Il modo romanzesco
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Il modo romanzesco

  1. 78 pagine
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Il modo romanzesco

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Negli ultimi decenni si è assistito a un ritorno d'interesse per la narrativa appartenente al modo (o «genere», come si diceva tempo fa) romanzesco, sia a livello di critica che di produzione letteraria (basti pensare al successo del genere fantasy, alla fantascienza, al romanzo postmoderno, ad autori italiani come Calvino e Stefano Benni). Il presente volume, dunque, si propone di tentare una definizione delle costanti del modo romanzesco, e quindi ripercorrerne la storia a partire dalle sue radici classiche e medievali (il romanzo ellenistico e quello cortese), senza dimenticare il poema cavalleresco italiano. Particolare attenzione viene dedicata ai rapporti tra il modo romanzesco e lo sviluppo del romanzo moderno (da Cervantes a Scott e Manzoni), alla sopravvivenza del romanzesco puro nella letteratura d'appendice (Dumas) e in quella per ragazzi (Collodi, Stevenson), al genere fantasy (Tolkien), alla componente avventurosa e romanzesca dell'opera di Calvino e ai romanzi fantastici e picareschi di Benni.

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Informazioni

Anno
2015
ISBN
9788858122907

1.
Intrecci romanzeschi

Le sfumature dell’aggettivo ‘romanzesco’

Nella nostra lingua il termine ‘romanzo’ indica, oltre a un’opera letteraria di narrativa in prosa (tipicamente, il romanzo ottocentesco), qualcosa di abnorme, irrealistico, al limite ideale: una storia così singolare da essere degna di essere narrata, una storia d’amore d’intensità inconsueta, in generale una creazione fantastica della mente. Questi ultimi significati sfuggono in parte all’idea che ci si fa comunemente del classico romanzo ottocentesco, un genere le cui convenzioni realistiche ci sono diventate abituali al punto che a proposito di un caso strano che ci è capitato usiamo dire: «Se accadesse in un romanzo non ci crederebbe nessuno». Per contro, quando, leggendo un romanzo o guardando un film, ci imbattiamo in qualcosa che invece sta dalla parte dell’ideale (un amore sublime, un’avventura guerresca), può succedere di esclamare: «Ah, così è la vita!», intendendo che così dovrebbe essere. Se si passa a considerare il valore che in italiano ha l’aggettivo ‘romanzesco’, questa idea di inverosimiglianza, di avventura e di appagamento del desiderio balza decisamente in primo piano. Dal punto di vista letterario, romanzesca è un’opera con un intreccio ricco di colpi di scena e avventure, in particolare cavalleresche (‘romanzo’ ha indicato in primo luogo i romanzi cavallereschi, in quanto scritti romanice, vale a dire non in latino ma in una delle lingue derivate dal latino sul territorio dell’ex impero romano). All’inverosimiglianza di intreccio tipica dei romanzi cavallereschi e di quelli moderni d’avventura si aggiunge anche un carattere fantastico più interiorizzato: ‘romanzesco’ si identifica quasi con ‘romantico’ (i due aggettivi hanno forti legami), e allora ‘romanzesco’ vuol dire anche sentimentale, passionale, sognante, suggestivo, misterioso, pittoresco. In queste accezioni, ‘romanzesco’ cessa di riferirsi propriamente alle opere letterarie ma diventa più che altro l’indicazione di un’atmosfera o anche di un tipo umano: il sognatore, l’idealista. Don Chisciotte diventa il grande mito romantico del sognatore incompreso dal mondo.
‘Romanzesco’ dunque non è precisamente l’aggettivo di ‘romanzo’, perché insiste di più su una serie di caratteristiche che non si trovano nel genere letterario che è diventato l’accezione principale del termine ‘romanzo’: il grande romanzo ottocentesco di Manzoni e Verga, Balzac e Flaubert, Tolstoj e Dostoevskij. Il fatto che nel termine ‘romanzo’ possano essere individuati due generi distinti diventa più immediatamente comprensibile se si passa alla lingua inglese, dove in effetti esistono per indicare il romanzo i due termini novel e romance, il primo per indicare il romanzo realistico, il secondo quello irrealistico. Romance in inglese ha significato via via il volgare francese, quindi le narrazioni cavalleresche in versi scritte in quella lingua (anche nell’italiano del Cinquecento ‘romanzo’ significava ‘poema cavalleresco’), poi per estensione (e questa è una definizione soprattutto settecentesca, quando il concetto di romance si chiarisce a causa del confronto con la nascente tradizione del novel) una narrazione in prosa che racconta fatti lontani dalla vita ordinaria, o perché meravigliosi o perché appartenenti a un universo sociale lontano da quello del lettore (storie di nobili, storie esotiche). Al limite, romance può indicare semplicemente una storia d’amore e quindi anche quelli che da noi si chiamano ‘romanzi rosa’.
Il significato che darò a ‘romanzesco’ coinciderà con quello di romance, e anche le coordinate critiche adottate saranno prevalentemente anglosassoni. Si tratta di una scelta di necessità: il romance è stato studiato soprattutto dalla critica anglosassone, anche perché la letteratura di lingua inglese è la più ricca di opere di questo tipo.

‘Modo’ e ‘genere’

Il romance non è un genere letterario codificato come l’epica o la tragedia; al limite può comprendere al suo interno dei generi particolari, come il romanzo cortese, o dei sottogeneri del romanzo ottocentesco, come il romanzo di cappa e spada. Il romance è piuttosto quello che si può definire un modo, cioè una serie di costanti dell’immaginario che si possono riflettere in letteratura all’interno di opere appartenenti a generi diversi. È così che il modo pastorale può apparire in teatro, nella poesia bucolica o nel romanzo pastorale. Il modo romanzesco spazia quindi dalla fantasticheria (il sogno a occhi aperti d’amore o di successo, il romanzo familiare dei bambini che immaginano che i loro genitori siano non quelli effettivi, ma perlomeno dei nobili) alla narrativa seria o di consumo, dal fumetto al cinema, e può benissimo essere una componente tra le altre del novel ottocentesco. Del resto, il novel nasce proprio come genere dai confini poco precisi, in grado di servirsi delle componenti più disparate. In letteratura, l’indicazione di modo (più indeterminata di quella di genere) tende a essere espressa in forma aggettivale. Per esempio, quando parliamo di un ‘romanzo comico’, ‘romanzo’ è una definizione di genere, ‘comico’ di modo. Allo stesso modo, per le ultime opere di William Shakespeare (1564-1616) si è soliti parlare di ‘drammi romanzeschi’. Non bisogna comunque pensare che i modi siano delle entità astratte e astoriche, al contrario essi hanno delle radici storiche, e il loro protrarsi nel tempo non è esente da mutamenti dovuti alle nuove condizioni.

Origini e percorso storico del ‘romance’

Le radici storiche del modo romanzesco vanno rintracciate nel romanzo cortese. Già si è detto che il termine romance si riferiva originariamente al romanzo medievale francese in versi. Questo genere (il romanzo cortese) è quello che ci ha raccontato le storie d’armi e di amori di re Artù e dei cavalieri della tavola rotonda. Si può collocare la sua fioritura nei secoli XII e XIII. Il più famoso autore di questo genere è il poeta francese Chrétien de Troyes (attivo tra il 1170 e il 1190). Per rendere chiaro il discorso riassumerò uno dei suoi testi, Ivano (Yvain). Si tratta di un romanzo in versi che racconta il cammino verso la perfezione cortese del cavaliere Ivano. La storia è bipartita, come spesso avviene in questo genere: una parte di avventura individuale e una di reintegrazione sociale. Nella prima parte Ivano compie varie imprese e sposa la dama Laudine, salvo poi trascurarla per partecipare ai tornei della lontana corte di Artù. Laudine lo ripudia e Ivano, sconvolto dal disonore, impazzisce regredendo a uno stato animalesco. La seconda parte è la narrazione delle prove (giganti, duelli ecc.) grazie alle quali Ivano riacquista la sua identità cavalleresca, raggiungendo, anzi, uno stato più alto di perfezione. Accompagnato e aiutato da un leone (che ha salvato dalla morte), Ivano compie una serie di imprese che gli procurano la fama sotto il nuovo nome di «cavaliere del leone». L’impresa culminante è il duello (senza vincitori) con il cavaliere Galvano, nipote di Artù, che nei romanzi cortesi rappresenta solitamente l’ideale pietra di paragone. Il cavaliere del leone rivela di essere Ivano, e solo ora si sente degno di ripresentarsi alla moglie.
Riletto in termini storico-sociali, il romanzo cortese è la mediazione letteraria della sfida che i giovani della piccola e media nobiltà senza terra rivolgono alla grande aristocrazia e alla nuova realtà mercantile e borghese. Il risultato di questa sfida (ideale) è una serie di valori e idee che condizioneranno a lungo la letteratura e i costumi occidentali: codice cavalleresco, amor cortese, avventura. Si tratta quindi di una proposta di valori che avrebbe idealmente dovuto realizzarsi nella vita, ma che probabilmente trovò piena espressione solo in letteratura. La differenza tra il romanzo cortese e le precedenti opere letterarie vicine al modo romanzesco sta proprio nella proposta di un nuovo sistema di valori. I cavalieri protagonisti dei romanzi cortesi cercano spontaneamente l’avventura (termine che significa semplicemente: le cose che capiteranno), mentre dagli antichi il viaggio era sentito piuttosto come esilio. Si consideri invece il seguente dialogo tra il cavaliere Calogrenant e una specie di orco-villano che compare nell’Ivano: «E che vorresti trovare? – Avventura, per esercitare la mia prodezza e il mio ardimento. Ti prego ora dunque, e ti chiedo e domando, se lo sai, che mi indichi o avventure o meraviglie. – A ciò (...) mancherai di certo. D’avventura io non so nulla né mai ho udito parlarne».
L’avventura si svolge nella foresta, che è uno spazio labirintico e fiabesco. L’avventura non è fine a se stessa, ma serve a perfezionare spiritualmente il cavaliere e a fargli acquisire un’identità. L’avventura è un cammino iniziatico che conduce il cavaliere alla perfezione dell’amor cortese ma anche, al limite, alla perfezione mistica. In altre parole, il cavaliere non combatte per se stesso, ma per far sì che il mondo riacquisti la felicità perduta: si tratta di una guerra tra l’ordine e il caos. Formalmente, il romanzo cortese è una struttura aperta, perché le avventure del cavaliere sono semplicemente giustapposte, idealmente infinite. Le storie dei singoli cavalieri poi si possono intrecciare, parlando prima dell’una e poi dell’altra: è la tecnica che prende il nome di entrelacement.
Il romanzo cortese dunque lascia una ricca eredità all’Occidente. Da una parte deve la sua suggestione al fatto di essere una semplice storia d’avventura, semplice come una fiaba. Dall’altra si fa veicolo di un complesso sistema di valori e idealizzazioni: il suo mondo è sinonimo, nell’immaginario occidentale, di sublime poesia (in quanto proposta di un mondo migliore), ma anche di fantasticheria (in quanto proposta un po’ velleitaria e idealizzata di un mondo migliore). Con il romanzo cortese nasce l’idea moderna di fruizione romanzesca: lettura solitaria di giovani idealisti e donne romantiche.
Ovviamente, parlando della storia occidentale del romance, non si possono del tutto trascurare esempi anteriori al romanzo cortese. In particolare...

Indice dei contenuti

  1. 1. Intrecci romanzeschi
  2. 2. Il percorso storico del romanzesco
  3. 3. Bibliografia
  4. L’autore