Nei suoi trattati, Aristotele rinvia a volte a «discorsi essoterici» (exoterikoì lògoi: cfr. per esempio Eth. eud. I, 8, 1217b22-23, II, 1, 1218b32-34; Eth. nic. I, 13, 1102a26-28), dati per noti ai suoi lettori / ascoltatori. In qualche caso, questa dizione appare equivalente a quella di «discorsi pubblicati» (ekdedomènoi lògoi, Poet. 15, 1454b18), e di «filosofia destinata al pubblico» (enkỳklia philosophèmata, De caelo I, 9, 279a30-33). Molte testimonianze antiche precisano che si tratta di dialoghi. La tradizione antica conserva traccia dei dialoghi aristotelici, famosi e celebrati ancora al tempo di Cicerone, e Diogene Laerzio ne elenca 19 titoli. È dunque probabile che gli scritti essoterici di Aristotele coincidano con questo corpus di dialoghi, ai quali si aggiungevano alcuni testi in forma non dialogica come lo scritto Sulle idee e il Protrettico. Nell’insieme, si tratta con buona probabilità di testi che – a differenza dei corsi / trattati circoscritti alla scuola – erano destinati a un pubblico piú vasto di lettori colti e di intellettuali; a questa circolazione piú ampia si accorda lo stile degli scritti essoterici (e in particolare dei dialoghi) che le testimonianze antiche concordano nell’indicare come letterariamente piú fluido e ricercato, e anche piú elaborato retoricamente, rispetto all’asciuttezza argomentativa dei trattati.
La ricomparsa, nel I secolo a.C., del corpus dei trattati, sui quali si concentrò il lavoro di insegnamento e di commento della scuola aristotelica, determinò una progressiva diminuzione dell’interesse verso gli scritti essoterici; di conseguenza essi furono sempre piú raramente trascritti e vennero perduti alla fine del mondo antico. La maggior parte delle testimonianze e delle citazioni ne è stata conservata da filosofi neoplatonici.
I due scritti sui quali possediamo informazioni piú ampie sono il Protrettico e il dialogo Sulla filosofia. Il primo, indirizzato forse al principe di Cipro Temisone, contiene un’esortazione all’esercizio della riflessione filosofica, per i vantaggi intellettuali e morali che essa comporta; per molti aspetti, il Protrettico si avvicina all’Etica nicomachea, anche se come vedremo con significative differenze. Il dialogo sulla filosofia va piuttosto accostato alla ricerca sulla sapienza del I libro della Metafisica, rispetto al quale esso accentua la dimensione propriamente teologica della sophìa. In altri due scritti, Sulle idee e Sul bene, sembra che Aristotele offrisse un resoconto critico delle principali dottrine platoniche e accademiche, appunto relative alle idee e ai principî (anche con riferimento alle cosiddette «dottrine non scritte» di Platone; nel secondo testo egli avrebbe in particolare riferito, e criticato, la riduzione platonica del Bene all’Uno).
L’argomento degli altri dialoghi può essere desunto soprattutto dai titoli conservati nella lista di Diogene Laerzio: essi avevano spaziato a quanto sembra da temi etici a questioni politiche, dalla retorica alla poesia, precorrendo o accompagnando la trama enciclopedica dei trattati aristotelici.
L’uso di quel che ci rimane dei dialoghi e degli altri testi essoterici in vista della comprensione del pensiero aristotelico deve essere soggetto a una serie di cautele critiche.
a. L’origine prevalentemente neoplatonica delle testimonianze sui «discorsi essoterici» comporta con ogni probabilità l’accentuazione dei tratti platonici in essi presenti, o persino una loro rielaborazione in questo senso.
b. C’è una forte incertezza nell’attribuzione delle testimonianze ai dialoghi elencati da Diogene (per esempio, i frammenti sull’ira vengono problematicamente attribuiti al dialogo sul Politico, che altrimenti resterebbe un titolo vuoto).
c. Ci sono casi nei dialoghi nei quali le opinioni espresse da un personaggio possono non coincidere con quelle dell’autore (come accade normalmente nei dialoghi platonici). Cosí nell’Eudemo (fr. 6) il discorso di un tale Sileno (che qualche interprete usa per attribuire ad Aristotele una dottrina dell’immortalità dell’anima individuale) sostiene che «poiché non nascere è la cosa migliore di tutte, il morire è meglio del vivere», una tesi che con ogni certezza non può venire attribuita ad Aristotele.
d. La forma dialogica della maggior parte dei «discorsi essoterici» – anche se secondo le testimonianze antiche i dialoghi aristotelici si differenziavano da quelli platonici fra l’altro per la presenza dell’autore come personaggio principale – rende probabile che essi siano stati composti durante la permanenza di Aristotele nell’Accademia, dove questa forma era imposta dall’esempio del maestro. La destinazione pubblica dei dialoghi consente di pensare che essi si proponessero il compito di divulgare le tematiche discusse nella scuola, oltre che il pensiero proprio dell’autore, e questo contribuirebbe a spiegare la presenza di tesi platonico-accademiche accanto ad altre piú specificamente aristoteliche.
e. Questo insieme di fattori contribuisce a spiegare perché i dialoghi contengano asserzioni in palese contraddizione con le posizioni argomentate da Aristotele nei suoi trattati, come del resto aveva già notato Cicerone (De fin. 5, 5, 12). Basterà qui citarne qualche esempio, oltre a quello già menzionato dell’Eudemo. Nel Protrettico (10b) si dice che l’anima è unita al corpo per scontare la punizione per grandi peccati, e questa unione è simile alla tortura etrusca consistente nel legare un corpo vivo a un cadavere. Questo è evidentemente estraneo, anzi opposto, alla concezione dell’unità psicosomatica teorizzata da Aristotele nel De anima. Nel dialogo Sulla filosofia (fr. 27) secondo la testimonianza di Cicerone Aristotele avrebbe affermato che l’anima è formata da un quinto elemento, di natura materiale, forse affine all’etere: anche questa materializzazione contrasta nettamente con la teoria dell’anima / forma sostenuta nel De anima.
Nonostante queste cautele critiche, le testimonianze sugli scritti perduti di Aristotele delineano i tratti di un rilevante corpus di letteratura filosofica, che sembra costituire un punto di transito fra i dibattiti platonico-accademici e le mature teorie aristoteliche. È impossibile dire se questi scritti abbiano esercitato una qualche influenza sulle filosofie ellenistiche, anche se si è ipotizzato un loro ruolo nella formazione filosofica di Epicuro. È certo invece che i dialoghi abbiano incontrato l’apprezzamento di Cicerone, tanto per il loro stile – che egli dichiara di aver preso a modello per i suoi testi dialogici – quanto per alcuni aspetti filosofici, presenti ad esempio nell’Ortensio. In seguito, la scuola aristotelica privilegiò senza dubbio i trattati rispetto ai «discorsi essoterici», che richiamarono semmai l’interesse, come si è visto, dei filosofi di scuola platonica.
Nota bibliografica.
L’edizione di riferimento dei frammenti di Aristotele è quella curata da W. D. ROSS, Aristotelis Fragmenta selecta, Clarendon Press, Oxford 1955; traduzione italiana e commento a cura di R. LAURENTI, Aristotele. I frammenti dei dialoghi, Loffredo, Napoli 1987, 2 voll.; cfr. anche la recente traduzione a cura di M. ZANATTA, Aristotele. I dialoghi, BUR, Milano 2008. Per il Protrettico si vedano traduzione e commento a cura di E. BERTI, Protrettico. Esortazione alla filosofia, UTET, Torino 2000 (basata sull’edizione a cura di I. DÜRING, Almqvist & Wiksell, Göteborg 1961); cfr. anche D. HUTCHINSON e M. R. JOHNSON, Authenticating Aristotle’s ‘Protrepticus’, in «Oxford Studies in Ancient Philosophy», XXIX (2005), pp. 193-294. Per lo scritto Sulle idee si veda W. LESZL, Il ‘De ideis’ di Aristotele e la teoria platonica delle idee (con edizione critica del testo a cura di D. Harlfinger), Olschki, Firenze 1975; cfr. anche G. FINE, On Ideas. Aristotle’s Criticism of Plato’s Theory of Forms, Oxford University Press, Oxford 1993. Per lo scritto Sul bene si veda M. ISNARDI PARENTE, Testimonia platonica, Accademia Nazionale dei Lincei, Roma 1997.
I tentativi di ricostruire la cronologia assoluta e relativa delle opere di Aristotele sono inevitabilmente congetturali, per due ordini di motivi. Mancano quasi del tutto riferimenti a eventi storici sicuramente databili che possano costituire punti di riferimento per la datazione delle opere. In qualche caso, ci si può aiutare con considerazioni ambientali: cosí ad esempio l’opera zoologica Ricerche sugli animali è stata probabilmente composta durante il soggiorno di Aristotele nell’isola di Lesbo (tra il 347 e il 335), anche perché alcune specie di pesci menzionati sono caratteristiche di quella zona. Per lo piú, tuttavia, la datazione assoluta è soprattutto dettata da motivi di verosimiglianza (per esempio elementi di platonismo, o di critica alla filosofia accademica, possono indurre a collocare le relative opere al periodo di permanenza di Aristotele nell’Accademia).
Quanto alla cronologia relativa, essa parrebbe agevolata dai rimandi interni che compaiono negli scritti aristotelici: sembra naturale pensare che se l’opera X rinvia all’opera Y, questa debba precedere cronologicamente l’altra. Ma si tratta spesso di indizi illusori, perché Aristotele può benissimo avere aggiunto questi rinvii in una fase di rielaborazione dei trattati posteriore alla loro composizione. In realtà, lo scopo dei rinvii interni non è tanto quello di segnalare una successione cronologica, quanto di indicare al lettore l’ordine logico secondo il quale i trattati stessi dovrebbero essere letti e studiati. Diverso è il caso in cui un’opera presuppone teorie o conoscenze presentate in un’altra. Non è dubbio, ad esempio, che le Ricerche sugli animali siano presupposte dal trattato sulle Parti degli animali, e che quindi lo precedano cronologicamente. Allo stesso modo, si può dire probabilmente che scritti come gli Analitici, le Categorie, i primi due libri della Fisica appartengano a una fase abbastanza precoce del pensiero aristotelico, perché sembrano presupposti da diverse altre opere. Spesso, tuttavia, gli argomenti addotti in favore di una collocazione cronologica dipendono piú da opzioni interpretative che da ragioni oggettive. Questo vale ad esempio per il libro XII della Metafisica, che a seconda dei rispettivi orientamenti gli studiosi considerano «giovanile» oppure appartenente alla piena maturità del filosofo (dell’ipotesi evolutiva di Werner Jaeger, e dei relativi problemi, si è detto al capitolo secondo).
La stessa cautela vale a maggior ragione nei riguardi delle proposte di scansione cronologica dei libri appartenenti alla stessa opera. Se è vero che molte pragmateìai aristoteliche constano di libri composti in epoche diverse, è altrettanto vero che l’ordine in cui li leggiamo dipende spesso da un montaggio probabilmente operato dallo stesso Aristotele; anche in questo caso, la scansione cronologica sembra talvolta suggerita da opzioni esegetiche (per esempio i libri “utopistici” della Politica vengono considerati piú “platonici”, e perciò giovanili, al contrario di quelli “realistici”).
In ogni caso, per informazione del lettore riportiamo qui la cronologia assoluta e relativa proposta dall’opera autorevole di Ingemar Düring. Va notato che questo studioso utilizza la cronologia dei dialoghi platonici per collocare gli scritti aristotelici che sarebbero in rapporto di dipendenza, oppure di polemica, rispetto ai primi.
Date | Opere |
367 Aristotele entra nell’Accademia. Prima del 360 (cioè prima del Parmenide di Platone, che risponderebbe alle critiche aristoteliche) | Sulle idee |
360-355 Platone: Sofista (presupposto dai Topici), Timeo | Categorie - De interpretatione - Topici - Analitici - Sulla filosofia - Metafisica XII Poetica - Retorica I-II |
355-348 Platone: Filebo, Leggi | Fisica I, II, III, IV, V, VI, VII - Sul cielo Generazione e corruzione - Meteorologici IV - Etica eudemia - Retorica III - Protreptico - Metafisica I, III, X, XIII, XIV |
347-335 Abbandono dell’Accademia, viaggi ad Asso, Lesbo e in Macedonia | Ricerche sugli animali - Parti degli animali II-IV - Meteorologici I-III - Politica I, VII, VIII - Parva naturalia - L’anima (prima stesura) |
334-322 Ritorno ad Atene, insegnamento nel Liceo | Politica II, III, IV, V, VI - Metafisica IV, VI, VII, VIII, IX - Fisica VIII - Parti degli animali I - Generazione degli animali Movimento degli animali - L’anima (redazione finale) - Parva naturalia (redazione finale) - Etica nicomachea |