Non chiamatemi supereroe
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Non chiamatemi supereroe

Come realizzare imprese straordinarie senza avere i superpoteri

  1. 176 pagine
  2. Italian
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Non chiamatemi supereroe

Come realizzare imprese straordinarie senza avere i superpoteri

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"Sono lucida, sono appassionata, sono realizzata. Tantissimi dei miei desideri si sono già avverati e molti altri si avvereranno in futuro. Ma tra pochi istanti sarà il momento di incontrare quello più grande di tutti. Quindi, lascia che a svegliarti siano i tuoi sogni. E ora vieni con me a realizzare quello più bello." Cosa fai se a quarant'anni, dopo un brutto cancro, i medici ti preannunciano una vita con il freno a mano? Ti rassegni. Oppure raccogli la sfida e ti butti a testa bassa nella preparazione dell'Ironman. Roberta Liguori ha scelto di non rinunciare ai sogni e si è avventurata in un percorso che le ha cambiato la vita. Grazie al racconto della sua gara - fatta di difficoltà e fatica estrema - e dei mesi di allenamento per arrivare a tagliare il traguardo, vivrai anche tu un'esperienza unica al mondo: al fianco dell'autrice affronterai quasi quattro chilometri di nuoto tra le onde; salterai in sella alla bici, spingendo sui pedali in salita e sfrecciando nel vento in discesa; correrai un'intera maratona e taglierai il traguardo di un Ironman fatto di emozioni, ricordi e sogni. E grazie all'esperienza di Roberta - che, svestiti i panni dell'atleta, è una delle Mental Coach più importanti del nostro Paese - imparerai anche tu a cambiare lo sguardo sulla tua vita e a trovare nella quotidianità la determinazione per realizzare i tuoi desideri, soprattutto quelli che ti sembrano impossibili.

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Informazioni

Editore
BUR
Anno
2020
ISBN
9788865976555
1.

Una meravigliosa ossessione

Sto tremando così forte che mi fanno male le mandibole. Non so se sia per colpa della temperatura esterna che si è abbassata da quando è calato il sole o per la devastante spossatezza, ma tremo come una foglia da più di tre chilometri e non ho ancora trovato il modo di scaldarmi. E sì che sto correndo!
Fuori è quasi buio e, nel tratto di percorso che costeggia il mare, le onde arrivano a infrangersi sul marciapiede creando piccole nubi di spruzzi e vapore. Ci passo in mezzo, mi bagno, sento ancora più freddo. Perfetto. I vecchi lampioni in ferro battuto si accendono in sequenza e proiettano la mia ombra sul selciato bagnato. Caspita, sto correndo davvero così curva? Raddrizzo la schiena, ma con scarso successo. Niente da fare a questo punto, i miei passi continuano a essere pesanti e neanche le grida di incitamento della folla riescono più a risollevarmi.
Ho male dappertutto e ho sale dappertutto. Nelle ultime dodici ore ho sudato così tanto che ho l’intero corpo ricoperto da una patina salata, il mio body da gara è a chiazze e il mio viso è segnato da sottili strisce bianche lungo le guance. Decisamente poco elegante, speriamo non si veda nella foto che scatteranno al traguardo.
Caspita se sono stanca.
Nulla di nuovo, sono abituata alla fatica delle lunghe giornate di lavoro e dei lunghi allenamenti, ma questa è una stanchezza diversa, una spossatezza caparbia che attanaglia gambe, braccia e polmoni e si ostina a tentare di fermare questa mia folle impresa in ogni modo possibile. Prima mi fa partire un crampo, poi mi blocca il respiro, poi mi ottenebra la mente rendendomi triste e confusa al punto da scoppiare a piangere senza una ragione. Un perfido tira e molla che va avanti da molte ore e da molti chilometri e che mi fa risuonare in testa brutti pensieri.
“Non ce la faccio più, è troppo dura. Mi fa male tutto” penso.
“Tutto cosa?” ribatto a me stessa.
“Tutto!” continuo ostinata. “I piedi, i quadricipiti, le spalle e le braccia. Anche il petto. Tutto!”
“Allora, intanto spalle e braccia non ti servono adesso, quindi fregatene. Rilassale e non rompere. E così abbiamo già dimezzato le cose che ti fanno male.” Niente da fare, deformazione professionale. Sono troppo allenata come Coach per lasciar perdere.
“Poi, ti fa male il petto perché non stai respirando bene. Ricorda, inspira profondamente, spingi in basso il diaframma e fuori la pancia. Ecco, così. Rimani concentrata e stringi i denti fino alla fine. Non manca molto, ormai, tra poco più di un chilometro è finita. E da quel momento in poi sarà solo gioia.”
Mi preparo da due anni per questo momento, settecentotrenta giorni in cui non ho mai smesso di pensare a ciò che mi aspetta tra qualche minuto. Tra qualche minuto, finalmente, sentirò la frase che mi ha spinto a tutto questo. Eh già, perché il motivo per cui sto facendo questa folle fatica è proprio una semplice frase; quattro parole, per la precisione. Solo una manciata di lettere, vero, ma così potenti da essere benzina per dodici ore di gara. Perché queste poche lettere mi hanno dato la forza di nuotare per quasi quattro chilometri in mare aperto malgrado le onde, la corrente e le botte prese dagli altri atleti. Sono state la motivazione per pedalare ininterrottamente per centottanta chilometri su una strada così ventosa da mettere alla prova anche un fisico molto allenato e così dritta e piatta e monotona da far vacillare qualsiasi mente. E sono state la determinazione per correre la maratona finale, quarantadue eterni chilometri quando ormai ti fa male tutto, il corpo non ne ce la fa più e l’unica chance per andare avanti è correre con la testa e con il cuore. Ed è proprio qui che mi trovo ora, al quarantesimo chilometro della maratona finale del mio primo Ironman, determinata a sentirmi gridare la frase che mi ha spinto a fare tutto questo: «YOU ARE AN IRONMAN!».
Mi costringo a rimanere lucida e ricordo a me stessa chi sono e che cosa ci faccio qui. Mi chiamo Roberta, ho quarantun anni, mi trovo a Calella, vicino a Barcellona, e sto gareggiando nel mio primo Ironman. Essere qui è un onore immenso per me ed è anche la realizzazione di un grande sogno, perché non sono un’atleta professionista e non sono neanche Wonder Woman. Sono solo una donna determinata che vuole realizzare il suo sogno dimostrando al mondo intero che tutto è possibile quando sai quello che vuoi e hai abbastanza coraggio per andartelo a prendere.
E anche se ho appena sconfitto un cancro molto aggressivo, anche se faccio un lavoro che mi assorbe completamente le giornate e mi costringe a viaggiare come una trottola per il mondo, anche se gli unici momenti che ho per allenarmi sono rubati alla famiglia, al riposo, agli amici o al divertimento, io questo sogno lo realizzerò a ogni costo. Perché è la determinazione che fa la differenza nella vita, non il tempo, i soldi o la fortuna. Solo la determinazione.
Do un’occhiata al mio cardiofrequenzimetro da polso. Sono passate dodici ore e ventisette minuti da quando ho iniziato la gara. E sono passati due anni da quando ho finito le cure contro il cancro e ho iniziato a prepararmi per vincere questa sfida. Due anni per costruire il motore in grado di sopportare lo sforzo fisico che questa impresa richiede, ventiquattro mesi di duri allenamenti, di sacrifici e di disciplina, di diete ipercaloriche e di sonore sconfitte, con prove così al di sopra delle mie possibilità da lasciarmi spaesata per molte ore. Due anni per dimostrare ai dottori che mi hanno detto che non sarei tornata più quella di prima che si sbagliavano.
Forse in alcuni casi mi sono spinta troppo in là, lo ammetto, ma questa non è una novità. Mi capita spesso di compiere gesti esagerati, di essere eccessiva nelle reazioni, nelle azioni e nei comportamenti, ma dietro ciò non c’è nessuna scelta consapevole. Il fatto è che io ho percezioni dopate di tutto ciò che mi circonda, di suoni, colori e sensazioni, e mi comporto di conseguenza. Mi spavento troppo per le cose più stupide, mi commuovo fino alle lacrime per le esperienze più semplici, mi entusiasmo facilmente. E spesso vengo criticata per questo. «Stai tranquilla», «Fai meno casino», «Che cosa avrai da essere sempre così entusiasta?» sono frasi che mi sento ripetere sin da quando ero bambina, così sin da allora ho imparato che spesso l’entusiasmo è scomodo e che io faccio troppo rumore.
Me ne sono crucciata per anni, vivendo nella convinzione di essere sbagliata. Vedevo gli altri che si comportavano in un modo che a me sembrava sempre perfetto, mentre io non mi sentivo mai all’altezza. Peccavo di eccessi di zelo, volevo sempre tutto e subito, commettevo un sacco di errori perché invece di stare ferma per paura di sbagliare, facevo un sacco di cose per aumentare la probabilità di azzeccarne una giusta. Quell’entusiasmo che mi ha sempre contraddistinta in tanti casi era considerato fastidioso e veniva criticato e biasimato. Ero sempre troppo, ma allo stesso tempo non ero mai abbastanza perché mi paragonavo continuamente agli altri e mi sembrava di essere sempre inferiore. Insomma, mi sentivo inadeguata nella maggior parte delle situazioni e mi importava tantissimo di ciò che gli altri pensavano di me. E soffrivo parecchio.
Per fortuna da qualche tempo ho aperto gli occhi e ho realizzato che essere entusiasti è una condizione meravigliosa a cui tendere e non un demone da esecrare. Ho deciso di smettere di contenerlo e di non dare retta a chi non è in grado di apprezzarlo: lascio che le mie reazioni “esagerate” si manifestino. Rido, abbraccio, gioisco in modo sfrenato, faccio casino. Perché dovrei vergognarmene? E perché dovrei abbassare i miei standard per conformarmi a chi preferisce adattarsi a una tollerabile mediocrità invece di sfruttare questo sentimento come forza propulsiva? Le grandi imprese sono figlie di un grande entusiasmo ed è anche grazie a questo entusiasmo che tra pochi chilometri verrò investita del titolo di Ironman e realizzerò il mio più grande sogno. E vedrai il casino che farò al traguardo, altro che arrivo discreto!
I miei pensieri di gloria vengono interrotti da una scena terrificante al lato della strada: un uomo riverso a terra, circondato dal personale medico e da qualche spettatore curioso. Un infermiere corre verso l’ambulanza e torna con in mano un defibrillatore portatile. Voci concitate, attimi di confusione. Credo sia davvero grave. Il mio istinto da crocerossina mi chiede di fermarmi, ma la mente razionale mi impone di andare avanti: sarei solo di intralcio, ci sono dei professionisti che pensano a lui. Mi sforzo di continuare, ma intanto l’umore è sceso sotto i tacchi e mi sorprendo a camminare.
“Che cazzo fai, Roby, cammini l’ultimo chilometro della maratona? Sei impazzita? La medaglia va conquistata con onore! Fosse anche l’ultima cosa che fai nella vita, tu adesso corri e arrivi al traguardo a testa alta.”
Obbedisco. Ora riprendere il ritmo fa male come se qualcuno ti conficcasse cento coltelli nei quadricipiti, ma lo faccio. “Dai Roby, manca davvero poco, il tuo sogno è ormai a portata di mano.”
Quante volte ho immaginato questo momento. Quante volte l’ho sognato a occhi aperti, l’ho prefigurato nella mia mente con dovizia di particolari, l’ho pregustato in modo così vivido da ritrovarmi a piangere per la commozione. Mi succede spesso quando fantastico e per fortuna, grazie ai miei studi di Programmazione Neuro Linguistica (PNL), ho scoperto che non sono io a essere troppo strana, ma che la mia è una reazione naturale. La nostra mente non distingue tra ciò che viene realmente vissuto e ciò che viene vividamente immaginato: a livello emotivo reagisce allo stesso modo. Ecco spiegato perché, quando un film ci appassiona e ci commuove, arriviamo addirittura a piangere per l’emozione. Sappiamo benissimo che ciò che stiamo osservando non sta accadendo realmente, ma la nostra mente reagisce come se fossimo dentro lo schermo. E allora perché non utilizzare questo naturale meccanismo per aiutarci ad avere la motivazione per ottenere ciò che vogliamo? Io in questo sono stata davvero brava. Questo desiderio l’ho immaginato, l’ho ascoltato, l’ho gustato per mesi e mesi. L’ho descritto nella mia mente fin nei minimi dettagli e durante gli allenamenti più duri mi aggrappavo al mio sogno per trovare la motivazione ad andare avanti. Quando diventava davvero difficile, quando le salite erano troppo ripide per le mie gambe, quando la boa in mare era troppo lontana per le mie braccia o la velocità troppo elevata per riuscire a stare al passo degli altri in bicicletta, facevo partire la mente e mi vedevo già lì, a percorrere la passerella rossa che calpesterò tra poco. Notavo i minimi dettagli di quel sogno: la sensazione dei passi sulla moquette morbida; le grida d’incitamento della folla sugli spalti, così forte da sovrastare la musica rock ad alto volume; le facce ammirate delle persone che osservano gli atleti sfilare verso il traguardo; gli applausi ancora più generosi verso le poche donne che prendono parte a questa durissima impresa. Vedevo le facce dei bambini che si sporgono dalle transenne per “battere il cinque” agli atleti: magari proprio da quell’esperienza avrebbero tratto ispirazione per diventare atleti anche loro, da grandi. E quando era davvero dura, quando lo sforzo sembrava ormai insopportabile, quando temevo di essere arrivata al limite di sopportazione e di non potere più andare oltre, a questa meravigliosa immagine aggiungevo una potente voce che declamava al microfono: «ROBERTA, YOU ARE AN IRONMAN!» e l’esaltazione all’idea che presto avrei davvero vissuto quel momento riusciva a spostare il mio limite un po’ più avanti.
Quando sentivo che non avrei potuto fare più un metro di corsa, ne facevo altri cento. Quando sentivo così male alle braccia da essere certa di non poter finire un’altra vasca, ne facevo altre due.
Quando in bici ero convinta di non poter andare neanche un chilometro in più all’ora, spingevo il contachilometri a segnarne tre in più.
È solo grazie a questa ossessione che sono diventata sempre più brava. Ed è solo grazie alla determinazione che ho sviluppato grazie a essa che sto per tagliare il mio traguardo più importante.
Perché tra poco non sarà più un sogno.
Tra poco il sogno diventerà realtà.

Mind Training

Alla fine di ogni capitolo c’è una scheda, come questa che stai leggendo adesso, in cui approfondisco alcune frasi del capitolo appena concluso e ti do qualche esercizio per allenare la mente. Metti in pratica i miei consigli per ottenere i risultati che vuoi!
«È la determinazione che fa la differenza nella vita, non il tempo, i soldi o la fortuna. Solo la determinazione.»
C’è una frase che mi sento rivolgere spesso: «Vorrei avere la tua determinazione». La mia risposta è sempre la stessa. La determinazione non è qualcosa che hai o non hai, non è una caratteristica innata che solo alcuni fortunati possiedono e che non si può sviluppare. Pensarla in questo modo ti deresponsabilizza! Al contrario, la determinazione è qualcosa che fai, scelte che puoi decidere di mettere in pratica in qualsiasi momento. Come? Quando devi prendere una decisione, chiediti: “Quale scelta tra quelle che ho a disposizione rappresenta per me la più determinata?”.
«Essere entusiasti è una condizione meravigliosa a cui tendere e non un demone da esecrare.»
Cito Richard Bandler dal libro Usare il cervello per cambiare: «Nella nostra mente c’è tanto di più di quello che immaginiamo. Nel mondo che ci circonda c’è tanto di più rispetto a ciò di cui riusciamo a essere curiosi. È solo questo crescente senso di curiosità a permetterci di catturare quell’entusiasmo che rende utile, divertente ed emozionante tanto il compito più banale quanto quello più affascinante. Senza questa curiosità, la vita è soltanto uno stare in coda».
Concordo con lui che è proprio l’entusiasmo a rendere utile, divertente ed emozionante la nostra intera esistenza ed è per questo che io voglio vivere la mia vita all’insegna dell’entusiasmo più sfrenato. In fondo, la parola entusiasmo deriva dal greco enthūsiasmós: “en” dentro, “thèos” Dio, cioè: avere un Dio dentro. È una cosa bella, non trovi?
Allora, oggi ti voglio rivolgere un appello: cerca anche tu il tuo Dio dentro di te, ciò che ti rende davvero entusiasta di vivere. Quando l’avrai trovato, sarai così occupato a essere felice da non avere più tempo per sentirti infastidito per colpa del parere degli altri.

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. NON CHIAMATEMI SUPEREROE
  4. 1. Una meravigliosa ossessione
  5. 2. Perseverare è diabolico
  6. 3. Tutto è possibile
  7. 4. Gli errori da dilettante
  8. 5. Angelo
  9. 6. Se sei incerto tieni il gas aperto
  10. 7. Hai voluto la bicicletta
  11. 8. La corsa di Frankenstein
  12. 9. L’ultramaratona
  13. 10. La passerella rossa
  14. Epilogo. C’era una volta…
  15. Mind Training: vuoi saperne di più?
  16. Copyright