Hagakure
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Hagakure

Il Codice Segreto dei Samurai

  1. 240 pagine
  2. Italian
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Hagakure

Il Codice Segreto dei Samurai

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La Hagakure è una delle opere piú significative tramandateci dal Giappone. Sotto forma di aneddoti, consigli, ricordi, storie, aforismi, che per secoli hanno formato l'anima e affilato la spada del samurai, trasmette il "codice" del guerriero giapponese, legato da un patto indissolubile di obbedienza al suo signore feudale. Si parla sempre di versioni della Hagakure, perché i diversi testi in circolazione sono sintesi degli undici volumi originali nei quali l'allievo Tsuramoto Tashiro raccolse l'insegnamento di Yamamoto Tsunetomo (1659-1719), il guerriero, divenuto monaco in tarda età che aveva deciso di rendere accessibile (ma solo alla cerchia ristretta degli stessi samurai) l'esoterico Codice Segreto dei Samurai. I brani qui tradotti, che costituiscono la migliore e piú accessibile tra le varie sintesi moderne, permettono di capire come, dietro l'apparente e paradossale culto della morte, ci sia anche un'invidiabile fermezza morale.

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Informazioni

Editore
EINAUDI
Anno
2016
ISBN
9788858421062

Capitolo primo

Samurai negligenti.
[1] Non è strano, ma naturale che un samurai si eserciti nel Bushido1. Ma sembra che molti siano negligenti. Infatti, quando si chiede quali siano i fondamenti del Bushido, sono pochi quelli che rispondono prontamente. Ciò avviene perché non sono abitualmente tranquilli. Questa è anche la prova che non si applicano seriamente; ma non c’è negligenza piú grave.
L’essenza del Bushido.
[2] Io ho scoperto che la Via del Samurai è morire. Davanti all’alternativa della vita e della morte è preferibile scegliere la morte. Non c’è bisogno di pensarci; presa la decisione si va avanti. Morire senza aver raggiunto lo scopo è una morte da cani e un Bushido da mercanti. Quando ci troviamo davanti alla scelta della vita o della morte non sappiamo decidere da noi stessi. L’uomo ama la vita e trova tutte le buone ragioni per giustificare le sue scelte. Tuttavia continuare a vivere senza aver raggiunto lo scopo è cosa da vili. Questa è una situazione difficile: Morire senza aver raggiunto lo scopo è considerata una morte da cani e un affare da pazzi, però non è una cosa vergognosa.
Questa è l’essenza del Bushido: pensando alla morte, mattina e sera, nel silenzio e stando pronti a morire a ogni momento, si assimila il Bushido e per tutta la vita, senza commettere errori, si adempie il dovere del samurai.
Stima del sovrano.
[3] Un samurai deve avere sempre una grande stima del sovrano. Non c’è samurai migliore di questo: essendo nato in un feudo cosí rispettabile lungo il corso di varie generazioni, nutrirà una profonda gratitudine verso gli antenati e si dedicherà anima e corpo al suo sovrano. Se poi uno è dotato di saggezza e di abilità, sarà ottima cosa se le userà debitamente. Ma anche uno che, non avendo sufficienti capacità, si sentisse inutile, è una persona degna di fiducia se ha devozione verso il sovrano. È inferiore a lui, invece, chi serve facilmente il sovrano soltanto perché è nato con doti di saggezza e abilità.
Come acquistare la sapienza.
[4] Ci sono alcuni che per natura sono dotati di sapienza, mentre altri devono logorarsi il cervello per poterla avere. Tuttavia, sebbene uno sia per nascita poco intelligente, con la pratica dei quattro voti e l’abbandono del proprio egoismo può colmare ogni deficienza e far nascere in sé una sorprendente sapienza.
Molti credono che basti riflettere bene su di un problema per trovare subito la soluzione, ma ogni soluzione che proviene dall’egoismo è cattiva. È difficile per ogni essere umano rinunziare al proprio io, tuttavia, davanti alle difficoltà basterà sopprimere il proprio egoismo e ricordare di cuore i quattro voti per non fare dei grandi sbagli.
Chiedere consiglio agli altri.
[5] Misurando ogni cosa con la propria limitata saggezza si diventa facilmente egoisti, ci si allontana dalla giusta via e si commettono degli errori. Da un altro punto di vista, questa saggezza non persuade, essendo egoistica e priva di creatività.
Quando uno non è in grado di prendere una adeguata decisione da sé, è bene che chieda consiglio a una persona sapiente. Costui, trattandosi di cose che non lo riguardano, darà un giudizio oggettivo ed equilibrato. Quando si metterà in pratica, questa decisione apparirà a tutti accurata. Un tale sapiente giudizio è paragonabile a una grande pianta dalle molte radici, mentre il giudizio di una sola persona è simile a un bastone infilato per terra.
Ricordare le massime degli antichi.
[6] Noi ascoltiamo le massime e il racconto delle imprese degli antichi per imparare la loro sapienza ed evitare di cadere nell’egoismo. Se sappiamo rinunciare alla nostra corta visuale, ricordando le massime degli antichi e dialogando con gli altri, eviteremo di fare degli errori.
È scritto nel libro: «Ascolto dei detti degli antichi che il signor Katsushige ricorreva alla saggezza del signor Naoshige». Questo era un magnifico modo di agire. Vi si legge anche che un tale, quando doveva recarsi in servizio a Edo2 e a Kamigata3, si portava dietro i suoi fratelli, come aiutanti, e consultandoli riguardo agli affari pubblici e privati, evitava di fare degli errori.
Stratagemma da samurai.
[7] Sagara Kyuma era un samurai che andava d’accordo in tutto con il suo sovrano e lo serviva con dedizione totale. Non c’era nessun altro uguale a lui tra mille persone.
Un giorno, nella residenza di Mizugae del signor Sakyo, si tenne un consiglio nel quale fu decretato il seppuku di Kyuma.
In quel tempo, nella residenza del signor Takunui, a Osaki, c’era una casa da tè a tre piani. Kyuma prese in affitto questa casa da tè e, radunando tutti gli sfaccendati di Saga, mise in scena un teatro di marionette e fece anche lui da attore. Ne seguirono alcuni giorni e alcune notti di baldoria. Essendo questa casa da tè situata vicino alla residenza del signor Sakyo, si era arrivati all’estremo della maleducazione. Ma questo non fu che uno stratagemma escogitato appositamente da Kyuma per screditare se stesso e salvare la reputazione del suo sovrano che aveva approvato il seppuku di un suddito fedele. Cosí Kyuma prendeva la decisione di uccidersi con onore.
Fedeltà fino alla morte.
[9] Un vassallo che si dedica anima e corpo al servizio del suo signore ubbidisce sia in situazioni propizie che avverse e non si cura di nessun’altra cosa. Con due o tre vassalli del genere il feudo si mantiene nella prosperità.
Con la mia lunga esperienza delle cose del mondo ho capito che molti servono il signore con la loro intelligenza, discrezione e arte e si sentono orgogliosi quando le cose vanno bene. Ma non appena il signore si ritira per anzianità, oppure muore, ci sono molti che gli voltano le spalle e vanno dietro a chi prende il potere. Queste sono cose che dispiace ricordare.
Uomini di entrambe le classi sociali, sapienti e artisti che si vantano di essere al servizio del signore, indietreggiano al momento in cui bisogna dare la vita per lui. Questa non è una cosa lodevole. Al contrario, uno che sembra una persona inutile in circostanze ordinarie acquista la forza di mille uomini davanti alla morte, poiché precedentemente aveva offerto la sua vita al servizio del signore diventando una cosa sola con lui.
Io ho dato un simile esempio alla morte del nostro sovrano, il signor Mitsushige; mentre altri, che erano bravi nel parlare e si vantavano della loro posizione, alla morte del signore lo abbandonarono. Forse ci sono alcuni i quali pensano che il voto di fedeltà al sovrano e l’assumersi la responsabilità del proprio ufficio siano cose del passato. In realtà sono cose dei nostri giorni. Se uno nei momenti difficili decide di morire per il suo sovrano diventa un suddito della massima fiducia.
Seguire il sovrano nella morte.
[12] Mentre mi trovavo a Kyoto, prima della morte del signor Mitsushige, non so come, mi venne un forte desiderio di ritornare a casa. Perciò chiesi a Kawamura Gobei di fare da inviato e, viaggiando di giorno e di notte, arrivai a casa proprio prima della morte del signore. È questo un fatto misterioso, poiché la notizia della grave malattia del signor Mitsushige non era ancora arrivata a Kyoto.
Fin dalla mia giovinezza avevo deciso fermamente di essere un suddito leale e per questo penso che gli dèi e i Budda mi abbiano informato direttamente. Non ho compiuto imprese appariscenti, essendo un uomo di poche virtú, ma fin dalla giovinezza avevo preso la decisione di seguire nella morte il signore e di salvare il suo onore. È cosa triste che alla morte del signore non ci sia nessuno che lo segua.
Allora avevo capito chiaramente le intenzioni degli altri: non c’era nessuno disposto a dare la vita per il signore. È una bella cosa dare la vita per il proprio sovrano. Ai nostri giorni ci sono molti uomini che non hanno piú coraggio, ma sono pieni di cupidigia e pensano soltanto al proprio interesse. Ancora oggi sono triste ed esasperato per questo fatto.
L’arte di dare consigli.
[14] La cosa piú importante per un servizio fedele è quella di saper consigliare gli altri a correggere i loro difetti. Questa è una manifestazione della grande compassione. Ma è cosa molto difficile fare delle osservazioni. È facile vedere i lati buoni e cattivi degli altri ed è anche facile criticare gli altri. In genere si pensa che sia una gentilezza fare agli altri delle dure osservazioni anche quando non vengono accolte. Ma ciò non porta alcun vantaggio, si discredita una persona ed è come parlarne male. Si parla come per alleggerire la propria mente.
Prima di dare un consiglio devi assicurarti se l’altro è disposto ad accettarlo oppure no. Diventandogli amico e ottenendo la sua fiducia nelle tue parole, cerca di suscitare il suo interesse. Scegli poi il momento opportuno e cerca il modo piú appropriato di esprimere le tue osservazioni; certe volte attraverso lettere, altre volte nel salutarlo, dopo una visita, parlando dei tuoi difetti e insuccessi, in modo che abbia a capire da sé. Loda i suoi lati buoni, cercando di incoraggiarlo. Dare consigli in questo modo è come dare da bere quando uno ha sete. Questo modo di dare consigli è molto difficile da mettere in pratica. So dalla mia esperienza personale che debolezze e difetti, essendo radicati nell’animo da lungo tempo, non si possono eliminare facilmente. La grande compassione e il dovere di un vassallo consistono nel diventare amico dei colleghi, correggere i propri difetti e, tutti uniti, cercare di rendersi utili nel servizio del signore. Come puoi correggere i difetti di un altro, dopo avergli fatto fare una brutta figura?
Samurai pentito.
[15] Un ronin odia la sua situazione di ronin. A un certo samurai, dopo cinque o sei anni che era stato licenziato, fu detto che sarebbe stato riassunto, poiché aveva riconosciuto i suoi errori. Dapprima rifiutò, ma alla seconda richiesta accettò, prestando giuramento. È stato meglio che abbia accettato, dopo la seconda richiesta, e non abbia finito per ricevere la tonsura, diventando monaco buddista. Un altro samurai, invece, non venne riassunto, poiché non volle riconoscere le sue mancanze.
Egli è ancora pieno di odio e di rabbia verso il suo signore, attirandosi in questo modo le punizioni divine. Si racconta infatti che un certo samurai, quando fu congedato, abbia ricevuto un castigo dal cielo. Simili persone non perdonano agli altri. Chi riconosce umilmente di essere colpevole, verrà reintegrato subito nella posizione precedente.
Un’azione lodevole.
[16] Quando feci da kaishaku4 per il seppuku di Sawabe Heizaemon, Nakano Kazuma mi mandò da Edo una lettera di lode. Mi scrisse con un tono un po’ esagerato: «Hai sollevato l’onore della tua famiglia». Allora pensai di non meritare questo elogio per aver fatto da kaishaku, ma in seguito, riflettendo bene, mi convinsi di aver compiuto un’azione degna di un veterano.
I giovani, se agiscono con lo spirito di un vero samurai, anche in cose di poca importanza, meritano di essere lodati e incoraggiati a compiere imprese di maggior valore.
Ricevetti una lettera di congratulazioni anche da Nakano Shogen. Conservo queste due lettere come un tesoro. Come regalo da Yamamo Gorozaemon ricevetti una sella con le staffe.
Come evitare uno sbadiglio.
[17] Non è buona educazione sbadigliare davanti agli altri. Quando stai per sbadigliare passa la mano sulla fronte cosí lo sbadiglio non viene. Puoi anche leccare le labbra con la lingua, tenendo la bocca chiusa; oppure fa’ in modo di non essere notato, coprendo la bocca con la manica del vestito.
La stessa cosa vale anche per lo starnuto. Uno che starnutisce dà l’impressione di essere pazzo. Ci sono tante altre cose alle quali bisogna fare attenzione per mostrare una buona educazione.
Prepararsi prima delle visite.
[18] La sera precedente considera bene le cose che devi fare il giorno dopo, prenden...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Hagakure
  3. Per il lettore italiano di Paolo Puddinu
  4. Introduzione di Luigi Soletta
  5. Hagakure
  6. Prefazione del trascrittore
  7. Conversazioni nell’oscurità della notte
  8. Capitolo primo
  9. Capitolo secondo
  10. Capitolo terzo
  11. Capitolo quarto
  12. Capitolo quinto
  13. Capitolo sesto
  14. Capitolo settimo
  15. Capitolo ottavo
  16. Capitolo nono
  17. Capitolo decimo
  18. Capitolo undicesimo
  19. Appendice
  20. Il libro
  21. L’autore
  22. Copyright