Stefano. Una lezione di giustizia
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Stefano. Una lezione di giustizia

  1. 252 pagine
  2. Italian
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Stefano. Una lezione di giustizia

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Informazioni sul libro

Il 15 ottobre 2009 Stefano Cucchi va in palestra, poi a cena dai genitori, quindi esce con la sua cagnetta Micky e un amico. Una sera come tante, che però finisce male. Stefano con sé ha della droga e viene arrestato. E a casa non ci torna mai più. Quella che ha portato alla sua morte è una vicenda terribile, che Andrea Franzoso e Ilaria Cucchi ripercorrono passo dopo passo: la notte dell'arresto, la prigione, la morte, i depistaggi e la durissima battaglia giudiziaria. Ogni tappa del racconto apre a un approfondimento: sui nostri diritti, sul sistema carcerario, sul ruolo delle forze dell'ordine, sui tribunali. I fatti che hanno coinvolto Stefano diventano una storia che ci riguarda, una grande lezione di giustizia e di educazione civica, potente e necessaria perché tutti noi potremmo essere Stefano, e perché ciò che è accaduto a lui ci offende tutti.

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Informazioni

Anno
2021
ISBN
9788865976838
1

L’ARRESTO

Roma, Tor Pignattara,
15 ottobre 2009
È una serata tranquilla, identica a tante altre. Stefano è a cena dai suoi, Rita e Giovanni Cucchi.
Ha trentun anni, lavora come geometra nello studio del padre. Ma di starsene seduto alla scrivania, davanti al computer, non gli va proprio. Perciò Giovanni lo manda spesso a ispezionare i cantieri, che è ciò che a Stefano piace di più. Nel tempo libero si allena in una palestra di boxe del quartiere. E da poco ha adottato una cagnolina, Micky.
Si sta ricostruendo una vita, Stefano. Perché ha un passato complicato alle spalle. L’alcol, le compagnie sbagliate, la droga. Prima le canne, poi la cocaina. Anni difficili costellati di piccoli reati. Rita, Giovanni e sua sorella maggiore Ilaria hanno cercato in ogni modo di aiutarlo, senza grossi risultati. Fino al ricovero in una comunità di recupero per tossicodipendenti: Stefano sembra esserne uscito sereno e deciso a ricominciare.
Sono circa le 22:30 quando fa per andarsene. Da un po’ si è trasferito a vivere da solo, nell’appartamento che i suoi hanno acquistato per lui a Morena, Roma Sud, appena oltre il raccordo anulare, a meno di mezz’ora di macchina da lì. È stato un passo importante, un modo per dimostrare a se stesso di potercela fare.
«Sei contenta, ora che sto bene e puoi dormire serena?» chiede alla madre, salutandola sulla porta di casa. Rita Cucchi gli sorride: sì, è contenta. Il peggio ormai è passato.
Rimasti soli, Rita e Giovanni vanno a dormire.
Stefano si avvia verso la sua Ford Fiesta, con Micky al seguito. Ha appuntamento con un amico in via Lemonia, nei pressi della chiesa di San Policarpo. Quando arriva, Emanuele è già lì ad aspettarlo. Non lontano c’è il Parco degli acquedotti, una zona di spaccio. I due amici sono seduti in auto, quando una pattuglia dei carabinieri si accosta. Ne scendono due militari in divisa. Si avvicinano. Il capopattuglia picchietta al finestrino: «Che stiamo facendo, qui?».
«Fumiamo una sigaretta» risponde Stefano.
«Fuori dalla macchina» ordina. «Anche tu» aggiunge, indicando Emanuele.
Stefano lascia Micky nell’abitacolo e scende.
Il carabiniere squadra i ragazzi da capo a piedi, con aria severa. La storia della sigaretta non lo convince. «Sento puzza di fumo. Cacciate la roba: se la troviamo noi è peggio.»
«Ma io non ho niente» protesta Stefano.
«E allora che stavi passando al tuo amico?»
Stefano sgrana gli occhi. «Ti ho passato qualcosa?» chiede a Emanuele.
«No» risponde l’amico, stringendosi nelle spalle.
Il carabiniere comincia a innervosirsi, il clima si fa teso. «Okay…» dice, scambiando un cenno d’intesa con il collega. «Documenti.»
Stefano sbuffa, recupera la patente di guida dal portafogli e la passa al militare.
«Svuota le tasche» insiste il capopattuglia.
Stefano impreca e gli lancia uno sguardo rabbioso. La serata non avrebbe dovuto prendere questa piega.
«Mani sulla macchina, allarga le gambe.» Il carabiniere inizia a perquisirlo: gli tasta le braccia, le ascelle, il torace, l’addome, il bacino…
«Che c’è qua?» domanda con tono soddisfatto, palpando poco sopra la caviglia. Nascosto nel calzino, un piccolo involucro di cellophane. «E questo che è, eh?»
Stefano non fa in tempo a rispondere, che due fari abbaglianti compaiono dal fondo della via. È un’altra auto che sopraggiunge, con due carabinieri in borghese, Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro. «Che succede?» domandano spavaldi.
«Questi due hanno un po’ di roba» dice l’uomo che ha perquisito Stefano.
«Abbiamo staccato due ore fa, ma vi diamo una mano» ribatte il nuovo arrivato, scrocchiandosi le dita.
«Sta diventando la festa delle guardie…» commenta Stefano sarcastico. Ma i militari non apprezzano la battuta.
Ispezionano la macchina. Non c’è nulla. Però non sono disposti a mollare.
«Quindi tu sei lo spacciatore e lui il cliente?» chiede con tono provocatorio uno dei carabinieri in borghese, rivolgendosi a Stefano.
«Non sono uno spacciatore. Sono un geometra.»
«Seguiteci in caserma» ingiunge il capopattuglia.
Fanno salire Stefano nell’auto di servizio. Emanuele li segue con la propria macchina.
Stazione carabinieri Appia
Ci vogliono meno di dieci minuti per raggiungere la stazione Appia, dalla parte opposta del Parco degli acquedotti, in un’anonima palazzina color crema.
Emanuele, sentito come persona informata dei fatti, dichiara a verbale di conoscere Stefano soltanto di vista e di averlo incontrato quella notte per acquistare della droga. In pratica, lo accusa di essere uno spacciatore. «Ogni volta che mi è servito l’hashish, me lo sono fatto dare da lui» racconta. Sta mentendo, probabilmente per paura. I due sono amici di vecchia data, Emanuele frequenta spesso casa dei Cucchi.
Stefano viene condotto in un altro ufficio, dove è costretto a spogliarsi, per essere accuratamente perquisito ed escludere che nasconda addosso altre sostanze illegali.
«Ti fai di eroina, Cucchi?» gli domanda il maresciallo Mandolini, vicecomandante di quella stazione.
«No.»
«Ah, no? E che ci facevi con il fumo, la coca e le pasticche?»
«Non sono pasticche: è il Rivotril, per l’epilessia.» Su questo Stefano non mente, ma i carabinieri scambiano le medicine per ecstasy.
«Chi ti ha venduto la droga?»
«Non me lo ricordo. L’ho presa da un ragazzino, era la prima volta che lo vedevo…»
«Dimmi chi ti ha venduto la droga.»
«Mi faccio una canna ogni tanto…» si difende blandamente, ma quello che i carabinieri gli hanno trovato addosso sembra raccontare una storia diversa. Venti grammi di hashish già suddivisi in dosi e due grammi di cocaina danno a Stefano tutta l’aria di uno spacciatore.
«Cucchi, tu ora mi racconti come si chiama il tuo fornitore e dove è avvenuta la cessione delle sostanze» insiste il sottufficiale.
«Posso chiamare il mio avvocato?»
«Lo chiamiamo dopo. Dove abiti?»
Stefano dà l’indirizzo dei suoi genitori e il maresciallo Mandolini, rivolgendosi ai due colleghi presenti nell’ufficio, ordina di prepararsi a una perquisizione.
È ormai notte fonda. Stefano scuote la testa, già immagina ciò che accadrà: i suoi genitori si sveglieranno di soprassalto, con i carabinieri in casa. Ripiomberanno in quell’incubo dal quale credevano di essere usciti.
«Marescia’, per favore, a casa non c’è niente… Ai miei genitori prende un colpo…» implora Stefano.
Mandolini, però, è convinto che Stefano gli abbia raccontato un sacco di frottole e vuole andare a fondo della faccenda.
Tor Pignattara,
casa della famiglia Cucchi
I carabinieri suonano al citofono, ma a parlare è Stefano: «Mamma, sono io. Apri, ti spiego».
Salgono al sesto piano, dove trovano la porta socchiusa e, appena dietro, Rita che attende il figlio in pigiama. In un primo momento scambia i due carabinieri in borghese per amici di Stefano. Dietro, però, scorge tre uomini in divisa.
«Che succede?» domanda preoccupata.
«Siamo carabinieri, signora. Abbiamo trovato suo figlio con della droga addosso. Dobbiamo fare una perquisizione.»
Rita pianta uno sguardo sbigottito sul figlio. Lui è in mezzo ai carabinieri, non parla.
Allora fa strada fino alla camera di Stefano, poi va a svegliare suo marito.
I carabinieri rovistano nell’armadio e nei cassetti, Stefano li osserva con la cagnetta tra le braccia, seduto sul suo letto. Non trovano nulla, così tornano in soggiorno.
«Ci sono altri locali da controllare?»
«La mia stanza da letto, se volete, di qua; oppure il mio ufficio al pianterreno. Prendo le chiavi…» dice Giovanni, dopo aver lanciato un’occhiata di rimprovero al figlio.
«No, non è necessario, va bene così.»
Nessuno accenna all’appartamento di Morena e la perquisizione si conclude rapidamente.
È tardi, sono quasi le due di notte quando i carabinieri si preparano a lasciare la casa della famiglia Cucchi. Stefano deve seguirli in caserma.
«Perché?» chiede Rita in ansia.
«Sono le regole. Ma non si preoccupi, domani tornerà a casa» la rassicurano.
Serrano le manette ai polsi di Stefano, dietro la schiena. Rita e Giovanni assistono sgomenti.
Poi, mentre sono già sulla porta, Giovanni domanda: «Il nostro avvocato è stato avvisato?».
«Sì, ci abbiamo già pensato» replica quello che sembra essere il più alto in grado.
Mentre Stefano viene condotto via, Rita lo segue con lo sguardo. Non può immaginarlo, ma lo sta salutando per l’ultima volta.
Quella notte Rita e Giovanni non chiudono occhio.

SCHEDA A

LA LIBERTÀ PERSONALE E IL POTERE COERCITIVO DELLO STATO

La nostra Costituzione riconosce e tutela un’ampia gamma di diritti, che sono considerati fondamentali per il benessere dei cittadini. L’uguaglianza, il lavoro, la salute, la proprietà, e così via. Non tutti hanno lo stesso rango. Alcuni, infatti, possono essere sacrificati, almeno in parte, per tutelare esigenze maggiori. Così, per esempio, il diritto di svolgere attività d’impresa ha dei limiti: un’industria non può inquinare quanto vuole, altrimenti danneggerebbe la salute di chi abita nei dintorni. E la salute – dice la Costituzione – vale più del profitto. Ora, tra le cose più preziose che abbiamo, insieme alla vita, c’è la libertà personale. La Costituzione afferma che è «inviolabile» (articolo 13). Significa che nessuno può togliercela e nessuno può comprimerla, per nessuna ragione al mondo, altrimenti commetterebbe un reato gravissimo. Nessuno, tranne lo Stato. Solo lo Stato, infatti, può perquisirci, se suppone che possediamo un’arma o qualcosa di vietato o di pericoloso per gli altri. O può chiuderci in prigione, se commettiamo certi reati. E può farlo con la forza, se gli opponiamo resistenza. Solo lo Stato ha il monopolio del potere coercitivo. Noi cittadini glielo riconosciamo perché possa proteggerci e garantirci la pace e la sicurezza necessarie per vivere bene insieme.
Ma il suo potere non è illimitato. In uno Stato di diritto, come è il nostro, tutti (non solo i semplici cittadini, ma anche il presidente della Repubblica, il capo del governo, i ministri, il sindaco, il maresciallo dei carabinieri…) sono assoggettati a regole ben precise, condivise dalla maggioranza dei cittadini: le leggi. Così come a ciascuno di noi è vietato rubare, allo Stato è vietato, per esempio, arrestarci senza motivo. La prima forma di difesa della nostra libertà proviene, dunque, dalla legge. Lo Stato non può limitare la libertà personale a suo piacimento (un poliziotto non può dire: «Oggi arresto Tizio perché mi è antipatico, o perché vota per un partito diverso dal mio»), ma solo in casi eccezionali espressamente previsti dalla legge (perciò si parla di «riserva di legge») e nel rispetto di una serie di garanzie ...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. STEFANO una lezione di GIUSTIZIA
  4. 1. L’ARRESTO
  5. 2. IL PESTAGGIO
  6. 3. L’UDIENZA DI CONVALIDA
  7. 4. IL CARCERE
  8. 5. PENSIERI NOTTURNI
  9. 6. VISITE NEGATE
  10. 7. IL RICOVERO
  11. 8. VISITE NEGATE (SECONDA PARTE)
  12. 9. IL QUADRO CLINICO SI AGGRAVA
  13. 10. UNA TELEFONATA NELLA NOTTE
  14. 11. LA MORTE
  15. 12. VERITÀ PER STEFANO
  16. 13. «ERA UN DROGATO»
  17. 14. UNA BRUTTA STRADA
  18. 15. LA COMUNITÀ DI RECUPERO
  19. 16. «CHE CI HAI, I DOTTORI, A TOR SAPIENZA?»
  20. 17. «TU DEVI SEGUIRE LA LINEA DELL’ARMA»
  21. 18. «LO HA UCCISO LA DROGA»
  22. 19. «COLPA DEI MEDICI»
  23. 20. TUTTI ASSOLTI
  24. 21. CROLLA IL CASTELLO DI CARTE
  25. 22. STATO DI DIRITTO
  26. RINGRAZIAMENTI
  27. Copyright