Nemesi
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Nemesi

  1. 568 pagine
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Informazioni sul libro

Quando era entrato nella casa di Anna Bethsen la sera prima, l'ispettore Harry Hole pensava che si sarebbe trattato solo di una piacevole serata. Eppure, il risveglio non gli riserva belle sorprese: abbandonato sulla poltrona del suo soggiorno, accusa i postumi della sbornia e non ricorda nulla della sera precedente. Intanto Anna è appena stata ritrovata suicida nel proprio letto e, quando una mail anonima lo accusa di essere coinvolto nella morte della donna, Hole capisce che qualcuno sta cercando di incastrarlo. E che dietro l'apparente suicidio può nascondersi ben altro.

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Informazioni

Editore
EINAUDI
Anno
2015
ISBN
9788858420447

Parte seconda

12.

Suicidio

– Albert Camus diceva che il suicidio è l’unico vero problema della filosofia –. Aune alzò lo sguardo verso il cielo grigio sopra Bogstadveien. – Perché decidere se la vita valga la pena di essere vissuta oppure no significa rispondere alla domanda fondamentale della filosofia. Tutto il resto, se il mondo abbia tre dimensioni e la coscienza nove o dodici categorie, viene dopo.
Harry borbottò qualcosa.
– Molti dei miei colleghi hanno fatto ricerche sul motivo che spinge le persone a suicidarsi. Sai qual è la causa piú comune che hanno scoperto?
– È proprio quello che volevo sapere –. Harry era costretto a zigzagare fra i passanti per tenere il passo dello psicologo obeso sul marciapiede stretto.
– È che non vogliono piú continuare a vivere, – disse Aune.
– Sembrano le parole di uno che si merita il premio Nobel.
Lo aveva chiamato la sera prima, e si erano messi d’accordo che lui sarebbe passato a prendere Aune nel suo ufficio in Sporveisgata alle nove. Mentre superavano la banca, Harry notò che il container del 7-Eleven era ancora dall’altro lato della strada.
– Spesso dimentichiamo che la decisione di suicidarsi viene presa abbastanza spesso da individui sani di mente, che pensano razionalmente e sono convinti che la vita non abbia piú niente da offrirgli, – disse Aune. – Per esempio, persone anziane che hanno perso il compagno o compagna o con una salute sempre piú a rischio.
– Questa era una donna giovane e sana. Quali motivi razionali poteva avere?
– Allora, prima bisogna definire che cosa si intende per razionale. Quando un depresso sceglie di sfuggire al dolore togliendosi la vita, dobbiamo presumere che abbia fatto le sue valutazioni. Però è difficile considerare il suicidio come razionale nel caso particolare in cui un depresso stesse uscendo dal tunnel; ma è solo allora che ha il surplus di energia necessario a compiere un’azione attiva come il suicidio.
– È possibile che il suicidio sia un atto spontaneo?
– Certo, può capitare. Ma è piú consueto che prima ci sia un tentativo di suicidio, specialmente fra le donne. Negli Stati Uniti hanno calcolato dieci cosiddetti tentativi di suicidio per ogni suicidio, fra le donne.
– «Cosiddetti» suicidi?
– Prendere cinque pastiglie di sonnifero è una richiesta d’aiuto molto seria, non c’è dubbio, ma se sul comodino c’è il flacone delle pastiglie mezzo pieno, per me non si tratta di un tentato suicidio.
– Questa donna si è sparata.
– Un suicidio maschile.
– Maschile?
– Uno dei motivi per cui gli uomini riescono a suicidarsi piú spesso è che scelgono metodi piú aggressivi e fatali rispetto alle donne. Le armi e gli edifici alti invece delle vene tagliate o delle pillole. È abbastanza insolito che una donna si spari.
– Insolito in modo sospetto?
Aune lo squadrò. – Hai motivo di credere che non si tratti di un suicidio?
Harry scosse il capo.
– Volevo soltanto essere sicuro. Adesso prendiamo a destra, l’appartamento è in fondo a quella strada.
– Sorgenfrigata? – mormorò Aune alzando lo sguardo verso le nuvole minacciose in cielo. – Ovvio.
– Ovvio?
Sorgenfri, o sans souci, se vuoi. Senza rammarico. Era il nome del palazzo di Christophe, il re haitiano che si è suicidato quando i francesi lo hanno catturato. Sapevi che è stato lui, quello che ha fatto puntare i cannoni verso il cielo per vendicarsi di Dio?
– Sí.
– E sai che cosa ha detto lo scrittore Ola Bauer di questa strada? «Mi sono trasferito a Sorgenfrigata, ma neppure questo mi ha aiutato» –. Aune scoppiò in una risata che fece tremare il suo doppio mento.
Halvorsen li stava aspettando fuori dal portone.
– Ho incontrato Bjarne Møller uscendo dalla centrale, – disse. – Se ho capito bene, sembra che il caso sia già stato archiviato.
– Dobbiamo controllare alcuni dettagli poco chiari, – spiegò Harry aprendo con la chiave che l’elettricista gli aveva dato.
I sigilli sulla porta dell’appartamento erano stati tolti e il cadavere portato all’obitorio, ma per il resto niente era stato toccato dalla sera prima. Entrarono nella camera da letto. Il lenzuolo bianco sul grande letto risaltava nella semioscurità.
– Allora, che cosa dobbiamo cercare? – chiese Halvorsen mentre Harry tirava le tende.
– Una chiave di riserva dell’appartamento, – rispose lui.
– Perché?
– Siamo partiti dal presupposto che la vittima avesse una chiave di riserva e che l’abbia data all’elettricista. Ho controllato. Le chiavi per serrature come questa non possono essere riprodotte da chiunque, l’unico modo è ordinarle al fabbricante tramite un rivenditore autorizzato. Dato che la chiave apre tutte le serrature dei locali in comune in questo condominio, come il portone, la porta delle cantine e cosí via, l’amministratore deve controllare tutte le chiavi. Per cui ai condomini serve un’autorizzazione scritta per ordinarne una nuova. Dopodiché il rivenditore autorizzato ha la responsabilità di tenere un registro delle chiavi consegnate. Ieri sera ho telefonato al rivenditore in Vibes gate. Anna Bethsen ha ritirato due chiavi di riserva, quindi in totale ne aveva tre. Una è stata trovata nell’appartamento e l’elettricista aveva la seconda. Ma dov’è la terza? Finché non la troviamo, non possiamo escludere che una persona fosse qui quando Anna è morta e che poi sia uscita chiudendo la porta a chiave.
– Con la terza chiave, dunque, – disse Halvorsen annuendo lentamente.
– La terza chiave. Tu puoi iniziare a cercarla qui, Halvorsen, intanto io voglio far vedere una cosa ad Aune.
– Okay.
– Ah, senti, non stupirti se trovi il mio cellulare. Credo di averlo dimenticato ieri pomeriggio.
– Ma non l’avevi perso l’altro ieri?
– L’ho ritrovato. E riperso.
Halvorsen scosse il capo. Harry portò Aune nell’altra stanza.
– Ti ho chiesto di venire con me perché sei il solo pittore che conosco.
– Purtroppo mi sopravvaluti, – disse Aune, ancora senza fiato dopo avere fatto le scale.
– Okay, ma almeno ci capisci qualcosa di arte, perciò spero che tu riesca a far capire a me quello che vedrai, almeno un po’.
Harry aprí le porte scorrevoli della stanza, accese la luce e indicò con la mano. Ma invece di guardare i tre quadri, Aune borbottò qualcosa, prese gli occhiali dalla tasca interna della giacca di tweed, si avvicinò alla lampada a stelo e si chinò a osservarne la base pesante.
– Magnifica, – disse affascinato. – Una Grimmer autentica.
– Grimmer?
– Bertol Grimmer. Un designer tedesco famoso in tutto il mondo. Fra le altre cose, fu lui a progettare il monumento alla vittoria che Hitler fece erigere a Parigi nel 1941. Sarebbe potuto diventare uno dei piú grandi artisti dei nostri tempi, ma quando era all’apice della carriera scoprirono che era per tre quarti zingaro. Fu rinchiuso in un campo di concentramento e il suo nome fu cancellato da tutti gli edifici e dalle opere che aveva realizzato. Grimmer sopravvisse, ma riportò gravi lesioni a entrambe le mani lavorando nelle cave di pietra. Dopo la guerra riprese a lavorare, solo che con quelle ferite non raggiunse mai l’eccellenza dei vecchi tempi. Anche se direi che questa lampada è una sua opera del dopoguerra –. Aune tolse il paralume.
– In realtà avevo in mente i ritratti, – disse Harry schiarendosi la gola.
– Lavori da dilettanti, – sbuffò Aune. – Guarda la statuetta di questa donna, piuttosto. Magnifica. La dea Nemesis, il soggetto preferito di Bertol Grimmer dopo la guerra. La dea della vendetta. A proposito, lo sapevi che la vendetta è un motivo ricorrente di suicidio? Ci rendiamo conto che sono stati gli altri a rovinarci la vita e gli infliggiamo il senso di colpa togliendoci la vita. Anche Bertol Grimmer si è suicidato. Dopo aver ucciso la moglie perché aveva un amante. Vendetta, vendetta, vendetta. Sapevi che l’essere umano è l’unica creatura vivente che si vendica? Il lato interessante della vendetta…
– Aune?
– Ah, sí, i ritratti. Tu vuoi che cerchi di decifrare qualcosa. In ogni caso non sono molto diversi dalle macchie d’inchiostro del test di Rorschach.
– Quelle immagini che fai vedere ai tuoi pazienti e poi gli chiedi che cosa vedono?
– Esatto. Perciò il problema è che se analizzo questi ritratti, in verità parlerò piú del mio subconscio che di quello di Anna. Ma in fondo nessuno crede piú al test di Rorschach, quindi… perché no? Vediamo. Sono abbastanza tenebrosi. Ma esprimono piú rabbia che depressione. Si direbbe che uno non sia stato finito.
– Magari quella era l’intenzione, magari formano un’unica entità.
– Che cosa te lo fa pensare?
– Non so. Forse che la luce di ciascuna delle tre lampadine illumina perfettamente il quadro sul quale è diretta.
– Mhm –. Aune si mise un braccio intorno alla vita e un indice sulle labbra. – Hai ragione. Sí, hai ragione. E sai cosa, Harry?
– No. Cosa?
– Non mi dicono, scusa l’espressione, un cazzo di niente. Abbiamo finito?
– Sí. No, soltanto un altro piccolo dettagl...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Nemesi
  4. Parte prima
  5. Parte seconda
  6. Parte terza
  7. Parte quarta
  8. Parte quinta
  9. Parte sesta
  10. Il libro
  11. L’autore
  12. Dello stesso autore
  13. Copyright