Gesù, l'uomo che preferiva le donne
eBook - ePub

Gesù, l'uomo che preferiva le donne

  1. 224 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Gesù, l'uomo che preferiva le donne

Dettagli del libro
Anteprima del libro
Indice dei contenuti
Citazioni

Informazioni sul libro

Cattolica inquieta e provocatrice, Christine Pedotti si domanda che cosa dicano veramente i Vangeli a proposito delle donne. L'immagine tradizionale è, per molti di noi, quella di Gesù accompagnato dai dodici apostoli; le donne, se ci sono, restano sullo sfondo. Persino sua madre Maria, cui molti fedeli riservano una devozione assoluta, viene a malapena nominata da alcuni evangelisti. L'autrice si propone di interrogare il testo «con gli occhi e gli orecchi liberi da due millenni di interpretazioni prevalentemente maschili». Il risultato è una visione inedita, originale e al contempo rigorosissima, del Salvatore in conversazione con le tante donne che incrociano il suo cammino. Gesù instaura con loro un contatto spirituale e spesso anche fisico: le ascolta, le abbraccia, risponde alle loro domande, discute assieme a loro con interesse e senza mai perdere la pazienza, come gli capita a volte con i suoi interlocutori maschili. Sembra, in molti casi, preferirle. Se siamo pronti ad accostare quei racconti con sguardo libero da pregiudizi, ogni incontro, ogni scambio e ogni gesto ci rivela l'impressionante modernità del messaggio evangelico: in nessun luogo si troverà un «elogio della maternità»; mai si fa l'elenco dei «doveri di una moglie». Nell'appassionata lettura di Christine Pedotti, Gesù non si rapporta alle donne sulla base del loro sesso: si apre a loro in quanto persone.

Domande frequenti

È semplicissimo: basta accedere alla sezione Account nelle Impostazioni e cliccare su "Annulla abbonamento". Dopo la cancellazione, l'abbonamento rimarrà attivo per il periodo rimanente già pagato. Per maggiori informazioni, clicca qui
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui
Entrambi i piani ti danno accesso illimitato alla libreria e a tutte le funzionalità di Perlego. Le uniche differenze sono il prezzo e il periodo di abbonamento: con il piano annuale risparmierai circa il 30% rispetto a 12 rate con quello mensile.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì, puoi accedere a Gesù, l'uomo che preferiva le donne di Christine Pedotti in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Theology & Religion e Biblical Studies. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Editore
RIZZOLI
Anno
2020
ISBN
9788831801829
1

I Vangeli: una storia di uomini. È davvero così?

È un dato di fatto: il cristianesimo, al pari di tutte le altre religioni, è una «faccenda da uomini». Alle donne è assegnato un unico ruolo, al servizio degli uomini: metterli al mondo, nutrirli, prendersene cura, dar loro dei figli. Il loro regno è circoscritto alla cucina, alla camera da letto, alla stanza dei bambini. Pie, sottomesse, silenziose: così sono le donne ideali, e qui sta la loro autentica bellezza. Il cristianesimo d’altronde offre loro un modello, quello della madre perfetta, Maria, madre di Gesù, colei che taceva e «custodiva tutte queste cose nel suo cuore».1 Ma questo ideale proposto per secoli alle donne è quello promosso da Gesù, quello che ritroviamo nei Vangeli?
Ciò che è certo e comprovato è che il modello di gran lunga prevalente nel mondo antico, ai tempi del Nazareno, testimonia un assoluto dominio maschile. Il mondo giudaico legge nel racconto biblico della Creazione, la Genesi, che la donna è un «aiuto» offerto da Dio all’uomo. Il mondo greco e quello romano non sono meno misogini: le donne sono prive di diritti politici e sono, più o meno, proprietà degli uomini, dei loro padri, dei loro mariti, e le occasioni in cui la storia ha ricordato l’influenza delle matrone romane o delle figure di donne d’affari nel mondo greco-latino sono rare eccezioni.
È possibile che Gesù abbia avuto verso le donne un atteggiamento diverso da quello dei suoi contemporanei? E in tal caso, c’è la benché minima speranza di poterlo scoprire, sapendo che i quattro Vangeli, le principali fonti che consentono di accedere a Gesù, ai suoi gesti e alle sue parole, sono stati scritti da uomini?
Se guardiamo a quella che fu la pratica dei gruppi religiosi e delle diverse Chiese che seguivano l’insegnamento di Gesù, è evidente come il loro atteggiamento nei confronti delle donne rispecchiasse in modo rigoroso gli usi di allora. Fino a tempi molto recenti, le donne non hanno esercitato alcuna responsabilità, sono state considerate alla stregua di esseri inferiori che dovevano restare sotto l’autorità di un uomo. Il clero, incaricato di interpretare i testi, stabilire le regole, celebrare il culto, per molti secoli è stato composto esclusivamente da uomini.
Le Chiese protestanti hanno concesso alle donne di esercitare funzioni cultuali solo da qualche decina d’anni a questa parte. Così abbiamo visto delle donne diventare pastori e poi, nella Chiesa anglicana, detta anche «episcopale», sacerdoti e persino vescovi. Eppure il loro approdo a simili ruoli è stato ritenuto da alcuni assolutamente scandaloso e contrario alla «legge divina», al punto da causare rotture e scismi.
In campo ortodosso vediamo delinearsi un piccolo cambiamento, poiché nel settembre del 2017 alcune donne sono state ordinate diaconi (diaconesse) nella Chiesa armena, mentre nel 2016 il patriarcato greco di Alessandria ha deciso di ripristinare un diaconato femminile.
A Roma, presso i cattolici, papa Francesco ha istituito una commissione di studio sul diaconato femminile, ma il divieto di accesso al sacerdozio permane assoluto. D’altronde, appare chiaro come questi cambiamenti avvengano sotto la pressione della società, non per una spinta interna alle religioni stesse. Per due millenni, in pratica, l’argomento non è stato affrontato. E quando, nel corso del Ventesimo secolo, ci si è chiesto se le donne potessero divenire membri del clero, la risposta in genere è stata che «Gesù non l’ha voluto». Questa «volontà» di Gesù si legge nella sua scelta di assegnare esclusivamente a degli uomini un posto tra i Dodici, che avrebbero rappresentato i capostipiti del clero attuale. La discussione è chiusa. È ciò che ha affermato papa Giovanni Paolo II nel 1994: «Pertanto, al fine di togliere ogni dubbio su di una questione di grande importanza, che attiene alla stessa divina costituzione della Chiesa, in virtù del mio ministero di confermare i fratelli [cfr. Luca 22,32], dichiaro che la Chiesa non ha in alcun modo la facoltà di conferire alle donne l’ordinazione sacerdotale e che questa sentenza deve essere tenuta in modo definitivo da tutti i fedeli della Chiesa».2
In questo ragionamento, vi sono molti elementi che possono essere discussi (in merito, troverete un breve approfondimento alla fine del libro). Ma mi pare assolutamente riduttivo affrontare il tema del rapporto di Gesù con le donne pressoché soltanto per dirimere la questione dell’accesso femminile al clero. È un approccio del tutto fuorviante: ciascuno sa in anticipo quale risposta vuole ottenere e cerca nei testi sacri degli argomenti a sostegno della propria tesi. Quanti sono refrattari all’ordinazione delle donne vogliono dimostrare che Gesù, scegliendo solo degli uomini, ha voluto così; i loro oppositori vogliono provare il contrario. In entrambi i casi, non si prende in minima considerazione il rapporto che Gesù intrattiene con le donne. È un po’ come leggere Moby Dick per scovare argomenti a favore o contro la caccia alla balena: non rischiamo di lasciarci sfuggire l’essenza dell’opera?
Cosa ancor più grave, l’essersi focalizzati sull’accesso femminile al sacerdozio ha in parte impedito una possibile nuova interpretazione dei Vangeli quando le donne sono diventate lettrici, ricercatrici, esegete e teologhe anziché semplici ascoltatrici della parola di Dio che altri insegnavano e predicavano loro.

Finalmente le donne leggono il Vangelo

Malgrado il persistere del divieto di ordinazione delle donne, la loro lettura dei Vangeli ha permesso un rinnovamento, modificando la percezione del mondo in cui si muoveva Gesù.
Laddove per secoli non si erano visti che degli uomini e la Santa Vergine, ecco apparire delle nuove figure. Certo, coloro che chiamiamo «discepoli» e «apostoli», con i Dodici in prima fila, occupano un posto centrale, ma si cominciano a notare delle figure femminili. Naturalmente, se si cercano delle donne della stessa rilevanza di Pietro, Andrea, Giacomo, Giovanni, Matteo, Tommaso o Giuda, si rimane delusi. Nessuna Piera, Andreina, Giacomina, Mattea, Tommasina o Giuditta. A dire il vero, nei Vangeli troviamo pochissimi nomi propri femminili. Le donne si chiamano quasi tutte Maria, e si distinguono in base alla loro origine o famiglia. Così, abbiamo una Maria originaria di Magdala, un’altra che è madre di Ioses, una terza che è sorella di Lazzaro. Calcolando la madre di Gesù, Maria di Nazaret, se ne contano cinque o sei. A parte le varie Maria, l’elenco comprende una Marta, una Susanna, due Salome, e questo è praticamente tutto. La maggior parte delle donne non ha un nome proprio, o comunque non viene menzionato. È il caso delle sorelle di Gesù, al plurale, il che fa supporre che fossero almeno due, mentre i nomi dei fratelli vengono precisati: Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda.3 Siamo senz’altro di fronte alle consuetudini ebraiche dell’epoca. I nomi propri delle donne vengono utilizzati nella sfera privata, tra le mura domestiche. Conoscere il nome di una donna costituirebbe una forma di offesa al suo pudore. Possiamo d’altro canto osservare che, dei quattro evangelisti, quello che menziona il maggior numero di nomi femminili è Luca, greco di origine e quindi meno sensibile alle usanze giudaiche.
Ma anche se ne ignoriamo il nome, alla fine nelle pagine dei Vangeli incontriamo più donne di quanto pensassimo. Da un rapido censimento al primo posto, e non ci sorprende, si piazza Luca, con il quaranta per cento di figure femminili (comprese quelle che compaiono nelle parabole); ne troviamo un trenta per cento in Marco e solo un venticinque per cento nel testo di Matteo e in quello di Giovanni. Tuttavia, va notato come in quest’ultimo i personaggi femminili siano considerevoli e fungano da perno del racconto: la madre di Gesù a Cana e ai piedi della croce, la samaritana, Marta e Maria nell’episodio della risurrezione di Lazzaro, la donna adultera e, per finire, la sontuosa figura di Maria di Magdala davanti alla tomba. Benché poco numerose, le donne hanno senza dubbio avuto la parte migliore.
Il Vangelo più misogino – sebbene questo termine sia molto anacronistico – è quello di Matteo. Le donne fanno perlopiù da tappezzeria. Per esempio, pur essendo uno dei due evangelisti, insieme a Luca, a raccontare la nascita di Gesù, non ha certo riservato alle donne, e precisamente a Maria, il posto che le sarebbe spettato. Così, l’Annunciazione da parte dell’angelo non viene fatta a Maria, bensì a Giuseppe, il quale, in tutta la sequenza successiva – nascita, visita dei Magi, fuga in Egitto, ritorno a Nazaret – è l’unico personaggio ad agire. Maria è una figura passiva che non apre mai bocca e non accenna nemmeno un gesto. Lei è la «madre del bambino», nient’altro.4 È un caso che il testo di Matteo sia proprio quello che storicamente la Chiesa cattolica predilige? Occorre anche specificare che questo Vangelo si rivolge in origine a delle comunità credenti profondamente legate all’ebraismo, il che può spiegare il ruolo secondario assegnato alle donne.
Eppure, anche in Matteo e negli altri Vangeli, non si ritrova nessuna parola offensiva riguardo alle donne, benché all’epoca girassero parecchi detti non certo lusinghieri; per esempio, nel libro dei Proverbi si legge che «i litigi della moglie sono come stillicidio incessante».5 Nel Vangelo di Luca si menziona appena il fatto che le donne che tornano dal sepolcro e annunciano la Risurrezione non vengono credute dai discepoli: «Quelle parole parvero a loro come un vaneggiamento e non credevano ad esse».6
Se i Vangeli sono in definitiva meno misogini della pratica religiosa che a essi si ispira, per rileggerli bisogna cambiare occhiali. Noi tutti, donne e uomini che affrontiamo questi scritti, siamo influenzati dalle letture e dai commenti che ci hanno preceduto. Ora, per lunghi secoli questi testi sono stati letti – con rarissime eccezioni – da uomini, in un mondo e per una società in cui il potere e il sapere erano in mani maschili. Questa non vuole essere una critica nei loro confronti. Ma è una constatazione di come, giocoforza, quegli uomini abbiano letto, nei testi sacri, soltanto quello che erano in grado di comprendere e concepire. Il recente cambiamento antropologico che ha permesso l’emancipazione delle donne e il loro accesso al sapere ha consentito loro di diventare non solo medici, matematiche e astronaute, ma anche esegete e dotte lettrici di testi religiosi. E in questo campo come in tanti altri, ciò ha cambiato il modo di comprenderli. Da invisibili, le donne del Vangelo sono divenute visibili, e di conseguenza ci mostrano un altro volto di Gesù.

La donna del profumo

L’episodio della donna che cosparge di profumo i piedi di Gesù durante un pranzo tra uomini, una specie di circolo di eruditi religiosi, è particolarmente rivelatore dei rapporti tra i sessi nel mondo ebraico antico e del modo «disruttivo» in cui Gesù li considera. Ecco il racconto.7
Simone aspettava quel momento da lungo tempo. Finalmente il famoso Gesù, il predicatore di Nazaret, aveva accettato di sedersi a tavola con lui e qualche amico, un piccolo gruppo di farisei, ebrei molto devoti che dedicavano la loro vita all’interpretazione della Legge e alla sua osservanza. Ormai da parecchi giorni Simone pensava alle domande che avrebbe potuto rivolgergli, poiché correva voce che fosse esperto nell’arte della disputa. Tuttavia, non si sapeva granché di lui. Lo si diceva originario di Nazaret, un minuscolo borgo sul versante di una collina nel cuore della Galilea. Ma la sua fama era in continua crescita. Appena veniva annunciato il suo arrivo in una città o in un villaggio, la folla si accalcava per cercare di vederlo, di avvicinarlo, di toccare anche solo il fondo del suo mantello. Si diceva che parlasse come nessuno aveva mai fatto prima. Ma le sue parole, da dove venivano? Chi lo aveva formato? Simone era deciso a ottenere delle risposte. Con qualche domanda ben scelta, era convinto di poter scoprire presso chi avesse studiato Gesù, o se si trattasse di un impostore, uno dei tanti predicatori erranti dell’epoca.
Per il pasto, non aveva lasciato nulla al caso. I triclini erano disposti a stella intorno a un grande tavolo sul quale i servitori avevano già sistemato frutta e verdura in abbondanza, oltre a focacce ancora tiepide. Le brocche di vino erano piene. Gli ordini del padrone di casa erano rigorosi: le coppe non dovevano mai restare vuote. Il vino era di qualità, avrebbe sciolto le lingue senza infiammare troppo gli animi. Bisognava che l’uomo si sentisse a suo agio. Abbastanza per lasciarsi andare e aprirsi.
Un’ultima occhiata, e un sorriso attraversò il volto di Simone: era tutto perfetto. Arrivavano già i primi invitati, e il padrone di casa indicò il posto che aveva loro assegnato. Si conoscevano tutti e avevano l’abitudine di riunirsi per discutere di qualche punto delicato della Legge e della tradizione religiosa. Buon cibo, compagni dai modi distinti, conversazione brillante... che cosa si poteva desiderare di meglio?
Alla fine, comparve colui che tutti attendevano. Era un uomo semplice, di bell’aspetto, ancora giovane, sulla trentina, il viso colorito di chi vive all’aria aperta. Si diceva che fino a poco tempo prima facesse il falegname, e a giudicare dalle mani e dalle spalle forti, era certamente possibile.
Si recitarono i salmi e venne pronunciata la benedizione, come si conviene. Su iniziativa di Simone, che presiedeva il pasto, la grande coppa di vino venne passata da un commensale all’altro, dopodiché, comodamente allungati e appoggiati su uno spesso cuscino, tutti presero ad affondare la mano nel piatto di carne appena servito, gustando la salsa con un pezzo di pane, sgranocchiando una cipolla, un cetriolo o un chicco d’uva. Il vino scorreva e la conversazione iniziò, guidata con tatto e discrezione da Simone stesso, pronto ad accertarsi che ciascuno potesse prendere la parola. L’invitato faceva onore al pranzo, ma si limitava a scuotere il capo per mostrare che stava ascoltando. Simone aspettava l’occasione giusta per interpellarlo direttamente.
Fu allora che, spuntata da chissà dove, una donna si introdusse nella stanza e si infilò dietro ai triclini. Prima che Simone avesse il tempo di far segno ai servitori affinché cacciassero via l’intrusa, lei individuò colui che cercava, sollevandosi il velo che nascondeva la sua lunga chioma e il viso pesantemente truccato. Stringeva a sé un fragile vasetto d’argilla. Senza dire una parola, si inginocchiò e, con un rapido gesto, ruppe il vasetto e ne versò l’intero contenuto sui piedi di Gesù. Il potente profumo si diffuse in tutta la sala. Ma la donna non si fermò lì. Usando i capelli a mo’ di panno, asciugò i piedi dell’uomo, con lentezza e devozione. Le lacrime le scorrevano sulle guance, e il trucco che le bordava gli occhi colava in lunghe tracce scure.
I commensali erano ammutoliti e, sollevati sul gomito, osservavano sbalorditi la scena. Il loro sguardo passava dalla donna a Gesù, senza capire. Costui, anziché respingere con orrore lei e i suoi gesti osceni, la lasciava fare. Come poteva farsi toccare in quel modo? Non vedeva che cos’era quella ragazza? Una che non valeva niente... Bastava guardare la volgarità delle sue vesti, la quantità di gioielli pacchiani, i cui lustrini di rame tintinnavano al minimo movimento. Braccia, caviglie e collo ne erano ricoperti. Non era più una donna, era un sonaglio ambulante. E tutti sapevano bene quello che significava, non era necessario essere un profeta o un veggente per capire che faceva commercio delle sue grazie. Ed ecco che adesso copriva di baci i piedi di Gesù!
Senza fare il minimo gesto per allontanarla da sé, Gesù percorse con lo sguardo l’assemblea, poi, rivolgendosi al suo anfitrione, disse: «Simone, ho da dirti qualcosa. [...] Un creditore aveva due debitori: uno gli doveva cinquecento denari, l’altro cinquanta. Non avendo essi di che restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi di loro dunque lo amerà di più?».
I convitati conoscevano bene il procedimento usato da Gesù. Vi erano abituati. Era così, facendo degli esempi, che si discuteva della Legge e della sua applicazione. Simone non rimase affatto sconcertato. Dimenticò per un istante la prostituta ai piedi del Nazareno. Era per quello che aveva invitato Gesù, per osservare di persona il suo talento nelle dispute intellettuali. Pertanto si prestò al gioco di buon grado, senza vedere dove Gesù lo stava portando. «Suppongo sia colui al quale ha condonato di più» rispose. «Hai giudicato bene» gli disse Gesù, e aggiunse: «Vedi questa donna? Sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato l’acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio; lei invece, da quando sono entrato, non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non hai unto con olio il mio capo; lei invece mi ha cosparso i piedi di profumo. Per questo io ti dico: sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco». Poi, voltandosi verso la donna ancora inginocchiata, le disse: «I tuoi peccati sono perdonati».
Udendo quelle parole, i commensali aggrottarono le sopracciglia. Chi era dunque costui? Non solo si lasciava accarezzare in pubblico da una donnaccia e muoveva rimproveri al suo ospite, l’onorato Simone, di cui tutti conoscevano l’assoluta probità e la grande devozione, ma sembrava arrogarsi il diritto di rimettere i peccati, una prerogativa che apparteneva unicamente a Dio.
Ma Gesù non prestò attenzione alle loro facce scure. Gli importava soltanto della donna. «La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!» le disse infine.
Questo episodio riportato dal Vangelo di Luca mostra fino a che punto l’atteggiamento di Gesù sia singolare e quanto potesse scandalizzare i suoi contemporanei. Questa donna ha tutto per non piacere: costumi discutibili e comportamenti ...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Gesù, l’uomo che preferiva le donne
  4. Introduzione
  5. 1. I Vangeli: una storia di uomini. È davvero così?
  6. 2. Maria, «benedetta fra le donne»
  7. 3. Del matrimonio o del celibato di Gesù
  8. 4. Gesù, l’uomo che guarda le donne
  9. 5. Gesù, l’uomo che ammira le donne
  10. 6. Gesù, l’uomo che parla con le donne
  11. 7. Gesù, l’uomo che libera le donne
  12. 8. Gesù, l’uomo che tocca le donne e si lascia toccare
  13. 9. La Buona Novella annunciata e affidata alle donne
  14. 10. Le donne predilette e dimenticate
  15. Conclusione
  16. Appendice
  17. Note
  18. Copyright