L'isola dei topi
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L'isola dei topi

  1. 144 pagine
  2. Italian
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L'isola dei topi

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Informazioni sul libro

Le sistoli e le diastoli che fanno pulsare questo libro sono il ricordo e la dimenticanza, che si alternano fin dalla prima poesia in una dialettica che non sembra poter trovare sintesi. C'è una pulsione a ricordare e una a dimenticare. C'è una volontà di tagliare legami e una di rafforzarli, di difenderli dal tempo. In questo percorso, movimentato dalla presenza di animali reali e simbolici - uccelli, gatti, cavalli, insetti -, si attraversano luoghi e persone come intravisti da una porta di casa che non si sa se tenere aperta o chiudere una volta per tutte. La voce che ci conduce vorrebbe essere distaccata, disprezzare la nostalgia, salvo riaccendersi improvvisamente per passioni non sopite (in primis le corse di trotto) o per antiche e moderne idiosincrasie. Ma inquietanti immagini di topi (l'ennesimo, definitivo animale del libro) si insinuano parossisticamente tra i versi dell'ultima sezione. Nemici spietati o solo messaggeri di qualcosa che non si riesce ad avvertire compiutamente, l'oscura minaccia dei topi porta il ritmo delle poesie alla fibrillazione. L'elegante controllo delle ambivalenze si sgretola lasciando spazio a un profondo disagio, ma anche, simmetricamente, a un estremo attaccamento al mondo interiore ed esterno.

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Informazioni

Editore
EINAUDI
Anno
2021
ISBN
9788858436288
Argomento
Letteratura
Categoria
Poesia

Brindisi e dediche

In morte di Ezio Raimondi

Bologna, 18 marzo 2014
Bel tipo il cinquantenne che a sorpresa
è abbronzato in dicembre
Lo riconosco dal berretto e dalla posa
dinoccolata e sola
quasi all’imbocco della Montagnola
dove per vendere lamette, mi racconta,
un certo Biavati dava lezioni di retorica
cantava l’amore della scuola
Oggi piove addosso ogni cosa
come goccia noiosa
o come i coriandoli di laurea
a nasconderti le ossa
e non c’è, non c’è piú California
che ti avvolga di carta meraviglia
o che possa
impacchettarti e via
l’impermeabile tirato sulla bocca
quando il mondo è deserto
domenica all’incrocio di via Irnerio
dove rincasi ricordando la scioltezza
di ogni fisico smilzo
metti Ridolini o Keaton
al principio della nuova procedura
Sapersi destinati come tutti
a una distanza senza misura

Epifania

per mia madre Luciana e mio padre Gilberto
Tu, proprio tu che mi scandisci dritto
Gilberto! nell’orecchio sinistro
con quel misto di apprensione e di fastidio
destinato da sempre al tuo uomo
e molto piú di rado anche a me stesso
Tu che vuoi togliermi dal poco,
stentato sonno del rovente pomeriggio
e costringermi a un salto in corridoio
per metterti meglio a fuoco
in una luce di passato
le scarpe a mezzo tacco
il prendisole arancio
E per guardare cosa fa Gilberto
magari un po’ distratto
dall’appartamento dove abito adesso
cosí diverso dal nostro di quel tempo
tanto piú povero e piú sciatto
Gilberto detto Gil,
lontano un passo
dall’addio con tanto
di bacio e travolgente abbraccio
che mai e poi mai avresti sopportato
Invece, nessun profilo,
ombra di persona
senza dar segno la gatta curiosa
che sia filtrato un alito
un tremito di vento
dalla fessura che ferisce il buio
scacco matto del sole al pavimento

Homo sapiens

Verità per Giulio Regeni
Adesso inonderà anche il mondo
e poi gli darà fuoco
l’egiziano dell’autolavaggio
tanto esagitato da lasciarci
avambraccio e mano
per distrazione o voglia di naufragio
mentre lo guardo intanto
che atterro su Versailles, nel parco
a bordo del mio
cavallo alato
E dopo?
Dopo, la gatta è una freccia in corridoio
e tu profondamente addormentata
quando il dolore allo stomaco è colata
d’acciaio fuso in petto,
il fiato viene meno
e col fiato l’argine piú basso
delle parole alla base del cervello,
luce di stelle morte
molto tempo prima del processo
molecolare che ha portato all’Homo sapiens,
senza poi contare
il tuo nome inciso sullo schermo
appena a un millimetro da questo
pozzo di buio
mentre fa capolino dal balcone
un uomo ancora senza voce, ritmo, colore
che vorrebbe trascinarmi nel suo Nilo
sul filo di corrente gremito
di teste mozze
e alligatori in agguato
Quando invece sto lí, resisto
e mi entusiasmo del dettaglio
figurina fuori album
e quando tu semplicemente chiedi l’ora
con la nonchalance dovuta
alla nostra lunga storia Femmina-Maschio
tu moltissima ratio, normalità composta
come una pace tarda di gennaio,
io col mio intarsio quotidiano
di microeventi nel paese minimo
solo perché cosí è meglio
è fiore di fuochi d’artificio

Ogni tanto

a Stefano Colangelo
A Bologna c’è ogni tanto
una luce che sa di mare
che contiene il mare
e non è questione di Romagna o non Romagna
ma dello specchio multicolor che rifrange
un’ipotesi salvifica dell’anima
e insomma fra case e strade
irradia il respiro delle ondate
Io ci vedo ogni tanto guizzare
le scaglie d’argento delle orate
e la scritta POISSON
in un neon a vibrazione acida
gialli e carminii
come il continente sotto traccia
che ci abita
mentre fluttuano gigli marini
nello sguardo vegetale
di una donna in eterno lontana
e anche l’aria
ha consistenza acquatica
Cosí il suddito absburgico che sono
è pervaso da un odore di catrame
e d’angoscia liminare
sognando ogni nave che riparte
dal suo paese senza porto
Piú lontani, dall’altra
parte del mare
il vociare di una spiaggia
e un bambino ricoperto di sabbia
dal mento alla radice dei capelli
immerso nel profumo stagnante
dell’olio solare di sua madre

L’avversario

a Paolo Verri
Nell’economia della tua partita
quanto costa la corsa
verso la pallina
smorzata sul rovescio?
Certo, ci arrivi, la ribatti
ma non spingi abbastanza e la tua
controparabola si spegne
una spanna prima della rete
Solo un quindici, in fondo, un
piccolo quindici perduto
in un game qualunque di risposta
ma in quell’inutile scatto
l’intera partita se n’è andata
e da molto tempo
piú nessuno gioca
nei campi attorno
Per un tuo ace
si raccoglie in preghiera
buona parte del mondo
ma il secondo servizio nasce fiacco
passa appena il nastro
e rimbalzando alto
è facile preda dell’attacco
sulla riga di fondo
In un sorriso indecifrabile
fiero e spaesato nel tendere la mano
è già lí l’avversario
la racchetta sotto braccio
a metà campo

Su una foto di Ghirri

a Daniele Benati
Sei sicuro che una fonte canti
e che il fiume fuggendo
senza piú fiato fra gli alberi
pensi come noi di arrendersi
agli argini tremanti, ai soprassalti
delle lanche in amore
mentre ci aspetta, immobile, una foce?
Domande non da poco
senza risposte
a due passi dalle porte
che improvvise chiedono ragione
di perché e come
passiamo altrove
con questa spinta cosí forte
da tagliarci il fiato
quando nemmeno ancora immaginiamo
noi stessi
nella forma della morte

Un’ipotesi di volo

per gli 80 anni di Gregorio Scalise
Gregorio, si occupa qualcuno
oggi del nostro volo?
Chi possiede le chiavi
e chi entra per primo
nell’antro dove pres...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. L’ISOLA DEI TOPI
  4. Alberi e bestie
  5. Case
  6. Milieu
  7. Avvistamenti
  8. Brindisi e dediche
  9. Was war. (Ciò che è stato)
  10. Canalchiaro
  11. Il libro
  12. L’autore
  13. Copyright