Di roccia e di ghiaccio
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Di roccia e di ghiaccio

Storia dell'alpinismo in 12 gradi

  1. 288 pagine
  2. Italian
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Di roccia e di ghiaccio

Storia dell'alpinismo in 12 gradi

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Nel 1925 un alpinista tedesco, Willo Welzenbach, elaborò una scala delle difficoltà alpinistiche, dal primo al sesto grado. Era una scala chiusa, nel senso che allora non si considerava la possibilità di andare oltre. Oggi, l'élite degli scalatori si muove intorno al dodicesimo grado. Camanni seleziona e racconta i suggestivi momenti in cui l'alpinismo ha cambiato faccia, ha mostrato abbordabile quanto era considerato impraticabile, ha sviluppato nuove tecniche, si è dotato di raffinate attrezzature: dodici grandi capitoli corrispondenti a dodici gradi di difficoltà. Alberto Papuzzi, "Tuttolibri"

Letto d'un fiato dà le vertigini questo racconto sull'evoluzione dell'alpinismo da Francesco Petrarca, che nel 1336 sale sul Mont Ventoux in Provenza, alla guida svizzera Ueli Steck che nel 2008 scala la parete nord delle Grandes Jorasses, nel massiccio del Monte Bianco, in due ore e ventun minuti. Non è una corsa, è un volo. Come narrare in meno di trecento pagine l'evoluzione della scalata su roccia e su ghiaccio. Le ultime imprese raccontate da Camanni toccano il dodicesimo grado. Leggere per credere. Andrea Casalegno, "L'Indice"

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Informazioni

Anno
2014
ISBN
9788858117071
Categoria
Viaggi

Brevi biografie degli alpinisti citati

Francesco Petrarca

Poeta e umanista aretino (1304-1374), è nella storia anche per la sua ascensione al Mont Ventoux, il monte della Provenza, che risale al 26 aprile 1336 e che alcuni hanno considerato come l’atto di nascita dell’alpinismo. Anche se la relazione epistolare della salita è probabilmente retrodatata (sarebbe stata pubblicata verso il 1350), costituisce il primo «resoconto di ascensione» della storia. Petrarca, usando uno stile spontaneo che unisce ingenuità ed entusiasmo, offre una delle prime descrizioni del paesaggio in altitudine: «Rimasto come inebetito da quell’aria insolitamente leggera e da quel vasto spettacolo al di sopra delle nuvole, guardai il cielo verso l’Italia, poi le Alpi ghiacciate e coperte di neve». La Lettera del Ventoso è stata tradotta da Tararà di Verbania nel 1996, a cura di Maura Formica e Michael Jacob.

Bonifacio Roero

Il cognome corretto non è Rotario d’Asti come comunemente inteso, ma Roero. Il giovane apparteneva alla casata dei Rotarii, già presenti ad Asti dalla seconda metà del dodicesimo secolo. Il padre di Bonifacio esercitava il prestito del denaro nella città fiamminga di Gand e il figlio ne seguì le orme nei Paesi Bassi. Negli anni Cinquanta del Trecento, Bonifacio compare come vassallo del vescovo di Asti in guerra contro il milanese Galeazzo Visconti. Probabilmente in quegli anni si avvicina ad Amedeo VI di Savoia, il Conte Verde, che controllava Susa ed era ostile ai Visconti. Per i Roero i rapporti con la Valle di Susa erano consueti perché ne percorrevano la strada commerciale diretta in Francia. Da ciò l’interesse per la cima del Rocciamelone, che Bonifacio sale nel settembre del 1358 per esaudire un voto alla madonna, posandovi le pesanti tavole di un trittico religioso fiammingo. Nel 1382 detta testamento a Carignano, dove muore qualche tempo dopo da esule dimenticato.

Antoine de Ville

Fedele ufficiale di Carlo VIII di Francia, esperto di assalti ai castelli e alle fortificazioni, nel 1492 è incaricato dal re di scalare la guglia calcarea del Mont Aiguille, o Mont Inaccessible, nel massiccio del Vercors. De Ville esamina la roccia come una fortezza nemica e recluta per l’assalto un manipolo «d’uomini d’arme e di chiesa»: tagliatori di pietre, carpentieri, addetti alle scale, specialisti in assedi alle roccaforti. Girando intorno alla montagna individuano il versante più abbordabile, la parete nord-ovest, che presenta tratti verticali da addomesticare con il ferro e le scale. I conquistatori giungono sulla vetta il 26 giugno 1492 e trovano un prato così vasto «che richiederebbe circa quaranta uomini per la falciatura».

Francesco De Marchi

Nasce a Bologna nel 1504 da umile famiglia. Probabilmente milita al seguito degli Imperiali e prende parte alla battaglia di Pavia nel 1525. Sulla scorta di queste esperienze matura la vocazione di studioso di ingegneria militare. Tra Roma e l’Abruzzo si dedica a imprese originali e fantastiche, come l’immersione con speciali scafandri nel Lago di Nemi per una ricognizione delle navi romane che giacciono sul fondo.
Nel 1558 dirige i lavori di costruzione del grande palazzo ducale di Piacenza. Nel 1559 lascia l’Italia per le Fiandre. Torna in Abruzzo nel 1568 e si ricorda di un’antica sfida: «Il detto Monte erano trenta du’anni che io desiderava di montarvi sopra». Il capitano De Marchi è ormai vecchio ma non demorde, e il 19 agosto 1573 scala il Corno Grande del Gran Sasso. Muore a L’Aquila nel 1576.

Laurent-Joseph Murith

Nato nel villaggio vallesano di Sembrancher nel 1742, cresce ai piedi dei ghiacciai. Dopo il noviziato nel capitolo del Gran San Bernardo, fa professione di fede nel 1761 ed è ordinato sacerdote nel 1766. Uomo colto e intraprendente, profondo conoscitore delle Alpi svizzere, esercita il ministero a Liddes e successivamente a Martigny. Nell’intensa vita di prete e uomo di montagna, accompagna lo scienziato ginevrino Horace-Bénédict de Saussure a scoprire e studiare i ghiacciai del Vallese e guida Napoleone e il suo esercito nella traversata delle Alpi del 1800. Nel 1779 scala per primo la cima del Mont Vélan, guidando la comitiva dei pionieri sui pendii di ghiaccio sommitali. Si dedica alla mineralogia, all’ornitologia, all’archeologia, e soprattutto si occupa di botanica secondo gli insegnamenti di Abraham Thomas. Nel 1810 pubblica Le guide du botaniste qui voyage dans le Valais, esortando i confratelli a svolgere ricerche. Muore a Martigny nel 1816.

Horace-Bénédict de Saussure

Nato a Ginevra nel 1740 da una famiglia nobile e colta, è uno dei più importanti scienziati svizzeri del diciottesimo secolo, indiscusso caposcuola degli studi sulle Alpi quando ancora la catena alpina è un mondo da esplorare, decifrare e divulgare. Fra il 1762 e il 1786 è professore di Filosofia sperimentale all’Accademia di Ginevra. Nel 1783 pubblica gli Essais sur l’hygrométrie. Nei famosi Voyages dans les Alpes (Neuchâtel, 1779-1796) compendia in quattro volumi i viaggi e le esperienze in quota, affiancando alle parti filosofiche e descrittive precise e inedite osservazioni scientifiche cha spaziano dalla geologia alla glaciologia, dalla climatologia alla botanica.
Scopre Chamonix nel 1760 e si convince che il Monte Bianco sia scalabile. Volendo essere il primo scienziato a misurarne l’altezza, offre un premio al montanaro capace di raggiungere la cima. Nel 1786 il dottor Paccard realizza l’impresa con Jacques Balmat, nel 1787 anche Saussure raggiunge la vetta più alta d’Europa (terza ascensione) compiendo le desiderate osservazioni barometriche. Nel 1788 bivacca per diciassette giorni al Colle del Gigante, poi visita le regioni del Monte Rosa e del Cervino. Muore nel 1799, dopo aver subìto i contraccolpi della Rivoluzione.

Michel-Gabriel Paccard

Nato a Chamonix nel 1757, figlio del notaio Joseph, si laurea in Medicina all’Università di Torino e svolge la professione di medico nel suo villaggio. Horace-Bénédict de Saussure lo descrive come «un bel ragazzo, pieno d’intelligenza, che mi sembra appassionato di botanica, creatore di un giardino di piante alpine e desideroso di scalare il Monte Bianco». A dispetto delle tante falsificazioni storiche che lo descriveranno addirittura come un comprimario, Paccard non è un comune medico di provincia, ma un illuminista che si interessa di botanica, fauna alpina, geologia, fisica e glaciologia. Nel 1785 è nominato membro corrispondente dell’Accademia delle Scienze di Torino. Per molti anni studia attentamente il problema dell’ascensione alla vetta d’Europa, compiendo esplorazioni e tentativi per trovare la via migliore. Nell’estate del 1786, in compagnia del forte montanaro Jacques Balmat, raggiunge per primo la cima del Monte Bianco, compiendo anche alcune osservazioni barometriche. In seguito diventa sindaco di Chamonix. Muore dopo lunga malattia nel 1827.

Jacques Balmat

Cacciatore e cercatore di cristalli nativo dei Pèlerins (Chamonix, 1762), acquisisce gloria e denaro salendo il Monte Bianco in prima ascensione, con Michel-Gabriel Paccard, l’8 agosto 1786. Un precedente bivacco senza equipaggiamento tra i ghiacci, sul fianco del Dôme du Goûter, gli vale la partecipazione al tentativo decisivo, sotto la spinta del dottor Paccard. Successivamente Balmat viene accreditato come il primo attore dell’impresa e acclamato come l’uomo del Monte Bianco, ma deve ritrattare ufficialmente la versione trionfalistica e falsa architettata da cattivi consiglieri come Marc-Théodore Bourrit. Compie due nuove ascensioni l’anno seguente (una con il Saussure) e poi sale sulla cima altre tre volte: nel 1802, nel 1808 (per la prima femminile di Marie Paradis) e infine nel 1817. Si sono fatte molte ipotesi sulla sua «seconda vita». Secondo alcune testimonianze, invece di approfittare della fama per portare avanti con regolarità il mestiere di guida o portatore, Balmat scompariva spesso in montagna, forse alla ricerca di un filone d’oro. Nel 1834, durante una fuga solitaria, muore sulle pendici del Mont Ruan a settantadue anni.

William Mathews

Celebre alpinista londinese (1828-1901) scopre le Alpi nel 1853. Nel 1857, dopo aver accumulato una certa esperienza di scalate, inizia con il fratello Charles Edward e Thomas Stuart Kennedy a gettare le basi di un’associazione che riunisca gli alpinisti d’oltre Manica. Alla fine dello stesso anno, con altri compatrioti tra cui Alfred Wills e Edward Shirley Kennedy, fonda l’Alpine Club (di cui sarà presidente dal 1869 al 1871), il primo club alpino della storia. William Mathews ha partecipato ad alcune prime ascensioni sulle Alpi occidentali: in particolare la Grande Casse (1860, Vanoise), il Monviso (1861, Alpi Cozie) e il Castore (1861, Monte Rosa). Sul Monviso ha preceduto di due anni il gruppo di Quintino Sella.

Quintino Sella

Nasce a Sella di Mosso (Biella) nel 1827, in una ricca famiglia di industriali lanieri. Studia Ingegneria a Torino e si perfeziona nel campo tecnico e scientifico in diversi paesi europei, insegnando Geometria applicata e Mineralogia. Uomo colto, intelligente e poliedrico, spazia dalla politica alla scienza all’alpinismo. Nel 1863, organizzando la prima salita italiana del Monviso, diventa il principale promotore del Club Alpino che viene fondato il 23 ottobre dello stesso anno al Castello del Valentino di Torino. Deputato dal 1860, nel 1862 è nominato ministro delle Finanze, dicastero che guida anche nel 1864-65 e nel 1869-73. Fermo assertore di una politica economica rigorosa, riesce a riportare in pareggio il bilancio dello Stato ricorrendo a misure fiscali molto impopolari. Si scontra anche con gli interessi ecclesiastici per l’incameramento e la vendita di beni della Chiesa, e per essersi schierato tra i più accesi fautori della presa di Roma nel 1870. Muore a Biella nel 1884.

Felice Giordano

Nato a Torino nel 1825, si laurea nel 1847 in Ingegneria idraulica e Architettura civile. Nel 1859 diventa ispettore del Regio Corpo delle Miniere. Alpinista appassionato, nel 1863 fonda con Quintino Sella e altri il Club Alpino. Nel 1864 sale il Monte Bianco dal versante italiano e nel 1865 viene incaricato dallo stesso Sella di dirigere le operazioni per la conquista del Cervino in concorrenza con l’inglese Edward Whymper (sale poi lui stesso sul Cervino nel 1868). Per mandato del governo circumnaviga il globo alla ricerca di nuove colonie: India, Tibet, Cina, Giappone, Australia, Nuova Zelanda, Americhe. Responsabile del Servizio geologico italiano, coordina i rilevamenti della Carta geologica nazionale. Muore a Vallombrosa nel 1892, in seguito alla caduta in una scarpata.

Edward Whymper

Nato a Londra nel 1840, ragazzo eccentrico e buon camminatore, mostra talento per il disegno e grandi ambizioni. Nel 1860 l’editore W.A. Longman lo manda nel Delfinato per illustrare i Peaks, Passes and Glaciers dell’Alpine Club. Di passaggio a Zermatt il giovane Whymper scopre il Cervino, che diventa l’ossessione della sua vita: vi compie nove tentativi, compreso uno in solitaria da cui torna vivo per miracolo. Intanto le ripetute campagne nelle Alpi gli permettono di collezionare primati: Barre des Écrins (1864, Delfinato), Mont Dolent, Aiguilles de Trélatête e d’Argentière (1864, Monte Bianco). Il 14 luglio 1865, dopo la scalata delle Grandes Jorasses e dell’Aiguille Verte, raggiunge finalmente la cima del Cervino dal versante svizzero, in aperta competizione con Jean-Antoine Carrel di Valtournenche e Felice Giordano, l’inviato di Sella. La vittoria si trasforma in dramma durante la discesa, con la morte di quattro uomini tra cui tre personalità del tempo (la guida di Chamonix Michel-Auguste Croz, gli inglesi Charles Hudson e Lord Francis Douglas). Whymper si riprende a fatica dai processi e dalle polemiche, pubblica l’autobiografia Scalate nelle Alpi e in seguito esplora le Ande scalando il Chimborazo (6310 m, con Carrel) e il Cotopaxi. Poi colleziona altre prime in Canada e muore a Chamonix nel 1911.

Michel-Auguste Croz

Nato nel 1830 a Chamonix, è la migliore guida d’oltralpe di metà Ottocento, il solo a rivaleggiare con gli specialisti svizzeri. Notato nel 1859 da William Mathews in occasione di un’ascensione al Monte Bianco, comincia la sua carriera esemplare l’anno seguente. Su ghiaccio è imbattibile e dice ai clienti: «Se c’è neve dura si può sempre camminare e dove c’è ghiaccio ci si può aprire la strada scavando delle tacche; voi dovete fare una sola cosa: seguirmi». Diventa guida di personaggi importanti come Whymper, Bonney, Kennedy, Moore, Tuckett, Adams-Reilly e la famiglia Walker, scalando cime prestigiose come la Grande Casse (1860), il Monviso (1861), la Barre des Écrins (1864), l’Aiguille de Trélatête e il Mont Dolent (1864), la Punta Whymper delle Grandes Jorasses (1865, con Edward Whymper, Christian Almer e Franz Biener). Il 14 luglio 1865, sempre con Whymper, guida la cordata di sette uomini che raggiunge la cima più agognata delle Alpi: il Matterhorn o Cervino. All’inizio della discesa, per un errore dell’inesperto Hadow, Croz precipita dalla parete nord e perde la vita con lo stesso Hadow, Charles Hudson e Lord Douglas.

Jean-Antoine Carrel

Nato in Valtournenche nel 1829, cresce facendo il pastore e il contadino. Cacciatore e gran camminatore, ama arrampicarsi sulle montagne. A trent’anni è chiamato il Bersagliere per la sua partecipazione alle Guerre di Indipendenza; è l’unico uomo della sua valle che creda nella possibilità di scalare il Cervino. Dopo il 1860 condivide più volte l’avventura con l’inglese Edward Whymper, cliente e concorrente d’oltre Manica. Nell’estate del 1865 è convinto da Quintino Sella e dal suo inviato Felice Giordano a tentare in segreto la scalata partendo dal Breuil, per l’Italia, ma viene preceduto da Whymper sul versante svizzero. Raggiunge finalmente la cima il 17 luglio 1865, tre giorni dopo il rivale. In seguito segue Whymper sulle Ande (1879-1880) e sale cime inviolate, ma resta l’uomo del Cervino. Nell’agosto del 1890 scala per l’ennesima volta la montagna con Leone Sinigaglia e il portatore Gorret, ma vengono sorpresi dalla bufera. Con una difficile discesa Carrel riesce a riportare il cliente ai piedi del Cervino, poi si stende a terra e muore dopo aver pronunciato le ultime parole: «Non è niente...».

Jean-Joseph Maquignaz

Nato a Valtournenche nel 1829, è il capostipite di una delle più importanti famiglie di guide della valle. Muratore e scalpellino, eccellente arrampicatore, è passato alla storia per la sua abilità nella scalata artificiale. Sul Cervino, due anni dopo la salita della cresta del Leone da parte di Jean-Antoine Carrel e compagni (1865), Maquignaz scala direttamente gli strapiombi della cima italiana superando un passaggio molto difficile, e lo attrezza per le ripetizioni. Nel 1882, con il figlio Jean-Baptiste e il nipote Daniel, attrezza le temutissime placche del Dente del Gigante (Monte Bianco), permettendo ai fratelli Sella di realizzare la prima ascensione di una guglia a lungo giudicata inscalabile. Jean-Joseph si specializza poi nell’alpinismo invernale, spesso in compagnia del fotografo Vittorio Sella: Punta Dufour (1884, Monte Rosa), Lyskamm e Gran Paradiso (1885), traversata del Monte Bianco (1888). Scompare nel 1890 sul Monte Bianco durante una spaventosa bufera, con il conte Umberto di Villanova e la guida di Balme Antonio Castagneri.

Amé Gorret

Nato a Valtournenche nel 1836, è il più noto prete-alpinista valdostano dell’Ottocento. Gran polemista e gran bevitore, protagonista del dibattito alpino, ha un ruolo decisivo nella prima salita italiana del Cervino il 17 luglio 1865. Quando Jean-Antoine Carrel torna sc...

Indice dei contenuti

  1. Introduzione
  2. Grado zero, per l’anima
  3. Grado zero, per voto
  4. Fuori scala, per il potere
  5. Primo grado, per nostalgia
  6. Primo grado superiore, per la scienza
  7. Secondo grado, per il Club Alpino
  8. Terzo grado, per sport
  9. Quarto grado, per politica
  10. Fuori scala, per la nazione
  11. Quarto grado superiore, per ardire
  12. Quinto grado, per rigore
  13. Quinto grado superiore, per talento
  14. Sesto grado inferiore, per eccezione
  15. Fuori scala, per dovere
  16. Sesto grado, per riscatto
  17. Sesto grado, per esaltazione
  18. Sesto grado superiore, per la vetta
  19. Fuori scala, per la direttissima
  20. Settimo grado, per disubbidire
  21. Ottavo grado inferiore, per rinascere
  22. Fuori scala, per l’effimero
  23. Ottavo grado, per (non) volare
  24. Nono grado, per assurdo
  25. Decimo grado, per magia
  26. Undicesimo grado, per il Duemila
  27. Dodicesimo grado, per il cronometro
  28. Brevi biografie degli alpinisti citati
  29. Bibliografia