Le sorelle Van Gogh
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Le sorelle Van Gogh

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Molto si è scritto sulla corrispondenza di Vincent van Gogh con suo fratello Theo, con il quale condivideva la passione per la pittura e che finanziò la sua carriera d'artista, accudendolo fino alla fine dei suoi giorni. Ben poco, invece, si sa delle tre sorelle Van Gogh: Anna, Elisabeth (Lies) e Willemien (Wil), che pure segnarono in vario modo la vita del pittore e contribuirono alla sua fortuna postuma. Attraverso l'analisi di lettere per la gran parte inedite, Willem-Jan Verlinden ripercorre le biografie delle sorelle Van Gogh, tre donne diverse per temperamento e destino, tratteggiando al contempo un quadro della condizione femminile tra la metà del XIX e l'inizio del XX secolo. Anna, la sorella maggiore, ligia alla rigida mentalità protestante dei Van Gogh, ebbe un rapporto burrascoso con Vincent, disapprovandone i comportamenti ritenuti contrari ai valori familiari. Lies intrattenne una scandalosa relazione con un uomo sposato e coltivò le sue aspirazioni letterarie, ma, caduta in povertà, fu costretta a vendere molti dei dipinti del fratello per sopravvivere. Fu però con Willemien, la sorella minore, che Vincent intrattenne il rapporto più stretto, uniti nell'amore per l'arte e per la letteratura. Wil non si sposò mai, viaggiò molto ed ebbe un ruolo attivo nel nascente movimento femminista. Il destino legherà Wil e Vincent anche nella malattia: Wil finirà infatti i suoi giorni, affetta da demenza, in una struttura psichiatrica. E persino dopo la morte sarà Vincent a sostenerla: dalla corrispondenza inedita emerge infatti che la famiglia Van Gogh riuscì a pagare le cure di Wil vendendo alcuni quadri del pittore. Il libro, corredato di un ricchissimo apparato iconografico, tra lettere, dipinti e fotografie, fa uscire dall'ombra di Vincent le figure di Anna, Lies e Wil, che aggiungono nuovi particolari alla storia della famiglia Van Gogh e offrono una prospettiva inedita sul percorso umano e artistico di Vincent.

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Informazioni

Anno
2022
ISBN
9788855223768
Argomento
Art
Categoria
Art General

1. È stato terribile.
Non dimenticherò mai quella notte

Nuenen, 1885

Nel 1885 i Van Gogh, una famiglia protestante, vivevano nel villaggio di Nuenen, nel Brabante settentrionale, una provincia dei Paesi Bassi. Il 26 marzo di quell’anno, un giovedì, il reverendo Theodorus (Dorus) van Gogh, padre di Vincent e di altri cinque figli, rientrò a casa dopo un lungo giro nella brughiera e si accasciò esanime sulla soglia della canonica. Il domestico riuscì appena ad afferrarlo mentre cadeva, e fece avvertire la figlia minore, Willemien, che era fuori a far visita a dei parenti. Tornata di corsa a casa, Willemien cercò di rianimare il padre, ma ormai era troppo tardi: Dorus van Gogh, Pa per i figli, era morto, a sessantatré anni1. Lo zio Johannes van Gogh e la zia Wilhelmina Stricker-Carbentus, che per puro caso erano sullo stesso treno per Eindhoven, furono i primi ad arrivare e ad assistere i familiari2.
Dorus van Gogh. Data e autore della fotografia ignoti.
Dorus van Gogh. Data e autore della fotografia ignoti.
Il reverendo Dorus fu seppellito nel cimitero di Tomakker, ai piedi del vecchio campanile di Nuenen, il 30 marzo 1885. Il luogo della sepoltura lo si poteva scorgere da lontano, proprio per il campanile, anche dal giardino della canonica. Nel marzo del 1884 Vincent aveva fatto un disegno a matita, penna e inchiostro proprio di questa veduta (ill. 3). In una lettera al suo collega e amico Anthon van Rappard, descrisse la donna che vi era raffigurata come una chiazza nera fiabesca piuttosto che come un esempio del corpo umano che valesse la pena imitare3. La data del funerale di Dorus, il 30 marzo, rivestiva un grande significato per la famiglia, poiché non solo era la data di nascita di Vincent, nel 1853, ma anche quella del primo figlio di Pa e Moe, nato morto nel 1852, e al quale pure era stato dato il nome Vincent4.
L’improvvisa morte di Dorus fece esplodere le tensioni che da anni covavano all’interno della famiglia. Vincent, che all’epoca del decesso del padre aveva quasi trentadue anni e viveva ancora in famiglia, era diventato sempre più un fastidio per i suoi genitori. Le sue abitudini eccentriche e il suo atteggiamento a tratti apertamente conflittuale erano motivo di disagio per il pastore, la cui autorità sui parrocchiani dipendeva in parte anche dal comportamento della sua famiglia. Non molto dopo il funerale Anna, la maggiore delle sorelle Van Gogh, ebbe con Vincent una furiosa discussione proprio sulla sua permanenza in casa, che per lei e gli altri fratelli minacciava non solo la tranquillità domestica, ma anche la reputazione della famiglia in paese – come del resto era avvenuto per il padre5. Fu questo scontro a indurre Vincent ad andar via di casa, e dai Paesi Bassi, dove non avrebbe più fatto ritorno. Alla fine dell’anno si trasferì ad Anversa, quindi in Francia, per rincorrere il suo sogno di diventare pittore.
Vincent van Gogh, La canonica di Nuenen, 1885, olio su tela, 33,2×43 cm.
Vincent van Gogh, La canonica di Nuenen, 1885, olio su tela, 33,2×43 cm.
Sua sorella Willemien (Wil), aveva ventitré anni quando trovò Pa moribondo in casa. Era una giovane premurosa, attaccata ai fratelli e alla madre (che loro chiamavano Moe). Mentre i fratelli e le sorelle più grandi lasciarono uno dopo l’altro la casa di famiglia, Willemien rimase con Moe per aiutarla nelle incombenze domestiche, e dopo la morte del padre si trasferì con lei a Breda. Era la città in cui Dorus era cresciuto, e dove suo padre Vincent era stato ministro del culto alla Grote Kerk e pastore alla Koninklijke Militaire Academie (Regia accademia militare). Moe e Willemien vissero a Breda solo qualche anno, per poi trasferirsi a Leida, la città universitaria in cui già abitava Anna col marito e le figlie.
Willemien avrebbe fatto scelte di vita molto diverse dalle sorelle Anna ed Elisabeth (Lies): non si sposò mai e non ebbe figli, e cercò di conquistarsi una propria indipendenza. A Leida trovò lavoro come insegnante di Sacre Scritture e infermiera – dedicandosi all’assistenza ai poveri, agli infermi e agli anziani, come aveva sempre fatto. Sfruttò così una delle poche opportunità lavorative all’epoca accessibili a una donna. Nei Paesi Bassi del secondo Ottocento, infatti, il campo delle attività sociali – istruzione, assistenza alla persona e infermieristica – era l’unico che poteva consentire alle donne di condizione medio-alta, come quelle della famiglia Van Gogh, di esercitare un’occupazione retribuita. Willemien partecipò attivamente alla prima ondata del femminismo olandese, recandosi più volte all’Aia e ad Amsterdam e viaggiando per andare a trovare familiari e anche amiche, spesso del suo stesso ambiente, che come lei stavano cominciando a mettere in discussione il ruolo tradizionale delle donne nella società del tempo. I dibattiti e le attività che quelle attiviste promossero traevano alimento da analoghi movimenti in corso nel Regno Unito, in Francia e negli Stati Uniti. La loro organizzazione si rafforzò sempre più, dando vita ad iniziative che si svolsero nell’arco di decenni, con una particolare attenzione alla rivendicazione dell’uguaglianza dei diritti per le donne, con riguardo ad esempio all’emancipazione giuridica, al diritto di voto, all’accesso all’istruzione – università compresa – e ad occupazioni retribuite.
Vincent e Willemien erano entrambi «diversi» – diversi dalle loro sorelle Anna e Lies, diversi dai fratelli Theo e Cornelis (Cor) –, poiché rifiutavano le tradizionali norme sociali. Che fossero simili lo si vide fin da bambini, per le difficoltà che incontrarono a scuola e che avrebbero dovuto affrontare anche una volta diventati grandi. Entrambi furono socialmente impegnati e molto creativi, con profondi interessi religiosi, artistici e letterari. Nessuno dei due si sposò o ebbe figli, e furono sempre afflitti da problemi di salute mentale, di cui parlavano apertamente l’uno con l’altra. Probabilmente, col tempo, Willemien scoprì anche di essere diversa nella sua sessualità6. Più di ogni altra cosa, erano determinati a combattere per i propri ideali, che apparivano forse un po’ troppo avanzati per l’epoca, e non accettavano di conformarsi alle aspettative del loro ambiente. Pa e Moe, sensibili alle questioni sociali e dotati di spiccate tendenze artistiche, fecero sì che i loro figli ricevessero un’istruzione ampia. Così, piuttosto che nascondere le loro diversità, Vincent e Wil esercitarono ciascuno a suo modo una funzione pionieristica – Vincent con la sua arte d’impronta progressista, Wil col suo impegno nelle cause sociali. Tuttavia la loro vita fu profondamente influenzata da questi drammatici eventi: la morte del padre e il successivo dissidio fra Vincent e Anna. Willemien rimase ossessionata dall’immagine del padre morente. Alla sua amica Line Kruysse scrisse che quel mattino Pa era uscito di casa in buona salute e in forma, e la sera, al ritorno, si era accasciato esanime sulla soglia di casa: «È stato terribile. Non dimenticherò mai quella notte […]. Spero che ti sarà sempre risparmiata un’esperienza del genere». In quella stessa lettera Willemien parlava del fratello Vincent, e di come a suo parere egli si fosse inacerbito per i dissidi con la sorella maggiore, dicendosi timorosa per l’impatto che quel conflitto avrebbe potuto avere sulle vicende familiari7.
Anna van Houten-van Gogh, 1878. Foto di J. F. Rienks.
Anna van Houten-van Gogh, 1878. Foto di J. F. Rienks.
Vincent Van Gogh, Willemina Jacoba («Willemien») van Gogh, 1881, matita e tracce di carboncino su carta vergata, 41,4×26,8 cm.
Vincent Van Gogh, Willemina Jacoba («Willemien») van Gogh, 1881, matita e tracce di carboncino su carta vergata, 41,4×26,8 cm.
La rabbia di Anna era la conseguenza di disaccordi di lunga data tra Vincent e il padre. Nel 1881, all’epoca in cui la famiglia Van Gogh viveva nel paesino di Etten, Vincent non aveva voluto partecipare alla messa di Natale, un gesto tale da intaccare l’autorevolezza di Dorus nella sua veste di pastore della Chiesa riformata8. Spesso Vincent disattendeva i desideri del padre anche in casa, in presenza dei fratelli, e da parte sua pensava che Pa non prendesse sul serio le sue ambizioni personali – prima quella di fare il ministro del culto o il predicatore, poi quella di diventare un bravo artista. E tuttavia, avrebbe difeso le proprie ragioni, e la propria aspirazione a una nuova vita per cui valesse la pena impegnarsi9. I litigi tra padre e figlio erano frequenti, ve ne sono ricorrenti tracce nel carteggio fra gli altri membri della famiglia. Pur tuttavia, i due principî fondamentali a cui Dorus si ispirava per crescere i figli erano l’unità e la coesione della famiglia, tanto che Vincent rimase profondamente costernato quando Anna gli rinfacciò le sue frequenti discussioni con Pa, accusandolo inoltre di essere un peso anche per Moe. Lo ferì anche il fatto che nessuno degli altri fratelli avesse preso le sue parti, per quanto Theo avesse in precedenza tentato di incoraggiarlo ad andar via di casa. Sembra che fosse rimasto particolarmente deluso da Willemien, che aveva sempre considerato un’alleata, ma che dopo l’episodio aveva bruscamente smentito questa sua convinzione. Per lei, come per gli altri figli, la tranquillità della mamma era più importante del fatto che il fratello maggiore potesse rimanere o meno nella canonica dopo l’improvvisa scomparsa del padre10. E lui, per qualche tempo, non volle più neppure vederla.
Vincent si trasferì nell’attico sopra lo studio che per un certo periodo aveva preso in affitto dal sacrestano cattolico Schaftrat, nel centro di Nuenen. Il 6 aprile 1885 spiegò a Theo che andava a stare lì non per sua comodità, ma per scongiurare per quanto possibile future accuse, soprattutto da parte di Anna: «Per quanto assurdi fossero i suoi rimproveri e immotivate le sue supposizioni in merito a questioni future – in mia presenza non ha ritirato nulla. Ora – capisci che davanti a cose simili io mi stringo semplicemente nelle spalle – e tra l’altro lascio che chiunque pensi e dica di me tutto quello che vuole e al caso faccia ciò che crede. Comunque non ho scelta – quando cominciano così bisogna prendere misure per evitare che questo genere di cose si ripeta. Dunque sono assolutamente determinato»11.
Vincent pensava che ci fosse anche un motivo pratico per cui le sue sorelle volevano che lasciasse la canonica; Moe avrebbe potuto prendere un affittuario e trarne un’utile entrata supplementare: vivere lì infatti era diventato troppo costoso per le sue possibilità12.
Due mesi dopo Vincent era ancora assai scontento di come erano andate le cose dopo la morte di Pa e della destinazione delle sue proprietà, e in una lettera a Theo esprimeva la propria delusione per il fatto che fossero state assegnate interamente alla mamma. Si giustificava però del poco tempo che passava con la madre, dicendo che andare a trovarla «occasionalmente, di tanto in tanto, è sufficiente. Li trovo a casa (lo so – contrariamente alla tua opinione, e alla loro) molto lontani, tutt’altro che sinceri»13. Non era a Moe, ma alle sorelle che le sue critiche si indirizzavano: «poiché prevedo che col tempo i caratteri delle tre sorelle (tutte e tre) andranno a peggiorare, non a migliorare»14. Vincent scrisse che lo irritavano, e di ritenerle proprio sgradevoli, lamentandosi inoltre del fatto che non lo capissero, e che non volessero capirlo. Quasi quarant’anni dopo, nel 1923, Anna ebbe modo di rievocare l’imbarazzante situazione che aveva trovato quando l’estate successiva alla morte del padre arrivò alla canonica di Nuenen e vi si trattenne con Moe, assieme alle sue due figlie e a una bambinaia: «[Vincent] assecondava tutti i propri desideri e non risparmiava niente né nessuno. Quanto deve aver sofferto Pa. Anche se ammiro la sua arte, come persona lo disprezzo»15.
Non passò molto prima che Vincent decidesse di lasciare per sempre Nuenen – come fecero anche Moe e Willemien. La permanenza nel villaggio si era fatta insostenibile, non solo per l’imbarazzante situazione creatasi in conseguenza dei suoi litigi prima col padre e poi con Anna, ma anche per i rapporti con i suoi compaesani che gli facevano da modelli e spesso per questo ricevevano un compenso in denaro da Theo. La famiglia riteneva che il suo comportamento fosse inadeguato per il figlio di un pastore, e la comunità cattolica lo evitò accuratamente quando si venne a sapere che la sua modella Dien de Groot, con cui per qualche tempo aveva avuto una relazione, era incinta. ...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Copyright
  4. Indice
  5. Prefazione
  6. 1. È stato terribile. Non dimenticherò mai quella notte. Nuenen, 1885
  7. 2. Una tranquilla felicità coniugale. L’Aia, Breda, Zundert, 1851 e prima
  8. 3. La terra del desiderio. Zundert, 1851-1871
  9. 4. Giovani maestre. Helvoirt, Leeuwarden, Tiel, 1871-1875
  10. 5. Cottage ricoperti di edera. Londra, Welwyn, 1873-1877
  11. 6. Tranquillità casalinga. Etten, Tiel, Dordrecht, Soesterberg, ’s-Hertogenbosch, 1875-1881
  12. 7. Ricordi del giardino. Etten, Hengelo (Gheldria), Leiderdorp, 1876-1881
  13. 8. Grande e santo nel suo riposo finale. Nuenen, Leiderdorp, Soesterberg, 1882-1886
  14. 9. La mia più grande ambizione è scrivere qualcosa di originale. Soesterberg, Middelharnis, Amsterdam, Parigi, 1885-1888
  15. 10. Ogni famiglia ha i suoi segreti. Breda, Saint-Sauveur-le-Vicomte, Soesterberg, 1886-1889
  16. 11. Non riesco a immaginarvi a Parigi. Soesterberg, Leida, Parigi, 1889-1890
  17. 12. Cara sorella, caro Vincent. Parigi, Leida, 1888-1890
  18. 13. Oh mamma, era davvero mio fratello. Parigi, Leida, 1890-1893
  19. 14. Il veleno dell’irregolarità. Nimega, L’Aia, 1893-1898
  20. 15. Che tempi gravi!. Leida, Dieren, Baarn, Ermelo-Veldwijk, 1900-1920
  21. 16. Una poesia chiara come un ruscello. Baarn, Ermelo-Veldwijk, 1920-1936
  22. 17. Gli ultimi anni. Leida, Baarn, Dieren, Ermelo-Veldwijk, 1925-1941
  23. Epilogo
  24. Album di famiglia e albero genealogico
  25. Note
  26. Riferimenti bibliografici
  27. Ringraziamenti
  28. Elenco dei crediti