La domanda della sete
eBook - ePub

La domanda della sete

2016-2020

  1. 136 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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La domanda della sete

2016-2020

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«Qualcuno è bravo con i nomi | sa un nome per tutte le cose». Chandra Livia Candiani invece i nomi li confonde, li centrifuga, li riassegna dandogli piú forza. Essere in una stessa poesia cammello, seme di una mela, cane, fiamma e altre cose è rinominare il mondo con un'altra logica. La forte metaforicità di questa poetessa è tutt'uno con la ricerca di fermare in linguaggio il flusso incessante di sensazioni contrastanti ed entità che la attraversano, che ci attraversano. Se nell'atto del camminare dice di essere per metà uccello e per metà albero, non è solo un'analisi precisa della natura umana che tende contemporaneamente a staccarsi da terra e ad ancorarsi ad essa. Non è una semplice iperbole. È la condivisione della natura di uccello e di albero, che stanno dentro quella umana, perché tutte stanno insieme in un'«orchestra del mondo», fatta «di gridi e canti bisbigli e strepiti». Non sempre in perfetta armonia. I versi di Chandra, le sue parole, le sue metafore, vengono da quella partitura.

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Informazioni

Editore
EINAUDI
Anno
2020
ISBN
9788858434628
Argomento
Letteratura
Categoria
Poesia

Testimoni glaciali

Solo il gelo doma il fango.
TAHAR BEN JELLOUN
Credo alle notti.
RAINER MARIA RILKE
Nella vita di tutti i giorni
porto il mio danno
come il piú segreto dei doni
un anello fiero
di non brillare
la pelle ustionata porto
come seta preziosa
filata nel tempo
dal buio operoso,
le mie stelle nere.
Non sperare in nessuno
che non sia sbucciato
fino al nocciolo asciutto
della memoria,
non credere alle lacrime
altrui, alla pietà sconnessa
dal faro dei fatti.
C’è uno sciame
intorno alla spaccatura,
le scintille del mantello
che corre con te,
la chiamano notte.
Bisogna tacere
come fanno i lupi
e le lucciole
come fa il noce
e le tasche
come quatti quatti
zittiti dal batticuore
fanno gli esseri
sotto tiro.
Il respiro è un antro buio
sotterraci la pelle
e improvvisa il frammento
di un ballo,
le armi sono alzate
come rami in un bosco fitto,
passa nel tunnel
e urla solo dopo
anni dopo
di notte.
Appunti per
tutte le promesse:
sognare
per vedere un intervallo
senza dolore,
nel sonno
gli uccelli lavorano
affondano nel petto
colgono lacrime
per foderare un nido
per la paura.
Alzarsi andare correre
sedersi
bere a sorsi piccoli
acqua,
tornare.
Un dolore indelebile
che copre la luce
con le ali
un timbro nero.
Porto il tuo nome
come un affronto,
un collare,
come una casa
senza sbocco
le porte e le finestre
esistono solo
se qualcuno ci vive
dà da mangiare al cane
parte. Vestito di blu.
Fronteggia le distanze.
Il padre aveva una distanza
criminale, un agguato
di sguardi scuciti dalla faccia,
naufraghi.
Il padre era distratto
a tavola per strada
al compleanno,
mancava le nascite
precipitava la morte:
in bicicletta, sulla neve,
alla finestra.
Il padre era lince
fuoco spezzante
macchia versata
sul bianco tavolo.
Niente
che non possa sperperare
ululare tra i denti
come fa la frugalità del vento,
sbriciolare tra le dita
per distrazione.
L’acqua scorre fluisce
secondo le circostanze,
crea un ciclo
e sa ritornare all’origine.
La mia vivezza.
Non ho scelta
c’è fuoco sotto la pelle del ricordo
le squame non sminuiscono il male:
sull’albero della vita
c’è posto per la malvagità.
Voglio stare dentro un paesaggio
e guardarlo piano piano
nei suoi particolari
celestiali e inesperti
con meraviglia meraviglia.
Il glicine fioriva
dalla sua testa e dalle spalle
e una crepa fendeva la terra
inquieta e salata del suo ventre
gli uccelli dicevano che una bambina
tra l’erba.
Aspettando la sera.
Diceva parole ammutinate
margherite fitte e vetri
che colpivano i rami tesi
degli alberi e gemmavano
nuvole e una bambina.
Una bambina apriva la crepa
rientrava. Accendeva la luce.
Mi fa male la realtà
sale in nebbiose volute
fino alla gola
dove forma uno stagno
nascosto nel fitto
e suoni di nostalgia
chiamano forte mamma
in un’altra lingua
geroglifico ignoto
a cui nessuno può rispondere,
sta scritto nei sassi sul fondo
nelle erbe volteggianti, nei disegni
sulla pelle dei pesci, sta
scritto vieni a prendermi, per mano
dimmelo che ho sbagliato tutto,
direzione
orientamento, pianeta.
Non so mai cosa è accaduto.
Qualcuno è bravo con i nomi
sa un nome per tutte le cose
oggetti di casa di scuola
di ufficio di ferrovia
e oggetti interni.
Non so mai cosa è accaduto.
Raccontandolo prende accenni, rincorse
oppure si smarrisce del tutto
o diventa un sogno.
Quel che è accaduto è sfuggito
a una rete del tempo o dello spazio
a una bocca a un braccio
a un fucile a un ramo.
Può accadere di tutto
senza che qualcuno risenta niente.
Il vuoto è riposo senza moto
direzione senza senso di direzione
tutto il possibile è possibile
nel vuoto,
lo sguardo del silenzio.
Il danno d’inverno
non lascia niente di convenzionale
intorno a te
solo trincee
e provvisorie vie di scampo.
Parole pronunciate sotto il ghiaccio
passi slacciati al vento
tragitti tra le arterie e le ossa
nessuna città
nessuna mappatura.
Il danno d’inverno
fa nascere di continuo
di continuo mette al mondo
dà capogiri di gioia
per l’ordinarietà delle cose
il sapone allo stesso posto
della sera prima
la luce del mattino
che accende il lenzuolo
inciampare
restare in piedi
seduti guardarsi le mani invecchiare
la danza della polvere.
Il danno è uno zaino feroce
non sai cosa contiene
non è mai vuoto
trasporti massi lastre di ghiaccio
meccanismi di precisione
all’insaputa di te
che ne conosci solo il peso.
L’inverno ti brucia la pelle
e ti irrigidisce l’espressione
negli specchi degli altri
ti spoglia al gelo
e tutte le ferite vengono alla luce
brillando.
Per andare nel mondo ti misuri
con le migrazioni degli uccelli
quante rotte ci vorranno
nella tempesta di polvere
fino alla biblioteca della memoria
cercare negli archivi
una possibilità di ripetizione.
Inutile aspettare un mezzo di trasporto.
Cedi alla forza grande. Tu danza.
Queste indelebili tracce
che si fanno vive al mattino
nel forno del sangue,
la pelle si segna di fresche bruciature
anima e corpo cosí confusi e gemelli,
fornai della notte, impastano
infarinano lievitano.
Queste invisibili tracce
lineamenti del dentro di sé
zitte, zitte ora
che io respiri libera di me
che anonima mi aggiri
tra le rovine della storia
chiamando a raccolta i nomi
degli altri, chi scampa
è rappezzatore per sempre.
2323__per...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. LA DOMANDA DELLA SETE
  4. Il corpo battello
  5. Testimoni glaciali
  6. La domanda della sete
  7. Chiamati al volo
  8. I nascosti
  9. Gli abitanti della meraviglia
  10. Il libro
  11. L’autrice
  12. Della stessa autrice
  13. Copyright