ARAKI, SADAO (1877-1966), di nobili origini, impresse alla politica giapponese una direzione espansionistica e totalitaria alla guida della fazione Kodoha, altrimenti detta «della via imperiale», che rappresentava l’ala radicale e nazionalista dell’esercito. Filosofo e intellettuale, sostenne la carica di ministro dell’Educazione nel 1938-39. Condannato all’ergastolo come criminale di guerra fu rilasciato per motivi di salute nel 1955.
ASANÒ-TAKUMI, vissuto nel Settecento, apparteneva alla élite dei daimyo, cortigiani dello Shogun – supremo capo politico-militare, sottomesso all’Imperatore ma di fatto indipendente – incaricati di ricevere i messi imperiali. La sua morte, vendicata dai suoi quarantasette samurai, diventò il soggetto di uno dei più celebri drammi del teatro Kabuchi.
BYRNES, JAMES F. (1879-1972), uomo politico americano, senatore, giudice della Corte suprema, nel 1945 venne nominato Segretario di Stato dal Presidente degli Stati Uniti Harry Truman; promosse insieme a Russia, Cina e Commonwealth britannico la nascita del Consiglio degli Alleati, un organismo incaricato di vigilare sulla vita politica del Giappone sotto l’occupazione americana.
D’AJETA, BLASCO (1907-1969), capo di gabinetto di Galeazzo Ciano, nel 1943 fu inviato a Lisbona, per trattare con l’ambasciatore britannico le condizioni di un eventuale armistizio. Alla fine della guerra si trasferì in Giappone come funzionario del governo italiano.
DEREVYANKO, KUZMA NIKOLAEVICH (1904-1954), luogotenente dell’esercito sovietico, rappresentò Mosca nelle trattative per la resa del Giappone al termine della Seconda guerra mondiale.
DULLES, FOSTER (1888-1959), Segretario di Stato sotto la presidenza di Eisenhower, dopo la resa del Giappone vi si trattenne in qualità di ambasciatore. Di fede repubblicana, fu uno dei protagonisti dei primi anni della Guerra fredda, durante i quali si impegnò in un’intensa attività diplomatica volta a limitare l’espansione dell’ideologia comunista.
FUJIWARA, dinastia nobiliare di diretta origine divina all’interno della quale il Tenno sceglieva la propria moglie.
HARA, NOBUKO (1892-1979), cantante lirica giapponese, acclamata interprete della Madama Butterfly di Puccini.
HIROHITO (1901-1989), nominato Imperatore nel 1926 con il nome di Showa (in italiano «pace illuminata»), mantenne il trono sino alla morte. In gioventù compì un viaggio in Europa, dove ebbe modo di apprezzare lo stile di vita e le ideologie democratiche; pressoché estraneo alle vicende belliche del Paese, non subì alcun processo e nel 1947 accolse con favore la nuova Costituzione che, pur smentendone le origini divine, continuò a legittimarne il potere.
IWABUCHI, SANJI, ammiraglio della forza navale giapponese, partecipò alla compagna militare nelle Filippine del 1945. Trasgredì all’ordine impartito da Yamashita e, invece di disperdere i rifornimenti risparmiando così Manila dal saccheggio dell’esercito di Mac Arthur, resistette: la città fu distrutta e i suoi abitanti massacrati.
IWASAKI, una delle cinque grandi dinastie finanziarie nipponiche. Originaria della piccola aristocrazia samuraica, si specializzò dapprima nell’industria navale poi, tra il XIX e la prima metà del secolo scorso, diede vita alla Mitsubishi, uno degli zaibatsu frazionati dallo Scap durante gli anni dell’occupazione americana.
KAI-SHEK, CHANG (1887-1975), di sentimenti anti-comunisti, leader del Kuomintang, il partito nazionalista cinese, nel 1928 venne nominato presidente del governo nazionale. La sua popolarità calò negli anni del conflitto cino-giapponese, durante i quali inaugurò una stagione di repressione contro gli esponenti del partito comunista cinese che precipitò il Paese nella guerra civile. Grazie all’appoggio degli Stati Uniti mantenne il controllo del Paese sino al 1949, quando le forze del Kuomintang furono debellate dall’esercito di liberazione popolare guidate dal comunista Mao Zedong. Fuggito a Taiwan insieme al figlio, vi rimase sino alla morte.
KIDO, KOICHI (1889-1977), stretto consigliere dell’Imperatore, ricoprì vari incarichi istituzionali negli anni precedenti la Seconda guerra mondiale; cauto sulla possibilità di un diretto intervento giapponese, venne apertamente osteggiato dall’oligarchia militare che nel 1945 procedette al suo arresto. Giudicato criminale di guerra dal tribunale militare internazionale, venne condannato al carcere a vita, ma ne uscì nel 1953.
KODOHA, o fazione della via imperiale, corrente politica di destra radicale supportata dagli esponenti dell’esercito giapponese. Tra i suoi ispiratori si ricorda il leader Sadao Araki, che la guidò verso obiettivi totalitari ed espansionistici. A essa si oppose la corrente Toseiha, o del controllo, l’ala più moderata dell’esercito, guidata dal generale Tojo.
KÓNOYE, FUMIMARO (1891-1945), membro della nobiltà, apparteneva alla stirpe Fujiwara. Per tre volte Primo ministro dimissionario, si addossò la responsabilità dell’incidente cinese del 1931 che avrebbe condotto il Giappone al conflitto con Chang Kai-shek. Si suicidò con una fialetta di cianuro a cinquantasei anni, poco prima di cadere in mano agli americani.
KURUSU (1886-1954), ambasciatore giapponese in Germania dal 1939 al 1941, sottoscrisse a Berlino il Patto tripartito. Inviato speciale a Washington insieme a Kichisaburo Nomura, era in trattative con il Segretario di Stato americano Cordell Hull quando venne sferrato l’attacco a Pearl Harbour. Finita la guerra ritornò in patria, dove trovò impiego come professore all’università di Tokyo.
MAC ARTHUR, DOUGLAS (1880-1964), generale dell’esercito americano, nel 1941 assunse il comando delle operazioni in Estremo Oriente, combattendo contro i giapponesi a fianco delle Filippine e di gran parte delle nazioni dell’arcipelago indonesiano. Nel 1945 ricevette a bordo della corazzata Missouri la delegazione nipponica giunta a sottoscrivere la resa incondizionata. Per incarico del Presidente Harry Truman, fu nominato comandante in capo delle truppe d’occupazione in Giappone (Scap). Impegnato nella guerra di Corea, venne accusato dalla Casa Bianca di aver provocato il poco auspicabile intervento della Repubblica popolare cinese e nel 1951 venne rimosso dal comando per «grave insubordinazione».
MÀKINO, NOBUAKI (1861-1949), insieme a Kido e al principe Konoye, fu uno dei tre consiglieri del Tenno designati dal principe Saionji nel 1925. Di origini nobili, possedeva infatti il titolo di conte, era divenuto inviso ai militari per essersi dichiarato contrario alla dichiarazione di guerra verso gli Stati Uniti.
MAZAKI, JINZABURO (1876-1956), generale giapponese esponente della corrente Kodoha, durante la guerra cino-giapponese auspicò un consolidamento delle conquiste in Manciuria che evitasse l’allargamento del conflitto.
MEJI, in italiano «governo illuminato», contrassegnò l’epoca del regno di Mutsuhito che, incoronato nel 1867, mantenne il trono imperiale fino al 1912, anno della sua morte. Abolì il regime degli Shogun e avviò il Paese verso l’industrializzazione, aprendo le frontiere a prodotti e innovazioni occidentali. Durante il suo regno, nel 1889, entrò in vigore la nuova Costituzione che gli riconosceva il potere esecutivo e il comando militare, affidando invece l’amministrazione dei suoi beni a un’assemblea bicamerale.
MITSUBISHI, marchio di fabbrica della famiglia Iwasaki. In italiano «tre losanghe», la Mitsubishi era prima della guerra uno zaibatsu, un cartello di industrie, che deteneva il monopolio del mercato creditizio e assicurativo in tutto il Giappone. Con l’occupazione americana venne frammentata in trecento piccole società per azioni ma di lì a pochi anni i capitali ritornarono quasi spontaneamente nelle mani degli Iwasaki, sotto forma di tre grosse società distinte.
MITSUI, dinastia appartenente alla nobiltà Fujiwara, nel Seicento introdusse in Giappone l’uso dello yen. Allo scoppio della guerra era composta da otto famiglie sottoposte all’autorità del barone Takakimi: ognuna di esse controllava un settore dello zaibatsu di famiglia che, nel 1939, gestiva beni per un miliardo di dollari. Sehin Ikeda, membro della dinastia, ricoprì la carica di ministro delle Finanze sotto il governo Kónoye e Yòshida.
MUSHAKOJI, SINTOMO, decano del corpo diplomatico nipponico, nel 1936 sottoscrisse insieme a Ribbentrop il Patto anticomintern, per fronteggiare a livello internazionale l’ascesa del comunismo.
NEHRU, JAWAHARLAL (1889-1964), Primo ministro indiano, discepolo di Gandhi, si fece promotore di un nazionalismo non violento e portò il Paese all’indipendenza nel 1947. Con la sua condotta neutrale, soprattutto in politica estera, riuscì a tenere l’India al di fuori della Seconda guerra mondiale e le impresse una fisionomia differente sia dal capitalismo occidentale che dal comunismo di stampo sovietico.
NOMURA, KICHISABURO (1877-1964), ammiraglio dell’esercito nipponico, ministro degli Esteri, era a Washington in qualità di ambasciatore quando fu sferrato l’attacco a Pearl Harbour.
NOSAKA, SANZO (1892-1993), costretto all’esilio dopo aver collaborato alla fondazione, nel 1922, del partito comunista giapponese, visse a lungo in Cina con lo pseudomino di Susumo Okamo e vi fondò la Lega del popolo giapponese, di ispirazione maoista. Rientrato a Tokyo dopo la fine della guerra contro gli Stati Uniti, diede vita a un triunvirato con Kinchi Tokuda e Yoshio Shiga, partecipando all’organizzazione dello sciopero generale del 1947. Guida del partito comunista giapponese in parlamento, nel 1950 venne accusato da Mosca di essersi dimostrato favorevole all’occupazione americana. Quando il partito fu dichiarato fuorilegge, si diede insieme ai suoi alla latitanza.
OKADA, KEISUKE (1868-1952), ammiraglio della marina imperiale giapponese e Primo ministro dal 1934 al 1936. Di vedute moderate e democratiche, si attrasse le antipatie delle alte gerarchie militari e solo per un caso fortuito riuscì a sopravvivere all’imboscata che queste, nel febbraio del 1936, gli tesero. Creduto morto, riemerse alla scena politica soltanto nel 1944, partecipando al rovesciamento del governo Tojo.
OKURA, KIHACHIRO (1837-1928), fondatore di uno dei maggiori zaibatsu che dominò l’economia giapponese a cavallo tra il XIX e il XX secolo, specializzato nella produzione e nel commercio di armi.
RIDGWAY, MATTHEW (1895-1993), generale statunitense, partecipò a numerose campagne durante la Seconda guerra mondiale, in Sicilia, Germania e Normandia. Alla fine del conflitto diresse alcune importanti operazioni nel Pacifico e sostituì il generale Mac Arthur nel Comando Supremo delle Potenze Alleate in Giappone (Scap). Nel 1951 assunse il comando delle Nazioni Unite in Corea che gli valse, due anni più tardi, il titolo di Capo di Stato Maggiore.
SAIONJI, KIMMOCHI (1849-1940), ultimo rappresentante dei genro, i vecchi statisti, che nel 1868 contribuirono alla cacciata degli Shogun e all’instaurazione del nuovo regime. Principe, a sei anni fu nominato ciambellano dell’Imperatore e ne rimase il consigliere fino a tardissima età. Partì diciottenne per la Francia, dove venne in contatto con gli ambienti democratici parigini. Resse due ministeri tra il 1901 e il 1913, durante i quali attuò numerose riforme, ma fu anche ambasciatore a Berlino e partecipò come delegato alla conferenza di Versailles. Trascorse la vecchiaia nel villaggio di Okitsu in condizioni modeste, per altro le stesse in cui aveva sempre vissuto, e lì si spense a novantuno anni d’età.
SHIMOI, HARUKICHI (1883-1954), poeta e insegnante all’Istituto di lingue orientali di Napoli, nel 1920 fondò la rivista «Sakura». Allo scoppio della Prima guerra mondiale si arruolò nell’esercito italiano come ardito. Amico...