Siamo finalmente arrivati al primo pilastro del Metodo IMAV: l’Interno.
Se sei arrivato fin qui, immagino che tu sia curioso di scoprire come puoi iniziare a lavorare su di te per cambiare la tua vita.
Ti dico subito che per me questo è uno dei capitoli più importanti in assoluto. Certo, tutti i capitoli e tutti i punti del Metodo IMAV sono fondamentali per costruire la tua indipendenza personale e professionale.
Ma se sono riuscito a cambiare la mia vita, posso assicurarti che parte tutto da un lavoro fatto su di me.
Prima di aver compiuto trent’anni ho fondato un’azienda milionaria, migliaia di studenti si sono iscritti negli anni ai miei corsi e videocorsi e più di una volta i miei più stretti collaboratori (e parliamo di decine di ragazzi) mi hanno seguito in giro per L’Europa quando abbiamo cambiato sede.
Credimi, niente di tutto questo sarebbe stato possibile senza aver fatto un lavoro dentro di me.
Hai idea del coraggio che ci vuole a venticinque anni a salire su un palco e a vendere un corso dal costo di 3000 euro?
Ti spiego io cosa succede.
Dato che le persone hanno convinzioni negative sul denaro e non hanno sempre un rapporto sereno con i soldi, quando comunichi il prezzo di un corso a una platea in aula piomba il silenzio. Non parla più nessuno e tu devi avere i coglioni di continuare a parlare, anche se qualcuno inizierà a giudicarti perché “hai venduto una cosa che costa tanto”.
Oppure sai cosa vuol dire guardare negli occhi decine di ragazzi e dire: tra qualche mese ci trasferiremo? Cambieremo casa, dovrai cercarti una nuova casa, ricominciare da zero in un posto in cui non conosci nessuno e non sai ancora parlare la lingua. Capisci di cosa stiamo parlando?
Per cominciare, però, sfaterei subito un grande falso mito.
Meglio che lo impari adesso, perché tanto prima o poi questa cosa ti capiterà.
Sono sicuro che se stai leggendo questo libro è perché la tua vita non è proprio come la vorresti.
Forse hai già fatto qualcosa, ma ti sei accorto che anche cambiando persone o posto, le cose non cambiavano davvero.
Magari hai provato a cambiare città, a cambiare lavoro, a cambiare partner o il tuo aspetto fisico, ma senti ancora che le cose non sono come vorresti.
Be’, vedi, anche per me è stato così.
Sin da piccolo ce l’ho sempre avuta con il mondo.
Non accettavo di essere nato nella Terra dei fuochi.
Non accettavo che le ragazze mi friendzonassero.
Non accettavo di avere pochi amici perché ero il più piccolo della classe.
Non accettavo tante cose, e quindi lottavo con tutte le mie forze per cambiare l’esterno.
A un certo punto, però, ho capito che invece di puntare il dito contro il mondo, dovevo puntarlo verso di me.
Non per giudicarmi, ma per osservarmi.
Ed è quello che vorrei insegnarti in questo capitolo. Vorrei insegnarti a osservarti e ad aprire il cuore per riuscire a cambiare la tua vita a partire da te, e non dall’esterno.
Questo è il grande falso mito da sfatare: se vuoi cambiare la tua vita non puoi rifiutare quello che c’è adesso e prendertela con “un mondo esterno” che ti fa del male.
Se parli con i tuoi amici, parenti o conoscenti, e ti dici che non c’è lavoro, o che ti trattano male, o che ci sono poche opportunità, in molti probabilmente ti daranno ragione e ti diranno: “Ma sì, dai, poverino…”
Io, invece, voglio aiutarti a ribaltare il tuo punto di vista.
Va benissimo acquisire delle competenze “esterne”, cioè delle abilità che ti rendono più attraente per il mondo del lavoro.
Prima, però, devi smetterla di dare la colpa al mondo esterno: per cambiare la tua vita devi prima accettarla così com’è.
Negli anni ho cercato di scendere il più possibile in profondità con il lavoro su di sé e sono riuscito ad accumulare un bel bagaglio di esperienza.
Esperienza che adesso voglio mettere al tuo servizio, per aiutarti a trovare la forza e il coraggio di intraprendere un percorso che ti cambierà la vita.
Ho detto “coraggio” perché è proprio quello che ci vuole per iniziare un vero lavoro su di te.
Assumersi la piena responsabilità di ciò che ci accade, senza delegare alla società o alla crisi la nostra felicità, è davvero difficile.
Per farlo ci vogliono fede, coraggio e anche tanto amore.
Eppure, assumerci la responsabilità di tutto quello che abbiamo intorno, è l’unica possibilità che abbiamo per essere davvero felici.
Perché vivere una vita delegando la nostra felicità all’esterno o dando la colpa al governo e alla crisi e restare a guardare senza fare niente?
Per molte persone può anche avere un senso, ma per me non ce l’aveva.
All’inizio l’unica strategia che avevo era lamentarmi, come tutti. Ma a un certo punto ho capito che, se volevo essere diverso dagli altri, dovevo iniziare a fare cose che gli altri non avrebbero mai fatto.
Detto questo, se sei pronto andiamo subito a vedere che cos’è il lavoro sull’interno, e cosa vuol dire nella pratica “lavorare su di sé”.
Cerca di pensare al lavoro su di sé come a qualcosa che emerge in modo spontaneo dalla persona.
È come se, a un certo punto, ti rendessi conto che vuoi guardarti dentro, e iniziassi a sentire la spinta di ricercare all’interno, e non più all’esterno, le cause dei tuoi problemi.
Per questo alcuni hanno una predisposizione, mentre altri non ce l’avranno mai.
Molti mi chiedono: “Andre’, ma tu quando hai iniziato a lavorare su di te?”.
Io rispondo sempre che il lavoro su di sé non si scopre in un giorno, ma in un percorso. È qualcosa che avviene in modo spontaneo, magari in corrispondenza di un periodo difficile della vita o perché semplicemente senti questa necessità.
A un certo punto avverti l’esigenza di guardarti dentro e di vedere cosa c’è, come è successo a me quando avevo circa diciotto o diciannove anni.
Mentre da adolescente sei un fascio di emozioni e pensieri, sei completamente identificato con il tuo motorino, con la maglia firmata o con la tua ragazza, a diciotto anni inizi a pensare e a farti delle domande.
Ovviamente, in quel periodo non ero consapevole di cosa fossero la disidentificazione o l’amore incondizionato.
Semplicemente, mi guardavo dentro e cercavo di vedere come stavo.
La mia “spinta” è venuta prima della conoscenza, ossia prima è venuto il bisogno di guardarmi dentro e poi ho conosciuto il lavoro su di sé.
C’è stato proprio un periodo della mia vita in cui ho iniziato a disidentificarmi dalle cose, senza sapere cosa fosse la disidentificazione.
Per questo dico sempre che non voglio convincere nessuno a lavorare su di sé.
La verità è che non tutti possono avvertire questa spinta, e anche chi la sente può scoprirla a vent’anni, a trenta e persino a sessanta.
Quindi è inutile tentare di convincere le persone a lavorare su se stesse.
Rischieresti solo di passare per il mostro di turno che vuole dire agli altri come devono comportarsi.
La spinta a cambiare deve venire da te, sei tu che decidi a un certo punto che per cambiare la tua vita devi partire da dentro di te. Se partiamo da questo presupposto, allora io posso spiegarti COME cambiare all’interno, ma davvero...