Il «Terzo libro» e altre cose
eBook - ePub

Il «Terzo libro» e altre cose

  1. 128 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Il «Terzo libro» e altre cose

Dettagli del libro
Anteprima del libro
Indice dei contenuti
Citazioni

Informazioni sul libro

«Questa mia scelta di versi è quasi per intero tratta dal Terzo libro del Passaggio d'Enea. Vuol essere la ricostituzione d'un libro - il mio terzo libro, appunto - che già incorporato nel folto Passaggio d'Enea, mancò tuttavia d'uscire al netto nella sua propria e precisa fisionomia, e che isolato e riorganizzato nella sua intima struttura, e infine tutto in sé concluso, mi piace oggi riconsiderare, con sufficiente distacco, come indicativo a me stesso della direzione - credo rimasta determinante - della mia ricerca negli anni che pressappoco corrono, piccole appendici e digressioni a parte, dal '44 al '54». Con questa spiegazione Caproni accompagnava l'edizione einaudiana del 1968. Quell'edizione fu in realtà l'occasione per trasformare il suo «terzo libro» in una sorta di autoantologia inserendo nel volume poesie tratte dal Seme del piangere (1959) e dal recente, allora, Congedo di un viaggiatore cerimonioso (1965), nonché alcuni testi inediti. Dunque un'idea di recupero archeologico si era trasformata in una nuova raccolta organica che voleva rappresentare la continuità della poesia di Caproni nel tempo, nonostante modalità stilistiche diverse fossero giunte a maturazione (e altre, qui preannunciate, sarebbero arrivate piú avanti). L'edizione Einaudi 1968 era il punto sulla poesia di Caproni alla fine degli anni Sessanta fatto dall'autore medesimo, e la sua proiezione nel futuro. Questa nuova edizione è l'occasione per riconsiderare lo snodo fondamentale di quel libro nel percorso poetico di Caproni, autore che ormai molti critici ritengono vada considerato, insieme a Montale, il maggiore poeta italiano del Novecento.

Domande frequenti

È semplicissimo: basta accedere alla sezione Account nelle Impostazioni e cliccare su "Annulla abbonamento". Dopo la cancellazione, l'abbonamento rimarrà attivo per il periodo rimanente già pagato. Per maggiori informazioni, clicca qui
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui
Entrambi i piani ti danno accesso illimitato alla libreria e a tutte le funzionalità di Perlego. Le uniche differenze sono il prezzo e il periodo di abbonamento: con il piano annuale risparmierai circa il 30% rispetto a 12 rate con quello mensile.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì, puoi accedere a Il «Terzo libro» e altre cose di Giorgio Caproni in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Letteratura e Poesia. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Editore
EINAUDI
Anno
2016
ISBN
9788858422144
Argomento
Letteratura
Categoria
Poesia

Gli anni di «bianca e quasi forsennata disperazione»

1. Il poeta, l’identità, i «libri».
A conclusione della raccolta Tutte le poesie del 1983 Caproni collocava la poesia Oh cari, di cui, al di là del disporsi nei versi di non pochi riconoscibili ingredienti che stanno a fondamento di alcuni centrali fasci immaginativi dell’ultimo Caproni, dalle presenze diafane e spettrali, all’inconsistenza ed evanescenza di quanto appare (le “asparizioni”), al nesso vita-morte come nesso di equivalenza e come rapporto di reversibilità, alla coincidenza degli opposti nella congiunzione amore-odio, incuriosisce un dato extratestuale, l’informazione che, a chiarificazione di alcune componenti del volume, il poeta fornisce: «La poesia inedita Oh cari, scritta in un momento in cui l’autore pensava a tutti i diversi io che è stato nel corso della sua esistenza e alla loro aggressione, vien posta per ultima come chiusura e, al tempo stesso, come auspicio di continuità di lavoro». L’auspicio risulta benaugurante, perché, in effetti, la funzione scaramantica della poesia, mediante la quale con discreta ironia Caproni reagiva al destino di commemorazione “vivente l’autore” che le sillogi dell’opera omnia implicano, trova il suo adempimento nella prosecuzione del lavoro in alcuni anni ancora di quella splendida vecchiaia che è stata la vecchiaia di Caproni; e, dopo la raccolta di Tutte le poesie, verrà pubblicato Il Conte di Kevenhüller (1986).
Ma, oltre che poesia-auspicio, Oh cari è anche (e soprattutto), poesia-compendio che esibisce l’acquisizione della inderogabile certezza della disgregazione dell’unità personale, sí che quella dell’“io” si configura non come immagine di una identità, ma risulta essere storia che si snoda nella discontinuità. L’allarmante disagio dell’“io” che assiste alla propria frantumazione si converte in allucinata coscienza dell’incapacità di autoriconoscimento e di distinzione dall’alterità: è un “io” che fissa la sua dispersione in unità parziali, provvisorie, precarie. La percezione dell’“io” diviso che governa Oh cari rappresenta in realtà il punto di arrivo di una concezione dominante nella riflessione di Caproni e affrontata e sviluppata in piú circostanze nei suoi componimenti. E non solo tale consapevolezza trova riscontro in numerose poesie, ma presiede anche, su un orizzonte piú ampio e generale, ai modi e al sistema messi in atto dal poeta nel riorganizzare il proprio lavoro creativo.
Se ben si osserva, si nota come la carriera poetica di Caproni sia contraddistinta da una costante attenzione del poeta al riordino della propria produzione. E notevole è soprattutto l’impegno di autoantologizzazione al quale Caproni si dedica a cominciare da Finzioni (1941) e che ha un suo momento forte ne Il passaggio d’Enea (1956), ove si assiste a una ricapitolazione dell’attività poetica dal 1932 al 1955 e ove la scansione delle tappe nodali è rivelata dalla ripartizione precisa dei versi in “libri”: “Primo libro”, che racchiude Come un’allegoria, Ballo a Fontanigorda e Finzioni; “Secondo libro”, rappresentato da Cronistoria e Sonetti dell’anniversario; “Terzo libro”, che include Gli anni tedeschi, Le stanze della funicolare e un’appendice comprendente due sezioni: L’ascensore e Su cartolina. I “libri”, invero, altro non fanno che riflettere i separati “io” che Caproni individua e ritaglia nella sua immagine di poeta. E ulteriormente indicativa di siffatta modalità è la successiva scelta autoantologica delle Poesie (edita da Garzanti nel 1976), in cui l’autore procede, semplificando, a una distinzione in due parti, la prima fino al 1955 (suddivisa in tre libri), la seconda dal 1954 al 1975 (altri tre libri). Ma, paradossalmente, proprio nel momento in cui la coscienza dei vari “io” si traduce in versi con la poesia Oh cari, Caproni supera la partizione in “libri” delle sue poesie e presenta il corpus dei suoi versi nella fisionomia di un unico libro, entro il quale, ora che è stato il poeta stesso a riconoscere e ammettere la frantumazione dell’identità, la ripartizione in “libri” si configurerebbe come un intervento razionalizzatore, tagliato secondo la prospettiva di uno dei tanti “io” del poeta. Un intervento, insomma, operato alla luce di un certo e determinato punto di vista, laddove invece la pluralità degli “io” produce a sua volta una pluralità e una mobilità continua del punto di vista. Non bloccare tale movimento, ma inserirsi in esso per coglierne le oscillazioni, i ritmi, i tempi di evoluzione graduata o di piú deciso scarto è compito del lettore: la ricomposta unità dell’esperienza poetica non annulla in una compatta e rassicurante globalità (la globalità del libro) gli “io” del poeta, ma li conferma e, semmai, attraverso la drammatizzazione di cui la poesia Oh cari è testimonianza, denuncia come irricomponibile la scomposizione. Se da una parte, allora, nella riconsiderazione ultima della propria esperienza umana e di poeta Caproni dispone i suoi testi in consecuzione non piú soggetta al sezionamento in “libri”, postulando un continuum entro un’esperienza esistenziale che in verità prospetta “piú” Caproni, cosí come “piú” Caproni sembrano collocare in discontinuità la mutevolezza e la varietà delle soluzioni formali e metriche adottate, dall’altra parte, tuttavia, sarà opportuno non abbandonare il bandolo fondamentale, offerto dal poeta stesso, bandolo che è costituito dall’indicatore strutturante dei “libri”, a riscontro di una prospettiva che accompagni il divenire dell’attività.
2. Descrizione del «Terzo libro».
Tra i “libri” sottoposti a distinzione, separazione e infine autonomia da parte del poeta stesso spicca quello che è il “Terzo libro” de Il passaggio d’Enea, promosso a volumetto autonomo nell’edizione Einaudi del 1968, con il titolo Il «Terzo libro» e altre cose e pubblicato in via eccezionale da Einaudi, in deroga al contratto di appartenenza all’editore Garzanti, come attestano i libri precedenti (Il seme del piangere, 1959; il Congedo del viaggiatore cerimonioso, 1965) e quelli successivi (Il muro della terra, 1975; Il Conte di Kevenhüller, 1986, cui si aggiungerà anche il postumo Res amissa, 1991) e come trova conferma da una lettera di Caproni all’amico Carlo Betocchi, datata Roma, 6 luglio 1968: «La fregola di ristampare il Terzo libro (Rabelais non c’entra: il n’y est pour rien!) mi venne un anno fa, quando Giulio Einaudi mi pregò di dargli qualcosa di mio. Incapestrato da un’opzione ventennale con Garzanti, non ebbi altra scelta al di fuori d’una ristampa, e per giunta d’un’operetta non appartenente a Garzanti. Cosí pensai di isolare quelle pagine e di rispadellarle al “mondo”. Ma ora, non so perché, son pentito e non ho il coraggio di guardare il libretto che ne è uscito. Un anno fa, si vede, ero infinitamente piú giovane d’adesso». E tuttavia, “a dispetto”, si direbbe, dello stesso Caproni e della sua sottovalutazione, Il «Terzo libro» e altre cose ottiene, nel luglio del 1968, il premio internazionale Ibico Reggino per la poesia, mentre per la narrativa viene premiato Julien Green.
In verità la plaquette einaudiana, che si propone con un titolo che per certi aspetti relativi alla “giunta” altre cose potrebbe richiamare La bufera e altro di Montale e che a suo modo anticipa il Congedo del viaggiatore cerimonioso & altre prosopopee, non si presenta come riproposta fedele della sezione conclusiva de Il passaggio d’Enea, come è il poeta stesso ad avvertire, secondo quanto risulta da un brevissimo lacerto che mi consento di estrapolare da una lettera inviatami in data «Roma, 26 aprile 1974»: «Il “Terzo libro” contiene soltanto una sezione del Passaggio, piú qualche verso inedito o tolto da altri libri, ma anch’esso andrebbe tenuto presente per certi raffronti (e certi criteri da me seguiti)». Non è questo il luogo per soffermarci sugli aspetti filologici, peraltro già affrontati con minuziosa analisi e competenza da parte degli studiosi di Caproni. Sarà sufficiente rilevare come, nel riproporre il Terzo libro dodici anni dopo l’edizione de Il passaggio d’Enea, Caproni assuma iniziative di spostamento. Nell’edizione del Passaggio, il “Terzo libro” è costituito dalle Stanze della funicolare, ripartite in tre sezioni: Gli anni tedeschi (1943-1947), a loro volta suddivisi in due parti: I lamenti (dodici sonetti, di cui uno, il son. IX, Tu che hai udito la tromba del silenzio, caudato) e Le biciclette (le poesie qui incluse sono: 1944, Le biciclette, Alba, Notte). Terza sezione è Le stanze (1947-1954), suddivise in tre parti: la prima consta di tre poesie: Interludio, Stanze della funicolare, Sirena; la seconda porta il titolo di All alone, cosí strutturata: I Didascalia, II Versi, III Epilogo, e infine la terza, eponima, è Il passaggio d’Enea, che contiene: I Didascalia, II Versi, III Epilogo. Il “Terzo libro” si completa con una sezione, In appendice, ripartita in L’ascensore (le poesie sono: Brezze e vele sul mare; L’ascensore; Stornello; Per mia madre, Anna Picchi; Idem; Albania) e Su cartolina, contenente le poesie A Tullio, A Rosario, A Franco, A Giannino, Da una lettera a Rina. Sarà agevole per chi ora legge il volumetto nella presente ristampa (dal testo del 1968) ricorrere all’Indice e constatare le differenze, fra cui le principali sono: 1) l’anticipazione del sonetto Alba (presente in Le biciclette), accoppiato a un altro nuovo sonetto, Strascico, ad apertura del volumetto, sotto la comune etichetta di Due sonetti; 2) l’inversione tra sonetto X (Nella profondità notturna il corno), che diventa son. XI, e sonetto XI (Oh le lunghe campane dell’inverno!), che diventa son. X; 3) l’abolizione dell’ultimo sonetto, il son. XII (Dov’hai lasciato le ariose collane); 4) il titolo Le stanze restituito nella pienezza di Stanze della funicolare (titolo che nell’edizione del Passaggio era utilizzato dopo Interludio prima di Sirena, mentre poi è stato sostituito da Versi); 5) le due sezioni di In appendice (L’ascensore e Su cartolina) sono abolite, sostituite da altre due sezioni (Sul cantino e Altre cose), ove peraltro sono recuperate poesie sia da L’ascensore (la stessa poesia L’ascensore e Albania), sia da Su cartolina (A Giannino). Con la fisionomia che viene ad assumere, il “Terzo libro” mostra di sporgersi, grazie alle poesie delle ultime due sezioni, verso il futuro, prefigurando, in alcune scelte tematiche, problematiche destinate a piú insistita attenzione. Ma di questo si dirà piú avanti.
3. La «guerraccia».
Per ora, a una considerazione d’ordine generale, preliminarmente non resta che dire che questo capitale Terzo libro rappresenta il poeta al cospetto della guerra e di fronte all’arduo, se non proprio impossibile, superamento del trauma della guerra. Come nel percorso della vita di Caproni si incunei e incida in misura traumatica il drammatico attraversamento degli anni di guerra è il poeta stesso a dircelo e a ricordarcelo molto spesso, nelle sue interviste e nelle sue dichiarazioni. Cosí, ad esempio, rispondendo a Ferdinando Camon, Caproni afferma: «La guerra, la paura della guerra, ha gravato su tutta la giovinezza, fino alla maturità, della mia generazione. La guerra ingiusta, la guerra fascista. E credo che questa continua condanna si senta un po’ ovunque nella mia poesia, che è cosí poco autobiografica». E in una intervista del 1977, alla domanda «La guerra ha inciso sulla sua vocazione e sulle sue ideologie?», cosí il poeta risponde: «Guerra e dittatura hanno investito in pieno la mia generazione. Nacqui (1912) che c’era la guerra, crebbi col peso della guerra sulla mia povera famiglia, tutta la giovinezza l’ho bruciata nella guerra, e i miei figli sono nati nella guerra. Come non avrebbe potuto incidere, su di me, la guerra?» In una scheda autobiografica (pubblicata in un fascicolo de «La rassegna della letteratura italiana» del 1981, sotto il titolo 1912. Luoghi della mia vita e notizie della mia poesia), cosí Caproni dice: «I fatti privati restano privati [...]. Gli altri, sono i fatti che hanno investita intera la mia generazione, a cominciar dalla guerra, nella quale sono nato e cresciuto, e che dopo aver gravato plumbea sulla mia infanzia e prima giovinezza, ho direttamente sofferto (e anche combattuto) dal ’39 alla Liberazione». In un’intervista a Stefano Giovanardi per «la Repubblica» (5 gennaio 1984) torna a ribadire: «Sono nato durante la guerra di Libia, ho assistito da bambino alla prima grande guerra, sono cresciuto sotto la dittatura, ho fatto la seconda grande guerra e sono stato per giunta partigiano». E, infine, in un testo-confessione pubblicato in un supplemento dell’«Unità» il 15 dicembre 1989 (poco piú di un mese prima della morte del poeta), ecco che è ancora la guerra (in piú di una circostanza designata come la «guerraccia») a proporsi come il filo di congiunzione piú robusto allo scorrere della ricapitolazione sommaria della vita: «È stata una generazione molto tartassata dalla storia, la mia. Io sono nato con la guerra di Libia, cresciuto con la “grande guerra”, o meglio la “grossa guerra”; poi c’è stata la dittatura con la guerra di Spagna e la guerra d’Africa incombenti; infine sono stato richiamato nel ’39 e sino alla Liberazione ci sono rimasto, scegliendo poi i partigiani della Val Trebbia».
Nelle parole di apertura della sua Introduzione all’an...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Il "Terzo libro" e altre cose
  3. Prefazione di Enrico Testa
  4. Il «Terzo libro» e altre cose
  5. Due sonetti
  6. Gli anni tedeschi (I lamenti)
  7. Gli anni tedeschi (Le biciclette)
  8. Stanze della funicolare
  9. All alone
  10. Il passaggio d’Enea
  11. Sul cantino
  12. Altre cose
  13. Gli anni di «bianca e quasi forsennata disperazione» di Luigi Surdich
  14. Il libro
  15. L’autore
  16. Dello stesso autore
  17. Copyright