Cosa mi lasci di te
eBook - ePub

Cosa mi lasci di te

L'emozionante storia vera che ha ispirato il film

  1. 320 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Cosa mi lasci di te

L'emozionante storia vera che ha ispirato il film

Dettagli del libro
Anteprima del libro
Indice dei contenuti
Citazioni

Informazioni sul libro

Jeremy è poco più che un ragazzo quando incontra Melissa e una cosa gli è chiara fin dal primo momento: è la donna della sua vita. Tra i due sboccia un amore potentissimo, travolto troppo presto da una notizia sconvolgente che dà una svolta dolorosa alle loro esistenze: Melissa è affetta da una grave malattia che rischia di non lasciarle scampo. Malgrado questo, decidono di sposarsi e di avere fiducia fino all'ultimo. Perché, per quanto breve possa essere il tempo che vivranno uniti, i loro destini si sono incrociati e niente, nemmeno la morte, potrà tenerli lontani.

Domande frequenti

È semplicissimo: basta accedere alla sezione Account nelle Impostazioni e cliccare su "Annulla abbonamento". Dopo la cancellazione, l'abbonamento rimarrà attivo per il periodo rimanente già pagato. Per maggiori informazioni, clicca qui
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui
Entrambi i piani ti danno accesso illimitato alla libreria e a tutte le funzionalità di Perlego. Le uniche differenze sono il prezzo e il periodo di abbonamento: con il piano annuale risparmierai circa il 30% rispetto a 12 rate con quello mensile.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì, puoi accedere a Cosa mi lasci di te di Jeremy Camp in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Mezzi di comunicazione e arti performative e Biografie in ambito musicale. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.
1

Tutto ha inizio in famiglia

Fede e famiglia.
Con il senno di poi, è giusto che il mio processo di guarigione dopo la morte di Melissa abbia avuto inizio a casa dei miei genitori a Lafayette, nell’Indiana.
Sono andato via per proseguire gli studi in California ed è stato lì che ho trovato la mia strada. È lì che è iniziata la mia carriera come musicista ed è lì che ho scoperto di avere una vocazione. Dopo il funerale di Melissa, però, quando il cammino che pensavo fosse stato tracciato per me si è dissolto all’improvviso, quando la mia fede ha vacillato come mai avrei creduto possibile, l’unica cosa che potevo fare era tornare a casa.
Nella storia della mia vita, fede e famiglia sono indissolubilmente legate.
I miei genitori mi hanno dato ciò che loro, crescendo, non avevano mai avuto: una famiglia unita e devota. Questo già di per sé è stato un miracolo.
Immaginate un ubriaco che una domenica sera, in compagnia di un amico altrettanto sbronzo, si prostra davanti a un altare dopo essere entrato barcollando in chiesa, e avrete la storia dell’eccezionale conversione di mio padre.
Mio padre, Tom – per gli amici Orso – ha abbandonato gli studi a sedici anni perché abusava pesantemente di alcol e droghe. Papà, che poi si è diplomato alle serali e ha frequentato l’università, è un vero buontempone, una persona a cui piace ridere e scherzare, e da giovane non aveva alcun problema a trovare le feste migliori o a convincere gli amici a seguirlo in quella che era la sua idea di divertimento.
Mia madre, Teri, a scuola era la classica brava ragazza. Era cresciuta in un ambiente familiare equilibrato e, da vera studentessa modello, aveva progetti e obiettivi. Quando lei e mio padre si sono conosciuti e hanno iniziato a frequentarsi, all’ultimo anno delle superiori, mamma era già stata ammessa alla Purdue University.
La loro relazione era sulla bocca di tutti, ma non come quando una capo cheerleader si fidanzava con il capitano della squadra di football. I commenti erano più che altro di questo tipo: «Come fa una come lei a uscire con uno come lui?».
Si era innamorata dell’esuberante personalità di mio padre e del fatto che con lui si potesse parlare di tutto. D’altro canto, visto che beveva parecchio e faceva uso di marijuana, papà aveva difficoltà ad assicurarsi un lavoro stabile, perciò mia madre aveva dovuto accantonare il progetto di studiare architettura d’interni all’università per iniziare subito a lavorare. I miei genitori, oltretutto, stavano diventando celebri per le loro feste. All’epoca mio padre spacciava erba, quindi potete immaginare che genere di festini organizzava e chi erano gli invitati.
Dopo aver scoperto che mamma era incinta, i miei sono andati a vivere insieme, e nel 1975 hanno avuto mia sorella, April, nata fuori dal vincolo del matrimonio. Se da una parte con l’arrivo di una neonata le feste a casa si erano notevolmente ridotte, dall’altra mio padre continuava ad avere uno stile di vita sregolato. I suoi problemi con l’alcol si erano aggravati e aveva cominciato a vendere e fare uso di cocaina. Più beveva, più diventava violento.
Un anno e mezzo dopo la nascita di April, stava lottando contro la depressione e si era reso conto di aver perso il controllo della sua vita.
«Non capisco cosa ci sia che non va in me» disse a mia madre. «Mi sento vuoto. Tu non c’entri, e non c’entra nemmeno April. Le droghe non mi rendono felice. Non so quale sia il mio problema.»
«Pensi di dover parlare con un medico?» gli domandò lei.
«No» rispose lui. «Devo parlare con un prete.»
Il giorno di Natale del 1976, mio padre era visibilmente depresso. Mia madre temeva che potesse compiere qualche gesto estremo ma, quando aveva provato a confortarlo, lui aveva ribadito: «Devo andare da un prete e devo andarci subito».
Quella sera i miei genitori si erano messi a girare di chiesa in chiesa per cercarne una aperta. Alla fine ne avevano trovata una dove si stava svolgendo una lezione di musica. Erano entrati e si erano seduti su una panca senza fare rumore, ma i musicisti non li avevano neanche degnati di uno sguardo, forse perché sembravano più due figli dei fiori che dei praticanti abituali. Erano rimasti a lungo su quella panca, finché mia madre aveva chiesto a mio padre se si sentiva meglio.
«Sì» aveva risposto lui, e se n’erano andati.
Quattro giorni dopo, un mercoledì sera, avevano deciso di uscire a cercare un’altra chiesa.
Quando papà era un ragazzino, una gentile vicina di nome Meb di tanto in tanto lo portava a messa con sé. Mio padre, all’epoca undicenne, in una di quelle occasioni era persino arrivato ad abbracciare la fede, ma alla fine, senza una famiglia che lo aiutasse a coltivare la sua spiritualità, si era allontanato dalla chiesa. All’inizio della loro relazione, aveva toccato l’argomento anche con mia madre, ma la religione gli destava dubbi e pensieri che non riusciva a esternare e non era mai diventata una priorità. Tuttavia, quando si era fermato ad analizzare la sua vita ed era giunto alla conclusione che era necessario un drastico cambiamento, quei ricordi d’infanzia e l’esperienza vissuta con Meb gli erano stati d’aiuto. Le aveva già provate tutte, ma in cuor suo sapeva cosa doveva fare ed era convinto di aver sentito una vera vocazione.
Mia madre, invece, da piccola andava in chiesa sporadicamente, accompagnata dalla mamma mentre suo padre restava a casa, tranne che a Pasqua e in poche altre occasioni speciali. Quando era bambina, mia nonna le aveva comprato un libro di storie tratte dalla Bibbia che le era piaciuto tantissimo ma, anche se conosceva la figura di Gesù, non si era mai avvicinata alla spiritualità. Con mio padre che si mostrava incline ad assumere una condotta sempre più pericolosa, tuttavia, voleva restare aperta alla possibilità che la chiesa gli fornisse lo stimolo al cambiamento di cui aveva bisogno.
Qualche giorno dopo Natale, papà aveva ripetuto: «Devo parlare con un prete. So dove possiamo andare. Meb dev’essere in chiesa».
Era un mercoledì sera ed era certo che lì avrebbe trovato la vecchia vicina. Quando erano arrivati a destinazione, la messa era appena finita e i fedeli stavano uscendo dalla chiesa. Meb, come previsto, era lì, e vedere mio padre le aveva strappato un enorme sorriso. Quando papà le aveva detto che aveva bisogno di parlare con un prete, Meb aveva presentato entrambi al pastore. Si erano seduti tutti e quattro insieme, in modo che papà gli spiegasse il suo malessere e descrivesse il vuoto che sentiva dentro di sé. Il pastore aveva identificato il problema, sostenendo che solo la fede poteva colmare le mancanze della sua vita, e mio padre si era detto d’accordo. Poi li aveva invitati a pregare e a chiedere perdono, anche se mia madre li aveva imitati più che altro perché si vergognava e temeva che si sarebbe sentita in imbarazzo se fosse stata l’unica a non farlo in un gruppo così ristretto.
Dopo la preghiera, senza tanti giri di parole, il pastore aveva fornito ai miei genitori un breve elenco dei cambiamenti che dovevano apportare alle loro vite: «Dovete sposarvi, vestirvi in modo diverso, tagliarvi i capelli e farvi nuovi amici».
I miei avevano capito subito che dovevano rinunciare ad alcol e droghe, ma non avevano ben chiaro come avrebbero fatto a crearsi un nuovo giro d’amicizie dall’oggi al domani. Per quanto riguardava l’abbigliamento, poi, erano a malapena riusciti a permettersi i vestiti che indossavano. Con quali soldi avrebbero potuto rifarsi il guardaroba?
A mio padre, per di più, il matrimonio inizialmente destava qualche perplessità. A sedici anni era stato sposato per un breve periodo, perché la sua ragazza era rimasta incinta. Poi però, in seguito a un aborto spontaneo, avevano deciso che non volevano restare insieme e meno di sei mesi dopo le nozze erano già divorziati. In passato, in un paio di occasioni, mio padre aveva chiesto a mia madre se voleva sposarlo e lei gli aveva sempre risposto di sì, ma alla fine lui non le aveva mai fatto una proposta ufficiale. Anzi, le aveva detto che il matrimonio non gli interessava affatto perché non ne aveva visto funzionare neanche uno, né da piccolo né nei pochi mesi in cui lui stesso era stato sposato. Ciononostante, intendeva prendere in seria considerazione ciò che aveva detto il pastore in merito alla necessità di contrarre matrimonio, e stava cambiando idea.
Il pastore aveva dato loro una Bibbia, ma nessun consiglio concreto per aiutarli a mettere in pratica i cambiamenti ai quali, a suo dire, dovevano scrupolosamente attenersi.
Come risultato, i miei genitori erano tornati a casa con un grande punto di domanda: «E adesso cosa facciamo?».

Cambiare una volta per tutte

La Bibbia che avevano ricevuto dal pastore era una King James. Mio padre aveva difficoltà a leggere, e quella versione era tra le più impegnative, perciò era mia madre a leggerla ad alta voce per entrambi. Ne parlavano di continuo, e un giorno mamma ne aveva accennato ad alcuni colleghi con cui aveva scambiato due chiacchiere, i quali le avevano detto che sarebbero sempre stati i benvenuti nella loro comunità, a prescindere dal loro aspetto e dai vestiti che indossavano. Secondo mio padre si poteva fare un tentativo.
Avevano deciso di presentarsi in chiesa la prima domenica sera del nuovo anno, il 2 gennaio del 1977. Quella mattina mio padre aveva aiutato un amico a fare un trasloco, poi nel pomeriggio erano usciti insieme.
Aveva telefonato a casa mentre mamma si stava preparando per andare in chiesa.
«Dove sei?» gli aveva chiesto lei.
«Siamo in un ristorante messicano.»
Sapeva che era l’unico ristorante della zona che serviva birra anche di domenica. «Hai bevuto?»
«Oh, solo un goccetto.»
Quando era passato a prenderla, lui e il suo amico ridevano ripensando a tutte le lucine natalizie che avevano distrutto in quel ristorante. Si erano fatti più di «un goccetto». Mia madre era scoppiata a piangere. Da quando avevano conosciuto il pastore di Meb, quel mercoledì sera, nessuno dei due aveva più toccato né alcol né droghe, nemmeno l’ultimo dell’anno.
«Non ci penso neanche a salire in macchina con voi» aveva annunciato.
Quella sera c’era mia nonna a occuparsi di April, quindi mia mamma, vedendo quanto erano ubriachi il marito e l’amico, si era avviata a piedi da sola.
Dato che era domenica sera, la folla, circa trecento persone, non era numerosa come in occasione della funzione del mattino. Le otto file di sedie pieghevoli in fondo erano state isolate con dei cordoni affinché i presenti si sedessero più avanti. Mia madre aveva preso posto al centro dell’ultima fila disponibile. Poco dopo l’inizio della messa, aveva sentito un gran trambusto alle sue spalle. Si era voltata a guardare e aveva visto mio padre e il suo amico caracollare in chiesa dalla porta principale.
Come prima reazione, mamma aveva cercato di nascondersi. Si era voltata di scatto incurvando le spalle e aveva provato a confondersi con i fedeli della fila davanti. Non aveva funzionato. Mio padre e l’amico l’avevano individuata subito e si erano incamminati verso di lei, ma non imboccando il corridoio centrale per poi scivolare in silenzio nella fila dove era seduta mia madre: papà aveva scelto la strada più breve e diretta… e aveva iniziato a scavalcare le sedie vuote!
Mentre tutti gli altri presenti si voltavano verso i due ostacolisti ubriachi, mamma continuava a fissare un punto dritto di fronte a sé, imbarazzatissima. Papà si era lasciato cadere di peso proprio sulla sedia accanto a lei e l’amico aveva attaccato a parlare a ruota libera.
Un usciere intenzionato a placare quel parapiglia gli si era avvicinato e aveva chiesto se voleva andare a sedersi accanto a lui, e il compagno di bevute di mio padre aveva accettato di buon grado.
Dal pulpito, intanto, il pastore stava affrontando il discorso della dipendenza da alcol e droghe e parlava della possibilità di liberarsene. Un paio di volte, durante il sermone, l’amico di mio padre aveva abbandonato il suo posto, si era precipitato dai miei genitori e aveva esclamato: «Cavolo, Orso, questo tizio sì che sa di cosa sta parlando!» e poi era corso di nuovo a sedersi accanto all’usciere.
A un certo punto, mia madre si era resa conto che papà aveva le guance rigate di lacrime. Le parole del pastore avevano centrato il bersaglio, e lui aveva continuato a piangere per l’intera omelia.
Non appena il prete aveva concluso e aveva chiesto se qualcuno dei presenti volesse andare davanti all’altare e chiedere perdono, l’amico di papà si era fatto avanti senza indugiare, mentre i miei genitori avevano esitato, pensando: ma non l’abbiamo già fatto? Quando un giovane fedele si era avvicinato e si era offerto di accompagnarli, sempre che volessero accettare l’invito del pastore, si erano alzati a loro volta. La comunità si era stretta attorno al trio prostrato davanti all’altare e aveva pregato per loro. A quel punto stavano piangendo tutti e tre, ma quelle di mamma erano lacrime di sollievo, perché pensava che sarebbero finalmente cambiati. Mio padre aveva subito fatto voto di rinuncia ad alcol e droghe, e quando era uscito dalla chiesa era tornato sobrio.
I miei genitori hanno scoperto solo in seguito che, tra i tanti soggetti problematici con cui il pastore aveva a che fare, gli alcolisti e i figli dei fiori erano quelli che gli andavano meno a genio, eppure quella sera aveva comunque accolto mio padre e il suo amico a braccia aperte. Era da tanto che i fedeli desideravano una ventata d’aria fresca, e ne erano stati testimoni proprio quella sera, quando due hippy ubriachi avevano trovato la fede.
Il pastore, convinto che chiunque potesse dare il suo piccolo contributo, aveva esortato i fedeli a soccorrere gli sventurati che avevano incontrato sul loro cammino.
Così i miei genitori erano stati incoraggiati dai membri della comunità a interessarsi alle Scritture e a stringere amicizia con gli altri fedeli anziché concentrarsi sulle cose materiali. Avevano ricevuto in regalo un’altra copia della Bibbia da portarsi a casa e il consiglio di iniziare a leggere il Vangelo secondo Giovanni.
Il modo in cui Giovanni descriveva l’amore per l’umanità intera di cui Cristo aveva dato dimostrazione attraverso la sua morte e resurrezione aveva avuto un forte impatto su mia madre. Ed era stata anche una rivelazione, perché aveva compreso, come mio padre, di essere una peccatrice che doveva essere salvata. Una sera, seduta in salotto sulla sua poltrona preferita, aveva detto: «Signore, mi dispiace». Quello è stato il momento in cui la sua vita è cambiata per sempre. Aveva chiesto perdono e pregato: «Farò qualunque cosa tu mi chieda e mi recherò ovunque mi ordinerai di andare».
Era stato il percorso più giusto, considerando le loro personalità agli antipodi. Mio padre si era avvicinato alla religione in modo plateale, in un momento carico di emozione; mia madre l’aveva fatto in un ambiente più intimo, in piena tranquillità. Ciononostante, le loro decisioni hanno avuto il medesimo effetto immediato: le loro vite sono cambiate completamente. Si sono sposati il 22 gennaio del 1977 in quella stessa chiesa. Da quel giorno in poi, hanno sempre preso a modello la vita di coppia descritta nelle Scritture per gettare le basi della famiglia in cui sarei cresciuto.
Io sono nato quasi un anno dopo, il 12 gennaio del 1978. Otto anni più tardi, a me e ad April si è aggiunto un fratellino, Jared, e due anni dopo è arrivato Joshua. Josh è nato con la sindrome di Down, ed è stata una benedizione che ha reso completa la no...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Cosa mi lasci di te
  4. Prefazione
  5. Prologo
  6. 1. Tutto ha inizio in famiglia
  7. 2. Braccio di ferro
  8. 3. Libero
  9. 4. La vocazione
  10. 5. Rotta verso Ovest
  11. 6. Il dono
  12. 7. Separazioni e cuori infranti
  13. 8. Anche di una sola persona
  14. 9. Perché a guidarci è la fede
  15. 10. In cerca di speranza
  16. 11. È ora
  17. 12. Perché?
  18. 13. Arrivare a una svolta
  19. 14. Innamorarsi di nuovo
  20. 15. Qualcosa di molto più importante
  21. 16. Andare alla radice del problema
  22. 17. Ciò che conta davvero
  23. 18. Verrà il giorno
  24. 19. Rischiare tutto per una buona causa
  25. 20. L’amore perfetto
  26. 21. Luci! Camera! Azione!
  27. 22. I Still Believe
  28. Crediti dei brani citati
  29. Copyright