Ridi ama vivi
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Ridi ama vivi

Scegli di essere felice con lo yoga della risata e la coerenza cardiaca

  1. 432 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Ridi ama vivi

Scegli di essere felice con lo yoga della risata e la coerenza cardiaca

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Informazioni sul libro

C'è una via semplice per essere felici. Parte dalla scelta di portare più risate nella propria vita, di essere in allineamento con il proprio cuore e di nutrire amorevolmente le relazioni di qualità attraverso emozioni e attitudini positive. Per riuscirci Lara Lucaccioni, una delle più importanti docenti di Yoga della risata nel mondo, propone un percorso in tre passi, da lei stessa sperimentato e divulgato, per ricaricare la propria batteria energetica e far diventare abitudine ciò che ci nutre e ci fa stare bene.
RIDI è il primo passo: approfondisce il potere della risata incondizionata e mostra come immetterla nella propria vita e farla diventare un'alleata nei momenti difficili.
AMA è il secondo: basato sui più recenti studi scientifici sul cuore e la sua "intelligenza", insegna come praticare la "coerenza cardiaca" - la forte sincronizzazione tra cuore e cervello - e gestire emozioni e stress, con l'obiettivo di essere in equilibrio e comunicare al meglio.
VIVI è il terzo passo: propone moltissimi esercizi per allenare le nostre emozioni alla felicità, aumentare la nostra resilienza e creare relazioni e comunità connesse e gioiose.
Una filosofia e una serie di pratiche in grado di migliorare lo stato fisico, emotivo, mentale e sociale. Un percorso di scoperta, quello di Lara Lucaccioni, profondo, documentato e accessibile a chiunque voglia scegliere di essere felice.

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Informazioni

Editore
BUR
Anno
2020
ISBN
9788831800037

RIDI

LE ORIGINI DELLO YOGA DELLA RISATA

L’attuale momento storico sta vedendo un progressivo successo della risata vissuta in maniera consapevole. Lo Yoga della risata è in rapida espansione, sia come attività di gruppo, in sempre più numerose applicazioni, sia come pratica individuale.
Se è divenuto un fenomeno di portata mondiale, sta accadendo per un insieme di motivi diversi: i benefici che porta sul piano individuale sono tantissimi, a tutti i livelli (fisico, emotivo, mentale, spirituale, relazionale), e molteplici sono anche le sue applicazioni, possibili ovunque ci sia un gruppo di persone.
Una delle forze dello Yoga della risata è proprio quella della pratica in gruppo. Si ride con gli altri, ci si incontra per ridere insieme.
Può avvenire nelle sessioni di un Club, ma anche in molte altre modalità: con classi di bambini a scuola, con anziani in case di ricovero o di cura, in azienda. Ridere è un valore fondamentale, che ci permette di recuperare la socialità, la connessione con gli altri, la relazione di qualità. Il capitale sociale è uno dei fattori predittivi e ricorrenti di benessere e longevità in tutti gli studi sulla scienza della felicità. Tanto più in una cultura che invece ci vuole individualisti, attaccati al successo personale, in competizione, a nutrire vibrazioni basse, tipiche dell’ego. Siamo divisi, separati, arrivisti. Tutti atteggiamenti tipici di un periodo storico in cui, se siamo isolati e confusi, forse siamo anche più controllabili.
Ebbene, la risata in gruppo ci spinge a guardarci negli occhi, a «vedere» l’altro, ad accorgerci che c’è veramente, con la sua essenza profonda, con la sua anima, con le sue ferite, con le sue resistenze. Con la sua bellezza. E, quando l’altro accoglie l’invito a rispondere allo sguardo e alla risata, accade la magia.
Ho ben fotografato in mente lo stupore che osservo negli occhi di chi ricomincia a ridere con me. All’inizio fugge lo sguardo, lo abbassa timidamente, non crede che sia possibile ridere così tanto. Poi piano piano inizia a fidarsi e accoglie il brillare degli occhi, la luce limpida che emanano. Lo sguardo che ride, come lo chiamo io.
A quel punto avverto che qualche resistenza si sta allentando. Ed è proprio lì che inizia la meraviglia: permetto l’accoglienza e l’incontro, permetto la relazione con l’altro, in maniera autentica, senza filtri o secondi fini, e la bellezza della risata contagiosa, semplicemente, si manifesta.
Spesso le persone con cui ridi diventano una seconda famiglia, specie se lo si fa tutte le settimane insieme al Club: i legami che ho formato con le persone con cui rido incondizionatamente, senza comicità, ma per scelta, sono molto profondi, e vanno al di là di qualsiasi possibile connessione razionale, fatta di similitudini e punti condivisi, tra me e quella persona. In comune c’è la voglia di stare bene, di nutrire la gioia e quella parte di luce che tutti abbiamo, ma che a volte sta per spegnersi, invischiati come siamo nel trantran quotidiano.

L’IDEA DELLA PRATICA DI GRUPPO

L’idea alla base della pratica di gruppo viene nel 1995 a un medico di base indiano, il dottor Madan Kataria,1 intenzionato a testare la risata nella sua profondità e a vedere se siano reali e fondati i numerosi benefici di cui si sta tanto parlando. L’inizio è costellato di risate in gruppo, stimolate dall’umorismo e dalle barzellette. A un certo punto, però, l’effetto di questi stimoli si esaurisce e si arriva a un bivio: smettere, nonostante il benessere iniziale generato dalle barzellette, consci che non stanno più funzionando, o continuare con un altro tipo di stimolazione alla risata.
Il dottor Kataria riprende la letteratura in materia e associa le testimonianze di Norman Cousins, con la sua guarigione quasi miracolosa grazie alla terapia della risata, con gli studi di Paul Ekman2 sui feedback facciali. I muscoli del viso hanno terminazioni nervose che comunicano al cervello (e in particolare all’amigdala, il centro delle emozioni, deputato a riconoscere se qualcosa ci può nuocere o meno, confrontandolo con quanto ci è accaduto in passato) che stiamo ridendo, anche se non c’è stato un vero e proprio stimolo alla risata.
Insomma, basta scegliere di ridere, simulare la risata, che questa poi parte.
«Porta il tuo corpo a ridere, la tua mente lo seguirà» consiglia il dottor Kataria. Porta il tuo corpo a ridere, e il tuo cervello riconoscerà tale azione come legata naturalmente alla gioia e produrrà la corrispondente biochimica della risata, fortemente benefica, un mix di endorfine, serotonina, dopamina e abbassamento del cortisolo, che a sua volta è l’ormone dello stress. Kataria si ispira anche a uno studio di Robert R. Provine:3 centoventotto studenti universitari hanno riso per lo stimolo generato dall’ascolto di risate registrate per qualche secondo, provandone l’effetto assolutamente contagioso.
Il senso profondo della pratica ideata dal dottor Kataria è stato a poco a poco interiorizzato nei Club della risata, spazi di grande aggregazione sociale, dove si è condotti in sessioni di Yoga della risata della durata di circa un’ora. In Occidente di solito hanno frequenza settimanale.

PRATICA DI GRUPPO ED ELEMENTI PORTANTI

Tutto inizia con dei battiti di mani e delle risate.
Nella parte iniziale della sessione, quando l’invito è ad applaudire e a muoversi nello spazio, ci guardiamo anche negli occhi e ci sorridiamo. Ma di solito, invece di limitarmi a sorridere, decido di partire con la mia risata genuina e cristallina. Non scelgo quella più potente che, essendo fragorosa, potrebbe spaventare, ma quella gentile, che permette a tutti di entrare nel processo con facilità.
A quel punto spesso osservo (e lì so che sta funzionando) che i più resistenti scuotono la testa, quasi in segno di incredulità e di resa, e iniziano a ridere di cuore.
Cominciano, così, a sciogliersi e ad abbassare le barriere. Non c’è niente da temere, siamo qui per ridere insieme, siamo qui per far ridere le nostre anime, anche se il nostro ego questo non lo comprende, perché non riesce a controllarne la potenza (e forse non è capace di comprendere, ma solo di capire intellettualmente), e spesso ne ha paura.
Anzi, il nostro emisfero sinistro (logico-razionale) durante questa prima fase è già smarrito. Che senso ha muoversi, battere le mani, guardarsi negli occhi e ridere? Sembra una follia. Ha pochissimo senso, in effetti, se non quello di partire dal corpo e riattivare l’energia, lo stare in relazione, l’entrare in connessione e comunicazione con l’altro.
Un tipo di comunicazione che non è verbale e per questo ancora più potente.
Già a questo punto suggerisco di sospendere il giudizio, innanzitutto verso se stessi, poiché siamo i primi a essere spietati nei nostri confronti, e poi anche verso i componenti del gruppo.
A livello scientifico, se ci guardiamo negli occhi, stiamo innescando l’attività dei neuroni specchio, cellule cerebrali speciali che, guarda caso, sono state scoperte nel 1995, lo stesso anno in cui è nato lo Yoga della risata, dallo scienziato italiano Giacomo Rizzolatti. Si chiamano «specchio» perché sono in grado di attivare nel cervello di chi guarda le stesse aree motorie responsabili dell’azione a cui assiste.
Se vediamo qualcuno sbadigliare, inneschiamo il processo neurale di rispecchiamento dello sbadiglio. Allo stesso modo, se qualcuno è sempre triste e con gli angoli della bocca verso il basso, ci intristiamo e anche la nostra bocca si piega all’ingiù. Ma, se qualcuno ride, è in grado di contagiarci: è qui che scatta la bellezza.
Il guardarsi negli occhi è alla base anche di una buona intelligenza emotiva e di un’empatia ben funzionante: più sono in contatto visivo con l’altro – specie se senza il filtro delle parole, ma cuore a cuore –, più lo comprendo, più lo «sento» in maniera profonda.
Meglio leggo le sue emozioni, meglio posso esprimere le mie e più mi sento accolto. Meno sto sulla difensiva, più posso entrare in comunicazione autentica con lui. Lo conferma questa lettera che ho ricevuto:

Ho cercato gli sguardi

Vorrei condividere una cosa con voi. Dacché ho memoria ho sempre fuggito gli sguardi, quando incrociavo gli occhi di qualcuno abbassavo i miei, come un riflesso condizionato. Ero ben consapevole di questo e delle sue cause, e a mio modo ho cercato di lavorarci negli anni, senza molto successo. Durante la mia prima risata di presentazione, sabato mattina, ho chinato la testa, non so se qualcuno se n’è accorto. Ma dopo questi due giorni, mentre ieri andavo alla stazione, passeggiavo proprio cercando lo sguardo delle persone, per guardarle negli occhi come nei nostri giochi. Appena me ne sono accorta, mi sono fermata e ho osservato la gente passarmi accanto... strabiliata da questo mio comportamento. Al che, in attesa del treno, ho camminato avanti e indietro sulla banchina e ho giocato a cercare gli sguardi delle persone! È una banalità per tanti, ma per me questo gesto ha una valenza potente. Grazie a tutti voi che in qualche modo avete contribuito a smantellare questa resistenza.
S. A.

RIDERE INSIEME

Questo guardarsi negli occhi lo Yoga della risata ce lo chiede di continuo, e il beneficio è straordinario: ci ammorbidisce, ci mette in relazione, crea complicità, crea vicinanza, crea connessione, crea la magia dell’incontro puro tra due anime, tra due cuori.
Nel primo step della sessione, quindi, ci si guarda negli occhi e si ride, battendo le mani come fanno i bambini, i palmi ben uniti, a fare festa.
E la scienza ci dice che, battendo le mani in modo da farle toccare perfettamente, siamo in grado di stimolare i punti sensibili all’acupressione e aumentare l’energia in circolo nel corpo. È una sorta di ricarica, di rigenerazione, di accensione del sistema, che magari prima era un po’ addormentato. Come svegliarsi, ecco.
E in effetti mi risveglio alla sfera del cuore, perché sto manifestando gioia e guardando l’altro negli occhi in un momento di totale apertura e incontro: ogni volta mi sembra magico, perché è l’apertura di qualsiasi relazione.
Altre due cose fondamentali che accadono in questa prima fase sono che si fa pace col suono della risata e si stimola il diaframma all’azione. Si battono le mani e, secondo un ritmo 1-2/1-2-3, si pronuncia un suono cadenzato, «ho-ho/ha-ha-ha»,4 con espirazioni forti e sonore che muovono la pancia. È lo stimolo all’azione fisica della risata, vale a dire a tutto quello che una vera risata riesce a mettere in moto: i muscoli addominali, il diaframma che si scioglierà piano piano, i muscoli facciali che lavorano e che permettono alla pelle di ossigenarsi e di diventare più elastica e tonificata (ecco perché sembriamo più giovani, da quando pratichiamo lo Yoga della risata).
Nel frattempo ai partecipanti, all’interno del gruppo, si suggerisce di muoversi in modo casuale, così da incrociare più sguardi possibile ed entrare in connessione con più occhi e più risate.
Ridere in gruppo, immersi in quello che è un ritmo crescente e coinvolgente, semplifica il ricontattare la nostra risata. L’unica persona che ci guarda è quella che abbiamo davanti in quel momento, non abbiamo gli occhi di tutti puntati addosso: questo ci consente di iniziare a metterci in gioco senza temere il giudizio del gruppo, semplicemente facendo emergere la risata.
Dico sempre che ci vogliono al massimo quattro incontri per sbloccare una risata. Il mio primario obiettivo di Trainer è far sì che quel velo, quel blocco che ci separa dalla nostra risata originaria, si sciolga e torniamo a ridere come sappiamo, come facevamo, come ci fa sentire bene.
Il fatto che siamo sempre di più a fare Yoga della risata in tutto il mondo – che si sta, cioè, creando una massa critica – fa sì che il processo di sblocco di una risata duri sempre meno (molto, molto meno rispetto a quattro o cinque anni fa). Mi capita di vederlo spesso già alla prima sessione.
A questo riscaldamento iniziale seguono respirazioni profond...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. RIDI AMA VIVI
  4. Ridi Ama Vivi. Scegli di essere felice
  5. Prefazione
  6. La mia storia di cambiamento con la risata
  7. RIDI
  8. AMA
  9. VIVI
  10. Ringraziamenti
  11. Note
  12. Copyright