- 160 pagine
- Italian
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Informazioni sul libro
Un'autobiografia anomala, una sorta di mosaico in cui Benjamin condensa le esperienze e la topografia della propria infanzia, ridando anima ai sogni, facendo rivivere le ore e i luoghi di magia, e al contempo gli angosciosi presentimenti di un bambino ebreo nella Berlino dell'epoca. Benjamin scava nell'infanzia, negli strati nascosti, perduti della vita per riattivare quella "promessa di felicità" che è patrimonio di ogni essere umano, senza tuttavia dimenticare che questa possibile felicità è perennemente esposta ai venti della storia. Un testo che ha svelato Benjamin come grande scrittore, oltre che pensatore e intellettuale. Infanzia berlinese consiste di miniature che evocano singole strade, persone, oggetti, intérieurs. Non c'è dubbio che chi si accinge a scrivere cose di questo tipo è, come Proust, di cui Benjamin fu traduttore, alla ricerca del tempo perduto. Ma il tema di Proust e quello di Benjamin sono davvero lo stesso? Le loro ricerche del tempo perduto perseguono il medesimo obiettivo? Proust cerca il passato per sfuggire al tempo, e ciò significa soprattutto: al futuro, ai suoi pericoli, alle sue minacce, la cui minaccia estrema è la morte. Benjamin, al contrario, nel passato cerca il proprio futuro. I luoghi a cui lo riconduce il suo rammemorare hanno quasi tutti «i tratti dell'avvenire». E non è casuale che il suo ricordo colga una figura dell'infanzia «nel ruolo del veggente che predice il futuro». Proust presta attenzione al risuonare del passato, Benjamin a ciò che anticipa un futuro che, nel frattempo, è diventato a sua volta passato. A differenza di Proust, Benjamin non vuole liberarsi della temporalità, non vuole osservare le cose nella loro essenza astorica ma aspira all'esperienza e alla conoscenza storica. Dal saggio di Peter Szondi
Domande frequenti
Informazioni
Speranza nel passato. Su Walter Benjamin
di Peter Szondi
Non sapersi orientare in una città non significa molto. Ci vuole invece una certa pratica per smarrirsi in essa come ci si smarrisce in una foresta. I nomi delle strade devono parlare all’errabondo come lo scricchiolio dei rami secchi, e le viuzze del centro gli devono scandire senza incertezze, come in montagna un avvallamento, le ore del giorno. Quest’arte l’ho appresa tardi; essa ha esaudito il sogno, le cui prime tracce furono i labirinti sulle carte assorbenti dei miei quaderni. No, non le prime, poiché le precedette quell’altro che a esse è sopravvissuto. La via verso questo labirinto, cui non è mancata la sua Arianna, passava sul ponte Bendler, il cui dolce arco fu per me il primo pendio collinare. Non lontano da lí era la meta: Federico Guglielmo e la regina Luisa. Emergevano dalle aiuole su tondi piedestalli e parevano ammaliati dalle magiche curve che un corso d’acqua disegnava davanti a loro nella sabbia. Piú che ai regnanti, però, rivolgevo la mia attenzione ai piedestalli, perché le scene che vi erano rappresentate, pur non essendo chiari i riferimenti, erano piú vicine. Che questo labirinto avesse una sua importanza, l’ho avvertito da sempre in quell’ampio e insignificante spiazzo che per nulla lasciava presagire come qui, solo a pochi passi dalla fila delle carrozze e delle vetture di piazza, dormisse la parte piú misteriosa del parco. Ne ebbi molto presto un segno. In quel punto, infatti, o non lontano, deve aver avuto la sua dimora quell’Arianna alla cui presenza per la prima volta, e per non dimenticarlo mai piú, avvertii ciò di cui solo piú tardi appresi il nome: l’amore.
Una vera e propria rottura della forma stabile e autoctona del romanzo […] fu intrapresa da due mezzi-francesi, il mezzo-ebreo Marcel Proust e André Gide, cresciuto nel piú cupo calvinismo. […] In Proust le personalità vengono sbriciolate in singoli lineamenti contraddittori […]. Chi non ha provato commozione non potrà muovere le passioni altrui. Le cento figure restano schemi che egli silenziosamente dissangua (nel corso dei tredici volumi a cui si sono estesi i tre inizialmente progettati) nel monologo neuropatico À la Recherche du temps perdu. Uomini effemminati, signore dai modi maschili circondati da un vortice di chiacchiere pedanti e di estenuate similitudini e fatti oggetto di una iperintelligente interpretazione talmudistica. Già la stessa aria viziata della camera da degenza semibuia che è stata per quindici anni l’incubatrice di questo cagionevole e maligno pedante i cui soli interessi erano quelli di penetrare negli ambiti sociali a lui preclusi, la curiosità che lo induce all’osservazione microscopica dei problemi della pubertà e della palude degli scellerati turbamenti sessuali che Proust ha in comune con molti romanzieri europei di origine ebraica […] tutto ciò dovrebbe allontanare un lettore di oggi che non sia un neurologo9.
Ma, per tornare a me, pensavo in termini piú modesti al mio libro, e troppo inesatto sarebbe il dire, pensando a coloro che lo avrebbero letto, anche ai miei lettori. Invero, questi, come ho dimostrato, non sarebbero stati «miei lettori», ma i lettori di se stessi, essendo il mio libro qualcosa di simile a quelle lenti d’ingrandimento che l’ottico di Combray porgeva al cliente; il mio libro, grazie al quale avrei fornito loro il mezzo di leggere in loro stessi»10.
Indice dei contenuti
- Copertina
- Infanzia berlinese
- Infanzia berlinese intorno al millenovecento. [Ultima redazione (1938)]
- Premessa
- Logge
- Kaiserpanorama
- Colonna della Vittoria
- Telefono
- A caccia di farfalle
- Tiergarten
- In ritardo
- Libri per ragazzi
- Mattini d’inverno
- Steglitzer Straße angolo Genthiner Straße
- Due immagini enigmatiche
- Mercato coperto
- La febbre
- La lontra
- Isola dei pavoni e Glienicke
- Un annuncio di morte
- Blumeshof 12
- Serata d’inverno
- Krumme Straße
- Il calzino
- La Comarehlen
- Nascondigli
- Uno spettro
- Un angelo di Natale
- Disgrazie e delitti
- I colori
- Il cestino da lavoro
- La luna
- Due fanfare
- L’omino con la gobba
- Frammenti da altre redazioni
- Postfazione di Theodor W. Adorno
- Nota al testo di Rolf Tiedemann
- Speranza nel passato. Su Walter Benjamin di Peter Szondi
- Il libro
- L’autore
- Dello stesso autore
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