1786. La Riforma criminale di Pietro Leopoldo
eBook - ePub

1786. La Riforma criminale di Pietro Leopoldo

  1. 20 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

1786. La Riforma criminale di Pietro Leopoldo

Dettagli del libro
Anteprima del libro
Indice dei contenuti
Citazioni

Informazioni sul libro

«Con la più grande soddisfazione del Nostro paterno cuore abbiamo finalmente riconosciuto che la mitigazione delle pene congiunta con la più esatta vigilanza [.] invece di accrescere il numero dei Delitti ha considerabilmente diminuiti i più comuni, e resi quasi inauditi gli atroci, e quindi Siamo venuti nella determinazione di non più lungamente differire la riforma della Legislazione Criminale, con la quale abolita per massima costante la pena di Morte [.], eliminato affatto l'uso della Tortura [.] e fissando le pene proporzionate ai Delitti, [.]»: ci sono documenti che parlano da soli. Uno di questi è l'editto del novembre 1786 con cui l'illuminato Pietro Leopoldo (Granduca di Toscana dal 1765 al 1790, quando succede al fratello Giuseppe II alla guida dell'Impero) promulga il nuovo Codice criminale, poi detto toscano o leopoldino, abolendo, per la prima volta nella storia degli Stati moderni, la pena di morte, la tortura, il delitto di lesa maestà e la confisca dei beni del condannato. Degli strumenti di tortura e di esecuzione capitale non doveva neanche rimanere traccia: non se ne salvò uno dal rogo acceso nel cortile del Bargello. La riforma criminale di Pietro Leopoldo si colloca nel contesto di un progetto di riforma più ampia dello Stato e della società civile, che si ispira a Beccaria, ai fisiocratici e a Filangieri, ma anche agli echi della Rivoluzione americana, e si propone come un'originale evoluzione dall'assolutismo illuminato al costituzionalismo.

Domande frequenti

È semplicissimo: basta accedere alla sezione Account nelle Impostazioni e cliccare su "Annulla abbonamento". Dopo la cancellazione, l'abbonamento rimarrà attivo per il periodo rimanente già pagato. Per maggiori informazioni, clicca qui
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui
Entrambi i piani ti danno accesso illimitato alla libreria e a tutte le funzionalità di Perlego. Le uniche differenze sono il prezzo e il periodo di abbonamento: con il piano annuale risparmierai circa il 30% rispetto a 12 rate con quello mensile.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì, puoi accedere a 1786. La Riforma criminale di Pietro Leopoldo di Giuseppe Ricuperati in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a History e Modern History. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Anno
2013
ISBN
9788858108260
Argomento
History

1786. La riforma «criminale» di Pietro Leopoldo

di Giuseppe Ricuperati

Ogni titolo giustificato da un evento esemplare e destinato a segnare non solo il suo tempo ma anche i successivi sottintende alcuni problemi che è compito dello storico esplicitare. Scomponiamolo nei suoi elementi. Il primo tratto è una data, che si potrebbe a sua volta rendere precisa, definendo il mese e il giorno della promulgazione, 30 novembre 1786. Era un anno – per l’Europa – senza guerre rilevanti, ma non privo di inquietudini, soprattutto a Est, dove si delineavano tensioni fra l’Impero asburgico e quello ottomano. Firenze, la capitale del Granducato di Toscana, era una città che oscillava demograficamente fra i sessantacinque e i settantamila abitanti, secondo i calcoli di un illuminato religioso, Marco Lastri, che si dedicava alla statistica, destinata ad essere una passione del secolo. Egli aveva preso il posto di Giovanni Lami nella direzione di uno dei più significativi giornali italiani e toscani del Settecento: le «Novelle Letterarie»1. Un notevole diarista come Giuseppe Pelli Bencivenni, che ci ha lasciato una cronaca quotidiana ricchissima, intelligente e qualche volta un po’ ossessiva, aveva colto l’importanza dell’evento, connesso alla pubblicazione della legge, qui definita riforma «criminale» e forse più nota come Leopoldina. Tre termini meritano attenzione perché hanno una lunga e ­articolata storia alle spalle. Il primo è quello di «riforma», che un Maestro degli studi sull’Illuminismo come Franco Venturi considera come uno dei luoghi essenziali dei Lumi. Riforma è una paro­la importante, a lungo scritta con la lettera maiuscola, per sottolinea­re una svolta significativa che spezzava la Res publica christiana europea, non come un’eresia qualunque, magari fortunata e per un momento capace di trovare proseliti, come i movimenti religiosi del Due e Trecento, dai catari alle beghine, ma tale da creare una nuova geografia dell’Europa, ormai divisa in confessioni, un’articolazione territoriale definita e separante. Ma il termine si era secolarizzato fra Sei e Settecento, diventando sinonimo di ogni processo di trasformazione, quindi non molto lontano, anche se diverso, da Rivoluzione, che, ­derivando dall’astronomia, faceva ancora pensare ad un ciclo con un’andata e un ritorno, ma anche a un mutamento, come avevano rivelato opere di pubblicisti del Seicento, che avevano parlato delle rivoluzioni di Napoli, di Palermo, della Catalogna.
Per un lungo tratto le parole Riforma, Rivoluzione e Rinascita avevano avuto un elemento comune che merita di essere sottolineato: erano metafore del mutamento e insieme segnali di eventi straordinari. Con la crisi della coscienza europea e con il Settecento2 il termine riforma si era secolarizzato e ­differenziato da quello di rivoluzione. Era diventato plurale. Le riforme ­erano processi che il potere realizzava per cambiare qualcosa che ormai appariva anacronistico, sbagliato, inadeguato come rispo­sta al problema. Il caso della Leopoldina appare uno dei più significativi in Europa. Un sovrano fra i più colti – e anche fra i più grafomani – esponente di quel modello sempre sfuggente e difficile da identificare in pochi tratti che è l’assolutismo illuminato, aveva deciso che era ora di cambiare il sistema della giustizia, tenendo conto di alcuni grandi riferimenti europei, a ­partire da quelli cui era stato educato, dal giusnaturalismo seicentesco, alla sua mediazione verso il Settecento che nasce quando Grozio, Pufendorf e Cumberland vengono tradotti in francese da Jean Barbeyrac. Il giovanissimo Pietro Leopoldo3, un secondogenito per qualche lustro del tutto lontano dall’idea di diventare granduca di Toscana, era stato educato dal trentino Carl’Antonio Martini, un giurista che aveva rappresentato una variante giusnaturalistica più moderna rispetto a quella cui era stato formato dai gesuiti – tramite i testi latini dello stesso Pufendorf – il fratello Giuseppe. Per esemplificare in modo sommario la diffe­renza, il testo latino del De officio hominis et civis secundum legem naturalem libri duo, parlava esclusivamente di sudditi e dei loro diritti e doveri, mentre Barbeyrac aveva allargato la traduzione facendo diventare quelli che per Pufendorf erano ancora soggetti cittadini a pieno titolo: un salto di qualità che avrebbe aperto il discorso agli autori dell’Illuminismo, da Mably a Rousseau. Questa formazione, non condizionata fin dal principio da un destino immediato di responsabilità politica, fece sì che Pietro Leopoldo giungesse a conoscere gran parte ­della letteratura politica dell’Illuminismo, da Locke, a Montesquieu, a Rousseau, a Beccaria. Quest’ultimo a sua volta aveva fatto una lettura intensissima del Ginevrino, sviluppandone l’altro polo dei Lumi, l’utopia, attraverso una rivoluzione del diritto di punire. Non è facile capire se Pietro Leopoldo conoscesse direttamente l’opera di Gaetano Filangieri, La scienza della legislazione, uscita fra il 1780 e il 1783, a ridosso della Le...

Indice dei contenuti

  1. 1786. La riforma «criminale» di Pietro Leopoldo