Non era la prima volta che il Pinza eludeva la sorveglianza dell’agente che stazionava davanti alla questura in piazza San Fedele. Nelle notti di scighera era facile distrarlo. Bastava fare rumore nascosti nella nebbia più fitta e costringerlo così ad allontanarsi dall’ingresso. Poi si poteva sgattaiolare dentro e salire le scale fino al piano in cui era situato l’ufficio del commissario De Vincenzi. Arrivato alla porta, il Pinza non si premurò di bussare. Gli sarebbe piaciuto cogliere di sorpresa il poliziotto mentre era seduto sulla sua seggiola, ma anche quella notte lo trovò di spalle, alla finestra, che scrutava la piazza avvolta dalla spessa coltre.
«Ti piace il freddo, Pinza?» domandò De Vincenzi senza voltarsi.
«Diciamo che finché lo sento sono vivo.»
«Invece quando non lo sentirai più sarai morto.»
«Morto e sdraiato in una bella cassa dell’impresa di pompe funebri San Respiro.»
«Non ti auguro di diventare presto loro cliente.»
«Neanche io glielo auguro, commissario. Benché ogni tanto bevo un bicchiere e scambio due parole con l’Armando Ballerini. Lui che trasporta i morti è uno dei pochi che conosca davvero Milano.»
«Siediti, Pinza. Non credo che tu ti sia scomodato a venire dal Bottonuto fin qui per niente.»
«Il dottor Dellanoce mi ha suggerito di parlare con lei.»
C’erano cordialità e confidenza tra i due uomini che ora se ne stavano seduti l’uno di fronte all’altro. Eppure in altri momenti sarebbero stati su fronti opposti. Ma quella sera il malnatt e il pulé sembravano amici di vecchia data, costretti da nebbia e freddo in quel polveroso ufficio di piazza San Fedele. Uno poteva guardare dritto negli occhi l’altro senza abbassare lo sguardo. Ognuno aveva il proprio segreto e sapeva che l’altro stava custodendo il suo. Toccò al Pinza aprirsi per primo, ma la prese alla larga: «Cerca ancora misteri da risolvere, commissario?».
«È così raro trovare un vero mistero. Ma non lo cerco più e nemmeno lo aspetto. Prima o poi si presenterà come te alla mia porta. Ma non tutto va come uno si immagina. La vita è molto più semplice e allo stesso tempo più complessa. E se c’è un enigma che davvero mi appassiona, un enigma profondo e tragico, be’, è quello che riguarda l’animo umano.»
«Hanno ragione al Bottonuto a dire che lei è un poeta.»
«La pensano così certi miei colleghi, e anche alcuni malnatt come te…»
«Eh, già… De Vincenzi, il poeta di San Fedele…»
«Ammettilo, Pinza, io sono uno strano tipo di poeta che passa le notti a indagare su crimini e criminali, convinto che la sua poesia sia il colore rosso sangue dell’epoca che stiamo vivendo.»
«In effetti, è uno strano modo di far poesia, commissario, e questo è di sicuro un periodo molto buio.»
«Viviamo nella terra dei Borgia e di Ezzelino da Romano, di Bava Beccaris e Mussolini, quindi il crimine da noi ha davvero le sue canzoni, le sue rime, i suoi cattivi maestri.»
«Ha mai avuto la tentazione di cambiare lavoro?»
«No.»
«Quindi lei ama fare il poliziotto?»
«Io sento la poesia di questo mestiere in questa stanza grigia e polverosa… con questo tavolo consumato, con quella vecchia stufa che soffre in ogni giuntura per riscaldare me e te. Sento persino la poesia di questo telefono che da un momento all’altro può iniziare a squillare per raccontarmi una storia e spingermi a entrare nelle vite degli altri. Sento la poesia di queste notti di attesa a San Fedele, con la nebbia che avvolge la piazza e penetra fin dentro al cortile di questo antico convento che ora è sede della questura e custodisce i reprobi al posto dei santi.»
«Dicono che l’Italia sia un Paese di santi, poeti, navigatori e briganti.»
«E in queste notti in cui nulla avviene e tutto avviene io mi sento vivo. Perché mentre la grande Milano dorme, proprio come adesso che noi stiamo parlando, i drammi sono infiniti, anche se non tutti sanguinosi. I più terribili non sono quelli che culminano in un colpo di rivoltella o di coltello… E ho il sospetto che uno di questi ti abbia appena colpito, Pinza.»
«Come l’ha capito, commissario?»
«Non ti saresti mai presentato da me nel cuore della notte se non fosse successo qualcosa di grave.»
«L’altro giorno al Tombon de San Marc è morto uno dei miei ragazzi.»
«Lo so. L’hanno ripescato gli operai che si occupano della tombinatura del Naviglio.»
«Era un bravo ragazzo…»
«So anche questo.»
«Non era un manolesta né un truffatore, solo un povero martinitt che da qualche tempo aveva trovato da lavorare a bordo dei barconi.»
«Gli piaceva?»
«Si sentiva importante anche solo a trasportare i rotoli di carta del “Corriere”. Secondo lui profumavano di albero e cultura mentre aspettavano di ricevere l’inchiostro. Non aveva paura di spaccarsi la schiena a caricarli e scaricarli. Ogni giorno riusciva a farsi dare una copia del giornale e passava le serate a leggere gli articoli stampati sulla carta che trasportava. Per lui era una vera e propria missione. Diceva che un giorno o l’altro avrebbe smesso di scaricare la carta e si sarebbe messo a scrivere quegli articoli che lo rendevano felice. Non tutti i miei ragazzi sanno leggere, commissario. Sandrino spesso condivideva con loro l’emozione dei racconti che trovava sul “Corriere” e gli altri restavano incantati ad ascoltarlo. Ma tutto questo non ha più importanza. L’hanno ammazzato e voglio che lei trovi chi è stato.»
«Perché pensi che l’abbiano ucciso?»
«Un marinaio esperto come lui non sarebbe mai affogato in maniera così stupida precipitando nel canale del Tombon de San Marc. E poi nessuno l’ha visto cadere.»
«Non potrebbe essere scivolato?»
«No, glielo assicuro.»
«Credi che qualcuno gli volesse male?»
Con gesti lenti, senza distogliere lo sguardo dal poliziotto, il Pinza estrasse dalla tasca del giaccone una strana bottiglia e la posò sulla scrivania.
Il commissario la studiò con attenzione e il suo viso si rabbuiò. «Dove l’hai trovata?»
«Era nascosta sotto la branda di Sandrino.»
«Vuota?»
«Sì, vuota.»
De Vincenzi intanto stava annusando il collo della bottiglia. «Si percepisce ancora l’odore del liquido che conteneva.»
«Ed è l’unica bottiglia che ho trovato.»
«Strano che Sandrino ne avesse una.»
«Molto strano dato che era onesto. Magari, commissario, qualcuno gli ha proposto un affare, un guadagno facile e veloce. Bastava soltanto aggiungere qualche cassa in più al carico. Nessuno se ne sarebbe mai accorto.»
«Hai un’idea di come può essere andata?»
«Ho solo dei sospetti, perciò sono venuto da lei.»
«Ho già visto bottiglie del genere, Pinza. Sto indagando da tempo sulla morte di una donna che aveva un ruolo in certi traffici. Ma di questo credo che sei informato.»
«La Bella addormentata che avete trovato vicino alla Colonna del Diavolo…»
«Non ti si può nascondere nulla.»
«Lei non è l’unico ad avere delle fonti al 2 e ho il sospetto che non sia ancora riuscito ad acchiappare l’assassino di quella donna. E comunque Sandrino non avrebbe mai tenuto sotto la branda una bottiglia del genere se non fosse stato costretto.»
«Te lo dico con sincerità: le mie indagini sono state bloccate dall’alto. Conosco quelli che stanno dietro a questi traffici ma non posso toccarli. E se ti dicessi che sono uomini legati alla cricca di Rossi e Giampaoli, anche tu capiresti.»
«Carogne!»
«Sì, carogne vestite di nero.»
«Nella stiva del barcone che trasportava i rotoli di carta doveva esserci nascosto dell’altro. Ne sono certo.»
«E perché?»
«I ragazzi mi hanno raccontato che Sandrino è andato nella bassa stiva, prima e dopo la partenza.»
«Ma la barca non si è fermata lungo il tragitto.»
«Questo non è vero. Risalendo il Naviglio si sono fermati in un punto d’attracco. Sandrino è sceso, ha detto che doveva recuperare un regalo per la sua morosa. La sosta è durata pochi minuti. La scighera era fitta e gli altri l’hanno perso di vista.»
«Quindi, secondo te ha consegnato qualcosa a qualcuno?»
«Ne sono quasi sicuro. Sono bastati pochi minuti, poi sono ripartiti. Il tempo sufficiente per lasciare la merce sulla banchina.»
«C’è dell’altro, vero?»
«Ho trovato questa sul barcone, in mezzo ai tiranti in corda per cavalli.» Il Pinza mostrò al commissario una pietra scheggiata che teneva in un fazzoletto.
«Cos’è?»
«Per me è il proiettile con cui è stato colpito Sandrino. Qualcuno ha preso la mira e l’ha scagliato dal pontile con una fionda colpendolo alla testa. Sapeva che in alcuni punti del percorso sarebbe stato facile centrarlo e farlo cadere in acqua. La nebbia ha provveduto al resto. I ragazzi non si sono accorti di niente. Se anche fosse riemerso, è probabile che ci fosse qualcuno pronto a colpirlo di nuovo. Il Naviglio li ha aiutati in qualche modo. Ed è probabile che il barcone sia persino passato sopra a Sandrino impedendogli di risalire durante una delle manovre sotto i ponti più bassi.»
«Quindi sei convinto che non sia stata una fatalità?»
«Sono convinto che è un omicidio, ma il nome della carogna che l’ha compiuto, quello deve dirmelo lei.»
De Vincenzi fissò l’altro negli occhi.
Il Pinza allungò la pietra verso il commissario. «La faccia controllare dal dottor Dellanoce. Credo che questa macchia scura sia sangue, sangue di Sandrino.»