare, e mantengono un tipo particolare di attività reciproca che può escludere altri, presenti nella situazione. È questo tipo di interazione focalizzata che ora considereremo.

1. La disattenzione civile.

Quando piú individui sono presenti l’uno all’altro e non sono coinvolti in una conversazione comune o in qualche altra interazione focalizzata, uno di essi può fissare apertamente e insistentemente gli altri, tentando di valutare l’influenza che gli è possibile esercitare e manifestando francamente con l’espressione del volto la propria reazione a ciò che vede. Un esempio di tale privilegio è «l’occhiata di odio» che un bianco del Sud dà talvolta gratuitamente ai neri che gli passano accanto1. È anche possibile che un individuo tratti gli altri come se non esistessero, come oggetti indegni sia pure di un’occhiata, e tanto meno di un esame critico piú attento. È inoltre possibile che l’individuo, attraverso il suo fissare o il suo «non vedere», non alteri affatto la propria «facciata» in conseguenza della presenza altrui. Il rapporto è in questo caso impostato come se ci si trovasse di fronte a «non-persone», e nell’ambito della nostra società può essere riscontrato nel trattamento che spesso si riserva ai bambini, ai servitori, ai neri e ai malati mentali2.
Nella nostra società questo tipo di trattamento si trova di solito in contrasto con quello generalmente ritenuto piú adatto alla maggior parte delle situazioni, che io definirò «disattenzione civile», e che sembra consistere nel concedere all’altro un’attenzione visiva sufficiente a dimostrare che se ne è notata la presenza (e che si ammette apertamente di averlo visto), distogliendo subito dopo lo sguardo per significargli che non costituisce l’oggetto di una particolare curiosità o di un’intenzione specifica.
Nel compiere questo atto di cortesia formale gli occhi di chi guarda possono incontrare per un istante quelli dell’altro, ma di solito non è ammesso alcun «riconoscimento». Quando due passanti si incrociano, la disattenzione civile può assumere la forma particolare del guardarsi l’un l’altro fino a una distanza di circa due metri – tempo in cui si stabilisce a cenni il lato della strada che ciascuno vuol seguire – e poi abbassare gli occhi al momento dell’incontro, come se si abbassassero reciprocamente i fari. Si assiste in questi casi a quello che è forse il piú insignificante rituale interpersonale – tale tuttavia da regolare costantemente i rapporti sociali tra gli individui nella nostra società.
Accordando la disattenzione civile, l’individuo implica che egli non ha ragione di sospettare delle intenzioni degli altri presenti nella situazione, né di temerli o di avere ostilità nei loro confronti o di desiderare di evitarli. (Allo stesso tempo, estendendo questo atteggiamento, egli automaticamente si apre a un trattamento analogo da parte degli altri presenti). Ciò dimostra che egli non ha niente da temere o da evitare nel farsi vedere anche mentre guarda, e che non si vergogna di se stesso, del luogo e della compagnia in cui si trova. Sarà quindi necessario per lui avere una certa «franchezza» nell’espressione degli occhi. Come suggerisce uno studioso, l’occhiata dell’individuo non dovrebbe essere guardinga, sfuggente, assente o drammaticamente difensiva, come se «stesse succedendo qualcosa»: esibire questa espressione sfuggente degli occhi può infatti essere interpretato come sintomo di disturbo mentale3.
La disattenzione civile è un tipo di adattamento cosí delicato che ci si aspetta una costante evasione dalle regole che lo informano. Gli occhiali scuri, per esempio, permettono a chi li indossa di fissare un’altra persona senza che questa sia certa di essere fissata4. Un altro sotterfugio consiste nel guardare con la coda dell’occhio. In passato il ventaglio e il parasole servivano anch’essi a celare la direzione dello sguardo, e nella società occidentale educata il declino di questi strumenti negli ultimi cinquant’anni ha ridotto l’elasticità di simili compromessi nel campo della comunicazione5.
Si dovrebbe anche aggiungere che quanto piú coloro che guardano sono vicini all’individuo di cui si interessano, tanto piú risulta esposta la posizione di quest’ultimo (e la loro), e tanto piú si sentiranno obbligati ad assicurargli una disattenzione civile. Piú lontani sono da lui, invece, piú si sentiranno liberi di osservarlo per un po’.
Oltre a queste evasioni dalle regole, si possono anche presumere frequenti infrazioni. Qui, naturalmente, la sottocultura della classe sociale e la sottocultura etnica introducono differenze nei modelli e anche differenze nell’età in cui li si usa per la prima volta.
Il giudizio morale di un gruppo a proposito di questa minima cortesia implicita nella disattenzione civile – cortesia che tende a trattare coloro che sono presenti semplicemente come partecipanti a un raggruppamento e non in base ad altre caratteristiche sociali – è messo alla prova ogniqualvolta si trova presente una persona di status sociale o di aspetto fisico molto «diverso». Per esempio, la società borghese britannica si fa un vanto di riconoscere il diritto a una disattenzione civile in pubblico sia alle persone famose sia agli sconosciuti: quando i figli del re escono a passeggiare per il parco, pochi sono quelli che si voltano a guardarli. Nella società americana attuale, sappiamo che uno dei maggiori handicap dei minorati fisici consiste nell’essere apertamente fissati quando si trovano in pubblico, con una violazione della loro privacy che al tempo stesso contribuisce a mettere in risalto la menomazione di cui soffrono6.
L’atto di fissare non si compie di solito nei confronti di un altro essere umano, e sembra relegare l’oggetto fissato in una classe a parte. Non si parla con una scimmia allo zoo o con un fenomeno da baraccone: ci si limita a fissarli7.
Una menomazione, come parte caratteristica e inseparabile del corpo, si può ritenere un fatto personale che uno vorrebbe poter tenere segreto. La sua evidenza però la rende nota a chiunque incontri la persona menomata, compresi anche gli estranei. Una menomazione visibile differisce dalla maggior parte dei fatti personali in quanto chiunque può occuparsene, senza tener conto dell’opinione della persona menomata; chiunque può fissare la menomazione o far domande in merito, e in entrambi i casi comunicare e imporre alla persona menomata le sue impressioni e il suo giudizio. La sua azione viene quindi sentita come una intrusione nella privacy. È la visibilità della menomazione che rende cosí facile questa intrusione. Chi ne è vittima non può ignorare che incontrerà ancora gente che gli farà domande o lo fisserà, e si sentirà impotente non essendo in grado di mutare lo stato generale delle cose8.
Forse l’esempio piú chiaro, sia della disattenzione civile sia dell’infrazione a questa legge, si verifica quando una persona approfitta del fatto che un’altra non la sta guardando per guardarla, e si accorge poi che l’oggetto della sua occhiata si è improvvisamente voltato e ha colto in fallo chi lo sta illecitamente fissando. L’individuo sorpreso può allora distogliere lo sguardo, spesso con imbarazzo e un po’ di vergogna, o può fingere abilmente di essere stato colto in un momento di osservazione permesso; in entrambi i casi risulta evidente quale avrebbe dovuto essere il comportamento corretto.
Comportarsi correttamente e avere il diritto alla disattenzione civile sono due fenomeni direttamente correlati: il comportamento corretto dell’individuo tende ad assicurargli la disattenzione civile; se egli invece agirà in modo estremamente scorretto diventerà oggetto di attenzione o verrà intenzionalmente ignorato. Il comportamento improprio, tuttavia, non esonera automaticamente gli altri dall’obbligo di estendere la disattenzione civile a colui che erra, benché la cosa spesso lo metta in posizione di debolezza. Ad ogni modo, la disattenzione civile potrebbe essere concessa, nonostante la scorrettezza del comportamento, semplicemente come manifestazione di tatto, per mantenere apparentemente tranquilla la situazione malgrado ciò che sta accadendo.
Nella società borghese la mancata concessione agli altri della disattenzione civile non provoca generalmente dirette e aperte sanzioni negative, tranne nel caso dell’educazione sociale dei servitori e dei bambini, e in particolare di questi ultimi, per quanto riguarda la concessione della disattenzione civile ai menomati fisici e ai deformi. Per ottenere esempi di tali sanzioni dirette fra adulti ci si deve rifare alle società dispotiche, dove guardare l’imperatore o chi agiva per lui poteva essere una mancanza punibile9, o alle regole abbastanza precise e diffuse che in alcuni Stati del Sud sanciscono la misura in cui un maschio di colore può guardare una donna bianca, e a che distanza, prima che il suo atteggiamento sia interpretato come una proposta sessuale punibile10.
Riconosciuto il carattere spiacevole dell’essere osservato, è comprensibile come lo stesso osservare sia largamente usato in funzione di sanzione negativa, in quanto forma di controllo sociale di ogni genere di comportamento pubblico scorretto. Esso costituisce spesso, infatti, il primo avvertimento che l’individuo riceve di essere «fuori del seminato», e anche l’ultimo che si ritiene necessario dargli. In realtà, nel caso di individui il cui aspetto mette a dura prova la capacità di cui un raggruppamento dispone di concedere la disattenzione civile, lo stesso fissare può diventare una sanzione contro chi sta fissando. L’autobiografia di un ex nano ce ne dà un esempio:
C’erano quelli con la pelle dura che fissavano come gente di campagna venuta giú a vedere lo spettacolo ambulante. C’erano quelli che guardavano da dietro il giornale, tipi furtivi che si ritiravano arrossendo se li coglievi mentre ti guardavano. C’erano quelli che ti compativano e potevi sentire, anche dopo che ti erano passati vicini, lo schiocco della loro lingua. Ma, ancor peggio, c’erano i chiacchieroni, i cui commenti potevano essere: «Ma come va, povero ragazzo?» Te lo dicevano con gli occhi, con il comportamento, con il tono di voce.
Io avevo una difesa standard, un’occhiata fredda. Cosí anestetizzato contro il mio prossimo, potevo occuparmi del mio problema principale: entrare e uscire vivo dalla metropolitana11.

2. La struttura degli impegni diretti.

Quando due persone sono l’una in presenza dell’altra, impegnate quindi a un certo livello di interazione focalizzata, la reciproca offerta di disattenzione civile – forma significativa di interazione non focalizzata – non è l’unica modalità possibile di rapporto. Da essa gli individui possono procedere verso un tipo di reciproca interazione focalizzata, che definirò come impegno diretto o incontro12. Gli impegni diretti comprendono tutti i casi in cui due o piú partecipanti a una situazione risultano apertamente legati l’un l’altro allo scopo di mantenere un unico punto focale di attenzione conoscitiva e visiva, il che viene considerato come un’unica attività reciproca che comprende il diritto a un tipo di comunicazione preferenziale. Un esempio molto semplice – e fra i piú comuni – è il caso di persone presenti nella medesima situazione che parlano fra loro. Questa possibilità di attività reciproca è uno degli status piú diffusi. Anche individui di diversa condizione sociale possono trovarsi in circostanze in cui è loro consentito disporre di tali possibilità. Di solito lo status non ha «fasi latenti», ma obbliga chi lo esercita a impegnarsi a metterlo in atto in un momento dato.
Le attività reciproche e gli impegni diretti in esse impliciti comprendono esempi che vanno dal chiacchierio alle conversazioni di tipo conviviale, all’amoreggiare, al gioco d’azzardo, alle discussioni formali e ai servizi di carattere personale (trattare, vendere, servire ecc.). In alcuni casi, come in quello delle conversazioni amichevoli, lo stare insieme non sembra avere una giustificazione strumentale immediata. In altri casi, come quando un insegnante si ferma al banco di uno scolaro per aiutarlo nel problema che sta svolgendo e che continuerà a svolgere dopo il suo intervento, l’incontro è esplicitamente l’occasione per una attività strumentale reciproca, e l’azione qui implicita è soltanto una fase di quello che risulta primariamente il compito individuale13. Si deve notare che, mentre tutti gli impegni diretti sembrano per lo piú costituiti dallo scambio di relazioni verbali, tanto che di fatto gli incontri parlati possono essere ritenuti il modello di riferimento, ce ne sono altri nei quali non si parla. La cosa è ben visibile nell’analisi dei rapporti fra i bambini che non dispongono ancora della padronanza della lingua, dove si può vedere, incidentalmente, la graduale trasformazione da un contatto puramente fisico con l’altro a un atto che stabilisce il rapporto sociale implicito nel riconoscere un reciproco incontro faccia-a-faccia14.
Si possono tuttavia riscontrare incontri non verbali anche fra gli adulti: uno scambio di atti significativi può essere attuato per mezzo di gesti15 o perfino, come sul palcoscenico o nel gioco a carte, attraverso movimenti. Ci sono inoltre alcuni tipi di lavoro nei quali sono richiesti rapporti diretti che producono un unico punto focale di attenzione visiva o conoscitiva, nonché contributi intimamente coordinati, il cui ordine e tipo sono determinati da una valutazione condivisa di quella che sarà l’azione successiva in rapporto al compito da svolgere. Resta sottinteso che, sebbene non si possa parlare in questo caso di orientamento o di socialità, la mancanza di attenzione o di risposte coordinate costituisce una rottura dell’impegno reciproco di coloro che partecipano all’interazione16.
Nel caso in cui soltanto due persone partecipino a una situazione, l’incontro, se deve esserci, dovrebbe esaurire la situazione, offrendoci un esempio di raggruppamento totalmente focalizzato. Se partecipano piú di due per...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Rituali urbani e (in)civiltà dell’incontro. di Adriano Zamperini
  4. Ringraziamenti dell’autore
  5. Il comportamento in pubblico
  6. Parte prima. Introduzione
  7. Parte seconda. L’interazione non focalizzata
  8. Parte terza. L’interazione focalizzata
  9. Parte quarta. Impegni accessibili
  10. Parte quinta. Interpretazioni
  11. Il libro
  12. L’autore
  13. Dello stesso autore
  14. Copyright