Il mondo sia lodato
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Il mondo sia lodato

  1. 74 pagine
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Il mondo sia lodato

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Soltanto un poeta poteva compiere oggi l'azzardo di una lode del mondo, basata sull'immaginazione e sulla sensibilità. Tornando alla forma già sperimentata del poemetto, Franco Marcoaldi sviluppa un flusso verbale dal ritmo incalzante che orchestra i temi della vita quotidiana e dello spirito in un rimando continuo dall'universo naturale al mondo storico, dall'autobiografia alla letteratura in una libera e viva scorribanda nei territori del pensiero analogico. All'apparenza Il mondo sia lodato è una preghiera laica di intonazione francescana sulla bellezza e la meraviglia del creato. In realtà Marcoaldi loda il mondo nonostante gli infiniti turbamenti in cui incorre chi lo abita, e proprio quel nonostante è l'anima nascosta del libro. Nel suo procedere, il poemetto attraversa l'amarezza delle cose umane nella loro vicissitudine di violenza, malattia, depressione, morte, ma incontra anche il demone erotico, e con esso il sogno, la fantasia, e i libri e le figure del passato che illuminano il presente. Se l'invocazione di lode resiste come un mantra è per lo sforzo generoso di una pietas consapevole e di un'attenzione costante alle pieghe infinite e alle corrispondenze sotterranee dell'esistenza. Cosí il poemetto che loda il mondo si fa mondo, e convoca in coro altre voci, altri poeti, altri pensatori, in una ridda di rimandi e citazioni che immancabilmente si accordano nell'antifona ricorrente: «Mondo, ti devo lodare». Espressione ultima ed estrema di umiltà e gratitudine nei confronti della vita.

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Informazioni

Editore
EINAUDI
Anno
2015
ISBN
9788858420317
Argomento
Letteratura
Categoria
Poesia

XI.

dove stanno acquattati i nostri
morti? in quali angusti anfratti
della mente, in quali sconfinati
spazi aperti? in quali tremolanti
porti? Il loro passo è lento e
fiero – atletico amorevole
severo. Non bussano alla porta
delle case, loro, non vanno mai
di fretta. Di rado compaiono
nei sogni, appena un cenno;
buttano l’amo, avanzano un quesito
… e abbandonano la scena. Nostra
e soltanto nostra resta la pena
per quell’incontro troppo fugace.
Perché lo so,
o venerato Mondo,
che senza il conforto
sagace dei miei morti
mai ti potrei lodare
per quell’illogica bontà stupida
e cieca, istintiva, ricorrente,
che inonda quanto è vivo
– un cervo agonizzante accudito
da un fratello casuale, il ramo
scorticato che un passante
fascia perché aderisca
meglio al tronco.
Sono quelle schegge di bontà
senza ritorno, piccole crepe
nel grande mare dell’indifferenza,
spicciole figure d’immortalità
figlie di debolezza, granelli
di sabbia che si librano
nel vento a inceppare
il meccanismo feroce
e onnipresente del maligno.
A loro, ai morti, chiedo
di offrirmi qualche appiglio.
Lo chiedo a un padre che ho
frainteso, malgrado fossi figlio
suo in tutto: bocca e naso,
sbalzi d’umore, daimon d’amore,
scatti d’ira, frivola leggerezza
e una gravezza incupita e repentina.
Lui conosceva a menadito
insetti e piante e stelle,
l’avessi temuto un po’ di meno
e apprezzato un po’ di piú
oggi dalla gioia non starei
nella mia pelle, perché è proprio
nei prodigi di natura, a me
per buona parte ignoti,
che intravvedo
la possibilità di colmare
i miei piú dolorosi vuoti.
Chiedo tardivo aiuto
a un fratello che ho perso
troppo presto e non ho
amato a sufficienza.
Tra noi, la vicinanza dell’infanzia
si era crepata nell’età oscura
dell’adolescenza – e a lungo
un’ideologica arroganza mi impedí
di accogliere la sua fragilità
sfacciata ed esibita, il gusto
teatrale di volersi conquistare
a tutti i costi un’altra vita.
Lo vedo ancora avvolto
nella sua elegantissima
vestaglia, combattere con ironico
eroismo l’ultima, disperatissima
battaglia.
E mi domando:
che ho fatto io delle basse
scatole di legno utilizzate
da mio padre
per infilzare insetti? del coraggio
sfrontato di un fratello,
catodico ecce homo, che difese
innanzi al mondo i malati
come lui considerati alla stregua
di appestati postmoderni,
di paria, di reietti?
Poco, ne ho fatto. E oggi
mi restano solo delle povere
parole per provare a restaurare
affreschi di esperienza stinti ormai
per troppa pioggia e troppo sole.
Eppure continuo a cercare
tra i morti e continuo a chiedere
aiuto ai trascorsi maestri di versi,
ideatori di catene di segni
che battono il tempo
trovando nel ritmo quanto
altri non vede – anche questa
è questione di ...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Il mondo sia lodato
  3. Risonanze
  4. I. perché gli occhi si aprono e
  5. II. per chi nuota da anni nella stessa
  6. III. sii porta, fatti porta.
  7. IV. una vecchia e imponente mimosa
  8. V. per il sonno, preziosissimo sposo
  9. VI. seduto a una tavola calda
  10. VII. Mondo, ti devo lodare
  11. VIII. se un giorno, all’improvviso,
  12. IX. prometto, sorvolerò queste
  13. X. anche quando mi trovo
  14. XI. dove stanno acquattati i nostri
  15. XII. s’affretta l’onda spinge,
  16. Echi, ricordi, amnesie
  17. Il libro
  18. L’autore
  19. Dello stesso autore
  20. Copyright