L'ora dei gentiluomini
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L'ora dei gentiluomini

  1. 384 pagine
  2. Italian
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L'ora dei gentiluomini

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Informazioni sul libro

Boone Daniels vive per il surf. I surfisti di San Diego sono la sua vera famiglia. Una comunità che però rischia di andare in pezzi quando uno di loro viene ucciso e Boone accetta di difendere l'unico sospetto. È rabbia vera, quella che l'ex poliziotto si ritrova ad affrontare da parte di coloro che considerava dei fratelli. In piú, via via che la sua indagine lo costringe a immergersi nelle torbide acque della società di San Diego, inquinate da avidità e corruzione, Boone capisce che in ballo non c'è soltanto un caso di omicidio. E che, per la prima volta, sarà davvero da solo ad affrontare le onde, onde sempre piú forti, pronte a spazzare via tutto ciò che conosce e ama, e la sua stessa vita.« L'ora dei gentiluomini è una nuova, sensazionale immersione nei bassifondi di San Diego».
James Ellroy

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Informazioni

Editore
EINAUDI
Anno
2021
ISBN
9788858436172

1.

Kansas.
Vedi anche «piú piatto del».
Come l’oceano questa mattina d’agosto a Pacific Beach, San Diego, California.
Detta il Kansas.
Mentre la Pattuglia dell’Alba cede il passo all’Ora dei Gentiluomini.

2.

Terra, aria, fuoco e acqua.
I quattro elementi, giusto?
Lasciamo stare l’aria per un attimo. La diamo quasi sempre per scontata, eccetto a Los Angeles. E il fuoco non c’entra, almeno per ora.
Restano terra e acqua.
Hanno in comune piú di quanto pensiate.
Per esempio, entrambe possono sembrare statiche in superficie, ma sotto succede sempre qualcosa. Come l’acqua, la terra è sempre in movimento. Magari non si vede, non si sente, ma il movimento c’è. Sotto i nostri piedi, le placche tettoniche si spostano, le faglie si allargano, i terremoti si preparano a farci ballare il rock and roll.
Quindi, il suolo su cui ci troviamo, il cosiddetto «terreno solido», avete presente?
Si muove sotto di noi.
Ci porta a fare un giro.
Diciamolo: che ne siamo consapevoli oppure no, tutti stiamo sempre facendo surf.

3.

Boone Daniels è steso a pancia in su sulla sua tavola, come fosse un materassino gonfiabile in piscina.
È mezzo addormentato. Il sole che scalda i suoi occhi chiusi sta già facendo evaporare la foschia mattutina, benché sia ancora relativamente presto. Boone è fuori come al solito con la Pattuglia dell’Alba: Dave the Love God, High Tide, Johnny Banzai, Hang Twelve, anche se non ci sono onde degne di questo nome e nulla da fare, eccetto parlare. L’unica che manca all’appello è Sunny Day, che si trova a Oz, impegnata nel Women’s Professional Surfing Tour e nella realizzazione di un video per Quiksilver.
È uno di quei giorni noiosi e torpidi di fine estate, quando Pacific Beach è invasa dai turisti, quando i locali hanno recitato tutte le variazioni possibili di «Ci vediamo a settembre», e persino l’oceano non riesce a trovare l’energia necessaria per produrre un’onda.
– Kansas, – si lamenta Hang Twelve.
Il suo soprannome viene dal fatto che ha dodici dita dei piedi (fortunatamente, sei per ciascun piede). È il membro piú giovane della Pattuglia dell’Alba, un cucciolo sperduto che Boone ha preso sotto la sua ala protettrice da quando aveva tredici anni. Bianco come un convegno del Comitato nazionale repubblicano, Hang sfoggia dreadlock in stile rasta e un pizzetto beat molto rétro, e nonostante tutti gli acidi che si sono fatti i suoi genitori, o forse proprio per quel motivo, con un computer è una specie di idiot savant.
– Ci sei mai stato, in Kansas? – chiede Johnny Banzai, un po’ irritato. Dubita che Hang sia mai stato a est dell’Interstatale 5.
– No, – risponde lui. Non è mai stato a est dell’Interstatale 5.
– Allora come fai a dirlo? – insiste Johnny, ormai in modalità interrogatorio. – Per quanto ne sai, il Kansas potrebbe essere pieno di catene montuose. Tipo le Alpi.
– So che non ci sono onde da surf, – ribatte Hang Twelve, testardo. È quasi certo che non ci sia l’oceano, in Kansas, a meno che non si tratti dell’Atlantico. Nel qual caso, le onde da surf comunque non ci sono. Forse.
– Non ci sono nemmeno a San Dog, – interviene Boone. – Non oggi, almeno.
Dave, steso a pancia sotto, alza la testa dalla tavola e vomita in acqua. Di nuovo. Boone e Dave si conoscono dalle elementari, quindi Boone lo ha visto molte volte rovinato dopo una sbronza, ma non cosí.
La notte scorsa era il «Martedí del Mai Tai», al Sundowner.
– Sopravvivrai? – gli chiede Boone.
– Senza entusiasmo, – risponde Dave.
– Se vuoi ti uccido io, – si offre High Tide, appoggiando il testone su uno dei suoi grossi pugni. High Tide vuol dire «alta marea» e l’origine del soprannome è ovvia: appena questo samoano di centosettanta chili entra nell’oceano, il livello dell’acqua sale. Quando esce, l’acqua scende. Semplice fisica elementare. – Cosí almeno avrei qualcosa da fare.
Johnny, detective della Omicidi presso il dipartimento di polizia di San Diego, considera con serietà l’idea di sopprimere Dave. È rilassante concentrare la mente su un omicidio che non avverrà, in contrasto con i tre omicidi fin troppo reali di cui si sta occupando ora, tra cui uno a cui non vuole nemmeno pensare. È stata un’estate calda e agitata a San Diego. Molte vite sono state spente. Una guerra violenta tra narcotrafficanti, per il controllo del cartello della Baja California, è uscita dal confine messicano per riversarsi a San Diego, e stanno saltando fuori cadaveri dappertutto.
– Annegarlo sarebbe la cosa piú semplice, – suggerisce Boone.
– Impossibile, – dice Tide. – È un bagnino di salvataggio.
Dave the Love God è davvero un bagnino, appena un po’ piú famoso per le vite che ha salvato che per le donne che si è trombato, durante la sua crociata personale per promuovere l’industria turistica a San Diego. In quel momento, tuttavia, è steso a faccia in giú sulla sua tavola, gemente.
– Stai scherzando? – chiede Boone. – Guardalo.
– Annegarlo è un’ironia troppo banale, – dice Johnny. – Voglio dire, il bagnino leggendario celebrato dai giornali annega con la calma piatta? No, non mi piace.
– Hai con te la pistola? – chiede Tide.
– In acqua?
– Se fossi un vero amico, – interviene Dave con un gemito, – torneresti in macchina a prendere la pistola e mi spareresti.
– Hai presente tutte le scartoffie che mi tocca riempire ogni volta che sparo un colpo? – chiede Johnny.
– Che diavolo ci mettono nel Mai Tai? – si chiede Boone a voce alta. Anche lui è stato al Martedí del Mai Tai, visto che il suo posto di lavoro si trova accanto al Sundowner e che ufficiosamente fa da buttafuori per il locale. Ma dopo averne bevuti solo un paio era tornato in ufficio, sopra il Pacific Surf Shop, per controllare se ci fossero e-mail da Sunny o magari offerte di lavoro. Zero su entrambi i fronti. Sunny aveva troppo da fare, mentre gli investigatori privati ne avevano troppo poco.
Boone non sente la mancanza di un’occupazione, ma sente quella di Sunny. Anche se sono «ex» da molto tempo, sono ancora buoni amici, e gli manca la sua presenza.
Tacciono tutti per un secondo, sentendo un’onda montare alle loro spalle. Aspettano, avvertono lo spostamento dell’acqua, ma l’onda abbandona la lotta, come uno che non ce la fa ad alzarsi per andare al lavoro e alla fine decide di darsi malato.
Piú tardi.
– Possiamo tornare all’uccisione di Dave? – chiede Tide.
– Sí, per favore, – conviene Dave.
Boone lascia la conversazione.
Letteralmente.
Stanco di chiacchiere marginali, rotola via dalla tavola e si lascia affondare. È una bella sensazione. Boone probabilmente è piú a suo agio in acqua che sulla terraferma. Era un surfista già nella pancia della madre, l’oceano è la sua chiesa e fa la comunione ogni giorno. Lavora giusto quel tanto da riuscire a finanziare (a malapena) le sue abitudini surfistiche, e il suo ufficio è a un solo isolato dalla spiaggia. Casa sua è ancora piú vicina: vive in un cottage costruito su un molo, quindi l’odore, il rumore e il ritmo dell’oceano sono delle costanti, nella sua vita.
Ora trattiene il fiato e osserva attraverso l’acqua il cielo estivo azzurro e il sole giallo, distorti dalla rifrazione. Sente l’oceano pulsare intorno a lui. Ascolta i suoni smorzati dell’acqua che scorre sul fondo, circa tre metri piú in basso, e contempla lo stato della propria esistenza.
Non ha né un lavoro serio, né molti soldi (va bene, niente soldi), né una relazione seria.
Lui e Sunny si erano già lasciati prima che lei avesse il suo colpo di fortuna e partisse per il tour da professionista, e anche se ora c’è la storia con Petra, chissà come andrà. Sempre che vada da qualche parte. Si «vedono» senza impegno dalla primavera, ma non hanno ancora scopato, e Boone non è sicuro di volerlo fare. Ha la sensazione che Petra Hall non sia il tipo da adattarsi al ruolo di «amica speciale». Se andassero a letto insieme, lui si troverebbe impegnato all’istante in una relazione seria.
Cosa che non è sicuro di volere.
Una relazione con Petra Hall, detta Pete, è un’onda potente, non una cosa con cui scherzare. Pete è molto bella, intelligente, simpatica e ha un cuore da leone, ma è anche un’avvocato in carriera, ama litigare, è molto ambiziosa e non fa surf.
Un po’ troppa roba, verso la fine di quello che è stato un anno difficile.
Un anno in cui c’è stato il caso di Tammy Roddick, che ha portato Petra nella sua vita, ma anche la scoperta di un grosso giro di prostituzione infantile, che per poco non è costata la vita a Boone. C’è stato Dave che h...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. L’ora di gentiluomini
  4. 1.
  5. 2.
  6. 3.
  7. 4.
  8. 5.
  9. 6.
  10. 7.
  11. 8.
  12. 9.
  13. 10.
  14. 11.
  15. 12.
  16. 13.
  17. 14.
  18. 15.
  19. 16.
  20. 17.
  21. 18.
  22. 19.
  23. 20.
  24. 21.
  25. 22.
  26. 23.
  27. 24.
  28. 25.
  29. 26.
  30. 27.
  31. 28.
  32. 29.
  33. 30.
  34. 31.
  35. 32.
  36. 33.
  37. 34.
  38. 35.
  39. 36.
  40. 37.
  41. 38.
  42. 39.
  43. 40.
  44. 41.
  45. 42.
  46. 43.
  47. 44.
  48. 45.
  49. 46.
  50. 47.
  51. 48.
  52. 49.
  53. 50.
  54. 51.
  55. 52.
  56. 53.
  57. 54.
  58. 55.
  59. 56.
  60. 57.
  61. 58.
  62. 59.
  63. 60.
  64. 61.
  65. 62.
  66. 63.
  67. 64.
  68. 65.
  69. 66.
  70. 67.
  71. 68.
  72. 69.
  73. 70.
  74. 71.
  75. 72.
  76. 73.
  77. 74.
  78. 75.
  79. 76.
  80. 77.
  81. 78.
  82. 79.
  83. 80.
  84. 81.
  85. 82.
  86. 83.
  87. 84.
  88. 85.
  89. 86.
  90. 87.
  91. 88.
  92. 89.
  93. 90.
  94. 91.
  95. 92.
  96. 93.
  97. 94.
  98. 95.
  99. 96.
  100. 97.
  101. 98.
  102. 99.
  103. 100.
  104. 101.
  105. 102.
  106. 103.
  107. 104.
  108. 105.
  109. 106.
  110. 107.
  111. 108.
  112. 109.
  113. 110.
  114. 111.
  115. 112.
  116. 113.
  117. 114.
  118. 115.
  119. 116.
  120. 117.
  121. 118.
  122. 119.
  123. 120.
  124. 121.
  125. 122.
  126. 123.
  127. 124.
  128. 125.
  129. 126.
  130. 127.
  131. 128.
  132. 129.
  133. 130.
  134. 131.
  135. 132.
  136. 133.
  137. 134.
  138. 135.
  139. 136.
  140. 137.
  141. 138.
  142. 139.
  143. 140.
  144. 141.
  145. 142.
  146. 143.
  147. 144.
  148. 145.
  149. 146.
  150. 147.
  151. 148.
  152. 149.
  153. 150.
  154. 151.
  155. 152.
  156. 153.
  157. 154.
  158. 155.
  159. 156.
  160. 157.
  161. 158.
  162. 159.
  163. 160.
  164. 161.
  165. 162.
  166. 163.
  167. 164.
  168. 165.
  169. 166.
  170. 167.
  171. 168.
  172. 169.
  173. 170.
  174. 171.
  175. Il libro
  176. L’autore
  177. Dello stesso autore
  178. Copyright