I segreti di Istanbul
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I segreti di Istanbul

Storie, luoghi e leggende di una capitale

  1. 280 pagine
  2. Italian
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I segreti di Istanbul

Storie, luoghi e leggende di una capitale

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Per dieci secoli Costantinopoli è stata l'altra Roma. Poi, in una giornata di primavera del 1453, tutto è cambiato. Roma s'inabissava, nasceva Istanbul. Una città eterna, prodigiosa, inquieta. Un luogo del mondo dove è possibile incrociare le storie di imperatrici belle e crudeli, di sultani folli e saggi, di schiave e avventurieri. Storie piccole e grandissime ritrovate e raccontate da un autore capace, come raramente accade, di fondere in un unico sguardo sapere e meraviglia. «Il modo migliore per arrivare a Istanbul sarebbe attraversando lentamente il Mar di Marmara fino a veder apparire une incomparable silhouette de ville...». Questo libro è il racconto, potremmo forse dire il romanzo di Istanbul. Protagonista è una città eterna, prodigiosa, una città incarnata nelle sue stesse rovine. A comporne la trama sono le storie degli uomini e delle donne che l'hanno fondata, vissuta, abbandonata: storie piccole e insieme grandissime; a tenerle insieme sono le parole di un autore capace, come raramente accade, di fondere in un unico sguardo sapere e meraviglia. Per secoli Bisanzio, Costantinopoli, Istanbul, è stata una meta ricercata, talvolta fraintesa, altre volte amata, sempre guardata con stupore già dalla prima apparizione del suo straordinario profilo contro il cielo d'Oriente. Quel crescente di luna, che non a caso figura sulla bandiera della Repubblica turca, è - e insieme non è - la stessa luna che possiamo vedere in un qualunque cielo notturno europeo. Come il particolare profumo della città, i suoni, i richiami dei marinai, le luci riflesse sono - e non sono - le stesse di un porto del nostro continente. A renderli diversi è quella sensazione indefinita, quel contorno avvolgente, che una volta si chiamava «esotismo» e che ancora sopravvive. Senza sottrarsi al fascino di quell'esotismo, Augias ne solleva con garbo il velo per scoprire la sostanza piú autentica della città, quella che il turista non sempre può o sa cogliere. E lo fa esplorando, indagando e raccontando le storie, i luoghi, le leggende della città. Storie di imperatrici bellissime e crudeli, di sultani capaci di molta saggezza e di altrettanta follia, di avventurieri, di sognatori, di schiave che diventano regine. Storie che restituiscono significato a spazi apparentemente vuoti, che cuciono insieme eventi lontanissimi nel tempo e nella geografia: Istanbul, Roma, Parigi. Ma la capacità seduttiva di Istanbul non dipende solo dalle tracce del suo passato: ha anche molto a che fare con il suo caos, la sporcizia, il fumo, le crepe, i detriti. Con la scelta, continuamente rimandata, di una vera, definitiva appartenenza. Di questa città inquieta - uno dei non molti posti che hanno contribuito a dare al mondo un destino -, Augias ci racconta il grande passato e l'enigmatico presente, trasmettendo al lettore quel senso di incantamento che ha caratterizzato il suo primo incontro con la città e che si è rinnovato a ogni visita successiva. I segreti di Istanbul è anche questo: la storia di un innamoramento improvviso e di una continua stupefatta scoperta.

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Informazioni

Editore
EINAUDI
Anno
2016
ISBN
9788858423707
Categoria
Viaggi

Apparati iconografici

Tutte le fotografie dell’apparato sono scatti dell’autore.
1. Una galleria del gigantesco e antico bazar. Come scrive Iosif Brodskij in “Fuga da Bisanzio”: «Uno stambuliota si trova nel proprio elemento solo nell’infinito aggrovigliarsi delle gallerie a volta che formano la ragnatela del bazar, che è il cuore, la mente e l’anima di Istanbul. È una città dentro la città; è costruito anch’esso per i secoli. A confronto con queste catacombe, GUM, Bon Marché, Macy’s e Harrods, presi insieme ed elevati al cubo, non sono che un balbettio infantile».
1. Una galleria del gigantesco e antico bazar. Come scrive Iosif Brodskij in Fuga da Bisanzio: «Uno stambuliota si trova nel proprio elemento solo nell’infinito aggrovigliarsi delle gallerie a volta che formano la ragnatela del bazar, che è il cuore, la mente e l’anima di Istanbul. È una città dentro la città; è costruito anch’esso per i secoli. A confronto con queste catacombe, GUM, Bon Marché, Macy’s e Harrods, presi insieme ed elevati al cubo, non sono che un balbettio infantile».
2. Un aspetto del quartiere ebraico di Balat, che spesso conserva piú che altrove i caratteri dell’antica Istanbul. Gli ebrei, per lo piú istallati da tempo in questo quartiere, hanno abitato la città già durante il periodo bizantino e sono stati gli unici non musulmani cui venne concesso di rimanere dopo la conquista ottomana del 1453. Attualmente vivono a Istanbul piú di ventimila ebrei, per la massima parte sefarditi; sono attive poco meno di trenta sinagoghe di varia grandezza. Gli ebrei sefarditi e quelli italiani hanno contribuito notevolmente ad accrescere la potenza dell’impero ottomano introducendo nuove idee, tecniche e attività.
2. Un aspetto del quartiere ebraico di Balat, che spesso conserva piú che altrove i caratteri dell’antica Istanbul. Gli ebrei, per lo piú istallati da tempo in questo quartiere, hanno abitato la città già durante il periodo bizantino e sono stati gli unici non musulmani cui venne concesso di rimanere dopo la conquista ottomana del 1453. Attualmente vivono a Istanbul piú di ventimila ebrei, per la massima parte sefarditi; sono attive poco meno di trenta sinagoghe di varia grandezza. Gli ebrei sefarditi e quelli italiani hanno contribuito notevolmente ad accrescere la potenza dell’impero ottomano introducendo nuove idee, tecniche e attività.
3. Ci sono quartieri a Istanbul al di fuori dei normali itinerari e monumenti turistici. Uno di questi è la zona che circonda l’antica basilica bizantina di San Salvatore in Chora, nata come chiesa ortodossa, che rappresenta uno dei piú importanti esempi di architettura bizantina sacra. Il quartiere che la circonda (Edirnekapı) dà un’idea di che cosa fosse la città tradizionale come la videro i visitatori occidentali nel XIX secolo. L’immagine mostra un gruppo di case in legno con le tipiche finestre a bovindo. Oggi le case in legno sono rare perché divorate in molti casi dal fuoco per cause naturali o legate alla speculazione sui suoli.
3. Ci sono quartieri a Istanbul al di fuori dei normali itinerari e monumenti turistici. Uno di questi è la zona che circonda l’antica basilica bizantina di San Salvatore in Chora, nata come chiesa ortodossa, che rappresenta uno dei piú importanti esempi di architettura bizantina sacra. Il quartiere che la circonda (Edirnekapı) dà un’idea di che cosa fosse la città tradizionale come la videro i visitatori occidentali nel XIX secolo. L’immagine mostra un gruppo di case in legno con le tipiche finestre a bovindo. Oggi le case in legno sono rare perché divorate in molti casi dal fuoco per cause naturali o legate alla speculazione sui suoli.
4. Quando Santa Sofia venne trasformata in moschea si pose il problema del luogo da cui il sultano potesse partecipare alla liturgia. Gli imperatori bizantini assistevano in una zona centrale chiamata “omphalion” (ombelico) segnata da un grande disco di granito nel pavimento. Il sultano, per ragioni insieme di prestigio e di sicurezza, preferí farsi costruire una loggia (Hünkar Mahfili) protetta da una fitta grata nella quale, insieme ai suoi famigliari, potesse pregare non visto. È quella che compare, illuminata, sullo sfondo dell’immagine.
4. Quando Santa Sofia venne trasformata in moschea si pose il problema del luogo da cui il sultano potesse partecipare alla liturgia. Gli imperatori bizantini assistevano in una zona centrale chiamata omphalion (ombelico) segnata da un grande disco di granito nel pavimento. Il sultano, per ragioni insieme di prestigio e di sicurezza, preferí farsi costruire una loggia (Hünkar Mahfili) protetta da una fitta grata nella quale, insieme ai suoi famigliari, potesse pregare non visto. È quella che compare, illuminata, sullo sfondo dell’immagine.
5. Se si dovesse condensare in una sola parola la caratteristica di Santa Sofia ci si potrebbe limitare a dire: il suo vuoto. In Occidente si è abituati a un tipo di tempio opposto, in particolare nel periodo barocco. Chiese gremite di simboli sacri: cappelle, statue, altari, pulpiti, acquasantiere, quadri, balaustre. In Santa Sofia spicca il vuoto, in specie quello vertiginoso dell’immensa cupola, che infatti ha causato molti problemi di stabilità nel corso dei secoli (in una zona altamente sismica) fino a quando non è stata raggiunta l’attuale proporzione ottimale.
5. Se si dovesse condensare in una sola parola la caratteristica di Santa Sofia ci si potrebbe limitare a dire: il suo vuoto. In Occidente si è abituati a un tipo di tempio opposto, in particolare nel periodo barocco. Chiese gremite di simboli sacri: cappelle, statue, altari, pulpiti, acquasantiere, quadri, balaustre. In Santa Sofia spicca il vuoto, in specie quello vertiginoso dell’immensa cupola, che infatti ha causato molti problemi di stabilità nel corso dei secoli (in una zona altamente sismica) fino a quando non è stata raggiunta l’attuale proporzione ottimale.
6. La tomba del sultano Mahmud II (1785-1839) all’interno del mausoleo che reca il suo nome anche se vi si trovano le sepolture di altre diciotto personalità della famiglia imperiale quali Abdul Aziz e Abdul-Hamid II. Il mausoleo, non lontano dal bazar delle spezie, fu costruito dopo la sua morte nel giardino della sorella del sultano, ed è chiaramente ispirato al neoclassicismo europeo. Mahmud II fu autore di numerose riforme amministrative, militari e fiscali, culminate nel celebre decreto delle “Tanzimat” (riforme) promulgato dai figli dopo la sua morte precoce a soli cinquantatre anni.
6. La tomba del sultano Mahmud II (1785-1839) all’interno del mausoleo che reca il suo nome anche se vi si trovano le sepolture di altre diciotto personalità della famiglia imperiale quali Abdul Aziz e Abdul-Hamid II. Il mausoleo, non lontano dal bazar delle spezie, fu costruito dopo la sua morte nel giardino della sorella del sultano, ed è chiaramente ispirato al neoclassicismo europeo. Mahmud II fu autore di numerose riforme amministrative, militari e fiscali, culminate nel celebre decreto delle Tanzimat (riforme) promulgato dai figli dopo la sua morte precoce a soli cinquantatre anni.
7. Il Museo militare si trova all’interno dell’accademia dove compí i suoi studi (dal 1899 al 1905) lo stesso futuro capo dello Stato, Kemal Atatürk. Luogo tenuto in modo esemplare con vasta documentazione di armi, uniformi, carte, piante, modellini, che mostrano con evidenza quanto forti siano lo spirito e la tradizione guerriera del popolo turco. Una delle sue caratteristiche sono una serie di grandi diorami a parete che illustrano con realismo varie fasi dell’assedio che portò alla conquista di Costantinopoli da parte di Maometto II. L’evento segnò la fine della civiltà bizantina e l’inizio del periodo ottomano.
7. Il Museo militare si trova all’interno dell’accademia dove compí i suoi studi (dal 1899 al 1905) lo stesso futuro capo dello Stato, Kemal Atatürk. Luogo tenuto in modo esemplare con vasta documentazione di armi, uniformi, carte, piante, modellini, che mostrano con evidenza quanto forti siano lo spirito e la tradizione guerriera del popolo turco. Una delle sue caratteristiche sono una serie di grandi diorami a parete che illustrano con realismo varie fasi dell’assedio che portò alla conquista di Costantinopoli da parte di Maometto II. L’evento segnò la fine della civiltà bizantina e l’inizio del periodo ottomano.
8. Il settore dei caduti italiani nella guerra di Crimea (1853-56), nel Cimitero cattolico, quartiere di Feriköy, nel quartiere Pangaltı. Si trattò di un conflitto breve e sanguinoso che vide schierati l’impero russo da una parte, dall’altra una coalizione tra impero ottomano, Francia, Regno Unito, Regno di Piemonte e Sardegna. Il conflitto originò da una causa in apparenza futile sul controllo dei luoghi santi a Gerusalemme, che allora si trovavano in territorio ottomano. La partecipazione alla guerra permise al Piemonte di sedere per la prima volta al tavolo dei vincitori nelle successive trattative per la pace.
8. Il settore dei caduti italiani nella guerra di Crimea (1853-56), nel Cimitero cattolico, quartiere di Feriköy, nel quartiere Pangaltı. Si trattò di un conflitto breve e sanguinoso che vide schierati l’impero russo da una parte, dall’altra una coalizione tra impero ottomano, Francia, Regno Unito, Regno di Piemonte e Sardegna. Il conflitto originò da una causa in apparenza futile sul controllo dei luoghi santi a Gerusalemme, che allora si trovavano in territorio ottomano. La partecipazione alla guerra permise al Piemonte di sedere per la prima volta al tavolo dei vincitori nelle successive trattative per la pace.
9. L’imponente facciata del palazzo di famiglia dei Camondo segnata da rigogliose piante di rampicanti. L’edificio è stato trasformato in albergo da un dinamico architetto stambuliota. Una visita resta essenziale per approfondire la conoscenza di questa famiglia di grandi finanzieri, rappresentanti di una borghesia ebraica di larghe e liberali vedute. Dal piano attico si gode una vista spettacolare del porto e della città antica. La famiglia Camondo si è estinta con lo sterminio degli ultimi discendenti nei lager nazisti.
9. L’imponente facciata del palazzo di famiglia dei Camondo segnata da rigogliose piante di rampicanti. L’edificio è stato trasformato in albergo da un dinamico architetto stambuliota. Una visita resta essenziale per approfondire la conoscenza di questa famiglia di grandi finanzieri, rappresentanti di una borghesia ebraica di larghe e liberali vedute. Dal piano attico si gode una vista spettacolare del porto e della città antica. La famiglia Camondo si è estinta con lo sterminio degli ultimi discendenti nei lager nazisti.
10. Il cortile della spettacolare moschea blu – Sultanahmet Camii – ovvero moschea del sultano Ahmet. È stata inaugurata nel 1617, eretta su parte del preesistente Gran Palazzo di Costantinopoli in un punto strategico tra la basilica di Santa Sofia e l’ippodromo. Tale l’importanza del monumento che i suoi lavori vennero seguiti personalmente dal sultano che per le spese di costruzione usò, non senza polemiche, denaro prelevato dalle casse pubbliche.
10. Il cortile della spettacolare moschea blu – Sultanahmet Camii – ovvero moschea del sultano Ahmet. È stata inaugurata nel 1617, eretta su parte del preesistente Gran Palazzo di Costantinopoli in un punto strategico tra la basilica di Santa Sofia e l’ippodromo. Tale l’importanza del monumento che i suoi lavori vennero seguiti personalmente dal sultano che per le spese di costruzione usò, non senza polemiche, denaro prelevato dalle casse pubbliche.
11. Sullo sfondo uno scorcio della moschea di Solimano il Magnifico (Süleymaniye); a sinistra la parte anteriore del suo mausoleo. I turchi lo conoscono come «Kanunî Sultan Süleyman», ovvero Solimano il Legislatore (1494-1566), è l’uomo che portò l’impero al massimo fulgore. Ardimentoso condottiero fu anche legislatore e poeta. Versi teneri e appassionati dedicò all’amatissima sposa Roxelane, la cui tomba si trova poco lontano. Conosciuta come Hürrem, la Sorridente, Roxelane aveva cominciato come concubina nell’harem.
11. Sullo sfondo uno scorcio della moschea di Solimano il Magnifico (Süleymaniye); a sinistra la parte anteriore del suo mausoleo. I turchi lo conoscono come «Kanunî Sultan Süleyman», ovvero Solimano il Legislatore (1494-1566), è l’uomo che portò l’impero al massimo fulgore. Ardimentoso condottiero fu anche legislatore e poeta. Versi teneri e appassionati dedicò all’amatissima sposa Roxelane, la cui tomba si trova poco lontano. Conosciuta come Hürrem, la Sorridente, Roxelane aveva cominciato come concubina nell’harem.
12. Questa è la foto di una grande immagine affissa alla parete di un noto ristorante alla moda. Ritrae Kemal Atatürk (1881-1938), padre della Turchia moderna, con sua moglie. Sullo sfondo alcune truppe. La donna ha il capo coperto dal velo secondo la regola musulmana; il presidente Atatürk calza il copricapo di astrakan al quale era particolarmente affezionato. Tra le numerose innovazioni da lui introdotte, ci fu il divieto per gli uomini di mettere il fez rosso simbolo di un paese che il presidente voleva profondamente innovare.
12. Questa è la foto di una grande immagine affissa alla parete di un noto ristorante alla moda. Ritrae Kemal Atatürk (1881-1938), padre della Turchia moderna, con sua moglie. Sullo sfondo alcune truppe. La donna ha il capo coperto dal velo secondo la regola musulmana; il presidente Atatürk calza il copricapo di astrakan al quale era particolarmente affezionato. Tra le numerose innovazioni da lui introdotte, ci fu il divieto per gli uomini di mettere il fez rosso simbolo di un paese che il presidente voleva profondamente innovare.
13. La movida notturna in una delle stradine che contornano il viale principale del quartiere di Beyoğlu: İstiklâl Caddesi (viale dell’Indipendenza). Una volta il nome del viale era Grande rue de Pera; era e resta la zona piú «occidentale» di Istanbul con un’atmosfera nettamente diversa dalla città antica che la fronteggia sulla riva opposta del Corno d’oro. Conserva l’antico nome del quartiere il non lontano Grand Hotel de Pera, celebre albergo caro ai viaggiatori d’un tempo, agli avventurieri, alle spie, agli autori di romanzi polizieschi.
13. La movida notturna in una delle stradine che contornano il viale principale del quartiere di Beyoğlu: İstiklâl Caddesi (viale dell’Indipendenza). Una volta il nome del viale era Grande rue de Pera; era e resta la zona piú «occidentale» di Istanbul con un’atmosfera nettamente diversa dalla città antica che la fronteggia sulla riva opposta del Corno d’oro. Conserva l’antico nome del quartiere il non lontano Grand Hotel de Pera, celebre albergo caro ai viaggiatori d’un tempo, agli avventurieri, alle spie, agli autori di romanzi polizieschi.
14. Il monumento a Kemal Atatürk, al centro della celebre piazza Taksim, è opera dello scultore italiano Pietro Canonica (1869-1959). Il museo a lui dedicato si trova a Roma nel cuore di Villa Borghese. Il viaggio a Istanbul potrebbe, idealmente, cominciare anche da lí.
14. Il monumento a Kemal Atatürk, al centro della celebre piazza Taksim, è opera dello scultore italiano Pietro Canonica (1869-1959). Il museo a lui dedicato si trova a Roma nel cuore di Villa Borghese. Il viaggio a Istanbul potrebbe, idealmente, cominciare anche da lí.
15. La sala del sultano e il suo divano situati all’interno dell’harem; la ex casa delle concubine occupa una vasta sezione all’interno dei magnifici palazzi imperiali di Topkapı, tappa obbligata per ogni visitatore di Istanbul. L’ingresso era proibito a ogni maschio a eccezione del sultano e degli eunuchi addetti al servizio. Le donne erano suddivise secondo una gerarchia che andava dalle mansioni piú umili affidate alle schiave fino alle favorite e alle mogli destinate ad assicurare una discendenza al sovrano.
15. La sala del sultano e il suo divano situati all’interno dell’harem; la ex casa delle concubine occupa una vasta sezione all’interno dei magnifici palazzi imperiali di Topkapı, tappa obbligata per ogni visitatore di Istanbul. L’ingresso era proibito a ogni maschio a eccezione del sultano e degli eunuchi addetti al servizio. Le donne erano suddivise secondo una gerarchia che andava dalle mansioni piú umili affidate alle schiave fino alle favorite e alle mogli destinate ad assicurare una discendenza al sovrano.
16. Il monumentale ingresso al palazzo reale di Dolmabahçe, sulla riva europea del Bosforo, inaugurato nel 1856. L’arrivo piú spettacolare è per via d’acqua avendo di fronte i seicento metri (!) di facciata di uno dei piú sontuosi edifici mai concepiti, fiancheggiato da giardini lussureggianti perfettamente tenuti. La sua costruzione costò l’equivalente di trentacinque tonnellate di monete d’oro. Solo per le sfavillanti decorazioni in foglia d’oro di alcuni soffitti ne furono utilizzate quattordici tonnellate; la superficie della parte ufficiale ha un’estensione di 45 000 metri quadrati: 44 sale, 285 stanze. Lo stile riprende alcune forme dell’architettura ottocentesca europea piegata al disegno e allo sfarzo orientali.
16. Il monumentale ingresso al palazzo reale di Dolmabahçe, sulla riva europea del Bosforo, inaugurato nel 1856. L’arrivo piú spettacolare è per via d’acqua avendo di fronte i seicento metri (!) di facciata di uno dei piú sontuosi edifici mai concepiti, fiancheggiato da giardini lussureggianti perfettamente tenuti. La sua costruzione ...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. I segreti di Istanbul
  4. I. Una premessa necessaria
  5. II. Dove comincia il viaggio
  6. III. Ma il viaggio può cominciare anche da qui
  7. IV. Un boulevard come a Parigi
  8. V. L’immenso vuoto d’una cattedrale
  9. VI. Un circo per l’imperatore
  10. VII. Il potere segreto dei sultani
  11. VIII. Harem: le regine, le schiave
  12. IX. Una lunga storia ebraica
  13. X. La donna che insegnò a guarire
  14. XI. Dove nacque il cristianesimo
  15. XII. La misteriosa Teodora
  16. XIII. L’implacabile Irene
  17. XIV. Violenza in nome della croce
  18. XV. Un amore sull’Orient Express
  19. XVI. Di mercanti e di soldati
  20. XVII. Quando Maometto II affondò Bisanzio
  21. XVIII. Triste fine dell’ultimo sultano
  22. XIX. Tramonto sul Bosforo
  23. Testi citati
  24. Ringraziamenti
  25. Apparati iconografici
  26. Il libro
  27. L’autore
  28. Dello stesso autore
  29. Copyright