Angoli di Roma
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Angoli di Roma

Guida inconsueta alla città antica

  1. 272 pagine
  2. Italian
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Angoli di Roma

Guida inconsueta alla città antica

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Guidati dal maggiore archeologo italiano, scopriamo Roma antica nei dettagli di cinquanta dei suoi angoli più significativi.Dove dormivano le Vestali? Qual è il luogo, all'estremità dell'Aventino, da dove Romolo ha preso possesso del Palatino per fondare la città eterna? Lo possiamo leggere in queste pagine, nella più curiosa delle guide finora uscite sulla capitale. Lilli Garrone, "Corriere della Sera"Il lettore è invitato a entrare in palazzi, case, templi e basiliche ma anche a osservare il fervere della vita, lo svolgersi dei riti, dei fatti storici e della semplice quotidianità. In altre parole: a librarsi in volo sulla Roma antica e immaginarsela mutare nelle varie epoche. Marco Carminati, "Il Sole 24 Ore"

Le costruzioni rivelano i costumi che compongono la commedia e la tragedia umana e raccontano novità ignote. Dai tempi in cui Romolo scaglia l'hasta e getta le basi della città, questa guida inconsueta a Roma affascina. Fabio Isman, "Il Messaggero"

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Informazioni

Anno
2018
ISBN
9788858132708
Argomento
Arte

1.
Le capanne di Romolo e di Marte
con Ops
(Fig. 1)

L’approdo sul Tevere al sito di Roma si trovava in origine a una estremità dell’Aventino, dove era l’ara Massima di Ercole, l’eroe civilizzatore che di ritorno dalle peripezie nel più estremo Occidente – le Baleari? – aveva soppresso il capo indigeno sputafuoco chiamato Caco, che aveva avuto il suo antro lì vicino. Nelle piene il Tevere si insinuava tra Campidoglio e Aventino, raggiungendo le bassure del Velabrum e della vallis Murcia e il Cermalus, il versante del Palatino rivolto all’Aventino.
È presso questo approdo che Romolo, ottenuti sull’Aventino gli auspici favorevoli per fondare la città e inaugurarsi re, ha scagliato l’hasta per prendere possesso del Palatino. L’hasta era il simbolo del potere, della conquista e della proprietà in forma di lancia. L’hasta scagliata aveva raggiunto il Cermalus e si era conficcata davanti alla capanna del capo e porcaro Faustulus e della sua compagna Acca, la Madre dei Lari e degli Arvali, che erano stati anche i genitori putativi presso i quali Remo e Romolo erano stati allevati.
Remo e Romolo erano figli di Marte (Mars) e di Rhea Silvia, principessa di Alba, un villaggio al centro del Lazio dove si venerava il Giove (Iuppiter) di tutti i Latini (Latiaris). Erano stati esposti al Tevere dal perfido re albano Amulio. La cesta che li conteneva era stata abbandonata sulla riva del fiume presso il Lupercal, il santuario/grotta di Mars e di Faunus Lupercus (lupus e hircus/capro) posto ai piedi del Cermalus. Non potevano capitare in luogo più propizio. Il Tevere si era prontamente ritirato risparmiandoli e un picchio e una lupa avevano nutrito i gemelli. Mars era il divino generatore di Picus il picchio e di Faunus il lupo: gli avi totemici che avevano salvato i gemelli.
In cima al Cermalus, dove era stato il tugurium Faustuli e dove l’hasta di Romolo si era conficcata, mettendovi radici e tornando a essere vivente corniolo, il re-augure Romolo edifica la sua casa o capanna. Di fronte a essa svolge i primi riti per fondare Roma. Nasconde in una fossa – come in un penus o sotterranea dispensa – terre e primizie dei vari rioni e distretti della comunità e poi accende lì accanto su un’ara il primo fuoco regio, magari derivato dal focolare della reggia di Alba che sua madre Rhea Silvia aveva un tempo accudito. Infine il re-augure fissa con le pietre del pomerium i limiti del suolo palatino per il quale ottiene da Giove una inaugurazione – potremmo dire una benedizione – e traccia con l’aratro, al di fuori di quelle pietre, il sulcus primigenius, per edificarvi poi al di sopra un murus, interrotto da tre porte, erette dove aveva sollevato l’aratro. Si trattava di un murus sanctus, posto entro una fascia di suolo non abitabile, non coltivabile, non alterabile e non violabile, delimitata dietro al murus dalle pietre del postmoerium/pomerium e davanti a esso da quelle del promoerium.
La benedizione di Giove ottenuta da Romolo, o inaugurazione, aveva dato al Palatino uno statuto superiore al resto dell’abitato e all’agro dei Quirites. Solo il Palatino era allora la urbs Roma, tanto che una porta sopravvissuta del suo murus si chiamava Romanula.
Sul Cermalus gli archeologi hanno rinvenuto una grande capanna ovale sorretta all’interno da quattro pali, in cui possiamo riconoscere il tugurium Faustuli, dove Romolo era stato allevato. Questa capanna è stata poi rasata per edificarvi sopra due capanne associate. Una era di abitazione e vi si può riconoscere la casa Romuli. L’altra, articolata in due ambienti, il primo rettangolare con funzione di vestibulum e il secondo tondeggiante, era probabilmente il sacrarium di Mars e Ops, la coppia generatrice divina nella quale si possono riconoscere i genitori di Romolo: Mars e Rhea (Silvia), nome quest’ultimo equivalente a quello di Ops, la dea dell’opulenza. Lì era forse anche la curia saliorum, cioè la stanza dei sacerdoti di Mars, depositari del lituus di Romolo, il bastone-tromba di cui il re si era servito per osservare il volo degli uccelli rivelatori delle volontà di Giove e per inaugurare il Palatino.
Davanti alla capanna di Romolo è stata rinvenuta una cavità rettangolare (fossa), associata a un’ara lavorata nel tufo. Era probabilmente la fossa utilizzata dal re per accogliere e unificare terre e primizie dell’abitato e forse anche dell’agro. Accanto era l’altare sul quale può essere stato acceso il primo fuoco regio della città. Capanne, fossa e ara si trovavano tra il ciglio o supercilium delle scalae Caci e il percorso del futuro clivus Victoriae, entro un’area ben definita e circondata da un recinto. Era forse il recinto che delimitava il fanum di Mars e Ops, nel quale la casa Romuli era stata accolta, come poi le case dei re-auguri nella radura o lucus sacra a Vesta, la dea del fuoco comune. Al tempo dei Tarquini, i sacraria di queste divinità saranno accolti in un edificio regio che era considerato anch’esso un fanum, cioè un’area delimitata e consacrata a una divinità.
La doppia capanna, che può essere interpretata come sacrarium di Mars e Ops e come curia Saiorum, verrà preservata e venerata dai Romani, con nuovi apprestamenti, nel corso di oltre mezzo millennio – indice della sacralità del luogo –, fino a quando verrà seppellita sotto l’area antistante il tempio della Magna Mater, edificato nel 191 a.C. Da allora le memorie romulee saranno accolte nell’annesso recinto o sacellum, dove si trovano la descritta fossa con ara della fondazione e dove probabilmente era stata riproposta la capanna del re fondatore, che Varrone (Lingua Latina 5.54) definisce aedes (al singolare) Romuli. Il tutto è stato preservato fino alla tarda antichità come un museo del fondatore e della fondazione di Roma, in una continuità complessiva durata più di un millennio.
Analoghe conservazioni e riproposizioni si conoscono per il murus e le portae del Palatino, fatte e rifatte fino all’incendio del 64 d.C., quindi nel corso di oltre 800 anni. La memoria mitistorica dei Romani si ancorava pertanto a monumenti alto-arcaici, più volte restaurati e riproposti, la cui secolare continuità stupisce e condiziona una critica storica informata.
Atlas, tavv. 61, 62, 63, 171, ill. 8, fig. 46. – Bruno 2010, pp. 287-296. – Carandini 2006.

2.
Dove dormivano le vestali?
(Fig. 2)

Intorno alla metà dell’viii secolo a.C., sul versante opposto del Palatino rivolto al monte Velia, ai limiti di un bosco inviolabile che si trovava tra il murus e le pietre del promoerium, è stata ricavata una radura, o lucus, che è stata consacrata a Vesta, la dea del fuoco pubblico di Roma.
Dell’aedes più antica di Vesta, presumibilmente una capanna circolare, nulla resta, essendo stata distrutta, insieme alle sue fasi successive, dall’opera cementizia di quel luogo di culto databile agli inizi del i secolo a.C. Ma davanti a dove era sorta la capanna sacra alla dea è stata rinvenuta la prima casa o capanna delle vestali, databile intorno al 750 a.C. È dunque nell’epoca di Romolo che il culto del fuoco pubblico è stato istituito ed è stato affidato a nuove sacerdotesse chiamate vestales, completando così, in modo greco, la fondazione latino-etrusca della città-stato. Infatti le città greche nascevano quando il primo fuoco veniva acceso nel focolare di Hestia, dea equivalente a Vesta, di cui i Romani potrebbero aver appreso l’esistenza tramite la più occidentale e più antica delle colonie greche di Occidente: Cuma, che in linea d’aria distava da Roma solo 175 chilometri.
I culti legati al fuoco di Vesta e di Volcanus hanno segnato fin dall’origine...

Indice dei contenuti

  1. In volo e in picchiata
  2. 1. Le capanne di Romolo e di Marte con Ops (Fig. 1)
  3. 2. Dove dormivano le vestali? (Fig. 2)
  4. 3. La casa dei re-auguri (Fig. 3)
  5. 4. Il culto dei Lari (Fig. 4)
  6. 5. Le case del re dei sacrifici e di Tarquinio Prisco (Fig. 5)
  7. 6. La casa dei re-tiranni e poi del pontefice massimo (Fig. 6)
  8. 7. Porta Mugonia, Remo ucciso, Tito Tazio respinto, adulti sacrificati (Fig. 7)
  9. 8. Ingrandirsi invadendo case altrui (Fig. 8)
  10. 9. Due templa del divo Augusto, a due angoli del Palatino (Fig. 9)
  11. 10. Abitare dove Roma è nata (Figg. 10 e 11)
  12. 11. Rilievi, quasi fotografie (Figg. 12 e 13)
  13. 12. Stanze per liberti e schiavi e balconata sul Circo (Fig. 14)
  14. 13. Il quartiere più chic del Palatino (Figg. 15 e 16)
  15. 14. La casa di Cicerone (Figg. 15 e 16)
  16. 15. Avere una basilica in casa (Fig. 17)
  17. 16. La casa di Caligola, presso la quale è stato ucciso (Fig. 18)
  18. 17. Dove abitava il bibliotecario di Domiziano? (Fig. 19, A)
  19. 18. Grandi aule e parte intima della domus Augustiana (Fig. 19, B)
  20. 19. Per due Augusti, un ippodromo ciascuno (Fig. 20)
  21. 20. Grandissime corti porticate (Fig. 21)
  22. 21. Saloni da pranzo della domus Aurea (Fig. 22)
  23. 22. Biblioteche con auditoria (Fig. 23)
  24. 23. La Velia, dove era? (Fig. 24)
  25. 24. Giove Statore, prima e dopo l’incendio (Figg. 25 e 26)
  26. 25. Il prefetto alla città: casa e bottega (Fig. 24)
  27. 26. Case a confronto, nel tempo lontane (Fig. 27)
  28. 27. La tomba di un fornaio (Fig. 28)
  29. 28. Templi ritrovati (Fig. 29)
  30. 29. Il maggiore tempio di Roma e dell’Impero (Fig. 30)
  31. 30. Banchine sul Tevere (Fig. 31)
  32. 31. Vivere in appartamenti (Fig. 32)
  33. 32. Dove la plebe riceveva il grano (Fig. 33)
  34. 33. Curia di Pompeo, Cesare trucidato (Fig. 34)
  35. 34. Dai comizi centuriati agli spettacoli di Caligola (Fig. 35)
  36. 35. Teatro di Marcello, come nuovo (Fig. 36)
  37. 36. L’ara Pacis e il suo ligneo recinto (Fig. 37)
  38. 37. I mausolei di Augusto e di Adriano (Fig. 38)
  39. 38. La nave di Enea e il suo ricovero (Fig. 39)
  40. 39. Il Pantheon di Augusto ricostruito da Adriano (Fig. 40)
  41. 40. Pire dei principi, altari dei divi (Fig. 41)
  42. 41. Stalle per cavalli del Circo (Fig. 42)
  43. 42. Abitare d’estate al fresco (Fig. 43)
  44. 43. Suites di sale (Figg. 10, 14, 17, 20, 22 e 26)
  45. 44. Giardini in forma di teatro e d’ippodromo (Fig. 44)
  46. 45. Saloni da pranzo, con séparés (Fig. 45)
  47. 46. L’archivio di casa (Fig. 46)
  48. 47. Edifici disegnati, infine ricostruiti (Figg. 25 e 47)
  49. 48. Elevati elevatissimi (Fig. 48)
  50. 49. Rilievi entro pareti decorate (Fig. 49)
  51. 50. Capolavori che ritrovano il contesto (Figg. 50 e 51)
  52. 51. Roma misurata e smisurata (Fig. 52)
  53. Illustrazioni
  54. Referenze iconografiche
  55. Breve glossario dei termini latini
  56. Riferimenti bibliografici