Clinica dell'abbandono
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Clinica dell'abbandono

  1. 136 pagine
  2. Italian
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Clinica dell'abbandono

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Informazioni sul libro

Questo libro di Alda Merini riproduce con alcune aggiunte il volume del cofanetto con videocassetta intitolato Più bella della poesia è stata la mia vita (Einaudi Stile Libero 2003). È una raccolta che riunisce testi scritti o dettati dalla poetessa negli ultimissimi anni.
Anche in questa fase recente, la poesia della Merini non è mai costruzione o elaborazione, ma illuminazione, accensione improvvisa, ossessivo girare intorno ad alcuni temi base come gli amori, i figli e, in particolare in questo libro, il rapporto con gli interlocutori-scrivani che sono divenuti i primi destinatari delle intuizioni della poetessa. Ci sono poi la Milano dei Navigli, il ricordo delle persone care ormai scomparse, da Vanni Scheiwiller a Maria Corti, la sofferenza e la solitudine come dati che accomunano ogni esistenza, la solidarietà umana e la vocazione a coltivare quanto di meglio offre la vita nei suoi dettagli quotidiani. «Si esce da questo libro - scrive Ambrogio Borsani nella sua introduzione - con la memoria di una scissione insanabile del linguaggio legato ai movimenti dell'esperienza». Ma questo linguaggio, il linguaggio della poesia, è anche consolatorio quando si scioglie «per generare il canto della vita».

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Informazioni

Editore
EINAUDI
Anno
2015
ISBN
9788858418888
Argomento
Letteratura
Categoria
Poesia

Clinica dell’abbandono

(2000-2002)

La donna di picche

a Roberto Dossi
Ritorna al vento della poesia
che non ha speranza
ma vive giorno per giorno
calcando le ossa di vecchi
e antichi profeti.
Ritorna alle montagne ardenti
della solitudine
che ti bruceranno il corpo
e la voce.
Ritorna ai quotidiani tormenti
ma sappi che la solitudine
è l’unica donna
che non ti abbandona.
Il mio grido era sopra di te
come un mantello
avrei voluto coprirti
dal gelo della tua vita
ed essere la tua fiamma d’amore.
Invece in te si è destato il pericolo
nemico supremo dell’amore
e hai avuto paura di scendere nell’inferno
paura della tua resurrezione.
E solo chi si amerà
nelle acque di un bacio
potrà conoscere l’oceano del piacere.
Tu hai capito che il mio volto è supremo
ma hai seguitato il volgo
credendolo la fortuna.
Ma la fortuna è bendata
la fortuna è il canto dell’ombra
che avvicina a Dio.
Il suo sperma bevuto dalle mie labbra
era la comunione con la terra.
Bevevo con la mia magnifica
esultanza
guardando i suoi occhi neri
che fuggivano come gazzelle.
E mai coltre fu piú calda e lontana
e mai fu piú feroce
il piacere dentro la carne.
Ci spezzavamo in due
come il timone di una nave
che si era aperta per un lungo viaggio.
Avevamo con noi i viveri
per molti anni ancora
i baci e le speranze
e non credevamo piú in Dio
perché eravamo felici.
Lamento spesso
con te e con il vento
di un mio vaniloquio d’amore
che altro non è
che la futile lamentazione
dei manicomi spenti.
Ahimè a quei teatri di vita
dove morivano gli affetti
e già morti i diseredati
coloro che non ebbero una carezza
adesso sono tombe segrete
per i centauri.

La mia disgrazia

La mia disgrazia è simile a un colibrí
che fugge dalle sbarre.
La mia disgrazia è un serpente aperto
la mia disgrazia è una gamba divaricata sul sogno.
Ahimè il piacere della carne
è simile a una grande preghiera
che occupa gli spazi insonni.
Credete alle preghiere dei poeti
che invadono l’universo
credete alle loro orge d’amore
credete ai loro atroci spasimi.
La lussuria è un monumento segreto
e pieno di silenzio.

Una poesia

Aspetto che ti cadano le ali
tu che vuoi fare l’angelo della morte
tradendo i sentimenti.
Ma le catastrofi degli angeli sono universali
non sono il pentimento di un reprobo.
Tu come le farfalle e le cicogne
hai portato la nascita di un amore
e hai rubato il mio bimbo
che era il canto di un poeta
di una donna pura
che non voleva generare il tuo odio.

Fuga di volpe

A chi mi chiede
quanti amori ho avuto
io rispondo di guardare
nei boschi per vedere
in quante tagliole è rimasto
il mio pelo.

Sine titulo

a Francesco Gandini
Tu non sai niente della morte
eppure ci stai pensando da molto tempo
e divori nei libri la sapienza
di chi non è esatto.
Un orologio abbiamo nella mente
precisione infinita
e un discorso che parrebbe d’amore
e sei nel dubbio se l’intelligenza
avrà un destino eterno
o se va bene che io pensi all’anima
e alle rime.

Un amico

Cos’è un amico?
Un ammasso di carne
con dentro un filo d’anima
che ti guarda con mille occhi
e ti senti perseguitato.
Non è amore soltanto,
è uno che ha capito
che il vero nemico dell’uomo è la vita
e la vuole strangolare,
e uccide anche te,
per confusione d’amore.

Ora che vedi Dio

Se tu taci
al di là del mare
se tu conosci
l’ala dell’Angelo
se tu lasci la madre terra
che ti ha cosí devastato
ora puoi dire
che la terra del povero
la terra del poeta
è tutta insanguinata dalla solitudine
e ora che vedi Dio
riconosci in te stesso
il fiore della sua lingua.
a Eugenio Montale
I tuoi acini d’oro
i limoni perduti
nel grembo di altre donne
che ti hanno solo sognato.
Capita anche a me, Maestro
di aver fatto l’amore
con quelli
che non hai mai conosciuto.
O cielo che lo cerchi in segreto
per ogni terra
senza darlo a vedere
come se fosse un lago in cui morire.
Non so che cosa dire
al mio unico confessore
che parla di paradisi
mai esistiti.

Oro e ferro corroso

Oro era il mio amore per te
e ho avuto l’illusione che tu vedessi
tanti diamanti dentro la mia corona.
Poi, consumata dal gelo,
nella tua indifferenza
sono diventata
un ferro corroso
dalla pietra.
Se tu avessi visto i miei cieli
e le mie religioni
e tutti i sarcofaghi della mia fede
avresti abbandonato tutto
per venire ad abitare con me povera.
Ma poiché l’ambizione
è la culla dell’uomo
continuo a morire
nel tuo silenzio.
C’è gente che prende il granito
per farvi bat...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Clinica dell'abbandono
  3. Introduzione di Ambrogio Borsani
  4. Nota del curatore di Giovanna Rosadini
  5. Clinica dell’abbandono
  6. Poemi eroici (1995-2000)
  7. Clinica dell’abbandono (2000-2002)
  8. Coda
  9. Il libro
  10. L’autore
  11. Dello stesso autore
  12. Copyright