Neofascismo in grigio
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Neofascismo in grigio

La destra radicale tra l'Italia e l'Europa

  1. 128 pagine
  2. Italian
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Neofascismo in grigio

La destra radicale tra l'Italia e l'Europa

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Obbligato per decenni ai margini del dibattito politico per il suo apparente anacronismo, il neofascismo, nelle sue diverse declinazioni storiche, ha invece riassunto oggi le vesti di uno scomodo convitato. Non è il ritorno a vecchie organizzazioni che si erano incaricate di raccogliere, in età repubblicana, il lascito mussoliniano. Men che meno degli spettri, mai del tutto dissoltisi, di quest'ultimo. Semmai assistiamo a una riformulazione culturale e antropologica della sua attualità in quanto sistema di rapporti e relazioni politiche per i tempi a venire. L'asticella non è rivolta al passato bensí al futuro. Se le società europee si trasformano dinanzi all'incalzare della globalizzazione, cosí come nella secca riconfigurazione della stratificazione sociale, il neofascismo del presente è in grigio: si propone come il soggetto che intende difendere la «differenza»: nazionale, etnica, in prospettiva razziale. Tanto piú in età pandemica, nella crisi delle democrazie sociali.

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Informazioni

Editore
EINAUDI
Anno
2021
ISBN
9788858435465
Capitolo terzo

Il complotto come logica alternativa

QAnon e il complotto del Deep State
A questo punto, una nota a sé merita la crescente attenzione che va raccogliendo QAnon, il nome assunto da una teoria del complotto che negli Stati Uniti, e ora anche in Europa, macina consensi crescenti. La sua origine è relativamente recente, essendo legata alle vicende che accompagnano l’Amministrazione americana incarnata in Donald Trump. L’impostazione che supporta è relativamente semplice: Trump, e i suoi sostenitori, starebbero lottando contro una congiura segreta, organizzata dal cosiddetto «Deep State» (lo «Stato profondo», l’insieme dei «poteri forti»), espressione di inconfessabili interessi legati non solo al sistematico dominio economico delle società ma anche a grandi reti di pedofili, al satanismo, all’occultismo e alla manipolazione delle coscienze. Negli Stati Uniti cosí come nel resto del mondo. Esisterebbe una «cabala», una sorta di congregazione planetaria di pedofili che adora Satana e che utilizza l’influenza del proprio sodalizio per rafforzare la sua presa sulle istituzioni pubbliche. Hollywood e i media «mainstream» sarebbero parte di questa congiura universale. Trump, al corrente di queste inaudite manipolazioni, sarebbe quindi stato eletto per interromperne il circolo vizioso, in una guerra non dichiarata ma che si svolgerebbe giorno dopo giorno, dietro le quinte di un’apparente normalità. Almeno una dozzina di candidati al Congresso, tutti repubblicani, si è dichiarata interessata, se non convinta, della fondatezza di QAnon.
Le argomentazioni addotte, al netto della loro assoluta inverosimiglianza (fatto che non solo non le indebolisce ma le rende ancora piú plausibili per i loro sostenitori) e della piú totale non comprovabilità, richiamano aspetti e segmenti dell’immaginario filmico sulle intelligenze artificiali e sulla deformazione della percezione della realtà, come nel caso della pellicola Matrix. Ma riprendono una serie di clichés espressivi diffusi sul web, che recuperano, in controluce, aspetti dell’immaginario antisemitico. Il primo dei quali è quello che indica negli ebrei quanti alimentano il loro potere consumando letteralmente la forza e le energie delle loro vittime. Come dei vampiri, per intendersi. Il rimando al sangue del bambini (soggiogati dai pedofili e sottoposti alle peggiori turpitudini ai danni dei loro corpi indifesi) rinvia, di riflesso, alla vecchia e ripetuta «accusa del sangue», di cui la vicenda di san Simonino di Trento è un vero e proprio archetipo nella cultura occidentale1. Cosí come la pervasiva ricorrenza del tema del rapimento dei bambini e dell’adorazione di un dio oscuro («Satana»), feroce e tribale, la cui funzione è quella di ispirare i suoi adepti, motivandoli verso le piú crudeli azioni contro il resto dell’umanità.
QAnon vede militare nelle file dei suoi sostenitori persone che sono parte dell’estremismo piú radicale, quest’ultimo per nulla estraneo all’antigiudaismo in tutte le sue salse, vecchie e nuove. Pur non costituendo un’organizzazione bensí una dottrina cospirazionista, è tuttavia presente assiduamente online, contando anche sul riscontro attivo di un numero crescente di veri e propri adepti, che negli ultimi anni hanno sostenuto apertamente l’Amministrazione Trump (e con essa, nel mondo, quasi sempre i governi della destra sovranista, soprattutto se di matrice apertamente antiliberale). Rivendica la necessità di risvegliare gli americani dal torpore nel quale sarebbero caduti, essendo questa l’anticamera della loro schiavizzazione mentale e materiale. La rete di contatti e gruppi che si rifanno a QAnon ha ripetutamente indicato nei democratici americani i veri artefici del complotto, bersagliando, con particolare acredine, Hillary Clinton, Barack Obama ma anche lo stesso George Soros. A essi sono uniti la totalità degli intellettuali, degli attori e dei personaggi pubblici del mondo liberal, ritenuti complici, tra le diverse cose imputategli, del traffico di minori. Il richiamo alla pedofilia, infatti, è il vero centro della dottrina.
Un precedente era stata la non meno stravagante e delirante costruzione del cosiddetto «Pizzagate», altra manifestazione di posizioni complottiste, divenuta virale nel corso delle elezioni presidenziali statunitensi del 2016 per mano di pubblicisti prossimi all’Alt-Right, ossia l’Alternative Right, il movimento politico informale che rivendica la necessità di dare corso a un nuovo conservatorismo, estraneo alla sua vecchia tradizione, ispirato quindi a una radicale revisione delle posizioni liberali in chiave dichiaratamente nazionalista, a tratti suprematista, senz’altro populista e isolazionista2. I sostenitori della teoria del «Pizzagate», poi sbugiardati, anche grazie all’attività di debunking (letteralmente «smascheramento») come mentitori o comunque manipolatori e millantatori, sostenevano che alcune e-mail, carpite al comitato elettorale di Hillary Clinton, contenessero messaggi in codice che collegavano alti funzionari del partito democratico americano a diversi ristoranti statunitensi (tra cui una pizzeria di Washington) nei quali si sarebbe svolto un presunto traffico di esseri umani e ripetuti abusi ai danni di minori.
QAnon, al netto delle posizioni correnti, presenta comunque molte analogie implicite con Zog, acronimo di Zionist Occupation Government (Governo di occupazione sionista), tra le piú note teorie complottiste che attribuiscono al «giudaismo mondiale» la capacità di influenzare le decisioni di alcuni Stati e di diversi governi, trasformandoli addirittura in veri e propri regimi fantoccio, al servizio del «sionismo» (immediato sinonimo di ebraismo)3. Zog, e con essa QAnon, si rifanno entrambe alla dottrina del «Nuovo ordine mondiale» (New World Order), per la quale un presunto gruppo di potere oligarchico e occulto, trasversale a nazioni e società, si starebbe adoperando per assumere il controllo di ogni Paese del mondo in maniera totalitaria, al fine di ottenere il definitivo dominio della Terra. Alternativamente, questo fantomatico gruppo è stato identificato con i massoni, i gesuiti, gli ebrei. Nel caso di Zog, che denuncia l’Onu come strumento della congiura, l’obiettivo sarebbe quello di rafforzare e consolidare il predominio dei banchieri ebrei rispetto all’economia mondiale, usando tutte le tecnologie di controllo (tra cui quelle elettroniche: una particolare ossessione è quella dedicata ai microchip) per raggiungere tale risultato, cui conseguirebbe – infine – la sottomissione di tutti i popoli del pianeta. Per la cronaca, l’origine della diffusione di Zog data alla metà degli anni Settanta, con la comparsa di un articolo delirante, la cui paternità risalirebbe al neonazista americano Eric Thomson, e il cui titolo è Welcome to ZOG-World. A seguire, negli anni successivi, con la diffusione di tali teorizzazioni negli ambienti del suprematismo del White Power e dell’universo Skinheads, la questione ha assunto maggiore rilievo, soprattutto dal momento in cui un gruppo, The Order, avviò una serie di attività criminali con la motivazione di finanziarsi per iniziare la guerra contro il governo federale statunitense, una copertura del «potere sionista». Dopo di che intervenne il terrorismo di marca suprematista, quando il 19 aprile 1995 Timothy McVeigh fece esplodere un camion carico di nitrato d’ammonio contro la sede dell’Fbi di Oklahoma City, causando la morte di 168 persone4.
Il fatto che in origine Zog fosse il patrimonio di pochi, non ne ha impedito la successiva diffusione anche nei circoli antisemiti europei e russi, entrando a fare parte dell’insieme di quelle teorie cospirazioniste oggi piú che mai diffuse nel web. Le quali, da sole, hanno le gambe corte (e il naso lungo) ma si trasmettono in maniera virale e, come un microrganismo parassitario, si riproducono e mutano in base all’ambiente in cui si trovano a operare e a essere ospitate. Va da sé che le manifestazioni di opposizione acritica, al limite della negazione del principio di realtà, non contengano necessariamente tutte le premesse di una tale paranoia attiva, destinata invece a trasformarsi in violenza sistematica. Di certo, tuttavia, creano le condizione isteriche per indurre certuni a proseguire sulla strada dell’altrui distruzione. Se il complotto è una falsità assoluta, non lo sono invece i suoi effetti devastanti, quando lacerano le società nel nome di un falso principio, frantumando quindi la coesione sociale. La sua vera forza, infatti, è di introdurre il sospetto come moneta sonante nelle relazioni interpersonali. E con esso, la ricerca di capri espiatori. Una storia per nulla nuova, per chi abbia un minimo di cognizione di fatti trascorsi neanche troppo tempo fa.
Per meglio cogliere quale sia il retroterra, spesso inconsapevole, dell’immaginario di QAnon, è forse bene rifarsi a due film “impegnati”. Il primo è Videodrome, firmato da David Cronenberg nel 1983. Il secondo è They Live di John Carpenter, del 1988. In comune hanno a oggetto lo sconvolgimento sensoriale, prima ancora che intellettivo, dei protagonisti. La realtà percepita comunemente dai sensi si deforma nel momento in cui entrambi entrano involontariamente in contatto con un evento, ovvero una successione di situazioni, per il quale vengono introdotti in una sorta di universo parallelo. L’oggetto delle due pellicole, a ben vedere, è l’allucinazione paranoide che si accompagna alla malattia mentale. All’interno della quale gli autori (e gli interpreti) conducono, mano nella mano, uno spettatore inconsapevole che, invece, è convinto di assistere a ben altro. Poiché la vera capacità di descrivere il delirio è di farlo sperimentare per ciò che dissimula di essere, presentandosi invece come una visione iniziatica della realtà, soprattutto quando si nasconde sotto le vestigia di una “critica del potere”. Il soggetto paranoico, d’altro canto, è intimamente convinto di avere raggiunto un livello di conoscenza superiore, il cui fondamento è la consapevolezza, rifiutata dal resto del mondo, di avere colto cosa ci sia per davvero sotto l’apparenza, ossia la congiura che divora menti (e corpi). In tale modo, chi si immedesima nei protagonisti, ovvero nella loro lucida follia, se ne lascia completamente trasportare. Poiché la cifra delle pellicole, e con essa del cospirazionismo nel suo insieme, è quella di comunicare il fatto che il nocciolo dell’esperienza delirante si offre, a chi la vive o la condivide, come una forma di razionalità alternativa. Tanto piú convincente perché svela quella che sarebbe la vera natura della realtà quotidiana, ossia l’essere un insieme di finzioni che si riproducono da sé, sotto il manto delle convenzionalità. Il folle ha sempre detto dei “sani di mente” che sono loro, in realtà, a essere per davvero pazzi. In un processo di ribaltamento del senso dell’esperienza, che si fa poi costrutto moralistico, rabbiosa inclinazione al giudizio inclemente e insindacabile, licenza per il ricorso alla violenza in chiave sia autodistruttiva che prometeica: dalla distruzione di quello che già c’è, corrotto, depravato, infetto, marcio, traviato, nascerà qualcosa di finalmente puro, innocente, incontaminato. L’indugiare sull’aggettivazione non è peraltro casuale, poiché indica il senso di missione totalizzante che si accompagna alla crociata dello spirito che ogni dispositivo anticospirativo porta con se stesso.
Il prototipo di tutta la filiera rimane tuttavia il romanzo di Lewis Carroll (al secolo Charles Lutwidge Dodgson, un matematico di professione, probabilmente affetto da particolari disturbi neurologici che gli causavano allucinazioni e incapacità di percepire l’effettiva forma degli oggetti), Alice nel Paese delle Meraviglie (Alice in Wonderland ), pubblicato piú di un secolo e mezzo fa, per l’esattezza nel 1865. Erroneamente creduto ancora come un testo rivolto essenzialmente all’infanzia, è invece un vero e proprio vademecum della letteratura sospesa tra il nonsenso, il mondo fantasy e i giochi logici. Non a caso, quindi, ha influenzato durevolmente la cultura popolare, trasfondendosi infine nelle arti visive e nella filmografia (tra i tanti possibili richiami, oltre allo stesso Matrix, del 1999, anche Donnie Darko, del 2001; Eyes Wide Shut, del 1999; Resident Evil, del 2002 e la serie tv Lost, tra il 2004 e il 2010). La raffinata costruzione narrativa dei testi dai quali le due pellicole sono direttamente o indirettamente tratte (la letteratura di William Seward Burroughs per Cronenberg; la novella del 1963 Alle otto del mattinoEight O’Clock in the Morning, di Ray Nelson per Carpenter), al pari di altri film che le hanno accompagnate e poi seguite, oltre al rifarsi a una serie di elementi della cultura alternativa tipica degli anni Sessanta (il ricorso alla droga, l’antiautoritarismo, un individualismo anarchico, tutti intesi come risposte al “potere”, raffigurato come una sorta di essenza tanto melliflua quanto onnipervasiva, sostanziata non solo da illegittime istituzioni politiche ma anche da rigidi rapporti gerarchici sul piano sociale, a partire dalla famiglia) si confronta con il tema novecentesco del rapporto tra uomo e macchina per poi transitare, in prossimità del nuovo secolo, alla questione del rapporto tra realtà e fantasia, ossia di come la seconda abbia una sua effettiva sostanza, una concretezza autonoma, e di quanto intervenga nella formazione della prima, ovvero dell’esperienza dei fatti. In altre parole, i film di Cronenberg e Carpenter sono al crocevia tra ciò che residuava come estremo declinante della cultura hippy, nei suoi molteplici cascami legati alla centralità dell’esperienza psichedelica, e il progressivo avvento di un regime economico non piú basato sulla sola sfera meccanica e analogica ma, in misura crescente, sul digitale. In quest’ultimo – lo stiamo misurando su di noi, sempre piú spesso –, l’immaterialità è un elemento fondamentale nella creazione di ricchezza. E non è un caso che tra i maggiori imprenditori del settore, quanto meno nella fase pioneristica (successivamente lo scenario sarebbe mutato completamente), vi fossero quanti erano cresciuti dirimpetto a un clima di informale antiautoritarismo, a partire dalla California, dando origine a un sistema di creazioni e di innovazioni condensato nelle «Garage Companies». La generazione e la prima diffusione dell’informatizzazione a livello domestico, a partire dalle tecnologie e dall’intelligenza dei personal computer, fu peraltro spesso vissuta come una sorta di completamento di un percorso di liberazione e di presa di coscienza individuale. Per l’appunto, l’individualismo è il fuoco di un processo collettivo dove, invece, la politica come sfera comune tende non solo a contrarsi ma a estinguersi. A essa, non a caso, subentrano i fideismi, dove l’incrocio tra incondizionate e incontrovertibili credenze e un enfatico marketing delle idee diventa l’orizzonte di vita quotidiana. Esistono sottili ma ostinati fili di interconnessione, fino a creare una tanto solida quanto insospettabile trama, tra quella cultura pop che è venuta affermandosi come merce di consumo dagli anni Sessanta in poi, alternativismo individualista di chi identifica il baricentro di ogni cambiamento nell’affermazione di se stesso, del suo Ego, e una visione del potere che da critica radicale si fa rifiuto nichilista e poi chiliasmo messianico. Il luogo della vera sintesi sempre piú spesso, in questi ultimi decenni, è divenuto la galassia delle destre radicali. In ciò, l’America ha anticipato tendenze che adesso giungono anche in Europa e, segnatamente, in Italia. Trovando però, nell’una come nell’altra, un terreno reso già fecondo dall’esperienza dei fascismi continentali.
QAnon propone una pseudorivoluzione sensoria e percettiva, dichiarando che il vero campo dell’esistenza non è quello di una qualche dottrina politica strutturata e formalizzata, non è neanche piú quello di una precisa parte politica (partito o gruppo che sia) bensí ciò che divide quanti hanno ricevuto un’illuminazione, partecipando a essa attivamente (precondizione per essere riconosciuti come parte di un “popolo”), da coloro che invece scelgono di continuare a vivere nell’oscurità. Il campo di azione di QAnon, e del nuovo cospirazionismo, è quindi la «visione» (televisiva, informatica), la moderna forma della rivelazione. Si tratta di un messianismo che si autoalimenta, non avendo altri profeti che non siano gli stessi adepti. La cui funzione è essenzialmente una, ossia quella di riprodurre all’infinito un circuito di informazioni (per meglio dire, di particelle informative), che possono essere non solo rigenerate ma soprattutto legate tra di loro, in una concatenazione pressoché senza fine. Spesso senza altra meta che non sia la concatenazione medesima. La qual cosa si incrocia con l’onda lunga, e residuale, delle vecchie e decadenti controculture, espresse proprio negli anni Sessanta, basate sull’alternativismo individualista. QAnon rimanda a questo background, sollecitando inoltre il ricorso alla fantasia, tuttavia incanalata verso un percorso che si presenta come controistituzionale, avendo a oggetto la denuncia e la battaglia contro i «poteri forti», che sarebbero cosí profondi da avere un fondamento satanico. Il tratto antropologico si fa quindi potentissimo, unendo credenze e superstizioni, piú o meno trascorse, all’ipermodernità dei mezzi di comunicazione. Recuperando un tema non nuovo, che attraversa la riflessione filosofica e poi anche politologica del Novecento, con molte ricadute letterarie, e che ora torna al centro dell’azione politica: dall’unione di ferro, fuoco e carne delle battaglie della Prima guerra mondiale celebrata da Ernst Jünger5, passando per Martin Heidegger, fino ad arrivare alle riflessioni sull’intelligenza artificiale dei tempi piú recenti. In ciò, rimane il problema di cercare (senza trovarlo) l’«umano che resta». Anzi, ciò che resta del corpo. Per essere chiari, il campo di riferimento è qualcosa che rimanda a ciò che è stato definito come «cultura della crisi» che attraversò quel lungo lasso di tempo, compreso tra le due guerre mondiali, che aveva al suo centro il 19296. I fascismi furono al medesimo tempo i promotori e i beneficiari di questo brodo di coltura primordiale, dove il ritorno dell’istintualità, agevolato dallo sconvolgimento della Grande Guerra, veniva contrabbandato per cognizione superiore, per un ritorno all’“autentico”, rappresentato dalla liberazione della ferinità e dalla distruzione della ragione. L’indagine sulla connessione tra QAnon, complottismo e neofascismi è quindi necessaria se si ragiona sul piano non della politica come processo razionale ma della sua sostituzione con le fantasie che coniugano dimensioni paranoidi a rivendicazioni di identità, arcaicità dei simbolismi e modernità dei veicoli di trasmissione, fuga da un mondo altrimenti incomprensibile e ricerca di un ristoro dentro un universo autoreferenziato di false rassicurazioni.
Tutto ciò risulta necessario anche per capire non solo quale sia l’orizzonte del nuovo cospirazionismo ma come, nei momenti di crisi della politica partecipativa e di profonda trasformazione degli assetti sociali ed economici, le teorie della cospirazione cop...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Una premessa
  4. Neofascismo in grigio
  5. I. Una cornice di riferimento
  6. II. La colonizzazione nell’età del web. Pregiudizi a suon di meme
  7. III. Il complotto come logica alternativa. QAnon e il complotto del Deep State
  8. IV. Il vecchio e il nuovo. Fascismo di ieri, fascismo di oggi
  9. V. Onda nera, ombra grigia. Un quadro di riferimento tra Italia ed Europa
  10. VI. La trama e l’ordito. Il tessuto ideologico del radicalismo di destra
  11. VII. Cuore nero, camicia grigia. Crisi e mutamento degli spazi del radicalismo
  12. Il libro
  13. L’autore
  14. Copyright