Lo specchio degli dèi
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Lo specchio degli dèi

La mitologia classica nell'arte rinascimentale

  1. 528 pagine
  2. Italian
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Lo specchio degli dèi

La mitologia classica nell'arte rinascimentale

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Alla fine del XV secolo, i resti delle antiche divinità ingombravano il paesaggio dell'Italia e dell'Europa occidentale. Il cristianesimo aveva cancellato le religioni dell'antica Grecia e di Roma e la maggior parte degli europei riteneva che la distruzione dell'arte classica fosse espressione del giudizio di Dio sul mondo pagano. Eppure, nel corso dei tre secoli successivi, dèi e divinità della mitologia riemersero nel bel mezzo dell'Europa cristiana in capolavori quali La nascita di Venere di Botticelli o il Parnaso di Raffaello. Nello Specchio degli dèi, Malcolm Bull ricostruisce nella sua interezza la rinascita degli antichi miti. Ogni capitolo del saggio è dedicato a una diversa divinità (Diana, Apollo, Ercole, Venere, Bacco, Giove), non limitandosi alla pittura e alla scultura, ma ridando vita all'intero mondo vissuto e progettato dall'uomo rinascimentale, nel quale i personaggi della mitologia potevano comparire su carri allegorici, nei banchetti o perfino sotto forma di pupazzi di neve e fuochi d'artificio. I ricchi e potenti principi d'Europa potevano identificarsi con le divinità pagane e il mito poteva divenire un docile strumento in mano all'artista per raccontare la storia del suo tempo. Un fenomeno che dal XV secolo giunge all'età barocca, quando le scandalose storie degli dèi della letteratura classica vennero reinventate da artisti quali Leonardo, Raffaello, Botticelli, Tiziano, Poussin, Rubens e Rembrandt per dar vita a opere bellissime e sovversive.

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Informazioni

Editore
EINAUDI
Anno
2015
ISBN
9788858418956
Argomento
Arte
Categoria
Arte generale

APPENDICE

Le principali traduzioni illustrate di Ovidio

Le vicende che portarono alla prima edizione delle Metamorfosi in una lingua romanza sono rivelatrici. Verso l’inizio del Trecento in Francia si sviluppò una tradizione che non solo evidenziava i significati morali delle favole di Ovidio, ma li relazionava direttamente alla teologia cristiana. Le due opere piú importanti a tal proposito furono l’Ovide moralisé, una lunga parafrasi in versi delle Metamorfosi, scritta in francese, che interpretava ogni favola in chiave allegorica, e l’Ovidius moralizatus di Pierre Bersuire, un’allegorizzazione in prosa scritta in latino, preceduta da una breve descrizione dell’aspetto e della personalità degli dèi. La prima opera era destinata a un pubblico aristocratico, la seconda ai predicatori desiderosi di corredare le loro omelie con esemplificazioni concrete. Entrambe si dimostrarono d’importanza fondamentale. Non esisteva una vera tradizione miniaturistica per il testo in latino di Ovidio, come del resto per tutti gli altri poeti classici, mentre ci sono manoscritti illustrati sia della redazione in versi, sia di quella successiva in prosa dell’Ovide moralisé. Il testo di Bersuire, spesso attribuito a Thomas Walleys, fu illustrato meno frequentemente, ma la sua introduzione, tradotta in francese, venne inclusa nell’Ovide moralisé in versi, in un manoscritto miniato che si trova a Copenaghen. Alcune delle illustrazioni presenti in esso vennero riprese nell’edizione di Colard Mansion apparsa nel 1484, dove al testo delle redazioni in prosa dell’Ovide moralisé si aggiungevano traduzioni dell’Ovidius moralizatus. Tale edizione, che apparve nel 1493 sotto il titolo di Bible des poëtes e che fu ristampata con lo stesso titolo fino al 1531, si basava sotto ogni aspetto sulle edizioni preesistenti.
Nella prima edizione italiana del 1497 le xilografie erano nuove, ma il testo era costituito dalla parafrasi in prosa di Giovanni Bonsignori apparsa verso il 1370, a sua volta basata sulla precedente traduzione in versi di Arrigo Simintendi e sulle allegorie di Giovanni del Virgilio. Questa edizione (come l’Ovide moralisé) è una libera parafrasi in cui in certe storie vengono omessi dettagli o ne sono introdotti di nuovi, mentre in altre troviamo modifiche finalizzate alla produzione di effetti drammatici. Lo stesso vale per successive traduzioni in versi italiane, come quelle di Agostini (1522), Dolce (1553) e Anguillara (1561), che si rifanno spesso alle precedenti, anziché al testo latino. Esse rientrano in una tradizione ovidiana ben separata dalle edizioni curate dagli eruditi contemporanei, a cui ciascun traduttore aggiunge o da cui sottrae a piacimento.
La traduzione in versi di Simintendi (che, diversamente dalla parafrasi di Bonsignori, segue da vicino l’originale latino) si era ampiamente diffusa in forma manoscritta, talvolta con disegni ...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Lo specchio degli dèi
  3. Indice delle illustrazioni
  4. Elenco delle tavole a colori
  5. L’Italia e la Germania meridionale nel 1559
  6. Ringraziamenti
  7. Lo specchio degli dèi
  8. Prologo
  9. I. Le fonti
  10. II. Oggetti
  11. III. Ercole
  12. IV. Giove
  13. V. Venere
  14. VI. Bacco
  15. VII. Diana
  16. VIII. Apollo
  17. IX. Lo specchio
  18. Epilogo
  19. Appendice. Le principali traduzioni illustrate di Ovidio
  20. Bibliografia
  21. Abbreviazioni
  22. Indice analitico
  23. Apparati iconografici
  24. Il libro
  25. L’autore
  26. Copyright