Fondamenti di psicologia
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Fondamenti di psicologia

  1. 156 pagine
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Fondamenti di psicologia

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Storia e metodi della psicologia, rapporto tra cervello e comportamento, cosa sono e come si curano i disturbi psichici e comportamentali: una guida completa e articolata alla conoscenza della psicologia moderna, nella sua duplice, ma complementare, ramificazione in scienza dei processi cognitivi e scienza dei processi dinamici. Questa nuova edizione tiene conto dei più recenti sviluppi della ricerca psicologica in un'ottica interdisciplinare e offre un panorama articolato degli studi attuali. L'indice degli argomenti è stato arricchito dalla traduzione inglese di ciascun termine, così da facilitare la ricerca bibliografica nelle banche dati internazionali.

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Informazioni

Anno
2011
ISBN
9788858102046

1. Definizione di psicologia

1. Concetti classico e moderno di psicologia

Il termine psicologia deriva da due parole greche, psyché e logos, per indicare lo «studio» sistematico della struttura e dei fenomeni dell’anima, parola latina con la quale veniva tradotto psiche. Nel libro più importante di psicologia del mondo antico, Sull’anima di Aristotele (384-322 a.C.), l’anima è definita come «ciò per cui primieramente viviamo, sentiamo, ragioniamo».
La distinzione aristotelica tra anima vegetativa, anima sensitiva e anima intellettiva permetteva di differenziare le varie attività dell’organismo vivente: dai processi nutritivi e riproduttivi ai fenomeni delle sensazioni e delle emozioni, sino ai fenomeni dell’intelletto.
Gradualmente, la psicologia si è identificata con lo studio dell’anima sensitiva, e in particolare dell’anima intellettiva, proponendosi cioè come indagine della sfera più complessa dei processi psichici, relativa non solo a forme superiori di attività cognitiva, assenti negli animali, ma anche alla dimensione della coscienza e della autorappresentazione della stessa propria vita psichica, una dimensione specificamente umana.
Per i filosofi del Seicento e Settecento, la psicologia studiava i processi di formazione delle idee dalle sensazioni (vedi, ad esempio, il Saggio sull’intelligenza umana di J. Locke, 1690) o le forme e le espressioni delle emozioni (come nel libro Le passioni dell’anima di Cartesio, 1649). L’indagine psicologica compiuta dal filosofo era basata sull’autosservazione, o introspezione, e sull’osservazione del comportamento altrui. Era un’indagine comunque preliminare a una trattazione sistematica sui processi e le leggi della conoscenza umana e sui problemi della morale, trattazione che andava al di là delle differenze individuali per spiegare come l’uomo in generale pensa e agisce. La psicologia era una tappa fondamentale, ma subalterna, per lo studio filosofico del mondo dei pensieri e delle azioni umane.
Tra la fine del Settecento e i primi decenni dell’Ottocento, la psicologia acquista una propria autonomia attraverso una progressiva ridefinizione della sua area di indagine e l’acquisizione di metodi e strumenti di ricerca. Per quanto riguarda l’oggetto di indagine, rimangono ancora centrali i processi di generazione delle sensazioni e percezioni e la formazione del pensiero.
Tuttavia, viene sempre più messo in evidenza come la mente dell’uomo abbia una base biologica, in particolare come essa dipenda dall’attività del cervello. Ci si chiede allora quali siano le analogie e le differenze, sul piano psicologico, con gli animali, anch’essi dotati di un sistema nervoso e, nelle specie più avanzate, di un cervello molto complesso simile a quello dell’uomo. Allo stesso tempo, l’uomo non viene più considerato come una entità isolata dall’ambiente sociale in cui vive e agisce, e ci si chiede allora come i fenomeni psicologici siano influenzati e determinati dalle condizioni sociali. Il mondo psichico si dilata quindi progressivamente, collegandosi, da una parte, alla sfera dei processi biologici e del comportamento animale e, dall’altra, alla sfera dei processi sociali.
Questa espansione non procede solo, per così dire, in senso orizzontale, corrispondendo a un ampliamento in superficie del territorio di indagine. Il mondo psichico acquista, nell’Ottocento, un’altra dimensione, in senso verticale, un territorio sommerso, divenuto noto come inconscio. Si deve notare che lo psicologo e il filosofo erano direttamente consapevoli dei fenomeni psichici che indagavano. Spesso psichico è infatti equivalso a ciò che è cosciente, a ciò di cui si ha coscienza, il resto era attribuito a processi altrettanto «vitali», ma non psichici. Si scopre, però, che esiste un mondo psichico di cui non si ha immediata coscienza, ma che è fondamentale nella generazione e nella manifestazione dei pensieri e delle emozioni di cui si è invece coscienti.
L’espansione, sia in senso orizzontale (in superficie) che verticale (in profondità), della psicologia ha comportato di conseguenza una varietà di metodi e strumenti di indagine.
Infatti, a seconda dell’area di ricerca e dei metodi, la psicologia può riguardare aspetti diversi della mente e del comportamento. Facciamo l’esempio di una persona che sta scrivendo. Possiamo descrivere le azioni implicate durante la scrittura, osservandole e registrandole accuratamente. Quella persona tiene la penna con la mano destra, scrive da sinistra verso destra, ogni tanto si ferma, si guarda intorno, poi ricomincia a scrivere, si ferma ancora, porta la mano sinistra alla fronte, scrive di getto una serie di frasi e così via. Tutte queste azioni rientrano nel comportamento generale che si osserva in chi scrive. Ci siamo limitati a un’indagine sul comportamento, una serie di processi motori (movimenti delle mani, della testa, ecc.) visibili e controllabili in un’altra persona, una persona che è diversa da quella che sta compiendo l’indagine stessa. Lo psicologo, però, può non limitarsi al comportamento «esteriore», può chiedersi quali siano i pensieri espressi nel testo scritto, come quella persona stia generando quei pensieri, come abbia acquisito quelle informazioni. Inoltre, uno studente o uno scrittore possono essere motivati a scrivere per ottenere un buon voto o un successo letterario, sono quindi finalizzati a raggiungere uno scopo. Se lo psicologo vuol conoscere tali pensieri e motivazioni, deve quindi domandarsi che cosa sta accadendo nella mente di quella persona che scrive. L’indagine del comportamento «esteriore» non è sufficiente, bisogna quindi studiare i processi «interni» della mente. Poiché questi stessi processi sono generati nel cervello, lo psicologo può anche domandarsi come le varie parti del cervello interagiscono per determinare le azioni richieste dalla scrittura.
Nella psicologia contemporanea si possono distinguere tre livelli di analisi dei processi psichici. È una distinzione che facciamo solo a scopo introduttivo per illustrare le varie modalità di studio dei processi della mente umana. Infatti sempre più negli ultimi decenni la ricerca psicologica ha assunto una impostazione interdisciplinare, soprattutto per quanto riguarda l’interazione tra i metodi della psicologia e i metodi delle neuroscienze.
Nel primo livello, lo studio è limitato all’osservazione, registrazione e sperimentazione delle attività comportamentali «esterne». Si tratta di attività motorie (l’individuo in esame cammina, corre, muove le mani, ecc.), neurovegetative (aumenta la frequenza cardiaca, la sudorazione, ecc.) e verbali (il soggetto parla, risponde ad una domanda, ecc.).
Nel secondo livello, l’indagine si estende ai processi «interni» che generano tali attività comportamentali. Questi processi sono cognitivi (la percezione, l’attenzione, la memoria, il pensiero, ecc.) e dinamici (le emozioni, le motivazioni, ecc.). Negli ultimi venti anni vi è stata una crescente espansione di nuove tecniche di indagine dell’attività cerebrale associata ai processi psichici e comportamentali. Attraverso le tecniche di neuroimmagine (PET = tomografia ad emissione di positroni, RMF = risonanza magnetica funzionale) è possibile visualizzare quali siano le aree cerebrali che sono implicate nel corso dell’attività psichica.
Nel terzo livello, l’indagine riguarda le basi biologiche (in particolare i meccanismi cerebrali) che determinano i processi psichici sia «interni» che «esterni».
Spesso sentiamo dire che tutti noi siamo degli psicologi. Si tratta di una forma di psicologia derivata dall’esperienza quotidiana, dall’osservazione continua del comportamento delle persone. Questa psicologia del senso comune si differenzia dalla psicologia scientifica già al primo livello relativo allo studio del comportamento, dei processi psichici «esterni». Come vedremo meglio nei prossimi capitoli, l’indagine del comportamento, anche quando si basa sull’osservazione pura, deve seguire determinati criteri metodologici per acquisire le caratteristiche di scientificità. Anche l’introspezione è un’esperienza comune a tutti noi. Notiamo spesso molti fenomeni relativi alla memoria, al linguaggio, ai sogni, alle emozioni, ma queste esperienze soggettive, per essere utili alla ricerca psicologica, devono essere analizzate e indagate con metodologie appropriate.
La semplice, causale e frammentaria osservazione del comportamento altrui e del proprio mondo interiore può costituire uno stimolo alla riflessione sui meccanismi e i processi psichici, ma non è di per sé sufficiente. La psicologia, cosiddetta a suo tempo «scientifica», nacque nell’Ottocento proprio per staccarsi dalla psicologia precedente, generalmente basata sulle osservazioni e le introspezioni dei filosofi. L’impostazione scientifica in psicologia richiede che una certa ipotesi su come funziona la mente sia formulata e verificata in modo tale che altri individui possano comprendere la formulazione stessa e riverificarla. La psicologia non è un’esperienza privata, ma un’area di ricerca i cui risultati possano essere appresi e sviluppati dalla comunità scientifica.

2. Aree di ricerca e applicazione

Il notevole sviluppo della psicologia nel corso del Novecento ha portato a una differenziazione di aree di ricerca e applicazione. Sinteticamente le principali aree sono le seguenti.
In primo luogo, dobbiamo distinguere tra psicologia dei processi cognitivi (o psicologia cognitiva) e psicologia dei processi dinamici (o psicologia dinamica). I processi cognitivi costituiscono la dimensione della mente relativa al modo in cui un animale o un essere umano riceve informazioni dal mondo esterno e le elabora per interagire con esso. Sono i processi denominati percezione, attenzione, memoria, immaginazione, pensiero e linguaggio. I processi dinamici riguardano la sfera dei bisogni primari (fame, sete, sesso e sonno), delle pulsioni e delle emozioni, il ruolo delle motivazioni. È la dimensione relativa alla interazione dell’individuo con altri individui (relazioni interpersonali), con i gruppi sociali e le istituzioni sociali come la famiglia, la scuola, ecc. (relazioni sociali).
Quando, a metà Ottocento, è stato proposto di adottare i metodi di indagine della scienza moderna, fondati sulla sperimentazione, sulla misurazione e quantificazione dei dati, si è distinta la psicologia filosofica tradizionale, basata sull’introspezione (l’autoanalisi dei propri processi psichici compiuta dal filosofo), dalla psicologia scientifica o sperimentale (appunto per il riferimento essenziale al metodo sperimentale). Le ricerche di psicologia sperimentale sono condotte di solito in laboratori specializzati sia su animali (psicologia animale) che su soggetti umani. Quando gli studi sul comportamento animale sono svolti sul campo, in un ambiente naturale, e con una metodologia di tipo osservazionale, si è nel campo dell’etologia (quando i soggetti studiati sono esseri umani, il campo è quello dell’etologia umana).
Il metodo sperimentale consiste essenzialmente nella manipolazione di una variabile (indipendente) e nel controllo degli effetti che tale variabile ha su un’altra variabile (dipendente).
Supponiamo di studiare gli effetti di una sostanza chimica sulla memoria. Ci si chiede se l’aumento della dose di un farmaco faccia migliorare la memoria in un gruppo di studenti (gli individui che partecipano agli esperimenti di psicologia sono chiamati soggetti). In questo caso la variazione di quantità del farmaco rappresenta la manipolazione della variabile denominata «indipendente». La memoria che può variare in funzione di tale manipolazione rappresenta la variabile «dipendente». Accertata la relazione tra le due variabili (a una certa dose e non a un’altra del farmaco corrisponde l’aumento di memoria), si ha un risultato che può essere riverificato in un laboratorio diverso, in qualsiasi parte del mondo, purché si riproduca la stessa situazione sperimentale. Quando si studia la relazione tra due variabili si è guidati da un’ipotesi sulle caratteristiche e le modalità della relazione stessa. Nel nostro esempio, si può avere un’ipotesi su quali siano i meccanismi chimici, su cui agisce il farmaco, responsabili dei processi di memoria.
I processi psichici studiati con il metodo sperimentale in laboratorio sono generalmente quelli cognitivi (apprendimento, percezione, memoria, linguaggio). Soprattutto a partire dagli anni Sessanta circa del Novecento, il metodo sperimentale è stato esteso anche ai fenomeni del comportamento sociale e della personalità. Nelle attuali indagini di psicologia sperimentale, ci si avvale di apparecchiature elettroniche sofisticate per controllare la somministrazione e la manipolazione delle variabili indipendenti e registrare gli effetti sulle variabili dipendenti. Gli stimoli vengono generati attraverso programmi per calcolatori che registrano e misurano le risposte dei soggetti.
Negli ultimi anni si è diffuso il metodo osse...

Indice dei contenuti

  1. Avvertenza
  2. 1. Definizione di psicologia
  3. 2. Storia e metodi della psicologia
  4. 3. Il cervello e il comportamento
  5. 4. I processi cognitivi
  6. 5. I processi dinamici
  7. 6. I disturbi del comportamento e della mente
  8. Bibliografia