L'estate di Piera (Nero Rizzoli)
eBook - ePub

L'estate di Piera (Nero Rizzoli)

  1. 320 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

L'estate di Piera (Nero Rizzoli)

Dettagli del libro
Anteprima del libro
Indice dei contenuti
Citazioni

Informazioni sul libro

NERO RIZZOLI è LA BUSSOLA DEL NOIR FIRMATA RIZZOLI. Piera è una leggenda e ha scritto la storia del teatro italiano. Soprattutto, è ostinata e ribelle, non ama i potenti, e sa bene quant'è sottile la differenza tra il palco e la vita. Del resto, nello spettacolo della commedia umana si mente, si tradisce, si recita a soggetto. E può anche capitare di uccidere. Adesso Piera ha deciso di sfidare Shakespeare e allestire la prima rappresentazione al femminile del Riccardo III. Lei è fatta così. Intanto Roma soffoca nell'afa di luglio. Il delitto, però, non va mai in vacanza. E una notte, da una finestra del suo appartamento vicino piazza Navona, l'attrice nota una sagoma disfarsi di un grosso sacco nel pozzo del cortile. La visione fortuita innesca la girandola degli eventi, mentre sullo stabile cala l'ombra del sospetto. Tra il viavai dei clienti del B&B al primo piano e la scaciata movida che affolla le vie del centro, Piera dovrà risolvere il mistero dell'omicidio di una ragazza, nonostante lo scetticismo della collaboratrice Dolores e l'indolenza della città. Ad affiancarla nell'indagine, che si trasforma presto in un duello psicologico con l'assassino, c'è l'ispettore Grossmeier, un poliziotto altoatesino trasferitosi nella Capitale, a cui l'abbraccio di mamma Roma non dà conforto.
Calcando la ribalta della scena del crimine e rispolverando atmosfere alla Hitchcock, Piera Degli Esposti e Giampaolo Simi compongono una detective comedy capace di rappresentare con ironia pensosa e nerissima quel gioco di maschere e menzogne, di nevrosi e pulsioni che è il segreto della condizione umana.

Domande frequenti

È semplicissimo: basta accedere alla sezione Account nelle Impostazioni e cliccare su "Annulla abbonamento". Dopo la cancellazione, l'abbonamento rimarrà attivo per il periodo rimanente già pagato. Per maggiori informazioni, clicca qui
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui
Entrambi i piani ti danno accesso illimitato alla libreria e a tutte le funzionalità di Perlego. Le uniche differenze sono il prezzo e il periodo di abbonamento: con il piano annuale risparmierai circa il 30% rispetto a 12 rate con quello mensile.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì, puoi accedere a L'estate di Piera (Nero Rizzoli) di Piera Degli Esposti, Giampaolo Simi in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Letteratura e Letteratura poliziesca e gialli. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Editore
RIZZOLI
Anno
2020
ISBN
9788831800815

1

A Roma stasera manca l’aria.
Il cielo si è spento ma la città ribolle ancora, come sotto un coperchio di vetro. Non troveremo sollievo neppure con il buio. Questo pensa Alex mentre vaga nel lento brulichio alle spalle di piazza Navona. Ha ancora il suo completo blu, si è tolto la cravatta e si è aperto il colletto, di un bottone solo.
Fa tappa in un bar illuminato da neon viola, il locale è lungo e stretto, tutti sfiorano tutti come nel corridoio di un treno. Intravede mezzo metro di mensola libera e si appoggia in disparte a consumarsi il pollice sul display del cellulare. Poi si mette a guardare lei, la ragazza con l’abito bluette e i sandali argentati. Sembra senza compagnia ed è a suo agio sui tacchi. Lo scollo profondo non lascia immaginare forme dirompenti, ma il verde degli occhi è luminoso come acqua di scoglio, i capelli sono come un velo di seta nera lungo fino alle spalle.
Forse aspetta qualcuno. Beato quel qualcuno. Alex avrebbe voglia di inquadrarla di nascosto, fotografarla e poi scoprire come si chiama su un motore di ricerca. Invece inquadra se stesso. La barba è ben curata, la calvizie incipiente è diventata un cranio lucido e regolare, la montatura rossa degli occhiali è un tocco vagamente eccentrico. Eppure lo sa benissimo, una così non noterà mai la sua presenza in un locale pieno di maschi giovani, alti, scrupolosamente depilati sotto le magliette aderenti. Fotografi, aspiranti attori, aiutoregisti, nazionali di scherma o di nuoto. Tutto il mondo gli sembra avere un’occupazione fichissima, mentre lui è uno votato alla gloria altrui. Per strada gli chiedono spesso informazioni, sicuramente perché è così anonimo da risultare rassicurante. Per gli amici del borgo è sempre stato lo “zio”. Quello nato saggio e prudente.
Lo “zio” però stasera è sfiancato dal caldo e non ha più voglia di essere reperibile per le esigenze altrui, per cui spegne il cellulare e decide per un Moscow Mule.
Mentre lo ordina al barista, una voce di donna alle sue spalle chiede com’è.
«Vodka e ginger ale» fa Alex, senza voltarsi. Cerca dieci euro nel portafogli, poi sente dire: «Lo provo, allora».
È la ragazza con il vestito bluette. Alex annuisce stordito, lascia i dieci euro al cameriere e parla prima di pensare.
«Se ti piace, puoi sempre offrirmene un altro tu» dice, «io sono Alex.»
«Io sono Chiara.»
A Roma stasera non si respira.
Piera guarda gli imponenti monconi delle Terme di Caracalla, il loro pallido arancione contro il blu profondo, e si perde a fantasticare che siano appena crollate. Immagina infatti che l’aria torrida e insostenibile si stia sprigionando dalle crepe del grande calidarium. Ma mentre immagina tutto questo, è costretta a rendersi conto di una serie di cose. La prima è di respirare a intervalli sempre più brevi, la seconda è di essersi dimenticata l’inalatore a casa, la terza è che stanno per darle la parola davanti a cinquecento persone. Piera ha sempre evitato i talk show in tv e trova gli incontri pubblici con tanti ospiti molto faticosi. Tranne quando a organizzarli è la sua amica Fosca, nel qual caso è molto più faticoso sottrarsi. Si conoscono da quarant’anni, hanno scritto tre spettacoli teatrali insieme. Fosca è giustamente apprezzata come scrittrice, ma solo Piera sa quanto sia ingiustamente sottovalutata come schiacciasassi.
Ecco perché Piera si trova lì, convinta anche dal fatto che il tema della serata, i peccati capitali, le è risultato di un certo interesse.
«Piera Drago non ha bisogno di presentazioni» fa la conduttrice. «Qual è il suo peccato preferito?»
Piera incamera un respiro profondo, si passa il microfono da una mano all’altra, la guarda.
«Sarei indecisa fra la lussuria e la gola. Anche se incontro grandi difficoltà a capire perché le considerino dei peccati.»
La breve risata del pubblico è un brusio tremolante, ma basta a confermare a Piera che laggiù, nel buio oltre i riflettori, sono ancora tutti svegli. Data l’ora, non era scontato.
«Ne rimangono sempre altri cinque.»
«Allora scelgo l’invidia.»
«Come definisce Piera Drago l’invidia?»
«L’invidia? Dei cavalli neri.»
«Cavalli neri.»
«Sì. Cavalli neri lanciati al galoppo. Magari l’ho rubata a qualche personaggio famoso. Non lo so, nel caso faccio pubblica ammenda.»
«Facciamo un gioco. Sette vizi capitali, sette colli della Capitale. A quale colle di Roma associa l’invidia?»
Una domanda del genere andava saputa in anticipo. Piera sorride amabilmente, mentre si ripromette di strangolare a mani nude la conduttrice non appena si saranno spente le luci del palco.
«Al Palatino» dice, d’istinto, senza avere ancora chiaro come giustificherà la scelta.
«Come mai?»
«Be’… il Palatino è sempre stato il centro del potere.»
«Interessante. E quindi?»
«Chi ha potere è sempre invidiato, ovvio, però… fino a qualche anno fa potevi invidiare qualcuno anche per come cantava, per il fascino, per la cultura, per come giocava a pallone. Invidiavi qualcuno perché era più bravo di te e dunque lo ammiravi. Ora… se all’invidia togli l’ammirazione, finisci per pensare che il successo e il potere siano assegnati da una lotteria. Non mi piace quell’invidia lì. Perché è come avere dentro dei cavalli neri, ma vecchi e stanchi, che non galoppano più. E non ti portano da nessuna parte.»
«Ma è possibile che una come lei, Piera Drago, invidi qualcuno?»
«Invidio gli attori maschi.»
«In generale?»
«No, quelli che hanno impersonato Riccardo III. La trovo un’ingiustizia.»
«Addirittura.»
«Sì, perché Riccardo III è in ognuno di noi, uomo o donna.»
«E allora?»
«E allora ho sciolto le briglie ai miei cavalli neri. E li frusto. Li frusto fin quando non mi portano da lui.»
La gente intorno immaginerà che siano solo due colleghi di lavoro appena usciti da una cena di team building. Eppure gli altri maschi, soprattutto quelli più fighi e più giovani di lui, lo stanno invidiando. Alex non ha dubbi, Alex prova una sensazione nuova e travolgente.
Hanno ordinato due prosecchi, poi due Negroni e nonostante tutto sono riusciti a parlare per un’ora di multinazionali e sviluppo sostenibile. Alex aveva tentato Agraria prima di iscriversi a Scienze politiche, Chiara invece sta terminando una tesi di dottorato sull’agricoltura permanente.
«Bill Mollison, mai sentito nominare?»
«No.»
«Il mio approccio è stato da un punto di vista economico» precisa lei. E si proclama sicura che quelle ricerche le daranno il lasciapassare per non meglio precisati uffici della Comunità europea.
«Non sei di Roma» dice a un certo punto Alex.
«La mia famiglia viene dal Sud» risponde lei, generica. «Neanche tu sei di Roma.»
Alex esita, come se fosse una risposta difficile. O troppo scontata. Allarga le braccia.
«Nessuno è davvero di Roma.»
Non appena il taxi si lascia alle spalle piazza Navona, la luce bianchissima dei fanali illumina una siepe di gambe in mezzo alla strada. Da lì in poi procederanno a passo d’uomo e Piera consiglia il tassista, anzi, lo scongiura.
«Si fermi pure qui. Due passi e sono arrivata.»
Ma quello non ne vuol sapere. Gli è salita sul taxi nientemeno che Piera Drago. E siccome la sua compagna Diletta non perde una puntata della serie televisiva dove Piera Drago recita la parte di una battagliera divorzista, il servizio non potrà essere meno che ineccepibile.
«È così tremenda che mi ricorda l’avvocato della mia ex moglie.»
«Non ho capito se è un complimento.»
«Ma no, è che un divorzio, lo sa com’è…»
«No, non lo so.»
«Mai divorziato? Che fortuna.»
«La fortuna c’entra poco. Basta non essersi mai sposati.»
«È un tuo amico?» chiede lei.
«È fidato» la rassicura Alex. «Ti ho presentato io… ti ha lasciato il biglietto, no? Puoi chiamarlo quando vuoi.»
«Roba top?»
«Over the top. Sentirai…»
Camminano fianco a fianco e Alex vorrebbe toccarla per capire se lei, Chiara, è reale. Se è di carne, davvero, carne così perfetta sotto il vestito leggero che ondeggia con le pulsazioni morbide di una medusa in acque profonde.
Lei traballa un attimo per un tacco che si conficca fra un sampietrino e l’altro. Si rimette a posto la spallina, si volta e ride di se stessa. Poi infila la chiave e per aprire il portone ci si appoggia con tutto il peso del corpo, come se fosse sfinita. Dopo i Negroni ci sono stati giusto due triangoli di pizza, mangiati per strada parlando dei loro Erasmus, e Alex le ha rivelato di avere trentasei anni, otto più di lei.
Chiara è vera, esiste. E per la prima volta in vita sua lui, Alex, esiste per una così.
Oltre il portone è d’improvviso fresco. Nel buio li aspetta un sollievo insperato, perché i muri antichi sono sicuramente più larghi del corridoio. In quel buio Chiara sparisce come un’allucinazione, mentre dietro di lui il portone arriva alla fine della corsa e si chiude con un tonfo che non ammette repliche. Alex non sa come fare luce, dovrebbe prima riavviare il cellulare spento, quindi procede a tentoni.
«Dove sei?» sussurra.
Alla fine del corridoio trova una porta, la apre, ma c’è solo altro buio e odore d’ombra, e un cancello che dà su un cortile abbandonato e blu sotto la luna. La richiude e si volta: uno sperduto puntino bianco nel nero uniforme gli fa capire che c’è un ascensore, ma prima che Alex ci arrivi, la luce lo sorprende. Cassette della posta in legno, tubi del gas dallo smalto ingiallito. Alex si sente colto in flagrante.
Chiara è sul primo gradino, e se la ride, lo provoca. Alex allora la spinge contro la parete, sente lo scatto immediato di un muscolo sotto il tessuto liscio, tocca la morbidezza dei fianchi. Se la preme addosso e le cerca il collo, con una mano e con le labbra.
«Aspetta. Almeno entriamo…» lo rimprovera lei, e ride.
Alex non le risponde, ma lascia che si divincoli.
«Al B&B del primo piano.»
Le strade strette fra Palazzo Madama, corso Vittorio Emanuele e la curva del Tevere le ricordano i capillari di un cuore solo apparentemente morbido e caldo, che è poi il cuore ambiguo del potere. In quei capillari, la muffa le sembra sangue rappreso nei secoli dei secoli. O forse è l’anima della palude, la marana mai del tutto bonificata che risorge dal profondo, dai secoli dei secoli. Sta di fatto che la muffa avanza, inesorabile, sul TI AMO scritto a spray un giorno di scuola che forse era l’ultimo, sul latino pallido di una lapide dilavata, sull’insegna di una vecchia fiaschetteria familiare. Sul graffito di Marilyn.
Casa sua è a poca distanza, ma procedono fra la movida a una velocità calcolabile in pochi metri al minuto.
«Va benissimo qui» dice Piera quando arrivano davanti all’antico Palazzo del Governo.
Piera, Fosca e altre centinaia di ragazze lo espugnarono un giorno del secolo scorso. Ne fecero la Casa delle Donne, sfidando denunce e manganelli. Si guadagnarono a notti insonni il loro avamposto nel cuore del potere.
Ma anche su quei muri...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. L’estate di Piera
  4. 1
  5. 2
  6. 3
  7. 4
  8. 5
  9. 6
  10. 7.
  11. 8
  12. 9
  13. 10
  14. 11
  15. 12.
  16. 13.
  17. 14
  18. Copyright