Tensioni globali
eBook - ePub

Tensioni globali

Una storia politica del mondo 1945-2020

  1. 272 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Tensioni globali

Una storia politica del mondo 1945-2020

Dettagli del libro
Anteprima del libro
Indice dei contenuti
Citazioni

Informazioni sul libro

L'epoca compresa tra la fine della seconda guerra mondiale e oggi è indubbiamente una delle piú complesse e difficili da interpretare della storia politica del mondo. Dalla guerra fredda alla guerra di Corea, dalla rivoluzione cinese alla spartizione dell'India, dai conflitti in Medio Oriente al Vietnam, dalle tragedie delle dittature latino-americane al crollo del blocco orientale, dalle guerre del Golfo all'intervento americano in Afghanistan, dalla faticosa nascita dell'Unione europea alle recenti crisi finanziarie e migratorie, il mondo globalizzato ha vissuto e continua a vivere in un costante stato di tensione e incertezza, sempre sul punto di degenerare in qualcosa di irreparabile. Questo libro, autorevole, equilibrato, ed esente da facili semplificazioni, offre al lettore i punti di riferimento fondamentali per la comprensione degli ultimi settantacinque anni di storia globale, tenendo conto delle molteplici prospettive di un mondo sempre piú interdipendente ed evidenziando interazioni finora poco esplorate.

Domande frequenti

È semplicissimo: basta accedere alla sezione Account nelle Impostazioni e cliccare su "Annulla abbonamento". Dopo la cancellazione, l'abbonamento rimarrà attivo per il periodo rimanente già pagato. Per maggiori informazioni, clicca qui
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui
Entrambi i piani ti danno accesso illimitato alla libreria e a tutte le funzionalità di Perlego. Le uniche differenze sono il prezzo e il periodo di abbonamento: con il piano annuale risparmierai circa il 30% rispetto a 12 rate con quello mensile.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì, puoi accedere a Tensioni globali di Wilfried Loth in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Storia e Storia mondiale. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Editore
EINAUDI
Anno
2021
ISBN
9788858419526
Argomento
Storia
Capitolo secondo

Una guerra fredda globale

In Europa, la lettura della decolonizzazione secondo gli schemi della guerra fredda favorí il consolidamento dei blocchi. Le istituzioni create nel 1949 avevano inizialmente un carattere provvisorio. Il Patto Atlantico non rappresentava né per l’amministrazione Truman né per l’opinione pubblica americana un impegno per una duratura presenza in Europa delle truppe americane; si contava invece sul loro rientro in patria alla fine del periodo d’occupazione in Germania e in Austria. La Costituzione della Repubblica federale tedesca era espressamente concepita solo nei termini di una «legge fondamentale» che avrebbe dovuto garantire «un nuovo ordinamento» della vita statuale in Germania «per un periodo transitorio»1. La Repubblica democratica non era per Stalin che un primo passo – non certo spontaneo – sulla via di una «Germania pacifica e democratica»2. Nel suo telegramma di augurio al governo del nuovo stato non si faceva alcun cenno al socialismo in Germania.
Naturalmente, questi fattori inizialmente provvisori tendevano a consolidarsi. Ma proprio quando la spartizione dell’Europa minacciava di diventare una realtà stabile, molti incominciarono a opporvisi. Intorno alla formazione dei blocchi in Europa si sviluppò un violento conflitto i cui esiti divennero chiari solo alla metà degli anni cinquanta.

1. La Nato e la Comunità europea di difesa.

Agli occhi degli americani, il successo del primo test nucleare sovietico (29 agosto 1949) determinò un cambiamento di prospettiva. Fino a quel momento l’amministrazione Truman aveva confidato in un duraturo monopolio nucleare statunitense e, di conseguenza, aveva ritenuto necessario mantenere solo un limitato livello di armamenti convenzionali. I piani militari nell’eventualità di un attacco sovietico contro l’Europa occidentale (ritenuto altamente improbabile) prevedevano una ritirata strategica delle truppe americane sulla costa atlantica seguita da una massiccia offensiva aerea. Ma ormai non si poteva piú fare affidamento sulla superiorità nucleare, mentre la vittoria comunista in Cina ammoniva che non era piú sufficiente il contenimento attraverso i soli strumenti economici, come era avvenuto con il piano Marshall. Il memorandum NSC-68 del National Security Council (7 aprile 1950), opera sostanzialmente del segretario di Stato Dean Acheson e del capo dello staff di pianificazione politica Paul Nitze, chiedeva di spezzare la «volontà di dominio mondiale» comunista attraverso il conseguimento della superiorità militare. Si sarebbe quindi dovuta creare una solida organizzazione militare di difesa e le spese per la difesa sarebbero dovute aumentare di quattro o cinque volte3.
La creazione di una efficace organizzazione di difesa occidentale implicava ovviamente il dispiegamento di truppe tedesche. Ai fini della sicurezza dell’Occidente, la Repubblica federale tedesca era il territorio piú esposto; non si poteva perciò né lasciarla indifesa né rinunciare al suo contributo. Ma poiché anche solo l’idea di armare nuovamente chi aveva scatenato la guerra appena conclusa faceva nascere grandi timori, si esitava a portare avanti questa parte del programma. I sostenitori del riarmo della Repubblica federale tornarono sulla questione solo quando l’attacco della Corea del Nord alla Corea del Sud rese plausibile lo scenario di un attacco dei comunisti della DDR alla RFT. Il 29 agosto 1950 il cancelliere Konrad Adenauer offrí da parte della Germania federale il contributo «di un contingente tedesco nell’eventualità della costituzione di un esercito internazionale dell’Europa occidentale»4; due settimane piú tardi Acheson pretese dai governi inglese e francese non solo l’aumento delle loro spese militari ma anche l’assenso all’inquadramento di truppe tedesche nella misura di circa dieci divisioni. Solo a queste condizioni il governo americano si dichiarava disposto a rafforzare il suo impegno militare in Europa e ad assumere il comando dello Stato Maggiore congiunto della Nato.
Il governo francese oppose a questo ricatto la proposta di una comunità europea di difesa. Se non si poteva prescindere dalle truppe tedesche, queste dovevano essere sottoposte non al controllo del governo tedesco ma della comunità europea occidentale. Come spiegò il primo ministro René Pleven, la Francia voleva istituire un esercito europeo, sottoposto a un ministro della difesa europeo e che integrasse contingenti nazionali costituiti «da unità le piú piccole possibile»5. Non sarebbe quindi esistito uno Stato Maggiore tedesco; d’altra parte gli eserciti europei esistenti avrebbero preso parte alla nuova organizzazione solo nella misura in cui ciò fosse stato necessario alla difesa dell’Europa. La difesa degli interessi europei nelle ex colonie sarebbe rimasta comunque prerogativa dei singoli stati.
Tale discriminazione nei confronti dei tedeschi all’interno di una comunità di difesa occidentale non era ovviamente accettabile. Adenauer la rifiutò risolutamente. Per il cancelliere, la disponibilità di truppe tedesche doveva servire a spezzare le catene della condizione di potenza occupata che le nazioni vincitrici occidentali avevano imposto al giovane stato tedesco-occidentale. Ma anche i governi di Washington e di Londra ritennero assurda la proposta francese: inaccettabile politicamente e del tutto insensata militarmente. Di fronte al rischio di un ritiro delle truppe americane dalla Germania per inviarle in Corea, il governo francese acconsentí in linea di principio a integrare i contingenti tedeschi nella struttura della Nato (6 dicembre 1950); ma le modalità del loro contributo alla difesa europea non erano ancora chiare. Tuttavia, il 18 e il 19 dicembre, il North Atlantic Council (NAC) a Bruxelles decise la costituzione di una forza militare congiunta della Nato, a capo della quale fu designato il generale Dwight D. Eisenhower, il leggendario comandante in capo delle forze armate alleate nella seconda guerra mondiale.
Un accordo sulle modalità del contributo della Germania occidentale alla Nato fu raggiunto solo dopo interminabili trattative. Intorno alla metà del 1951, Acheson si convinse che la Francia non lo avrebbe accettato se non integrato a livello europeo. Per contro, il ministro degli Esteri francese, Robert Schuman, dovette accettare che nell’esercito europeo fossero concessi ai tedeschi gli stessi diritti degli altri membri. Negli accordi per la Comunità europea di difesa (CED), sottoscritti il 27 maggio 1952 dai rappresentanti di Francia, Repubblica federale, Italia, Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo, si stabilí che ogni decisione doveva essere presa all’unanimità da un consiglio dei ministri. Le truppe dovevano essere integrate a livello di divisione, e la Repubblica federale avrebbe avuto il suo ministero della Difesa. Essa non fu integrata, per lo meno inizialmente, nella Nato, ma al governo federale fu concesso il diritto di chiedere riunioni congiunte del Consiglio dei ministri della CED e del NAC. Il trattato firmato il 26 maggio 1952 tra il governo federale e le potenze occidentali occupanti prevedeva, tra le altre cose, la fine dello status di paese occupato. Le potenze vincitrici occidentali si riservarono tuttavia tutti i diritti che riguardavano la «Germania unita» e vietarono alla Repubblica federale la produzione di armamenti strategici a tempo indefinito.
La guerra di Corea e la disponibilità europea a scendere a compromessi nell’interesse della propria sicurezza contribuirono a superare gli ostacoli parlamentari che si opponevano all’ambizioso piano di riarmo rappresentato dal memorandum NSC-68. Il Congresso statunitense accettò non solo il potenziamento delle proprie truppe in Europa (da due a sei divisioni) e nuovi aiuti militari per gli alleati europei, ma anche lo sviluppo della bomba all’idrogeno (sperimentata per la prima volta con successo nel novembre 1952) e l’aumento delle forze armate americane da 1,5 a 3,5 milioni di effettivi. Il bilancio della Difesa salí dai 13 miliardi di dollari del 1950 a oltre 50 miliardi nel 1953, la percentuale delle spese per la Difesa dal 5 per cento del prodotto interno lordo al 13 per cento. Gli Stati Uniti diventarono a questo punto anche sul piano militare la potenza leader dell’alleanza occidentale.

2. Le offerte sovietiche.

Stalin reagí alla decisione occidentale di potenziamento militare e di riarmo della Repubblica federale con un proprio piano di riarmo. Finché le truppe americane erano impegnate nella guerra di Corea egli non riteneva probabile un attacco occidentale alle posizioni sovietiche in Europa, ma era fermamente convinto che fosse possibile in futuro. In un incontro per la pianificazione avvenuto a Mosca nella seconda settimana di gennaio del 1951, i capi del Partito e i ministri della Difesa delle democrazie popolari dell’Europa orientale furono quindi obbligati a sottoscrivere un piano di riarmo coordinato che, alla fine del 1953, avrebbe portato gli effettivi a tre milioni di uomini. Fu anche accelerato lo sviluppo della bomba all’idrogeno sovietica, che fu testata per la prima volta nell’agosto 1953, dieci mesi dopo lo scoppio della bomba americana.
Allo stesso tempo, Stalin intensificò i tentativi di riprendere i negoziati per un trattato di pace con la Germania, che avrebbero per lo meno allontanato il pericolo che il potenziale militare tedesco fosse integrato nell’arsenale occidentale. Nel novembre 1950 il governo sovietico chiese la convocazione di una nuova conferenza dei ministri degli Esteri delle potenze alleate; e nel febbraio 1951 incominciò a elaborare il progetto di un trattato di pace che avrebbe dovuto essere presentato alla conferenza. Ma Acheson si rifiutò di avviare qualunque trattativa sulla questione tedesca finché non fosse stata presa una decisione sulla dislocazione delle truppe tedesche. In risposta, Mosca decise di rendere pubbliche le «linee fondamentali» del progetto di trattato di pace. In questo modo «sia i parlamenti sia i governi» della Germania occidentale e delle nazioni occidentali «avrebbero subito la pressione popolare»6, che le avrebbe costrette alla fine a sottoscrivere il trattato. Il 10 marzo 1952 il Cremlino pubblicò le note inviate ai governi occidentali, nelle quali si prevedeva per i tedeschi la fine del regime di occupazione e il ritiro di tutte le truppe di occupazione, a prezzo tuttavia del divieto di partecipare a qualunque alleanza ostile a una delle potenze vincitrici7.
Ma il tentativo di mobilitare l’opinione pubblica tedesco-occidentale e internazionale a favore della neutralità della Germania cadde miseramente nel nulla. Nelle note di risposta, le nazioni occidentali pretesero libere elezioni in tutta la Germania senza nessun obbligo di neutralità. In tutta risposta Stalin incluse anche la Germania orientale nei suoi programmi di riarmo; Ulbricht fu autorizzato a procedere alla «rapida costruzione del socialismo». Dopo la morte del dittatore (5 marzo 1953) i suoi successori riproposero i progetti per un trattato di pace. Lavrentij Berija affermò – piú risolutamente di Stalin – che la Germania unita sarebbe stata «una repubblica democratico-borghese»8, e impose al capo della Sed di interrompere la via verso il socialismo nella DDR. Nella direzione politica della Sed incominciò allora una discussione che portò alla proposta di esautorare Ulbricht (24 giugno 1953).
La prospettiva di raggiungere un effettivo accordo per un trattato di pace con la Germania era a tal punto concreta che Winston Churchill, di nuovo primo ministro dal 1951, riteneva che dopo la morte di Stalin fosse giunto il momento di un’intesa con l’Unione Sovietica. L’11 maggio 1953, in un discorso alla Camera dei Comuni, chiese l’immediata convocazione di una conferenza al vertice, nella quale si sarebbero dovute fornire all’Unione Sovietica ferree garanzie che né la Germania né le nazioni occidentali l’avrebbero attaccata; tra queste, la creazione di «una Germania riunificata e neutrale», come disse al suo collaboratore Pierson Dixon9.

3. Il 17 giugno 1953.

Due eventi sbarreranno la strada a un accordo sulla questione tedesca che spezzasse la tendenza alla costruzione dei blocchi. Prima, l’evidente contrasto tra l’annuncio di un «nuovo» corso nella DDR, che doveva portare alla riunificazione tedesca, e l’insistenza sull’inasprimento delle norme sul lavoro provocò una protesta dei lavoratori di Berlino Est (16 giugno 1953) e, il giorno seguente, una sollevazione in tutta la DDR. Berija decretò lo stato d’emergenza e i carri armati sovietici mossero contro gli insorti. La repressione della rivolta contro il governo della Sed costò 51 morti, un numero sufficiente a sollevare lo sdegno unanime dell’opinione pubblica occidentale e a costringere sulla difensiva i sostenitori di una Germania neutrale. A metà luglio, all’unanimità, fu accolta dalle potenze occidentali la proposta di Adenauer di condizionare d’ora in avanti la convocazione di una conferenza a quattro alla richiesta di libere elezioni in tutta la Germania e della piena libertà d’azione di un governo della Germania unificata. Non si parlò piú delle garanzie che Churchill voleva offrire.
Poco dopo, il 26 luglio, Berija fu arrestato e sei mesi dopo giustiziato. Ma i suoi rivali nel Presidium del Soviet supremo, che volevano evitare di essere esautorati, non seguirono una politica sostanzialmente diversa sulla questione tedesca e sulla distensione con le potenze occidentali. Avevano però le idee molto meno chiare del compagno appena liquidato e agivano di conseguenza in modo molto meno flessibile e coerente. All’inizio di luglio il ministro degli Esteri Molotov impedí che Ulbricht fosse rovesciato: il 18 luglio gli avversari del segretario del Partito persero la maggioranza nell’ufficio politico della Sed e il 26 il Comitato centrale decise la loro espulsione. La linea direttiva del partito fu riorientata alla «costruzione del socialismo».
Il 15 agosto 1953, il governo sovietico presentò nuovamente il progetto (già presentato sotto Berija) di un governo provvisorio unificato tedesco e di indire libere elezioni per un’assemblea nazionale costituente, ma senza piú far cenno al contemporaneo ritiro delle truppe d’occupazione. Al contrario, il governo dei due stati avrebbe dovuto rimanere in carica fino all’entrata in vigore di una Costituzione della Germania unita. Questo però suonava come una sorta di garanzia nel caso in cui le elezioni avessero dato un risultato contrario alle aspettative sovietiche, e la proposta perse gran parte della sua attrattiva. Quando, dopo un lungo confronto diplomatico, ebbe luogo la Conferenza dei ministri degli Esteri delle quattro potenze (Berlino, 25 gennaio 1954), Molotov si mostrò piú flessibile: fino all’entrata in vigore del trattato di pace, in Germania avrebbero dovuto rimanere solo piccoli contingenti di truppe d’occupazione, con «compiti di controllo».
Questa concessione non fu tuttavia sufficiente a creare un vero sostegno all’idea di una Germania neutrale. La proposta di Churchill di fornire all’Unione Sovietica garanzie sulla sua sicurezza fu messa in minoranza. Alla Conferenza di Berlino i rappresentanti delle potenze occidentali chiesero invece l’istituzione di una commissione di controllo sulle elezioni con potere di decidere a maggioranza e la concessione al futuro governo della Germania unita di allearsi «a scopi pacifici» con altri stati. L’obiettivo era di salvare gli accordi per la Comunità europea di difesa dopo la riunificazione e di incorporare la DDR sotto la sua giurisdizione. Nessuno si stupí che Molotov non accettasse. Nei fatti, la tattica negoziale occidentale mirava al fallimento della Conferenza e ad aprire finalmente la strada alla ratifica del trattato di difesa europeo.
Il progetto di Molotov di un accordo per la sicurezza complessiva dell’Europa non trovò invece consensi da parte occidentale. Esso prevedeva che fino alla riunificazione i due stati tedeschi fossero coinvolti alla pari. Gli Stati Uniti avrebbero invece avuto solo il ruolo di osservatori e la Cina sarebbe diventato membro permanente delle Nazioni Unite. Tutto questo per i governi occidentali era inaccettabile, e a nulla serví la garanzia offerta da Molotov che la ratifica di questo patto per la sicurezza non avrebbe implicato lo scioglimento della Nato. La conferenza terminò il 18 febbraio 1954 senza nessun progresso sulla questione tedesca. A fine marzo, il governo sovietico presentò un ulteriore memorandum in cui proponeva che gli Stati Uniti partecipassero a pieno titolo a un unico sistema di sicurezza europeo e che anche l’Unione Sovietica entrasse a far parte della Nato, ma neanche questo riuscí a scuotere la determinazione dell’Occidente di integrare la RFT nel sistema delle alleanze occidentali.

4. Il fallimento della Comunità europea di difesa.

Le proposte e le iniziative del governo sovietico ebbero alla fine un unico effetto: quello di portare al fallimento il progetto della Comunità europea di difesa. In particolare, la diffusione del progetto di sicurezza paneuropeo suscitò in Francia tali aspettative riguardo alla distensione tra Est e Ovest – che avrebbe consentito di sottrarsi all’infausta combinazione del riarmo tedesco e della rinuncia alla sovranità – da rendere controproducenti le pressioni del governo americano per la ratifica del trattato di difesa europeo. Fu quindi impossibile trovare una maggioranza parlamentare a sostegno del trattato. Dato il rapido succedersi dei governi a Parigi, la ratifica fu continuamente rimandata, mentre gli alleati furono tempestati di richieste di integrazioni che avrebbero dovuto facilitare l’approvazione da...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Elenco delle illustrazioni
  4. Tensioni globali
  5. Introduzione
  6. I. Gli sconvolgimenti dell’epoca postbellica
  7. II. Una guerra fredda globale
  8. III. Nuovi attori nella politica mondiale
  9. IV. Un nuovo ordine mondiale
  10. V. Tempi di incertezza
  11. Bibliografia scelta
  12. Elenco dei nomi, dei luoghi e delle cose notevoli
  13. Il libro
  14. L’autore
  15. Copyright