Tutte le fotografie dell’apparato sono scatti dell’autore.
1. Una galleria del gigantesco e antico bazar. Come scrive Iosif Brodskij in Fuga da Bisanzio: «Uno stambuliota si trova nel proprio elemento solo nell’infinito aggrovigliarsi delle gallerie a volta che formano la ragnatela del bazar, che è il cuore, la mente e l’anima di Istanbul. È una città dentro la città; è costruito anch’esso per i secoli. A confronto con queste catacombe, GUM, Bon Marché, Macy’s e Harrods, presi insieme ed elevati al cubo, non sono che un balbettio infantile».
2. Un aspetto del quartiere ebraico di Balat, che spesso conserva piú che altrove i caratteri dell’antica Istanbul. Gli ebrei, per lo piú istallati da tempo in questo quartiere, hanno abitato la città già durante il periodo bizantino e sono stati gli unici non musulmani cui venne concesso di rimanere dopo la conquista ottomana del 1453. Attualmente vivono a Istanbul piú di ventimila ebrei, per la massima parte sefarditi; sono attive poco meno di trenta sinagoghe di varia grandezza. Gli ebrei sefarditi e quelli italiani hanno contribuito notevolmente ad accrescere la potenza dell’impero ottomano introducendo nuove idee, tecniche e attività.
3. Ci sono quartieri a Istanbul al di fuori dei normali itinerari e monumenti turistici. Uno di questi è la zona che circonda l’antica basilica bizantina di San Salvatore in Chora, nata come chiesa ortodossa, che rappresenta uno dei piú importanti esempi di architettura bizantina sacra. Il quartiere che la circonda (Edirnekapı) dà un’idea di che cosa fosse la città tradizionale come la videro i visitatori occidentali nel XIX secolo. L’immagine mostra un gruppo di case in legno con le tipiche finestre a bovindo. Oggi le case in legno sono rare perché divorate in molti casi dal fuoco per cause naturali o legate alla speculazione sui suoli.
4. Quando Santa Sofia venne trasformata in moschea si pose il problema del luogo da cui il sultano potesse partecipare alla liturgia. Gli imperatori bizantini assistevano in una zona centrale chiamata omphalion (ombelico) segnata da un grande disco di granito nel pavimento. Il sultano, per ragioni insieme di prestigio e di sicurezza, preferí farsi costruire una loggia (Hünkar Mahfili) protetta da una fitta grata nella quale, insieme ai suoi famigliari, potesse pregare non visto. È quella che compare, illuminata, sullo sfondo dell’immagine.
5. Se si dovesse condensare in una sola parola la caratteristica di Santa Sofia ci si potrebbe limitare a dire: il suo vuoto. In Occidente si è abituati a un tipo di tempio opposto, in particolare nel periodo barocco. Chiese gremite di simboli sacri: cappelle, statue, altari, pulpiti, acquasantiere, quadri, balaustre. In Santa Sofia spicca il vuoto, in specie quello vertiginoso dell’immensa cupola, che infatti ha causato molti problemi di stabilità nel corso dei secoli (in una zona altamente sismica) fino a quando non è stata raggiunta l’attuale proporzione ottimale.
6. La tomba del sultano Mahmud II (1785-1839) all’interno del mausoleo che reca il suo nome anche se vi si trovano le sepolture di altre diciotto personalità della famiglia imperiale quali Abdul Aziz e Abdul-Hamid II. Il mausoleo, non lontano dal bazar delle spezie, fu costruito dopo la sua morte nel giardino della sorella del sultano, ed è chiaramente ispirato al neoclassicismo europeo. Mahmud II fu autore di numerose riforme amministrative, militari e fiscali, culminate nel celebre decreto delle Tanzimat (riforme) promulgato dai figli dopo la sua morte precoce a soli cinquantatre anni.
7. Il Museo militare si trova all’interno dell’accademia dove compí i suoi studi (dal 1899 al 1905) lo stesso futuro capo dello Stato, Kemal Atatürk. Luogo tenuto in modo esemplare con vasta documentazione di armi, uniformi, carte, piante, modellini, che mostrano con evidenza quanto forti siano lo spirito e la tradizione guerriera del popolo turco. Una delle sue caratteristiche sono una serie di grandi diorami a parete che illustrano con realismo varie fasi dell’assedio che portò alla conquista di Costantinopoli da parte di Maometto II. L’evento segnò la fine della civiltà bizantina e l’inizio del periodo ottomano.
8. Il settore dei caduti italiani nella guerra di Crimea (1853-56), nel Cimitero cattolico, quartiere di Feriköy, nel quartiere Pangaltı. Si trattò di un conflitto breve e sanguinoso che vide schierati l’impero russo da una parte, dall’altra una coalizione tra impero ottomano, Francia, Regno Unito, Regno di Piemonte e Sardegna. Il conflitto originò da una causa in apparenza futile sul controllo dei luoghi santi a Gerusalemme, che allora si trovavano in territorio ottomano. La partecipazione alla guerra permise al Piemonte di sedere per la prima volta al tavolo dei vincitori nelle successive trattative per la pace.
9. L’imponente facciata del palazzo di famiglia dei Camondo segnata da rigogliose piante di rampicanti. L’edificio è stato trasformato in albergo da un dinamico architetto stambuliota. Una visita resta essenziale per approfondire la conoscenza di questa famiglia di grandi finanzieri, rappresentanti di una borghesia ebraica di larghe e liberali vedute. Dal piano attico si gode una vista spettacolare del porto e della città antica. La famiglia Camondo si è estinta con lo sterminio degli ultimi discendenti nei lager nazisti.
10. Il cortile della spettacolare moschea blu – Sultanahmet Camii – ovvero moschea del sultano Ahmet. È stata inaugurata nel 1617, eretta su parte del preesistente Gran Palazzo di Costantinopoli in un punto strategico tra la basilica di Santa Sofia e l’ippodromo. Tale l’importanza del monumento che i suoi lavori vennero seguiti personalmente dal sultano che per le spese di costruzione usò, non senza polemiche, denaro prelevato dalle casse pubbliche.
11. Sullo sfondo uno scorcio della moschea di Solimano il Magnifico (Süleymaniye); a sinistra la parte anteriore del suo mausoleo. I turchi lo conoscono come «Kanunî Sultan Süleyman», ovvero Solimano il Legislatore (1494-1566), è l’uomo che portò l’impero al massimo fulgore. Ardimentoso condottiero fu anche legislatore e poeta. Versi teneri e appassionati dedicò all’amatissima sposa Roxelane, la cui tomba si trova poco lontano. Conosciuta come Hürrem, la Sorridente, Roxelane aveva cominciato come concubina nell’harem.
12. Questa è la foto di una grande immagine affissa alla parete di un noto ristorante alla moda. Ritrae Kemal Atatürk (1881-1938), padre della Turchia moderna, con sua moglie. Sullo sfondo alcune truppe. La donna ha il capo coperto dal velo secondo la regola musulmana; il presidente Atatürk calza il copricapo di astrakan al quale era particolarmente affezionato. Tra le numerose innovazioni da lui introdotte, ci fu il divieto per gli uomini di mettere il fez rosso simbolo di un paese che il presidente voleva profondamente innovare.
13. La movida notturna in una delle stradine che contornano il viale principale del quartiere di Beyoğlu: İstiklâl Caddesi (viale dell’Indipendenza). Una volta il nome del viale era Grande rue de Pera; era e resta la zona piú «occidentale» di Istanbul con un’atmosfera nettamente diversa dalla città antica che la fronteggia sulla riva opposta del Corno d’oro. Conserva l’antico nome del quartiere il non lontano Grand Hotel de Pera, celebre albergo caro ai viaggiatori d’un tempo, agli avventurieri, alle spie, agli autori di romanzi polizieschi.
14. Il monumento a Kemal Atatürk, al centro della celebre piazza Taksim, è opera dello scultore italiano Pietro Canonica (1869-1959). Il museo a lui dedicato si trova a Roma nel cuore di Villa Borghese. Il viaggio a Istanbul potrebbe, idealmente, cominciare anche da lí.
15. La sala del sultano e il suo divano situati all’interno dell’harem; la ex casa delle concubine occupa una vasta sezione all’interno dei magnifici palazzi imperiali di Topkapı, tappa obbligata per ogni visitatore di Istanbul. L’ingresso era proibito a ogni maschio a eccezione del sultano e degli eunuchi addetti al servizio. Le donne erano suddivise secondo una gerarchia che andava dalle mansioni piú umili affidate alle schiave fino alle favorite e alle mogli destinate ad assicurare una discendenza al sovrano.
16. Il monumentale ingresso al palazzo reale di Dolmabahçe, sulla riva europea del Bosforo, inaugurato nel 1856. L’arrivo piú spettacolare è per via d’acqua avendo di fronte i seicento metri (!) di facciata di uno dei piú sontuosi edifici mai concepiti, fiancheggiato da giardini lussureggianti perfettamente tenuti. La sua costruzione ...