La comunicazione interpersonale
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La comunicazione interpersonale

  1. 174 pagine
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La comunicazione interpersonale

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Parlare, interagire, informare, mentire, chiacchierare: sono gesti che fanno parte integrante della nostra prassi quotidiana. L'incontro tra un ‘io' e un ‘tu' comporta un'ampia gamma di conseguenze, sul piano dell'interazione, che vanno dall'amicizia all'amore, dall'ostilità alla competizione: gradi e livelli di vicinanza trovano puntuale espressione nella comunicazione interpersonale, sia che essa avvenga in presenza o che sia mediata dai moderni mezzi tecnologici.

Mariselda Tessarolo ne analizza la struttura, le regole, le strategie e le possibili distorsioni.

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Informazioni

Anno
2014
ISBN
9788858114537

1. La struttura e il processo comunicativo

1.1. La comunicazione e i suoi livelli

La comunicazione è la base della convivenza umana. Essa è possibile all’interno di un sistema condiviso con gli altri, in quanto membri di una stessa comunità linguistica e sociale, che possiedono la capacità di produrre e capire messaggi e quindi di interagire con altri soggetti. La competenza comunicativa è una fondamentale capacità composta dall’insieme delle presupposizioni, delle reciproche conoscenze e regole che rendono possibile lo scambio comunicativo comprensivo anche di abilità di tipo extralinguistico e sociale.
La sociologia della comunicazione è debitrice di molte altre discipline: dalla filosofia alla semiotica, alla teoria dell’informazione e alla psicologia.
Tra le teorie più note e importanti sulla comunicazione ricordiamo quella di Shannon e Weaver (1971), ai quali si deve la misurazione dell’informazione, lo studio dei canali e della loro capacità. A questa si può far seguire la teoria linguistica di Jakobson (1966), che ha analizzato approfonditamente le funzioni della comunicazione, ovvero: funzione emotiva, funzione conativa (riguarda l’emittente che si sforza di produrre un effetto sul ricevente), funzione fatica, che si concentra sul canale comunicativo (ad esempio «pronto, pronto» che serve per verificare il funzionamento del canale), funzione referenziale, che permette di fare riferimento al contesto (ad esempio «lì», «qui», «perciò»), funzione poetica, che si riflette su se stessa, e infine funzione metalinguistica che rende possibile la descrizione del codice. A queste va aggiunta la teoria pragmatica (Bateson, Ruesch, 1951; Watzlawick et al., 1971), secondo cui «non si può non comunicare» con la conseguenza che «tutto è comunicazione»1.
Importanti sono però anche le teorie che intendono la comunicazione come un processo interattivo e quindi circolare che vede nei due comunicanti due interlocutori che si pongono di volta in volta l’uno nei panni dell’altro. Uno dei teorici più importanti di questo orientamento è Georg Herbert Mead che ha formulato la definizione di «altro generalizzato», con cui si intende:
[...] la comunità o il gruppo sociale organizzato che dà all’individuo la sua unità in quanto «sé». I complessi processi cooperativi, le attività e i modi di funzionare istituzionali di una società umana organizzata, sono possibili solo in quanto un individuo implicato o appartenente a quella società possa assumere gli atteggiamenti generali di tutti gli altri individui in rapporto al funzionamento e al complesso sociale organizzato di relazioni empiriche e interazioni a questo proposito costruite (Mead, 1967, p. 171).
Ong (1985), come vedremo, sostiene la «non tubatura» della comunicazione; Iser (1987) ed Eco (1979) confermano che i due comunicanti sono interlocutori: lo scambio comunicativo è caratterizzato dalla circolarità del messaggio, che passa dall’uno all’altro dei due comunicanti.
Tra i modelli che interessano il sistema della comunicazione di base o interpersonale farò riferimento a quello proposto da Giorgio Braga, primo sociologo delle comunicazioni in Italia, che mi sembra essere il più proficuo perché dà ordine alle strutture comunicative rendendone semplice la comprensione. L’interesse verso questo approccio riguarda l’introduzione, tra la comunicazione interpersonale e la comunicazione di massa, di un livello definito comunicazione culturale che ha la particolarità di attribuire una collocazione storica a tutto il sistema delle comunicazioni, in quanto sottolinea l’importanza che lo sviluppo tecnologico ha avuto nella società.
I livelli di comunicazione, dunque, sono:
– interpersonale (detto anche di base);
– culturale (detto anche organizzato);
– di massa (o centralizzato e diffusivo).
Tale tripartizione ha una notevole capacità euristica dovuta alla differente struttura di ciascun livello. Di fatto esistono alcuni punti di raccordo che portano un tipo di comunicazione ad appartenere contemporaneamente a più di un livello (si veda la figura in alto).
Tutti i livelli comunicativi caratterizzano un periodo storico in quanto sono specifici di tipi di società differenti. Nelle società più arcaiche gli uomini hanno elaborato e strutturato le prime forme simboliche attraverso il corpo in quanto unico «strumento» accessibile. I messaggi provengono dalle capacità umane biologiche e psichiche, voce e mimica per prime, e sono presenti in tutti i tipi di società e in tutte le epoche.
La comunicazione interpersonale è distinta in un aspetto strutturale costituito dai due comunicanti e dal canale e in un aspetto culturale costituito dal messaggio (codifica e decodifica).
In questo livello è presente la circolarità prodotta dall’alternanza dei comunicanti (Braga, 1974).
Il secondo livello comunicativo è definito da Braga «culturale». L’avvento delle forme scritte che portano nel tempo allo sviluppo della letteratura e della scienza rappresentano le prime tecnologie che creano nuovi canali di comunicazione e, ponendosi accanto ai canali biologici, ampliano le capacità comunicative umane. I canali «artificiali» diventano un prolungamento dei canali sensoriali: «l’estensione di un qualunque senso modifica il nostro modo di agire e di pensare, il modo in cui noi percepiamo il mondo. Quando questi rapporti mutano, mutano gli uomini» (McLuhan, 1967, p. 41). Il distacco della comunicazione dalla corporeità amplia, quindi, le possibilità comunicative umane. L’opera si pone tra l’autore e il fruitore perché i due sono tra loro lontani spazialmente e temporalmente e la comunicazione viene attivata quando il fruitore accede all’opera.
Le prime tecnologie che l’uomo ha messo a punto riguardano le forme che fissano la visione, come ad esempio i graffiti, la pittura, la scultura, la numerazione e la scrittura. Le tecniche collegate a ciò che oggi è definita come «arte» sembrano precedere quelle della scrittura che fa della comunicazione qualcosa di separato dal corpo: trasforma la voce in segni visibili che vengono restituiti alla forma iniziale mediante la lettura. Con l’invenzione della scrittura il messaggio si svincola dal tempo e dallo spazio, rendendosi autonomo da chi lo ha prodotto e da chi lo riceve o lo riceverà2.
Nelle società moderne, infine, ai due livelli ora descritti si aggiunge la comunicazione di massa, derivante sia dallo sviluppo dei mezzi tecnologici e telematici sia dalla centralizzazione e diffusione dei processi comunicativi. I prodotti della comunicazione di massa una volta passati d’attualità ritornano al secondo livello come «memoria sociale»3. Il primo mezzo di comunicazione di massa è stato la stampa, seguito dalla radio e dalla televisione.
Tra la fonte, ovvero l’insieme di persone che preparano l’informazione (regia televisiva, redazione di un giornale, ecc.), e l’insieme dell’universo dei riceventi (audience) esiste un collegamento con le tecnologie avanzate (giornale, televisione, radio). In questi mezzi la comunicazione va in un’unica direzione e la retrocomunicazione immediata non è possibile; per questo si parla di audience e di pubblico. I messaggi trasmessi, ricevuti dall’audience, hanno una ricaduta nel tempo modificando gli atteggiamenti, i comportamenti e quindi i modelli culturali.

1.2. Gli elementi costitutivi della struttura comunicativa

1.2.1. I comunicanti

La struttura di qualsiasi comunicazione necessita di alcuni elementi: i comunicanti, il canale e i codici. I due comunicanti (due perché è il numero minimo di persone necessarie perché si possa parlare di comunicazione) hanno una loro «storia» all’interno delle discipline che trattano i rapporti comunicativi.
I termini emittente e ricevente sono in alcuni casi funzionali, ma perdono la loro significatività se si tratta di comunicazione intesa come «fatto sociale», come rapporto mediatore di ulteriori comunicazioni e/o azioni. La comunicazione non è una «tubatura» che trasferisce da un luogo ad un altro unità di materiale chiamate «informazione» (Ong, 1985, p. 242). La comunicazione umana, verbale e non, differisce, infatti, dal modello «medium», in cui il messaggio procede dall’emittente al destinatario perché, per aver luogo, richiede un feedback anticipato. Nella comunicazione umana reale, per poter inviare un qualsiasi messaggio l’emittente deve assumere anche la posizione del destinatario. La comunicazione non è mai a senso unico, richiede sempre una risposta, ma le reazioni previste modellano anche la forma e il contenuto.
Dal nostro punto di vista i comunicanti non verranno chiamati emittente e ricevente, perché questi due ruoli sono assolti di volta in volta da ciascuno dei due. Solo all’inizio, nel «prendere la parola» il primo interlocutore si differenzia perché intenzionalmente apre l’azione comunicativa4, dà luogo a una relazione acquistando un certo «potere», il potere di chi parla per primo. I comunicanti, quindi, sono i soggetti visti sotto l’aspetto dei comportamenti interessati alla comunicazione. Per «comunicante» o «interlocutore» si intende l’individuo che possiede le capacità biologiche e psichiche di formare, emettere e ricevere un messaggio.
Ogni soggetto è esposto fin dalla nascita agli stimoli dell’ambiente fisico, stimoli che seleziona mediante la percezione, che implica un atto di categorizzazione prodotto da «un’entrata adeguata». Il comunicante è considerato quindi un «attore sociale» del quale si astraggono i comportamenti interessati al processo formale della comunicazione5.

1.2.2. I canali

Tra gli elementi costitutivi della struttura comunicativa ci sono i canali: «naturali» o «biologici» e «mediati», ovvero estensioni dei canali naturali. Il canale è il supporto fisico della comunicazione e consiste in una porzione di ambiente che viene strutturata ai fini comunicativi. Il canale è, infatti, il mezzo fisico attraverso cui passa il messaggio ed è rappresentato da onde sonore, onde elettromagnetiche, particelle olfattive e tattili. I canali sono costituiti quindi dai sensi, ma non tutti i sensi hanno la medesima capacità comunicativa.
Partendo dal gusto, che è il senso meno legato alla comunicazione, si può, comunque, rilevare che è importante nella società, in particolar modo in cucina e nella distinzione ad esempio tra dolce e amaro, ma non implica direttamente un flusso comunicativo. Non esiste, infatti, alcun codice convenzionale basato sul gusto.
L’olfatto è usato come comunicazione convenzionale solo in pochi casi, come nell’aggiunta di mercaptani al gas domestico per segnalarne le fughe; assume in tal modo una funzione mediatrice dell’azione e una funzione fatica o di contatto6. L’olfatto è molto importante nei rapporti interpersonali, è enfatizzato dall’uso di profumi e di deodoranti, anche se il profumarsi, pur essendo un comportamento volontario, resta a livello non convenzionale. L’odorato è un senso che avvicina e allontana ed è quindi importante nelle relazioni interpersonali.
Il tatto è un senso esteso in tutto il corpo umano e, diversamente da quanto accade per gli altri sensi, non ha una specifica sede. Il tatto non è molto usato come strumento comunicativo se si escludono il rapporto amoroso, i saluti e i rapporti amicali. Fanno eccezione, però, alcuni linguaggi tattili convenzionali ad uso delle persone che mancano di canale visivo (alfabeto Braille) e uditivo-visivo per i sordo-ciechi (metodi Tadoma e Malossi). Il tatto viene usato anche nella presa di contatto o richiamo quando, ad esempio, si tocca qualcuno per attirarne l’attenzione e per iniziare un rapporto comunicativo, o quando si vuole incoraggiare. Il senso del tatto non è simultaneo come la vista, ma permette di percepire analiticamente7. Il tatto è una forma primitiva di comunicazione sociale e assume un’importante funzione sia per gli uomini che per gli animali. Il bisogno di contatto fisico con il corpo di un’altra persona è un’esigenza fondamentale a ogni età, appoggiare la mano sulle spalle di un altro, abbracciare, baciare, accarezzare sono modi di esprimere il grado di intimità tra le persone. L’uso del tatto come comunicazione simbolica ha bisogno di un lungo coordinamento e di integrazione tra le informazioni provenienti dalle esperienze aptiche8.
Il contatto corporeo è la forma più primitiva di azione sociale e presenta molte differenze interculturali. Il contatto fisico svolge la funzione di segnale di interazione: in genere si tocca il proprio interlocutore quando lo si saluta o ci si congratula con lui, quando si vuole richiamare l’attenzione o condurre una persona in una certa direzione.
Il tatto in particolare rappresenta il senso di intimità e di familiarità, entra nella sfera intima dell’altro9 ed è l’elemento basilare per il vincolo dell’attaccamento10 (Bowlby, 1972). Tale senso ha prevalenza nelle relazioni caratterizzate da forte emotività (aggressività o affettività). In pochi casi il tatto viene usato come mezzo di comunicazione. La funzione di questo senso nella società decade per il fatto che la frequenza dei messaggi tattili diminuisce con il crescere dell’età del soggetto e del suo sé.
È interessante osservare che questi tre canali «corporali» hanno perso la loro primitiva potenza comunicativa, ma ne hanno acquisito una di tipo astratto. Infatti tutti e tre sono utilizzati simbolicamente: «avere gusto» significa apprezzare le cose belle, «avere fiuto», «avere buon naso», cioè intuito (talvolta il verbo annusare viene utilizzato come sinonimo di «capire»), «avere tatto» è molto importante nei rapporti umani perché è il supporto delle buone maniere. Il tatto è anche il canale più sanzionato, è il senso più pericoloso perché può facilmente degenerare nel dominio e nella manipolazione degli altri.
La vista più di tutti gli altri sensi spersonalizza i rapporti: guardare ed essere guardati rappresenta un incontro a d...

Indice dei contenuti

  1. Parte prima. La comunicazione faccia a faccia
  2. 1. La struttura e il processo comunicativo
  3. 2. Il messaggio
  4. 3. La circolarità della comunicazione
  5. 4. La conversazione
  6. 5. I problemi della comunicazione interpersonale
  7. Parte seconda. La comunicazione interpersonale a distanza
  8. 1. Premessa
  9. 2. Testo elettronico
  10. 3. La comunicazione telefonica
  11. 4. Quando la comunicazione a distanza ha l’immagine
  12. 5. Virtualità e interpersonalità
  13. 6. Le relazioni in Rete
  14. 7. Conclusioni
  15. Bibliografia