L'ultimo della classe
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L'ultimo della classe

Archeologia di un borghese critico

  1. 792 pagine
  2. Italian
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L'ultimo della classe

Archeologia di un borghese critico

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Ultimo rappresentante di un gruppo sociale ristretto, critico e illuminato, ormai quasi del tutto estinto, Andrea Carandini è uno dei maggiori archeologi contemporanei. Ha scavato per decenni le nostre sepolte civiltà, spinto dal desiderio di toccare con mano e raccontare gli aspetti meno noti di quei mondi perduti. In questa autobiografia, mosso da simile spirito, si fa antropologo e archeologo della sua classe, della sua famiglia e di se stesso. Ma nel suo sguardo rivolto al passato il lettore non troverà traccia di nostalgia. Il suo intento è quello di parlare a chi già si trova sulle rive del nuovo mondo per suggerire qualche orientamento, raccolto tra le rovine, ch'egli ritiene utile per muoversi verso il futuro. Suo padre, Nicolò Carandini, è stato il primo ambasciatore a Londra della neonata Repubblica italiana; sua madre, Elena Albertini, era la figlia del senatore Luigi Albertini, direttore del "Corriere della Sera", fatto rimuovere da Mussolini per il suo antifascismo. Pur essendosi opposto in gioventù alla borghesia "critica" da cui veniva, l'autore ora riconosce negli esempi del suo ambiente modelli ancora validi per una classe dirigente liberale e democratica. Con un piede nel Novecento e l'altro nel nuovo secolo, risale indietro, fino agli avi più remoti, mettendo mano, con meraviglia ed emozione, a una vasta messe di pubblicazioni, documenti, lettere, diari e immagini. Vagando tra le macerie, ancora quasi intatte, di quello che è stato il suo mondo, incita a conservare il buono ereditato per evitare una nuova epoca di barbarie.
Dagli avi agli eredi, Andrea Carandini traccia in queste pagine il bilancio di una vita intera, piena, fortunata ma non priva di inciampi e travagli (ha alle spalle dieci anni di analisi freudiana). Così, alterna capitoli narrativi, dove ci racconta tutte le sue età - il bambino, il giovane, l'uomo maturo e il vecchio -, a capitoli di impronta decisamente saggistica. La memoria, infatti, non si limita a restituire eventi nudi ma li rielabora alla luce di una profonda riflessione che tenta di dipanare verità e significati inaspettati nell'aggrovigliato gomitolo dell'esistenza. L'ultimo della classe è più di una semplice autobiografia: il suo procedere a spirale avvince e sorprende per l'inesauribile capacità di immergersi in cose sparse, che sparse in realtà non sono.

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Informazioni

Editore
RIZZOLI
Anno
2021
ISBN
9788831804790
Appendice 1

Matte Blanco interpreta un sogno (dell’autore)

Di seguito si riproduce Matte Blanco, Il sogno: struttura bi-logica e multidimensionale, in V. Branca-C. Ossola-S. Resnik (a cura di), I linguaggi del sogno, Sansoni, Firenze 1984, p. 267 e ss.

1. Introduzione

Sembra generalmente accettato che gli Studi sull’isteria (1893-1895) segnano l’inizio della psicoanalisi. Infatti, da essi parte la tecnica della libera associazione, che portò alla scoperta del cosiddetto inconscio dinamico e, quindi, alla rimozione e a diversi altri aspetti che sono alla base di questa disciplina. Non vi è dubbio, tuttavia, che L’Interpretazione dei sogni (1899) è il contributo più importante, oggettivamente fondamentale, di Freud, non solo alla conoscenza psicoanalitica ma anche ad altri aspetti della conoscenza umana. Nel 1931 egli scrive a proposito di questo libro: “Esso contiene, anche secondo il mio giudizio di oggi, la più valida di tutte le scoperte che io abbia mai avuto la fortuna di fare. Intuizioni come questa capitano, se capitano, una volta sola nella vita”.1
Nei capp. 6 e 7 di questo libro si propone un insieme di concetti che costituisce una vera rivoluzione epistemologica. È là dove si arriva per la prima volta a descrivere certe caratteristiche dell’inconscio che non rispettano le leggi della logica e che dischiudono un mondo radicalmente diverso da quello che il pensiero cosiddetto razionale aveva trovato nella sua ricerca sulla natura. Verso la fine della sua vita, dopo circa quarant’anni di osservazioni e riflessioni, riferendosi all’Es, erede dell’inconscio della Traumdeutung, Freud scrive:
Le leggi del pensiero logico non si applicano nell’Es e ciò è vero soprattutto per il principio di contraddizione… Non vi è nulla nell’Es che si possa paragonare alla negazione, e si osserva pure con sorpresa un’eccezione al teorema filosofico che spazio e tempo sono forme necessarie dei nostri atti mentali. Nulla si trova nell’Es che corrisponde all’idea di tempo, nessun riconoscimento di uno scorrere temporale e – cosa notevolissima che attende una valutazione filosofica – nessuna alterazione del processo psichico a opera dello scorrere del tempo… Ho costantemente l’impressione che da questo fatto, accertato al di là di ogni dubbio, dell’inalterabilità del rimosso a opera del tempo, noi abbiamo tratto troppo poco profitto per la nostra teoria. Eppure, qui sembra aprirsi un varco capace di farci accedere alle più profonde scoperte. Purtroppo, nemmeno io sono andato oltre su questo punto. Com’è ovvio, l’Es non conosce né giudizi di valore, né il bene e il male, né la moralità… Cosa daremmo per poter comprendere meglio queste cose!…2
Come si vede chiaramente da questa citazione del 1932-1933, arrivato alla fine della sua vita Freud continua a riconsiderare la sua scoperta e si riferisce ad essa in un modo che per qualche verso è forse più efficace di quello de L’Interpretazione dei sogni. Il 20 ottobre del 1938, circa dieci mesi prima della sua morte, in Alcune lezioni elementari di Psicoanalisi, riflette ancora sullo stesso problema; e questa è l’ultima volta, a quanto si sa, che egli abbia scritto sull’inconscio. In tutte queste occasioni, come si vede nella citazione appena fatta, egli affronta sempre lo stesso argomento e ci lascia capire quanto importante esso sia per lui. Sembra quasi che queste parole siano il suo testamento spirituale, in cui richiama l’attenzione sulle strane verità che gli si sono svelate e che lo lasciano assetato di ulteriori comprensioni; e rivolge un invito a quelli che studiano lui, a rivolgere i loro sforzi all’approfondimento dei problemi epistemologici a quelle verità collegati.
Purtroppo, il movimento psicoanalitico nel suo insieme non è arrivato ancora a una maturità sufficiente per raccogliere la sua fiaccola e continuare lungo la via da lui aperta; e le ragioni di questa mia affermazione diventeranno, spero, via via più chiare nello svolgersi del nostro argomento. Penso che, come molti dei miei lavori precedenti, ciò che segue rappresenta, oggettivamente, un tentativo di capire e addentrarsi nella selva oscura di un mondo così diverso da quello che ci rivelano le nostre percezioni.

2. Dall’inconscio alla bi-modalità e alla bi-logica

Allo scopo di facilitare la comprensione di coloro che si accingono a leggere ciò che segue e non sono familiarizzati con i miei lavori precedenti, farò un accenno (a volte non completamente accurato, come conseguenza della sua brevità) ad alcuni concetti pertinenti al presente studio.
Nel suo lavoro sull’inconscio, dell’aprile 1915, Freud riassume (questo è proprio il verbo usato da lui) e descrive in cinque caratteristiche ciò che è distintivo dell’inconscio. Un’attenta considerazione di queste caratteristiche porta a un’interessante conclusione da lui, a quanto ne so, mai esplicitata: tutte e cinque sono l’espressione, da un lato, del pensiero, e dall’altro di una tendenza di accomunare, mettere insieme, cancellare le differenze e rendere uguali delle cose che per il pensiero uguali non sono, ma anzi, al contrario, profondamente diverse e separate.
1. Assenza di reciproca contraddizione. Ciò che ho appena affermato si vede chiaramente nelle stesse parole di Freud:
Questi moti pulsionali sono fra loro coordinati [messi insieme]…, le cui mete non possono non apparirci incompatibili…, procedono insieme alla formazione di una meta intermedia, di un compromesso [: cancellare le differenze, mettere insieme]. In questo sistema non esiste la negazione né il dubbio né livelli diversi di certezza [: cancellare le differenze, rendere uguali].3
2. Spostamento. Una data persona o oggetto si esprime per mezzo di un’altra persona o oggetto che ha qualche caratteristica in comune con il primo e che lo sostituisce: un accomunarli. Si noti che l’esperienza analitica dimostra che nell’inconscio profondo entrambi sono la stessa cosa.
3. Condensazione. Diverse idee si esprimono nello stesso tempo per mezzo di una sola: sono messe insieme.
4. Sostituzione della realtà esterna con quella psichica. Si potrebbe anche descrivere come la possibilità di scambiare la prima con la seconda e viceversa: un caso di spostamento. Nell’inconscio profondo esse sono la stessa cosa.
5. Atemporalità.
I processi del Sistema Inconscio sono atemporali, e cioè non sono ordinati temporalmente, non sono alterati dal trascorrere del tempo, non hanno, insomma, alcun rapporto col tempo.4
In altre parole, la relazione “precede-segue”, che separa temporalmente “i processi” inconsci, è scomparsa: tutti si danno a un tratto. Ne L’Interpretazione dei sogni si trovano altre otto caratteristiche dell’inconscio che, sebbene simili a quelle appena descritte, non sono tuttavia identiche; tutte sono espressioni di una tendenza unificante delle cose distinte dal pensiero, anche nello stesso sogno. Sono riuscito a dimostrare che tutte queste tredici caratteristiche sono diverse espressioni d’intreccio tra due princìpi. Secondo il principio di generalizzazione (PG) ogni oggetto viene trattato come elemento di un insieme e questo insieme è, a sua volta, trattato come sottoinsieme di un insieme più generale e così via. Esempio: FS, allievo di asilo, è un elemento dell’insieme di tutti quelli che iniziano la scuola; questo insieme è un sottoinsieme dell’insieme di quelli che ricevono un’educazione primaria; questo insieme, a sua volta, è un sottoinsieme dell’insieme che comprende anche gli allievi di scuola media e così via.
Secondo il principio di simmetria (PS) se x è in relazione R con y, y è anche nella stessa relazione R con x. Esempio: se Mario è padre di Francesco, allora Francesco è padre di Mario, il che non vuol dire che non sia anche figlio. Come si capisce subito un processo di pensiero in cui vale il PS viola le regole della logica ordinaria – in questo caso violazione di ciò che ho proposto di chiamare il principio di incompatibilità (PI): essere padre di una persona è incompatibile con l’essere figlio della stessa persona; il PS, tuttavia, ci permette di capire nei propri termini della logica bivalente come e in che modo l’inconscio è alieno a questa logica.
Allo scopo di dare qualche esempio menzionerò due delle caratteristiche dell’inconscio. In accordo con lo spostamento, un professore rigoroso è sentito nell’inconscio come padre rigoroso. Possiamo dire in primo luogo che, d’accordo con il PG, entrambi sono considerati come elementi di un insieme più vasto, quelli che hanno autorità: genitori, educatori, autorità politiche ecc. Se x è elemento di questo insieme di tutte le autorità, allora, d’accordo con il PS, l’insieme è anche nella relazione di essere elemento di x, il che vuol dire che tutte le autorità appartengono a x: di nuovo una violazione della logica (anche, in questo caso, violazione del PI), la quale non accetta che il tutto possa essere parte di una sua parte propria. Questa violazione può essere interpretata nel senso che il PS porta all’identità tra la parte e il tutto. Infatti, nella logica “normale”, se a è parte di b e b è parte di a, ciò implica che a=b. Quindi, il PS sostituisce il PI con ciò che possiamo chiamare il principio di compatibilità (P Co). D’altra parte, l’identità tra parte e tutto conduce all’identità delle parti tra loro. Quindi: professore = padre; e ciò si voleva dimostrare.
Vediamo adesso l’atemporalità. Se l’istante a precede l’istante b, e d’accordo con il PS, b precede a, allora scompaiono il passato e il futuro: scompare, cioè, l’ordinamento temporale. Siamo nell’atemporalità.
Penso che nella presentazione freudiana sia difficile trovare qualcosa in comune tra lo spostamento e l’atemporalità. Con l’aiuto di questi princìpi, invece, possiamo vedere che le violazioni della logica osservabili in queste due caratteristiche, per quanto diverse tra loro, sono entrambe espressioni diverse dei due princìpi. E si può dimostrare che ciò vale per tutte le tredici caratteristiche.
Riflettendo, si incomincia a capire che il PS, con l’aiuto del PG, è la descrizione in termini di logica bivalente di un modo di vivere il mondo come se ogni parte fosse uguale al tutto, il che equivale a dire che non si può trovare alcuna differenza tra le parti e tra queste e il tutto. Se formiamo insiemi di cose, persone, pensieri ecc. via via più grandi, ci avviciniamo al limite: tutto il mondo. Essendo ogni parte uguale al tutto e quindi non essendo possibile distinguere o separare le cose, persone ecc., risulta che, secondo questa concezione, il mondo è indivisibile. Questo modo di vivere l’essere lo possiamo chiamare il modo indivisibile.
Considero molto illuminante il fatto che il PS, inseguito fino alle sue ultime conseguenze, porta al modo indivisibile, il quale sarebbe l’espressione ontologica del PS, essendo quest’ultimo, a sua volta, l’espressione logica del modo indivisibile. Tra queste conseguenze estreme troviamo che il mondo diventa impensabile, poiché senza distinguere non si può pensare. Invece, se vediamo l’effetto del PS in un pezzo più piccolo della realtà, allora la strage è più limitata. Prendiamo, per esempio, l’insieme di tutte le madri. Diciamo che madre è una donna che ha partorito un figlio. Questa definizione è fatta nel rispetto delle leggi della logica. Applichiamo il PS a questo insieme: il concetto di madre rimane, ma nell’insieme stesso ogni madre diventa uguale a tutto l’insieme e quindi uguale a ogni altra madre. Detto in altre parole, rimane il concetto di madre, definito per mezzo della logica bivalente, il quale è diverso dal concetto di padre, di figlio, di gatto ecc. Ma nell’insieme, se vale il PS, tutte le madri scompaiono poiché diventano una sola: rimane l’insieme delle madri ma non i singoli elementi dell’insieme. Abbiamo così un insieme simmetrizzato, cioè un insieme definito per mezzo della logica bivalente ma reso indifferenziato al suo “interno” attraverso il PS. Non siamo più di fronte alla logica ordinaria, bensì siamo dinanzi a una mistura di logica bivalente e di dissoluzione di questa logica. Ho chiamato questa mistura con il nome di logica simmetrica.
Abbiamo in questo modo due logiche: quella del pensiero normale, o logica bivalente, e la logica simmetrica. A volte in un ragionamento si adoperano entrambe; in tal caso abbiamo ciò che ho proposto di chiamare un sistema sottoposto a due logiche, cioè un sistema bi-logico. Abbiamo quindi a disposizione per il nostro lavoro tre logiche: bivalente, simmetrica e bi-logica.
Ritorniamo adesso al pensiero. Per la sua natura esso distingue ogni cosa da ogni altra e poi stabilisce delle relazioni tra le cose. Più si pensa su un argomento, più si trovano cose nuove. Il limite irraggiungibile del pensiero è l’infinito.
Dunque, il mondo appare al pensiero in un modo ben definibile: come se fosse formato da parti diverse. Possiamo chiamare questo il modo eterogenico o dividente o distinguente. Siccome in esso le relazioni asimmetriche giocano un ruolo importante possiamo anche chiamarlo il modo asimmetrico; questo nome deve essere capito come un modo di far rilevare la differenza con il modo indivisibile, il quale non conosce alcuna relazione, né simmetrica né asimmetrica, ma può essere definito in termini logici per mezzo del PS portato alle sue ultime conseguenze. Il modo asimmetrico, invece, conosce e usa sia le relazioni simmetriche che quelle asimmetriche, essendo di fatto tuttavia queste ultime molto più numerose delle prime. Se volessimo essere più precisi, dovremmo chiamare il modo eterogenico con il nome di modo relazionale; e il modo indivisibile modo a-relazionale. Ebbene, aggiungiamo questi termini ma non eliminiamo “simmetrico” e “asimmetrico”, poiché il primo ci permette una descrizione logica – in termini di violazione della logica – di qualcosa di alieno alla logica.
Così questa via di ricerca porta alla visione del mondo in due modi diversi: bi-modalità. Quando e soltanto quando i due modi si esprimono per mezzo di una mistura di logica bivalente e di logica simmetrica abbiamo una manifestazione bi-logica. Allo stesso tempo abbiamo trovato che, così come il modo asimmetrico o dividente si riflette nella logica bivalente, anche il modo indivisibile si riflette nella logica simmetrica. Si noti, tuttavia, che la logica simmetrica non è l’espressione pura del modo indivisibile bensì dei due modi: logica bivalente più indivisione. Il modo indivisibile allo stato puro è alieno al pensiero, è impensabile. Penso che il significato più profondo del concetto di logica simmetrica sia proprio questo: così come l’uomo invisibile nella storia di Wells poteva essere captato sensorialmente soltanto quando si vestiva, così il modo indivisibile si rivela a noi soltanto quando è circondato dalla logica bivalente e forma con essa il prodotto misto dei due modi chiamato logica simmetrica. Questo fatto ci fornisce un metodo per scoprire nel pensiero dell’inconscio e in tutte le manifestazioni del mondo qualcosa che era sfuggito alla captazione umana e che adesso diventa possibile studiare.
Riassumendo: a partire dall’inconscio freudiano siamo riusciti, procedendo per la via aperta da Freud, ad arrivare alla concezione dei due modi e della bi-logica che ci aprono delle possibilità di nuove esplorazioni dell’ignoto.

3. Le strutture bi-logiche e l’infinito

Le strutture bi-logiche. Ecco una domanda fondamentale: se l’uomo e il mondo sono fatti di due modi così diversi l’uno dall’altro, come riusciamo a riconoscere questi modi? La risposta è, nella sua formulazione generale e soltanto in questa, facile: il modo eterogenico si manifesta nella diversità di aspetti; il modo indivisibile, invece, non è mai captato direttamente ma soltanto attraverso strutture bi-modali pure e in quelle bi-modali bi-logiche.
Chiamo struttura bi-modale pura quella che, nel mezzo delle diversificazioni del pensiero, rivela la presenza del modo indivisibile senza alcuna violazione della logica bivalente o della logica aristotelica. Le strutture bi-modali pure sono quelle meno conosciute; le più importanti sono, finora, l’astrazione e la generalizzazione. Non mi soffermerò su queste, poiché non riguardano il presente lavoro.
Chiamo struttura bi-logica quel tipo particolare di struttura bimodale in cui si osserva una co-presenza o intreccio tra i due modi, in cui il modo eterogenico si rivela at...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Passi di mattina
  4. I. Avi, nonni e genitori
  5. II. La borghesia
  6. III. Il bambino (’37-’47)
  7. IV. L’altro viaggio
  8. V. Il ragazzo (’48-’63)
  9. VI. Patria e identità
  10. VII. Il giovane (’63-’79)
  11. VIII. Leopardi quasi romantico
  12. IX. L’uomo maturo (’79-’97)
  13. X. Masse e web
  14. XI. Il vecchio (dal ’97)
  15. XII. Libertà-uguaglianza, amore-giustizia e scuola
  16. Passi di sera
  17. Appendice 1. Matte Blanco interpreta un sogno (dell’autore)
  18. Appendice 2. L’ Atlante di Roma antica. Spirito di un’intrapresa archeologica.
  19. Note
  20. Monografie e opere a cura di Andrea Carandini
  21. Inserto fotografico
  22. Copyright