Attraverso la compagnia dei credenti
eBook - ePub

Attraverso la compagnia dei credenti

  1. 252 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Attraverso la compagnia dei credenti

Dettagli del libro
Anteprima del libro
Indice dei contenuti
Citazioni

Informazioni sul libro

Attraverso la compagnia dei credenti (1994-1996) è il quinto volume della serie BUR Cristianesimo alla prova, nel quale sono raccolte le lezioni e i dialoghi di don Giussani durante gli Esercizi spirituali della Fraternità di Comunione e Liberazione. L'esigenza di rispondere alla domanda su cosa sia il cristianesimo porta il fondatore di CL a tornare all'origine della fede, al momento in cui per la prima volta Giovanni e Andrea, dopo aver trascorso del tempo con Gesù di Nazareth, si resero conto dell'eccezionalità di quell'incontro, finalmente corrispondente alle attese profonde della loro umanità. Il cristianesimo è un nuovo inizio, che ogni giorno riviviamo in filigrana nel corso della storia, una storia in cui l'incontro di vita con Gesù viene continuamente ripetuto. Nel nostro tempo comprendere appieno la posizione della fede nel mondo significa prendere coscienza della realtà e identificare la vera sfida per l'uomo contemporaneo: la lotta tra l'essere e il nulla. "Quando ci si mette insieme, perché lo facciamo? Per strappare agli amici, e se fosse possibile a tutto il mondo, il nulla in cui ogni uomo si trova." Chi non desidererebbe essere raggiunto da uno sguardo così amico che lo strappa dal nulla?

Domande frequenti

È semplicissimo: basta accedere alla sezione Account nelle Impostazioni e cliccare su "Annulla abbonamento". Dopo la cancellazione, l'abbonamento rimarrà attivo per il periodo rimanente già pagato. Per maggiori informazioni, clicca qui
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui
Entrambi i piani ti danno accesso illimitato alla libreria e a tutte le funzionalità di Perlego. Le uniche differenze sono il prezzo e il periodo di abbonamento: con il piano annuale risparmierai circa il 30% rispetto a 12 rate con quello mensile.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì, puoi accedere a Attraverso la compagnia dei credenti di Giussani Luigi in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Teologia e religione e Critica e interpretazione biblica. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Editore
BUR
Anno
2021
ISBN
9788831804059

SI PUÒ VIVERE COSÌ

(1995)a
L’anno s’aprì con la “scoperta” di un santo. In gennaio, come scrive Alberto Savorana in Vita di don Giussani, si venne «a sapere da un’amica dei Memores Domini […] di una guarigione inspiegabile attribuita a san Riccardo Pampuri». Giussani ne fu particolarmente colpito e tornerà spesso sull’episodio – definendolo addirittura come il «tiro più furbesco che Dio fa all’uomo» –, raccomandando di prestare attenzione alla figura di questo santo, «perché è una cosa spettacolosa».1 Ne nascerà una devozione popolare sorprendente agli occhi di tutti. Del giovane santo colpirono due cose, soprattutto: il vivere la fede nella carne, nella normalità e concretezza di tutti i giorni, riconoscendo il Mistero nell’attimo fugace, e l’essere segno persuasivo, robusto e fugace al tempo stesso, dell’avvenimento cristiano, che, dopo duemila anni, raggiunge ancora gli uomini di oggi.
Nel paradosso di una vita inspiegabile senza Cristo, retta da criteri diversi da quelli di tutti – riassunti da Eliot nell’usura, la lussuria e il potere –, dedita alla cura degli altri e all’amore per ogni singola persona, si scorgeva non
solo conforto e aiuto, ma il metodo con cui l’avvenimento di Cristo si prolunga nella storia: attraverso uomini e donne cambiati dall’incontro con Lui.
Anticonformista nei modi, nel linguaggio e nelle decisioni, don Giussani colse tutti di sorpresa lanciando una domanda radicale, rivolta dapprima a chi voleva prendere il cristianesimo seriamente – in particolare a giovani affascinati da Cristo –, ma poi estesa a tutti : «Si può vivere così?». La vita cristiana è qualcosa di possibile, di umanamente persuasivo, di concretamente autentico, oppure è un sogno irrealizzabile, un’illusione che svanisce sotto i colpi della realtà, degli interessi individuali, della massa di problemi di cui la vita degli uomini è intessuta, una sorta di dimensione parallela o di consolazione, ove trovano soddisfazione i cosiddetti “bisogni religiosi”?
La provocatoria domanda («Si può vivere così?») – divenuta anche il titolo di un fortunato libro, che raccolse le conversazioni di don Giussani con un gruppo di giovani decisi a impegnare la propria vita con Cristo in una forma di dedizione totale al Mistero e al suo destino nella storia – si mutò in affermazione («Si può vivere così!») in occasione degli Esercizi di quell’anno; essa fu espressione di una coscienza adulta dell’avvenimento cristiano e divenne presto punto di paragone e di giudizio per il cammino di coloro che da quella consapevolezza della fede e della vita umana erano stati attratti.
Le cronache di quei mesi erano invase dalle notizie sulle trattative per formare un nuovo governo, sul crollo della lira, giunta ai minimi storici, sulla trasformazione finale dei partiti della Prima Repubblica, su clamorosi abbandoni della magistratura, sui conflitti nei Balcani, in Cecenia, in Palestina. L’attesa di un mondo più giusto, più in pace e anche più “normale” era forte, ma il futuro rimaneva incerto, mentre si allargava il solco che separava dal passato.
La notizia di una vita nuova non era destinata ai clamori dell’opinione pubblica. Ma la vita di un giovane medico nelle campagne di Lombardia, così come quella di uomini e donne che, in borghi e città, nelle scuole e nei luoghi di lavoro, nel privato e nel pubblico, cercavano di testimoniare la fede cristiana, era una novità, come un seme, che non poteva essere ignorata.

IL PRESENTIMENTO DEL VERO

Giussani: Mi hanno portato pochi minuti fa un messaggio autografo di Sua Santità, che leggo:
«A monsignor Luigi Giussani – Comunione e Liberazione – Milano. Ho appreso con piacere che Ella predicherà, durante la prossima settimana, l’annuale Corso di Esercizi Spirituali per gli aderenti al movimento di Comunione e Liberazione. Le sono vicino nella preghiera, auspicando che la presenza viva ed attuale del Risorto animi in profondità tale importante iniziativa, che sicuramente sarà di grande profitto spirituale per coloro che vi prenderanno parte e recherà copiosi frutti di bene all’intero Movimento. Invoco il Signore di esserLe di luce e conforto e di assisterLa anche nella salute, affinché Ella possa essere ancora per molti anni di guida e di esempio al Movimento da Lei fondato, mentre imparto con affetto una speciale Benedizione Apostolica a Lei ed agli Esercizianti. Dal Vaticano, 27 aprile 1995. Giovanni Paolo II».
Don Pino (Stefano Alberto): Il gesto che siamo venuti a fare c’entra con il nostro destino. È definito da due parole: chiedere – cioè pregare e ascoltare – e mantenere un rigoroso silenzio nel tempo in cui viene richiesto, come avete fatto fin dall’inizio, questa sera, entrando in salone. Preghiamo lo Spirito di Cristo che questo passo verso il destino si compia consapevolmente e nella letizia. In piedi cantiamo
Discendi, Santo Spirito.2
Giussani: Lo Spirito di Gesù, comunque sia il nostro animo – distratto, assente o curioso, presente, credente, non credente –, ci renda sempre più amici su questa strada che, come ha detto bene prima don Pino, è una strada che conduce al destino, a ciò cui la vita nostra è destinata. Leggiamo ora la lettera che una infermiera di un grosso ospedale ha mandato al direttore di «Tracce», non conoscendo personalmente altri nel movimento.
«Mi presento, sono un’infermiera del Policlinico di Milano. È da qualche mese che nel mio reparto viene a curarsi una ragazza affetta da tumore, una fra le tante, come ne ho viste passare tante in questi anni: persone straziate dal dolore, con nessuna speranza, disilluse, accanite solo contro la malattia, abbandonate alla furia del dolore che scende in una solitudine immensa, dove si esperimenta il baratro della miseria umana e il vuoto di una impotenza davanti al male che, spesso, né i medici, né noi infermieri possiamo domare. Ma lei è diversa. Diversa perché non arriva qui con lo sguardo rassegnato: è sempre serena, disponibile, attende sempre con pazienza, sopporta ogni dolore (prelievi del sangue, del midollo, biopsie); è come se non subisse la difficoltà, ma volesse viverla da protagonista, e il suo atteggiamento di realismo è coraggio di paragonarsi con la domanda che la sofferenza in sé e accanto a sé le pone. Una volta, mentre le iniettavo la chemioterapia, le ho guardato il suo bel viso; i suoi occhi azzurri erano pieni di pianto e le sue labbra mormoravano qualcosa: era una preghiera. Mensilmente mi porta la vostra rivista e per Pasqua mi ha regalato un Volantone, invitandomi anche agli Esercizi. Sono stupita da tutto questo e affascinata. Ultimamente non vedo l’ora che arrivi il lunedì per poterla vedere, per poterle parlare, ma più di tutto per poterla osservare mentre rende sacro quello che per gli altri normalmente è una condanna. La sua è una maniera più vera, più dignitosa di stare. Quando le chiedo come fa a essere così serena nonostante le cure così terribili e spesso non sufficienti per fermare il male, mi risponde che lei è di Cristo e che quindi la sofferenza ha un senso se offerta a Lui. Io non capisco: posso solo intuire e invidiare questa forza interiore, che non è poi solo interiore, ma è forza di vita. Non sono cristiana praticante, ma da quando ho conosciuto lei è come se mi fosse diventato palpabile che qualcosa deve esserci: è evidente nella sua persona, nella sua maniera di stare.
Se Cristo ha mai avuto degli occhi per me sono quelli di questa ragazza che ama tutto di più di come faccio io, che suscita in me un senso di bene, di gioia, solo nel vederla. È la prima volta per me che nasce un’amicizia con una paziente; ci hanno sempre insegnato a rimanere distaccati per non dover soffrire, ma con lei non è sofferenza, è letizia. Vedo in lei e capisco che anche una malattia come un tumore è sì un mistero, ma dentro un progetto buono, come dice lei. La sua obbedienza, il suo lasciarsi abbracciare fino in fondo non sono segno di rassegnazione, ma di chi ha capito, come lei stessa mi ha detto una volta, che nulla accade per caso, ma per la gloria di Dio, nulla è povero, nessuna condizione è condannata all’aridità, nessun tempo è privo di speranza. È diverso anche il modo in cui tratta noi infermiere, i medici, gli altri pazienti: ha sempre un sorriso. Arriva la mattina prestissimo per poter correre dopo le cure a studiare. Frequenta l’Università, dove i suoi amici – dice lei – la provocano a non soffermare lo sguardo sulla sua condizione di smarrimento, ma a riaprire gli occhi guardando all’incontro con Cristo. “Per trapassare le situazioni critiche, quando tutto pare senza speranze, occorre alzare la testa, occorre ripescare nella storia i segni concreti di una promessa eterna, quella che nasce in un momento particolare del tempo personale, portando già in sé la totalità”, mi ha scritto una volta. Non viene meno al suo dovere di studiare; questa è una cosa che mi ha fatto molto riflettere. Il Cristianesimo non ti solleva, quindi, dalle incombenze della vita, ma ti dà il giusto motivo per affrontarle. La gente qui normalmente non conduce più una vita normale, nonostante magari potrebbe farlo: si sente malata, non cerca stimoli. Lei no. La malattia non l’ha annientata, continua a fare quello che deve, come può; non è per lei limite, è motivo in più per gustare la realtà. È commovente vederla arrivare qui con i libri sottomano. È l’unica qui ad avere un aggancio con la realtà. Non vuole dimenticare il dolore: lo vive. Il miracolo rende eccezionale la quotidianità. La presenza di questa ragazza mi cambia, mi fa desiderare di più dalla mia vita: una gioia inimmaginabile prima, ma sperimentabile ora. Anna.»
Qual è – amici miei – la fonte, la sorgente di tale lettera? Si tratta di un’esperienza che questa infermiera, Anna, cristiana non praticante, ha compiuto: dice parole che non aveva mai dette. Quegli occhi azzurri dell’ammalata, più giovane di lei, le impongono parole che non aveva mai pensato di poter ripetere, fino a farla giungere a desiderare che la vita sua sia più grande. La fonte di questa lettera, di tutte le parole che la rendono così efficace, così carica di richiamo, così bella – nel senso che tutta la tradizione cristiana dà al «bello», che è il «vero» in quanto diventa esperienza per noi, la verità in quanto si impone –, la fonte di questa lettera è Gesù, Gesù! Gesù Cristo.
Tante volte ci domandiamo come fare a riconoscerLo veramente, attraverso che cosa si può riconoscerLo veramente, se abbiamo una aspirazione alla sincerità con cui desideriamo capirLo, sentirLo, veramente. Eppure, il riconoscerLo è proprio una cosa semplicissima: se Gesù è Dio fatto uomo, nato dalle viscere di una giovane donna di quindici o diciassette anni, se Gesù è Dio fatto uomo, deve essere per forza semplice il modo con cui l’uomo, errabondo in mezzo ai suoi bisogni, Lo può riconoscere. Perché ciò che desidera e ciò che vorrebbe evitare – l’agonia del desiderio e l’agonia del dolore –, l’uomo li vive quotidianamente come dentro una promessa – ha detto chi ha scritto la lettera –, come incastrato dentro una promessa da cui non sa come sciogliersi per un pensiero chiaro, per una dedizione netta. E invece sarebbe così semplice: se Dio s’è fatto uomo, non può essere che semplice il modo di riconoscerLo!
Nel Volantone di Pasqua abbiamo ribadito un concetto che altri anni avevamo usato: «Il cammino del Signore è semplice come quello di Giovanni e Andrea». Giovanni e Andrea… È la prima pagina che ci colpisce del Santo Evangelo:3 come l’hanno trovato o, meglio, come hanno incominciato a “dubitare” di Lui, nel senso giusto del termine. «Il cammino del Signore è semplice come quello di Giovanni e Andrea, di Simone e di Filippo, che hanno cominciato ad andare dietro a Cristo». Per che cosa? Per curiosità: non cattiva, ma come la curiosità del bambino. Hanno cominciato a seguire Cristo «per curiosità e desiderio. Non c’è altra strada, al fondo, oltre questa curiosità desiderosa destata dal presentimento del vero»4 – quello che Anna, l’infermiera, chiama «la promessa» –, quel presentimento del vero che l’uomo ha dentro di sé. E non c’è un altro nome, non c’è un’altra fonte, non c’è un altro riferimento che noi possiamo richiamare come sostitutivo di questo: Cristo.
Per esempio, guardate con che semplicità è data testimonianza in quest’altra lettera, scritta da una ragazza che, forse, è la stessa di cui parlava Anna.
«“Eccomi, io vengo per fare la tua volontà.”5 È la sequela fino alla croce attraverso il dolore che c’è, esiste, entra nella carne, perché divenga più viva la fede. La difficoltà entra come straniera nella normalità del quotidiano, affinché il rapporto con Cristo sia più autentico, scuota dal torpore per aprire il cuore all’abbraccio sempre più ampio del Signore. Nasce la coscienza chiara che la presenza di Cristo, nell’istante, qualunque esso sia, si svela alla domanda dell’uomo e genera un rapporto nuovo, altrimenti irrealizzabile, disposto all’obbedienza totale, fino alla croce, con la certezza della risurrezione. La fatica, il dolore non sono nulla perché Lui mi ha già presa tutta.»
La difficoltà entra nella nostra vita per rendere più autentico il nostro rapporto con questa Presenza: Dio fatto uomo, un uomo che durante il banchetto ultimo, quella...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Prefazione. di Julián Carrón. Il crocevia tra l’essere e il nulla
  4. Attraverso la compagnia dei credenti
  5. «Il tempo si fa breve» - 1994
  6. Si può vivere così - 1995
  7. Alla ricerca del volto umano - 1996
  8. Fonti
  9. Copyright