La spiaggia
eBook - ePub

La spiaggia

  1. 384 pagine
  2. Italian
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Informazioni sul libro

Per la nuova stagione del suo podcast, Rachel Krall decide di seguire da vicino un controverso processo in una cittadina di provincia nel North Carolina. Nella stessa località, venticinque anni prima, una ragazza era annegata in circostanze mai accertate. Due drammatici fatti di cronaca che si intrecciano nelle indagini di una delle giornaliste radiofoniche piú celebri del Paese, in un romanzo che mescola magistralmente legal thriller e thriller psicologico.

Dopo il successo delle prime puntate del suo podcast - che in un caso hanno portato alla scarcerazione di un innocente - Rachel Krall è diventata l'ultima speranza per migliaia di persone in cerca di giustizia. Per la terza stagione sceglie di assistere a un processo per stupro nella piccola città di Neapolis: un adolescente locale, un campione di nuoto con il sogno delle Olimpiadi, è accusato di aver violentato la nipote del capo della polizia. Appena Rachel inizia a indagare, però, qualcuno comincia a inviarle delle lettere anonime con una richiesta d'aiuto: parecchi anni prima, sempre a Neapolis, Jenny Stills era morta per annegamento, ma i messaggi insistono sul fatto che sia stata uccisa. Attratta da quel mistero irrisolto e scabroso, Rachel si lascia coinvolgere. Scandito da capitoli che ricalcano gli episodi di un podcast, La spiaggia è un libro dal ritmo incessante e propulsivo, che si chiede, pagina dopo pagina: riuscirà una città di provincia a rimediare agli orribili torti del suo passato?

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Informazioni

Editore
EINAUDI
Anno
2021
ISBN
9788858436851

Rachel

Quando si immerse nella nera caligine che ammantava la costa, sentí il pontile lamentarsi sotto il duplice assalto del vento e delle maree notturne.
Raggiunse il punto estremo della passerella, guardò verso il mare aperto ma non vide nulla. Acqua e cielo sembravano fusi in un unico abisso tenebroso. Aggrappata alla balaustra, lasciò che i venti gelidi dell’Atlantico le sferzassero il viso e assaporò la propria solitudine di fronte agli elementi.
Il chiarore di uno spicchio di luna appena emerso da sotto una nube le diede modo di guardarsi intorno: fu allora che capí di non essere sola. Una figura in un angolo la stava osservando.
Dunque Hannah era piú bassa di lei; una testa di corti capelli scuri, due occhi luminosi. Portava un lungo cardigan di lana nera, jeans grigi e stivali neri con il tacco alto. Incerta sull’accoglienza che avrebbe ricevuto, aspettava con aria impacciata che fosse Rachel a farsi avanti.
Allora lei si accostò senza dire nulla. Quando furono vicine, aprí le braccia e la strinse in un abbraccio caloroso.
– Mi dispiace moltissimo per tutto quello che hai passato, – disse, la voce ispessita da una tristezza che non era piú riuscita a scrollarsi di dosso dopo l’ultima lettera di Hannah.
– Grazie infinite per essere venuta, – replicò lei. – Avevo paura di dover fare tutto da sola.
Rimasero lí appoggiate alla balaustra a farsi schiaffeggiare dal vento, gli sguardi rivolti verso la spiaggia in attesa dell’assassino di Jenny.
– Magari non è lui, – mormorò Rachel qualche minuto piú tardi, scossa da un brivido. Un’onda si infranse contro le vecchie travi e le inzuppò le scarpe e i pantaloni. Richiuse la lampo del giubbotto impermeabile e sollevò il cappuccio per riparare dal vento la sua chioma color rame.
Hannah si strinse nelle spalle. – Tra poco lo sapremo. Se verrà, avremo la prova che è stato lui. Solo un uomo che si sente colpevole si avventurerebbe fin qui stanotte. Aspettiamo ancora un poco.
– Che cosa speri di ottenere da lui? E da me? – le chiese Rachel.
– Voglio che confessi. E voglio che tu assista alla sua confessione. Potrebbe essere l’unica prova in mano nostra –. Poi, dopo una breve esitazione: – Se temi che sia troppo pericoloso, vai pure. Rimango da sola. Ho aspettato una vita: qualche minuto non fa differenza.
– No, resto qui, – disse Rachel. – Sarò la tua testimone. Non dovrà essere soltanto la tua parola contro la sua –. Incrociò le braccia sul petto per scaldarsi un po’ e diresse nuovamente lo sguardo verso la terraferma. Nella tenebra notturna, il paesaggio costiero che aveva imparato a conoscere era una vasta landa di impenetrabile nerezza.
Qualche minuto piú tardi, due globi luminosi in movimento apparvero lungo la strada costiera, poi rallentarono e svoltarono verso il parcheggio della spiaggia. L’auto si era fermata e puntava gli abbaglianti in direzione del pontile. La persona alla guida le stava cercando. Poi le luci si spensero e tutto tornò buio.
Le due donne non potevano vederlo, ma sapevano che si stava avvicinando anche se l’urlo del vento copriva il rumore dei suoi passi. Rachel arretrò verso l’angolo estremo del pontile per fargli credere che Hannah fosse sola.
Fu solo allora, quando si fu avvicinato abbastanza da essere riconoscibile, che Rachel sentí una morsa di gelo alla bocca dello stomaco. No, non poteva essere lui. Era senza dubbio un tragico errore.
– Ho avuto il suo biglietto. Sono venuto a dirle che mi dispiace, – disse l’uomo a Hannah. – E a chiederle di non rivangare il passato.
Non si era ancora accorto della presenza di Rachel, che vestita di scuro e col cappuccio alzato era del tutto invisibile nella foschia densa della notte. Lei rimase in silenzio, e senza farsi notare attivò il registratore vocale del telefono.
– Com’è riuscito a vivere con sé stesso per tanti anni, dopo quello che ha fatto? – chiese Hannah.
– A quei tempi ero un’altra persona. Un ragazzino corrotto dalla droga e dall’alcol, che odiava il mondo intero. Mi vergogno terribilmente di quel che ho fatto; provo soltanto odio per la persona che ero. Ora non sono piú lo stesso. Non c’è stato giorno che non abbia sofferto per quanto è accaduto.
– Lei ha violentato e assassinato mia sorella, – mormorò Hannah.
– Cosa le fa pensare che l’abbia uccisa io?
– So che è stato lei. Perché l’ha fatto?
– Non volevo ucciderla, – ammise infine l’uomo, la voce soffocata dal rimorso. – È successo e basta. L’abbiamo lasciata sulla spiaggia e abbiamo caricato Bobby sul pick-up per portarlo in ospedale. Poi mi è venuto il panico e ho detto a Lucas, il mio amico, di fermarsi poco piú avanti. Mi ero reso conto che lei era la prova vivente di quel che avevamo fatto, e che saremmo finiti tutti in prigione per colpa sua. Per la violenza o per la morte di Bobby, se non ce l’avesse fatta. Oppure per entrambe le cose. Lei era quella che mio padre avrebbe definito «una cosa lasciata a metà». Cosí l’ho presa e l’ho portata sul pontile. Esattamente là, – disse, alzando il viso contratto dal dolore per indicare un punto al centro della passerella. – L’ho buttata in mare e sono tornato dai miei amici sul furgone.
– Le avevi già fatto tanto male, – singhiozzò Hannah, – perché hai dovuto ucciderla? Perché me l’hai portata via?
– Mi dispiace, – mormorò lui. – Mi dispiace per tutto.
– Se davvero ti dispiace, va’ alla polizia e racconta quel che hai fatto.
L’uomo si massaggiò la faccia sconvolta. Poi, con lentezza, come se stesse lottando contro i suoi peggiori istinti, estrasse una pistola che teneva infilata alla cintura. La puntò su Hannah con mano ferma.
– Io non confesso un bel niente, – disse con voce altrettanto ferma. – Perché non lasci in pace il passato?
– Perché è ora che la verità venga a galla. È ora che tutti sappiano che Jenny non è annegata. Che è stata violentata da un branco di balordi e uccisa qui, da te e dai tuoi amici.
L’uomo tolse la sicura alla pistola. – Non ci sono prove che sia stato io. Nessuna prova, zero. Ha fatto le cose per bene.
Chi ha fatto le cose per bene? – domandò Rachel, uscendo dall’ombra.
Abbassò il cappuccio della giacca per farsi riconoscere, ma la voce era stata piú che sufficiente.
Dan Moore impallidí. Si voltò sconcertato verso Hannah, agitando qua e là la pistola.
– Mi avevi giurato che saremmo stati solo noi due, – disse.
– Già, e tu ti sei portato una pistola, – replicò lei.
– Farò tutto il necessario per proteggere la mia famiglia. Se Kelly sapesse quel che è successo allora, ne sarebbe annientata. Insomma, ero un ragazzino! Non capite che sono cambiato? Erano tempi bui per me: mio padre era un uomo feroce, non avevo conosciuto altro fuorché la violenza. Solo dopo la morte di Jenny mi sono reso conto che stavo diventando come lui. Da allora in avanti ho sempre cercato di farmi perdonare.
Rachel si avvicinò di un passo. – Hannah ha passato tanti anni a chiedersi che cos’è accaduto quella notte. Raccontaglielo, e forse accetterà di non denunciarti: vivrà la sua vita e ti lascerà vivere la tua. Non è questo che vuoi?
Incapace di decidere la sua prossima mossa, Dan si passò una mano tra i capelli radi. Poi sospirò e si liberò del suo peso in un torrente di parole.
– Ho buttato in mare Jenny, poi sono tornato al furgone. Intanto Bobby era svenuto per il dolore e gli altri due si erano scolati quel che restava del liquore. Non erano in condizioni di guidare, perciò mi sono messo al volante e sono tornato in paese passando per le strade secondarie. Dopo un po’ ci siamo messi a discutere a proposito di Bobby: io volevo portarlo all’ospedale, gli altri due volevano ammazzarlo. Insomma, abbiamo litigato, ho perso il controllo del furgone e siamo finiti contro un albero. A quel punto non sapevo piú che fare. I miei amici erano morti, o poco ci mancava. Sono andato via a piedi e ho chiamato mio padre da un telefono pubblico piú avanti. È arrivato in due minuti, ha messo Bobby al posto di guida e ha dato fuoco al furgone. Non c’era altro modo per giustificare le ustioni. Poi siamo tornati a casa e nel garage mi ha quasi ammazzato di botte: mi ha rotto un braccio, e alla fine ha detto che se qualcuno mi avesse chiesto dov’ero stato quella sera dovevo rispondere che avevamo guardato una partita di baseball, io e lui insieme –. Dan Moore rise amaramente. – Mio padre era il mio alibi, capite? E non c’è alibi migliore del capo della polizia in persona.
– Non tutto andò come previsto, però, – fece notare Rachel. – Bobby riuscí in qualche modo a scendere dal pick-up.
– Forse Bobby è rinvenuto prima che le fiamme raggiungessero la cabina e il furgone saltasse in aria. Si è allontanato, poi è caduto in un fosso. Qualcuno avrà visto la fiammata e chiamato il nove uno uno, cosí i poliziotti sono arrivati e l’hanno portato in ospedale. La sua vita è rimasta appesa a un filo per giorni e giorni: credevamo che alla fine sarebbe morto. Invece se l’è cavata, ma non si ricordava piú niente di quella sera. Quando l’hanno incriminato per guida in stato di ebbrezza e omicidio colposo, si è dichiarato colpevole ed è finito in galera.
– E i ragazzi morti nell’incidente? – chiese Rachel.
– Erano loro i capibanda: l’idea era stata loro. Aaron e Lucas, si chiamavano. Era tanto che si erano fatti delle idee su Jenny. Io e Bobby eravamo piú giovani. Ci siamo messi in combutta con quei due per ragioni diverse: io per sfuggire alle botte di mio padre, e Bobby… be’, lui aveva bisogno di riconoscersi in qualcosa. Non potete immaginare quanto mi sia pentito. A volte, – aggiunse con voce rotta, – mi dico che la disgrazia capitata a mia figlia è una punizione per quel che ho fatto a Jenny.
– Se sei pentito metti giú la pistola, – disse Rachel.
– Fosse per me non mi importerebbe; ma non posso permettere che questa storia venga fuori, – replicò lui, gli occhi stretti come due fessure. Puntò l’arma al centro del petto di Rachel, poi tornò a dirigerla verso Hannah, come se non sapesse decidersi a chi sparare per prima. – Kelly non deve saperlo. Se scoprisse che una volta suo padre era un mostro morirebbe.
– Sei ancora un mostro, – obiettò Rachel. – Guardati: saresti pronto a uccidere me e Hannah per nascondere i tuoi crimini. Be’, allora sappi che ho registrato tutto ciò che hai detto, e che il file audio viene automaticamente salvato in cloud. Se anche dovessi morire, sta’ pure certo che l’audio arriverebbe al mio produttore. Eliminarci servirebbe solo a peggiorare la tua situazione.
A quel punto Dan impose a Rachel di consegnargli il cellulare. Lei glielo lanciò da lontano; lui lo prese al volo e cominciò ad armeggiare. Qualche istante dopo, poiché non riusciva a capire se la faccenda della registrazione fosse vera o soltanto un bluff, buttò il telefono in mare con un gesto rabbioso.
– Scavalcate il parapetto, – ordinò.
Rachel obbedí, seguita da Hannah. Ora entrambe avevano davanti a sé l’abisso dell’oceano. Le onde gli lambivano i piedi, gli schizzi gli inzuppavano i vestiti. Rachel non si sentiva piú le braccia per lo sforzo di aggrapparsi ogni volta che il pontile, colpito da un’onda violenta, si scuoteva e vibrava.
Non era vero che la confessione di Dan era stata salvata in cloud: il salvataggio automatico non era attivato. E anche se lo fosse stato, l’urlo del vento e il fragore delle onde avrebbero disturbato la registrazione fino a renderla inascoltabile.
Rachel e Hannah rimasero ferme sullo stretto cornicione al di là del parapetto, le facce rivolte all’oceano, le braccia anchilosate, tremanti di freddo. Passarono svariati minuti prima che Rachel, voltandosi, scorgesse i fari di un’auto in movimento lungo la strada: solo allora capí che Dan Moore se l’era data a gambe e le aveva lasciate lí.
– È andato via, – mormorò. Poiché Hannah non rispondeva, si girò verso di lei ma non la vide. Era in acqua, già quasi inghiottita dalle onde.
Rachel si tuffò e annaspò alla cieca finché non riuscí ad afferrarla per un braccio. Facendo il possibile per tenerle la testa fuori dall’acqua, si guardò intorno e capí che erano troppo lontane dal pontile. Risalire era impossibile: bisognava nuotare fino a riva.
Il peso dei suoi abiti bagnati e di quelli di Hannah la trascinava giú. Provò con tutte le sue forze a mettere Hannah in orizzontale perché galleggiasse meglio, ma non c’era verso. Quel lungo cardigan inzuppato d’acqua la tirava verso il fondo. Glielo strappò dalle spalle, tirò e tirò fino a sfilarglielo. Poi cominciò a trainare Hannah verso la spiaggia.
– Stai qui con me, – la tranquillizzò. – Andrà tutto bene, vedrai. Te lo prometto.
Rachel aveva gli occhi irritati dall’acqua salata e i muscoli indolenziti per lo sforzo di tenersi a galla e portare in salvo Hannah. Esaurite le forze, si abbandonò al suo fianco sulla spuma delle onde finché i suoi piedi non urtarono la sabbia. Avanzò strisciando pian piano, finché non si ritrovarono entrambe sdraiate sulla battigia.
Rachel respirava a fatica, con il cuore che batteva a mille. Hannah aveva gli occhi aperti, ma era scossa da brividi violenti.
Gli arrivò da lontano un urlo di sirene. Aumentò di volume, poi cessò di colpo. Qualche istante piú tardi Rachel vide delle sagome scure correre verso di loro, poi fasci di luce che spazzavano la piaggia. – Siamo qui! – gridò, agitando debolmente un braccio.
Accasciata su una poltrona, Rachel si era appisolata guardando Hannah che dormiva tranquilla nel letto dell’ospedale. La sua nott...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. La spiaggia
  4. Hannah
  5. Rachel
  6. Rachel
  7. Colpevoli o innocenti?
  8. Rachel
  9. Hannah
  10. Colpevoli o innocenti?
  11. Rachel
  12. Hannah
  13. Colpevoli o innocenti?
  14. Rachel
  15. Colpevoli o innocenti?
  16. Rachel
  17. Rachel
  18. Rachel
  19. Rachel
  20. Hannah
  21. Rachel
  22. Hannah
  23. Rachel
  24. Colpevoli o innocenti?
  25. Rachel
  26. Rachel
  27. Colpevoli o innocenti?
  28. Rachel
  29. Hannah
  30. Rachel
  31. Hannah
  32. Rachel
  33. Colpevoli o innocenti?
  34. Rachel
  35. Rachel
  36. Hannah
  37. Rachel
  38. Rachel
  39. Rachel
  40. Colpevoli o innocenti?
  41. Rachel
  42. Rachel
  43. Colpevoli o innocenti?
  44. Rachel
  45. Hannah
  46. Rachel
  47. Colpevoli o innocenti?
  48. Rachel
  49. Hannah
  50. Rachel
  51. Rachel
  52. Rachel
  53. Colpevoli o innocenti?
  54. Hannah
  55. Rachel
  56. Colpevoli o innocenti?
  57. Rachel
  58. Il libro
  59. L’autrice
  60. Copyright