La spia intoccabile
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La spia intoccabile

Federico Umberto D'Amato e l'Ufficio Affari Riservati

  1. 280 pagine
  2. Italian
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Federico Umberto D'Amato e l'Ufficio Affari Riservati

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Di Federico Umberto D'Amato è stato detto che «sapeva quasi tutto di tutti e quello che non sapeva, tutti pensavano che lo sapesse». Per questo tutti lo temevano. Per i suoi detrattori è stato una sorta di anima nera della Repubblica della quale avrebbe custodito i piú reconditi misteri; per i suoi estimatori, invece, è stato il piú geniale uomo di intelligence che l'Italia abbia mai avuto, maestro nell'arte dello spionaggio e unico esponente dei servizi segreti italiani davvero stimato a livello internazionale. Al vertice del cosiddetto Ufficio Affari Riservati (l'organismo informativo del ministero dell'Interno) tra l'inizio degli anni Sessanta e la metà degli anni Ottanta D'Amato fu detentore di un potere talmente vasto da permettergli di condizionare perfino le scelte politiche dei vari ministri dell'Interno in carica.Chi era Federico Umberto D'Amato? E quale funzione aveva l'Ufficio Affari Riservati (Uar), che diresse per tanti anni? Solo di recente ci si è resi conto di quanto sia stato rilevante il ruolo giocato dall'Uar durante gli anni della guerra fredda in Italia, disponendo finalmente di sufficienti elementi documentali per comprendere come esso sia stato l'organismo responsabile di una delle piú spregiudicate e capillari opere di infiltrazione all'interno di partiti politici, sindacati e movimenti extraparlamentari. Questa documentazione ha dimostrato che per decenni all'Uar aveva fatto capo una sorta di polizia parallela che agiva in modo del tutto autonomo dalle canoniche forze di pubblica sicurezza e che era in grado di gestire e tenere a libro paga centinaia di informatori sparsi in gran parte del territorio italiano. L'Ufficio Affari Riservati, in sostanza, operava come un vero e proprio servizio segreto, pur non essendo giuridicamente riconosciuto come tale. E, pur non avendo alcuna legittimazione giuridica, è di fatto esistito fin dall'immediato dopoguerra senza che il suo operato abbia mai suscitato un particolare interesse da parte della stampa, delle forze d'opposizione e della magistratura. La stessa figura di Federico Umberto D'Amato, d'altronde, è ancora oggi molto poco conosciuta, sebbene egli sia certamente stato il piú importante e influente dirigente dell'Uar, per anni detentore di un potere talmente vasto da permettergli di condizionare perfino le scelte politiche dei vari ministri dell'Interno in carica.

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Informazioni

Editore
EINAUDI
Anno
2021
ISBN
9788858435472
Argomento
Storia

Note

Premessa

1. Documento riprodotto in Archivio storico Senato della Repubblica (da adesso ASSR), Atti Commissione parlamentare d’inchiesta sulla loggia massonica P2, allegati alla Relazione, Doc. XXIII, vol. n. 2 quater/7/XIII, pp. 539-43.
2. Il Servizio di Polizia Stradale, Ferroviaria, Frontiera e Postale (comunemente chiamato polizia di Frontiera) è un servizio e una specialità di polizia consistente nel controllo di chi transita presso un varco di confine nazionale e nella tenuta in sicurezza della relativa frontiera. Si occupa di pattugliare porti e aeroporti, sia in relazione alle persone in arrivo o partenza, sia alla merci.
3. M. Caprara, Spagnuolo accusa: ecco la verità, in «Il Mondo», n. 4, 24 gennaio 1974.
4. Maletti ha riconosciuto di aver incontrato piú volte Gelli, ma ha negato di essersi poi iscritto alla sua loggia massonica, sostenendo di non riuscire a capire perché il suo nome faceva invece parte della lista ritrovata a Castiglion Fibocchi. Cfr. A. Sceresini, N. Palma e M. E. Scandaliato, Piazza Fontana. Noi sapevamo. Golpe e stragi di Stato. Le verità del generale Maletti, Aliberti, Roma 2010, pp. 181-85. Il cosiddetto Reparto D del Sid (che Maletti comandò dal giugno 1971 al settembre 1975) era diviso in due sezioni; la prima si occupava di polizia militare e sicurezza interna, la seconda del controspionaggio militare. Dall’Ufficio D dipendevano tutti i centri di controspionaggio (CS) del Sid sparsi sul territorio italiano, a loro volta coordinati dal cosiddetto Raggruppamento Centri che era situato a Roma in via Nerva.
5. Sulla figura di Fanelli si veda infra, cap. IV, nota 2. Anche in un’audizione davanti alla Commissione P2, D’Amato, per giustificare i suoi contatti con Gelli, sostenne che la ragione erano stati gli attacchi che a cavallo fra 1973 e 1974 ambienti piduisti avevano rivolto all’Ufficio Affari Riservati. «Tengo a precisare, – disse, – che con Gelli ho preso io i contatti, non è stato lui che ha cercato me. In quel periodo [primi anni Settanta] si verificarono una serie di circostanze. Allora e negli anni precedenti il mio ufficio, la mia persona, il ministero dell’Interno e in certi casi il ministro erano stati oggetto di attacchi provenienti da diverse direzioni. Uno dei piú virulenti [...] era stata un’intervista rilasciata dal procuratore generale Carmelo Spagnuolo al settimanale “Il Mondo” [...]. Tale intervista era di grande violenza contro il capo della polizia e contro la Divisione sicurezza interna e informazioni generali». Audizione di D’Amato del 28 ottobre 1982 in ASSR, Atti commissione P2, vol. n. 2 quater/3/XIX, pp. 507-621.
6. La lettera nella sua versione originale è stata rinvenuta dagli studiosi Giuseppe De Lutiis, Pietra Amendola e Gerardo Padulo nell’ambito della loro attività di consulenti per la Procura Repubblica Brescia, rg. 91/97. Si veda al riguardo in quella sede la Relazione di Consulenza tecnica dei consulenti dr.ssa Pietra Amendola, prof. G. De Lutiis, dr. G. Padulo, Posizione massonica dei soggetti emersi nell’indagine della strage di Piazza della Loggia, disposta nel maggio 2000 dai Pm dottor Piantoni e dottor Di Martino, pp. 29-42. Il documento originale era contenuto in Ministero dell’Interno, fascicolo D’Amato, divisione Personale, vol. II, categoria 06086 ed è oggi riprodotto in Casa della Memoria Brescia, fascicolo Digit, faldone G-a-54, pp. 461-66. L’Associazione Casa della Memoria di Brescia è nata nel 2000 per volontà del Comune di Brescia, della Provincia di Brescia e dell’Associazione tra i familiari delle vittime della strage di piazza della Loggia del 28 maggio 1974. L’Associazione non ha scopo di lucro e ha per fine la ricerca scientifica, l’approfondimento culturale, l’acquisizione di documentazione sugli avvenimenti e le vicende relative alla strage di piazza della Loggia e alla «strategia della tensione» in uno spirito di rigorosa analisi storica, al fine di pervenire alla piú completa ricostruzione dei fatti e alla loro interpretazione. L’Associazione si dedica a incrementare la biblioteca e le collezioni di materiale archivistico, costituite da documenti cartacei, audiovisivi e testimonianze orali; ne cura la schedatura per permetterne la consultazione, garantisce l’apertura al pubblico di archivio e biblioteca. Nei suoi archivi sono consultabili in forma digitale tutti gli atti inerenti i procedimenti giudiziari sulla strage di piazza della Loggia.
7. Ascoltato in Commissione Stragi, Rognoni ha confermato la veridicità della lettera, senza tuttavia fare alcun riferimento alle due versioni, né aggiungere altri particolari, visto che, ha sostenuto, all’epoca in cui era ministro dell’Interno, furono rare le volte in cui ebbe modo di parlare con D’Amato. «Certo, – ha detto, – quando [D’Amato] veniva a trovarmi, avendo davanti un personaggio con quella storia, lo interrogavo. Gli chiedevo cosa pensasse, quali fossero le sue considerazioni. Si trattava di conversazioni, dalle quali, peraltro, non mi è mai arrivata una dritta [...]. Per me D’Amato non ha fatto nulla. Se ha fatto qualcosa probabilmente è avvenuto quando era titolare degli Uffici Affari Riservati in cui aveva l’iniziativa e gli spazi di lavoro che quell’incarico gli consentiva». ASSR, documentazione XIII Legislatura, resoconto stenografico della trentanovesima seduta della Commissione Stragi, 22 luglio 1998, audizione On. Virginio Rognoni.
8. «Certamente la lettura di questa lettera, – ha detto Andreotti in Commissione Stragi, – essendo indirizzata al Ministro (fosse stata una sua dichiarazione esterna poteva essere considerata millantato credito ed espressione di vanagloria) risulta essere molto inquietante. Tuttavia, visto che purtroppo questi atti sono decine di migliaia, in questo caso mi trovo a dover affermare che non la conoscevo e che non ho avuto occasione di leggerla. In ogni caso la sua lettura risulta certamente impressionante». ASSR, documentazione XIII Legislatura, resoconto stenografico della diciassettesima seduta della Commissione Stragi, 8 maggio 1997, audizione On. Sen. Giulio Andreotti. Anche Andreotti faceva riferimento alla versione ridotta della lettera, quella presente negli atti della Commissione P2.
9. S. Malatesta e S. Mazzocchi, Nella cucina degli intrighi, in «la Repubblica», 8 luglio 1984.
10. Corte d’assise di Roma, rg. 10/91 contro Di Battista Giuseppe + altri, presidente dr. Sergio Sorichilli, deposizione Federico Umberto D’Amato, 31/1/1993.
11. Per la consultazione del registro delle fonti dell’Uar si veda pp. 2180-90 della Sentenza Ordinanza Mastelloni (da adesso S.O.M.) all’esito dell’istruttoria formale del procedimento rg. 318-87, contro Zvi Zmir e altri, imputato del reato di cui all’art. 422 C.P.P. La Dcpp è il settore della polizia che si occupa di sicurezza interna e della lotta all’eversione politica. Nata nel 1981, essa, come vedremo, può essere considerata la diretta «erede» dell’Uar.
12. Sul ritrovamento di via Appia e l’archivio Russomanno si veda A. Giannuli, L’Armadio della Repubblica, Edizioni l’Unità, Roma 2005, pp. 17-35 e P. Carucci, La documentazione del ministero dell’Interno sequestrata nel deposito di Circonvallazione Appia, in M. Modolo (a cura di), Nuove fonti per la storia d’Italia. Per un bilancio del secolo breve, Archivio Centrale dello Stato, De Luca Editori d’Arte, Roma 2018, pp. 209-11. Come spiega Paola Carucci, la caratteristica principale che faceva dell’Archivio Russomanno una sorta di archivio parallelo era la registrazione di protocollo. Infatti, a differenza del sistema di registrazioni per singolo documento applicato all’archivio generale, nell’archivio Russomanno veniva eseguita un’unica registrazione annuale per il primo documento di un affare che contraddistinguerà il fascicolo, ma senza mai identificare i singoli documenti in esso contenuti che quindi potevano teoricamente essere sottratti anche senza lasciare traccia. Si veda anche G. Cipriani, Lo stato invisibile. Storia dello spionaggio dal dopoguerra a oggi, Sperling & Kupfer, Milano 2002, p. 217 e G. De Lutiis, I servizi segreti in Italia. Dal fascismo all’intelligence del XXI secolo, Sperling & Kupfer, Milano 2010, pp. 406-8.
13. S.O.M., p. 2186, nota n. 23/97 P. Ris., inviata dal G. I. Venezia dr. Carlo Mastelloni al Consiglio Superiore della Magistratura.
14. Per la sentenza definitiva di condanna nei confronti di Fioravanti, Mambro e Ciavardini (che si sono sempre dichiarati innocenti), cfr. Corte di cassazione, Sentenza n. 21 rg. 19840/95, presidente dr. Aldo Vessia, relatore dr. Nicola Marvulli, 23/11/1995. Gilberto Cavallini è stato condannato in primo grado dalla corte d’assise di Bologna il 9 gennaio 2020. Al momento in cui scriviamo non sono ancora state rese note le motivazioni della condanna.
15. Divenuto collaboratore di giustizia, nel corso degli anni Novanta Paolo Bellini (nato a Reggio Emilia nel 1953) si è autoaccusato dell’omicidio del militante di Lotta Continua Alceste Campanile (avvenuto il 12 giugno 1975), nonché di altri omicidi che avrebbe eseguito, a suo dire, per conto della ’ndrangheta. Sulla sua complessa figura si veda G. Vignali, La primula nera. Paolo Bellini, il protagonista occulto di trent’anni di misteri italiani, Aliberti, Roma 2009; A. Beccaria, Dossier Bologna, Paperfirst, Roma 2020, pp. 21-54; G. P. Pelizzaro e G. Paradisi, Paolo Bellini e la strage di Bologna: quali prove?, in «Reggioreport», 6 maggio 2020 e Idd., Un poliziotto, una soffiata e quello strano articolo. Cosí Paolo Bellini entrò nelle indagini sulla strage, in «Reggioreport», 18 maggio 2020.
16. Spesso descritto dalla pubblicistica come la «mente finanziaria» della P2, Umberto Ortolani (1913-2002), già amministratore delegato della Ducati e presidente dell’Agi (Agenzia giornalistica italiana), costruí una fortuna in Sudamerica, dove divenne amministratore della banca Bafisud (Banco Financiero Sudamericano), nonché proprietario di numerose aziende agricole sparse fra Argentina, Brasile e Uruguay. Processato per la sua appartenenza alla P2 con l’accusa di cospirazione contro lo Stato, ne è uscito assolto con formula piena. Sulla sua figura si veda l’ampia intervista di M. De Luca e F. Giustolisi, La mia vita con i potenti, in «L’Espresso», n. 50, 27 dicembre 1983, dove ha riconosciuto di aver aderito alla loggia di Gelli, salvo sostenere di essere poi presto entrato in contrasto col Venerabile.
17. Procura della Repubblica di Bologna presso il Tribunale di Bologna. Gruppo Terro...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Premessa
  4. La spia intoccabile
  5. I. L’ombra dell’Ovra
  6. II. L’ascesa di D’Amato
  7. III. Il grande chef del Viminale
  8. IV. Strategia dell’infiltrazione
  9. V. Nel cuore occulto del Potere
  10. Epilogo
  11. Elenco dei nomi
  12. Note
  13. Il libro
  14. L’autore
  15. Dello stesso autore
  16. Copyright