Soprannomi
Re dei re dell’Africa, Imam di tutti i musulmani, per Reagan “Cane Pazzo”
Esperienza
Founder di una tirannia totalitaria e anti establishment, basata su outfit lisergici
al potere per 42 anni dopo un colpo di Stato
Competenze
- Negazionismo
- Eliminazione dei dissidenti libici in Italia
- Poteva spararti con una pistola di platino che sfoggiava la scritta “Io sono la Libia”
Formazione
Non ne aveva bisogno
Frase con cui è entrato nella storia
«Gesù non è stato crocifisso, c’era un sosia al suo posto»
Interessi
Puglia. Al punto che voleva annetterne un pezzo
Patrimonio
400 miliardi di euro stimati. Ma chi può dirlo
Atto più folle
Ha cercato di cancellare la Svizzera
Chi era Gheddafi?
Possiamo definirlo il Caravaggio della tirannia. Con Caravaggio, Gheddafi ha in comune tre cose: il genio, l’innovazione e la passione per l’omicidio. Se quel pivello di Caravaggio aveva ucciso soltanto un uomo, conoscere il numero preciso degli omicidi correlati a Gheddafi è come cercare di capire chi è oggi il proprietario del Milan: una missione impossibile.
Gheddafi ha detenuto il potere dal 1969 al 2011. Quarantadue anni, l’età che ha l’attuale ministro della Sanità Roberto Speranza oggi, nel momento in cui scrivo queste righe. Per farti capire come ha fatto il tiranno a resistere a un Ministro Speranza di missili americani, conflitti globali e locali, caduta del muro di Berlino, attentato alle Torri Gemelle eccetera, dobbiamo tornare al 1971, quando Aldo Moro si recò in tutta fretta a Tripoli e incontrò per la prima volta Gheddafi.1 Non c’era nessuna offerta low cost, Aldo Moro si era recato in Libia perché alcuni italiani erano stati incarcerati dal tiranno. In quegli anni l’Italia era già una superpotenza mondiale che ancora beneficiava del boom economico; la Libia, invece, non contava niente nel Mediterraneo proprio come l’Italia di oggi.
Eppure Aldo Moro, quel giorno, fu costretto a guardare in alto per tutto l’incontro perché Gheddafi non scese mai da cavallo. Dopo quell’episodio l’Occidente capì di trovarsi davanti a un grande talento.
Gheddafi ha fatto un percorso alla Lucky Luciano: è passato dalla miseria alla ricchezza. A ventisette anni il tiranno è riuscito a diventare ricco, tanto ricco. Immagina un farmacista durante la pandemia. Per darti una stima del patrimonio, Gheddafi aveva in cucina degli schiacciamosche2 d’oro e in soggiorno un divano a forma di sua figlia,3 anch’esso dorato. Se il tiranno avesse avuto Instagram, la sua bio sarebbe stata questa: «Father of ten,4 al potere con un colpo di Stato, single, ho lasciato la mia prima moglie, un’insegnante, perché nessuno aveva più nulla da insegnarmi, founder di una delle tirannie più megalomani e psichedeliche che la storia abbia mai conosciuto».
Parlare di tutta la carriera di Gheddafi è impossibile. Quello che posso fare in questo corso è analizzare i suoi capolavori migliori. Fra poco scoprirai perché Gheddafi ha chiesto di cancellare la Svizzera, perché ha proposto all’Onu di trasferire israeliani e palestinesi alle Hawaii e perché il tiranno voleva annettere alla Libia un pezzo di Puglia.
Pecché nun ce ne jammo in America?
La megalomania è lo strumento con cui il tiranno dirotta il tuo cervello. È un elemento imprescindibile, come un’orgia gay per un parlamentare ungherese omofobo.
22 settembre 2009, New York.
Gheddafi sbarcò a Manhattan con una lunga tunica nera che lo fece apparire come il cosplayer della Morte. Nonostante fosse da quarant’anni5 al potere, era la sua prima volta all’Onu per l’assemblea delle Nazioni Unite.
Dopo essersi presentato ai membri degli stati più importanti del mondo come «il Re dei re d’Africa», iniziò un discorso sconclusionato che si protrasse per novantaquattro minuti invece dei quindici assegnati, sebbene si fosse accesa una spia rossa dopo che aveva superato il limite di tempo.6
Solo nel 1960 aveva avuto luogo all’Onu un discorso più lungo. In quel caso la logorrea fu di un uomo che, una volta rovesciata la dittatura filoamericana, creò la sua democrazia mandando gli omosessuali nei campi di lavoro, gli oppositori in prigione e gli psicopatici a Miami: Fidel Castro.7
Ma torniamo alle Nazioni Unite nel 2009. I giornali dell’epoca raccontarono che il tiranno impiegò diciassette minuti per arrivare al punto principale del suo discorso che era il seguente: Gheddafi chiedeva un’indagine approfondita sull’omicidio Kennedy avvenuto quarantasei anni prima. Dopo decenni di assenza ingiustificata, Gheddafi si presentò all’Onu richiedendo un’indagine complottista come se fosse un deputato repubblicano di oggi. Ma in quei novanta minuti più recupero, il tiranno snocciolò una serie di altre richieste poi diventate leggenda: domandò di spostare la sede delle Nazioni Unite in Libia perché non sopportava il jet-lag del viaggio e perché Tripoli, dopo l’11 settembre, era secondo lui più sicura di New York. Chiese se l’influenza suina del 2009 fosse stata inventata in laboratorio. Pretese un’altra indagine approfondita sull’omicidio di Martin Luther King avvenuto nel 1968. Spiegò come i talebani avessero diritto a costruirsi il loro “Vaticano” in Afghanistan – di cui parleremo più avanti –, chiamò Obama «Figlio mio» solo perché di origine africana. E infine,8 lanciò dei fogli addosso al segretario generale delle Nazioni Unite.
Se stai pensando: Ma è incredibile! rimarrai alquanto sorpreso. La parte incredibile la devo ancora raccontare. L’ho ritardata apposta per creare l’effetto sorpresa, come la cartella di Equitalia che arriva ad agosto appena sali in macchina per partire per le vacanze. Gheddafi quel giorno offrì all’assemblea delle Nazioni Unite la sua più grande idea geopolitica.
Il tiranno propose di risolvere il conflitto politico più irrisolvibile della storia moderna, ovvero quello israeliano-palestinese, fondendo insieme Israele e Palestina in unico stato chiamato «Isratina». I membri dell’Onu rimasero esterrefatti. Gheddafi rincarò la dose precisando che chi non avesse accettato «Isratina» avrebbe potuto trasferirsi alle Hawaii. O in Alaska. Due stati scelti ovviamente a caso su Google Maps e che tra l’altro appartenevano a “suo figlio” Obama. Cento anni di conflitti diplomatici risolti così, con un colpo di genio.
Obama capì che sarebbero stati giorni bizzarri quando scoprì dove il tiranno aveva deciso di alloggiare. Nei suoi viaggi diplomatici Gheddafi infatti non prenotava mai un hotel: dalla Libia faceva atterrare un cargo con un’enorme tenda beduina che veniva montata nel centro delle capitali. Gheddafi era nato in una tenda beduina e ogni volta che incontrava un capo di Stato ci teneva a mostrargli il suo luogo di nascita. È come se Francesco Cossiga nei suoi viaggi diplomatici a Londra, Berlino, Pechino avesse preteso di alloggiare in pediatria con infermiere sassaresi. Il tiranno ha fatto glamping a Parigi, Mosca, Bruxelles, Kiev, persino in Italia. Ma di questo parleremo più avanti. Gheddafi voleva piazzare la sua tenda a Central Park, sotto casa di Tiger Woods e Steven Spielberg, ma Obama ha impedito che avvenisse. L’entourage del tiranno ha così ripiegato su una proprietà privata. Indovinate di chi? Di Donald Trump,9 che nel 2016 ha dichiarato con vanto alla Cbs: «I made a lot of money with Gaddafi».10 Due anni dopo quel campeggio Gheddafi fu ucciso. Non da Donald Trump, purtroppo. Per ricostruire la storia di questo omicidio dobbiamo fare un passo indietro.
Lo scatolone di sabbia
Ogni artista va collocato nel proprio ambito storico per essere compreso e apprezzato. Ruth Ben-Ghiat, una studiosa americana di autoritarismo, afferma che se la prima ondata di tirannia ha avuto luogo negli anni Venti e Trenta del Novecento, la successiva è avvenuta dopo la Seconda guerra mondiale con la nascita del tiranno «anticolonialista». In una sola parola: Gheddafi.
Ma facciamo un passo indietro: quella che noi oggi chiamiamo «Libia» non è un Paese con un solo popolo.
Il concetto di «Libia» è un’invenzione degli italiani, uno dei tanti colpi di genio che ci hanno reso il popolo più creativo del mondo. Lo stesso nome «Libia», mutuato dal greco, è stato coniato dal geografo siciliano Federico Minutilli ed è servito a collocare un numero vastissimo di tribù all’interno di un unico calderone verbale.11 Nel 1911 la Libia era stata definita dal nostro parlamento «uno scatolone di sabbia». Gheddafi aveva capito che per diventare famoso doveva fare l’unboxing dello «scatolone». Il Mediterraneo è sempre stato l’Eight Mile su cui si affacciano i nazionalismi. Come i californiani di oggi, Gheddafi ha avuto l’intuizione di una nuova tendenza destinata a scuotere l’intera civiltà. A finanziare la startup tirannica è stato il petrolio che negli anni Sessanta iniziò inaspettatamente a zampillare in diverse zone della Libia. Immagina ora le risate di Gheddafi quando ripensava alla frase: «È solo uno scatolone di sabbia».
Il Colonnello si propose sulla scena come un sovrano antiestablishment che avrebbe rimesso il mondo sulla giusta strada.
Ma come ha fatto Gheddafi a rimanere al potere per quarantadue anni, anni in cui è accaduto di tutto? Qual è stato il segreto del suo successo? Secondo una firma autorevole del «New York Times», David Brooks, che evidentemente non temeva gli attentati libici, fu «la sua bizzarria demente e narcisistica».12
Gheddafi sapeva che, per durare a lungo, era meglio essere un tiranno megalomane totalitario in grado di controllare ogni neurone dei suoi cittadini, piuttosto che un tiranno mediocre.
Per darti un esempio di megalomania, facciamo un gioco. Nel museo di George W. Bush13 in Texas è possibile provare a fare il presidente degli Stati Uniti. Ti ricordi di George W. Bush? L’uomo che disse: «Torturare i sospettati di terrorismo col waterboarding è dannatamente giusto».14 Se vai nella sezione dedicata alla guerra in Iraq del museo, accedi a tutti i reali dossier che Bush aveva a disposizione nel 2003. Dopo averli letti, puoi immedesimarti in George W. e decidere se dichiarare guerra all’Iraq.
Immaginiamo di fare lo stesso gioco applicando le stesse regole ma spostandoci a Tripoli. Invece di Bush, puoi provare a interpretare il ruolo di Gheddafi nella crisi diplomatica tra Svizzera e Libia. Il dossier che avresti a disposizione è il seguente: nel luglio del 2008 uno dei tuoi figli, Hannibal, decise di andare in Europa.
Lo so, un Annibale che decide di muoversi dall’Africa verso l’Europa è già foriero di possibili problematiche. Ma non ti voglio condizionare con pregiudizi storici, andiamo avanti.
Gheddafi Junior voleva fare un weekend fuoriporta, sobrio, e quindi decise di prenotare un po’ di suite nel miglior hotel di Ginevra. Durante il soggiorno di relax, il piccolo Hannibal venne arrestato dalla polizia elvetica per aggressione. Non era la prima volta che il ragazzo si trasformava in O.J. Simpson. Nel 2001 Hannibal era uscito piuttosto imbenzinato da una discoteca di Roma e aveva aggredito tre poliziotti con un estintore in stile G8.15 Nel 2004 a Parigi aveva guidato contromano per tutti gli Champs-Élysées,16 a centoquaranta chilometri orari e comprendendo nelle sue performance il consueto reato di «Violenza su un pubblico ufficiale». Nel 2009 ebbe poi luogo una nuova aggressione in una suite di Londra da quattromila sterline a notte.17 Lo European tour di Gheddafi Jr è proseguito sempre ad alti livelli ma mi fermo qui perché dobbiamo tornare al nostro gioco. Ricapitoliamo: tuo figlio è finito in carcere in Svizzera ma grazie a una cospicua cauzione rimane in prigione solo due notti e a quel punto ritorna in Libia. Tu, Gheddafi, cosa fai? Ti sfido a non rispondere così: «Assolutamente niente, la pratica è stata risolta con la cauzione».
Ecco invece quello che ha fatto Gheddafi: il tiranno chiese all’Onu di cancellare la Svizzera. Il Ticino sarebbe andato all’Italia, i cantoni francofoni alla Francia e quelli della Svizzera tedesca alla Germania. Non è finita. Gheddafi fece arrestare in Libia due ingegneri elvetici. Il leader libico ritirò dai conti nelle banche elvetiche cinque miliardi di euro, sospese la for...