Il multiculturalismo
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Il multiculturalismo

  1. 160 pagine
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Il multiculturalismo

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Una lettura del fenomeno del multiculturalismo per indagare uno dei termini oggi cruciali nel dibattito pubblico in Occidente e per comprendere le trasformazioni del nostro vivere politico.

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Informazioni

Anno
2015
ISBN
9788858118573
Argomento
Filosofia

1. La questione multiculturale

1. Di che cosa discute il multiculturalismo?

Multiculturalismo è un «ismo» e come tutti gli «ismi» non può essere considerato in prima battuta un concetto, nel senso forte che la metodologia della storia dei concetti attribuisce alla parola1.
Tutt’al più può indicare o una corrente di pensiero – variegata quanto mai – o una branca di studi in cui convogliano più discipline – dalla sociologia dei processi culturali all’antropologia, dalla filosofia politica all’analisi delle politiche pubbliche, dalla psicologia e pedagogia alle storie d’area, dalle scienze giuridiche fino ai cultural studies e ai post-colonial studies –, che affrontano da diversi punti di vista e con metodologie differenti la questione delle «culture» e della convivenza fra culture diverse all’interno degli ordinamenti giuridici, politici e sociali.
Più spesso ancora, nel dibattito politico multiculturalismo sembra presentarsi come una nuova forma di ideologia, l’ideologia della società globale che diventa così società multiculturale, da sostituire alle «vecchie» ideologie di cui, forse troppo frettolosamente, è stata decretata la fine. Ma se multiculturalismo è un’ideologia, allora sconta la difficoltà propria di ogni ideologia o visione del mondo, e cioè il fatto di essere, nonostante le pretese, parziale e limitata. Un limite, lo dichiariamo subito e cercheremo di dimostrarlo nel corso dell’argomentazione, che si mostra nell’incapacità sottesa alla maggior parte delle teorie multiculturali di dare realmente conto dell’alterità, quell’alterità o quella differenza che sarebbe ciò che rende «multi» e non più «uni» le nostre società.
E ciò spiega il perché sia molto difficile fornire o trovare, nella letteratura che a questo problema si è dedicata, una definizione univoca di multiculturalismo, tanto che si può a buon diritto parlare di «enigma» multiculturale2 o di multiculturalismo come «potente indicatore della crisi del progetto della modernità»3. Un termine che più che fornire risposte pone domande: «Il multiculturalismo sarebbe allora un coesistere di culture differenti oppure una sorta di tela ai cui disegni diversi lavorano miriadi di mani?»4.
Proviamo brevemente a riflettere su quanti temi, processi sociali, trasformazioni politiche o questioni ci vengono in mente quando pronunciamo il termine multiculturalismo. Un elenco sommario non potrebbe che fare riferimento agli effetti politico-sociali dei processi di migrazione sugli assetti degli Stati occidentali; o al problema del riconoscimento dei diritti collettivi e dei diritti culturali; o alle questioni poste dalle rivendicazioni di politiche dell’identità culturale; ancora, alle tensioni fra la concezione laica dello spazio pubblico e la rinascita delle appartenenze religiose; alle rivendicazioni dei fondamentalismi; al problema della disuguaglianza e della giustizia sociale di fronte alle nuove forme di marginalità e di esclusione; alle questioni inerenti l’integrazione sociale a fronte di un rinnovato spirito comunitario; alla crisi della democrazia rappresentativa; agli effetti dei processi di globalizzazione e alla centralità assunta dall’informazione. E potremmo proseguire ancora.
Simili questioni connotano senza dubbio quella che viene chiamata la società multiculturale, vale a dire «un presunto stato delle società occidentali moderne, definito dalla simultanea presenza di una pluralità di differenti gruppi che fungono da base per l’identificazione, il riconoscimento e l’orientamento dell’azione dei loro membri»5. La società multiculturale sarebbe dunque la nuova forma dell’organizzazione che le nostre società assumono o stanno assumendo. Ma l’affermazione che oggi viviamo in società multiculturali viene spesso percepita non come un dato o un fatto, ma come un problema, perché la società multiculturale sembra essere meno capace di garantire quella sicurezza e quella coesione sociale su cui si erano costruite la società civile e la società di massa all’interno della cornice dello Stato-nazione.
Questa constatazione ci permette di mettere in rilievo un altro degli aspetti che connota l’analisi multiculturale (sia esso di tipo sociologico, filosofico-politico o politologico): la costante strutturazione dell’argomentazione attraverso coppie concettuali oppositive, secondo uno schema binario che non è affatto nuovo, ma è quello attraverso cui argomenta da sempre il pensiero occidentale. Possiamo perciò narrare la società multiculturale e la sua criticità rispetto alle forme tradizionali di società attraverso la polarità di tipo sociologico differenza/solidarietà, che indica l’attenzione per la «possibilità di garantire un certo grado di coesione sociale, di tolleranza e di comunicazione tra differenze, senza rinunciare alle rispettive specificità»6. Oppure, se guardiamo alla questione dal punto di vista della filosofia politica, incontriamo la polarità differenza/universalismo, in cui si gioca la discussione sulla «possibilità di conciliare il rispetto delle specificità senza rinunciare ai principi democratici»7. O ancora, se scendiamo sul terreno delle politiche multiculturali e del problema di individuare politiche che abbiano di mira l’integrazione delle minoranze, la polarità che ci appare è quella fra azione politica efficace/rispetto dei principi di pari opportunità, che indica la preoccupazione di «conciliare la diversità culturale e identitaria con l’unità politica»8. Infine, l’idea della società multiculturale può essere assunta anche come un progetto per il futuro, che si ritiene capace di disegnare una nuova forma di convivenza sociale, al di là dei processi di assimilazionismo e di melting pot che hanno caratterizzato il pensiero e la politica occidentali di gran parte del XX secolo. Se, come abbiamo appena fatto, può essere relativamente semplice schematizzare e distinguere i differenti modi disciplinari o i punti di vista che partecipano alla discussione sul multiculturalismo e sulla società multiculturale, ci accorgeremo nel corso delle pagine seguenti che in realtà nelle diverse posizioni che cooperano a questo dibattito gli schemi sono molto meno rigidi di quello che sembrano e chiunque si occupi di multiculturalismo non può che muoversi «all’interno di questo campo di questioni e di problemi, coinvolgendo diversi piani, da quello descrittivo a quello normativo, da quello pragmatico a quello ideologico»9.
Certamente ciò che è in gioco è l’idea di cultura o, meglio, ciò che i diversi attori che costituiscono quella che viene denominata società multiculturale credono che il termine cultura significhi.
E già ci siamo accorti che in alcuni casi si usa l’aggettivo, multiculturale, in altri il sostantivo, multiculturalismo. C’è differenza? Sì, c’è differenza: in generale possiamo dire che quando usiamo multiculturale ci riferiamo al fatto della diversità culturale; quando invece parliamo di multiculturalismo intendiamo indicare una risposta normativa, insomma una risposta d’ordine, a questo fatto10. Il disordine però con cui aggettivo e sostantivo spesso vengono usati genera un’ulteriore confusione che dà vita a un difficoltoso dibattito su come descrivere le società contemporanee. E tuttavia l’aver distinto aggettivo e sostantivo non ci aiuta ancora a rispondere alla domanda da cui siamo partiti: che cos’è il multiculturalismo?
Tentativi di fornire risposte, o per lo meno di determinare i termini della questione, si ritrovano con più facilità nell’ambito degli studi di filosofia o teoria politica. In evidente consonanza con le posizioni liberal americane (à la Walzer o à la Kymlicka) Ermanno Vitale, per esempio, ha definito il multiculturalismo quale «proposta normativa che rivendica il riconoscimento della differenza o identità culturale tramite ‘diritti collettivi’ (non importa ora la loro specifica forma giuridica: garanzie, immunità, privilegi, poteri etc.), ossia in capo a comunità o gruppi»11. Non molto lontana da questa definizione è quella che ci propone Susan Moller Okin, quando sostiene che il multiculturalismo è «la pretesa, in contesti di democrazie fondamentalmente liberali, che le culture o gli stili di vita minoritari non sono protetti a sufficienza dalla garanzia di diritti individuali per i loro membri, e perciò le culture devono essere protette per mezzo di speciali diritti di gruppo o privilegi»12. Insomma, con grande approssimazione si potrebbe dire che la pretesa del multiculturalismo è di ovviare alle difficoltà in cui oggi si dibattono gli Stati, offrendo una teoria che si propone come strategia di integrazione (etnico-razziale, culturale, ma anche socio-economica) e un’idea di riconoscimento politico quale forma di inclusione e non di separazione. Il tentativo cioè di andare oltre l’ideologia universalistica, egualitaria ed emancipatoria propria della modernità, colpevole di astrattezza e giudicata incapace di rispondere alle sfide che provengono dai nuovi conflitti e dal riemergere dei fondamentalismi. Un tentativo che fa leva sulla riscoperta, questa volta in senso positivo, di ciò che la modernità aveva cercato di cancellare: i particolarismi, la dimensione comunitaria, le differenze, la cui visibilità sarebbe ciò che connota l’odierna società multiculturale. Si disegna così quello che Gerd Baumann ha definito «il triangolo multiculturale», costituito ai tre vertici dallo Stato-nazione, dall’identità culturale e dalla religione. Sono questi i tre termini che ritroveremo in tutto il dibattito multiculturale.

2. Le origini storico-politiche del problema

La storia del pensiero politico e la filosofia politica si sono occupate esplicitamente del problema multiculturalismo solo negli ultimi decenni, dapprima in Nord-America, dove il dibattito multiculturale si è fatto strada all’interno della diatriba fra liberals e communitarians, e poi in Europa, e quindi anche in Italia13, come riflesso e rielaborazione di quel dibattito14. Entreremo più dettagliatamente nel merito della discussione nei prossimi ...

Indice dei contenuti

  1. Introduzione
  2. 1. La questione multiculturale
  3. 2. Strategie di esclusione. Il dibattito nordamericano
  4. 3. Il «velo» dell’universalismo. Nuove questioni di tolleranza
  5. 4. Oltre l’identità. Multiculturalismo come differenza
  6. Bibliografia essenziale
  7. L’autrice