Islam
  1. 434 pagine
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Mai come oggi l'Occidente si sente minacciato dai fondamentalismi e troppo facilmente riduce la complessità del mondo musulmano a quella di una piatta categoria aggressiva. Ecco allora che un volume sulla religione dell'islam è strumento prezioso di conoscenza. Dall'Arabia preislamica alla contraddittoria realtà contemporanea, gli avvenimenti principali attraverso i quali l'islam si è diffuso nel mondo e i temi essenziali per riscoprirne la ricchezza e le varietà storico-religiose.

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Informazioni

Anno
2018
ISBN
9788858134597

L’islām sunnita nel periodo classico
(VII-XVI secolo)
di Alberto Ventura

1. La formazione del sunnismo e le fonti della sua elaborazione

1. L’islām nel suo periodo formativo

È difficile separare la storia dell’islām in quanto religione da quella che è stata la sua vicenda terrena come stato e come società. Forse più di ogni altro fenomeno religioso, sin dalla sua nascita la nuova fede ha visto spesso intrecciarsi gli elementi spirituali e teologici con l’organizzazione di una comunità ogni giorno crescente, per la quale la definizione dei rapporti fra gli uomini, nel pubblico e nel privato, è stata altrettanto importante del culto da attribuire a Dio. In questa prospettiva, il rispetto delle leggi divine si imponeva a tutti i livelli, proprio perché Dio aveva inviato un chiaro messaggio per regolare, in capitoli distinti ma con pari dignità, la preghiera e il diritto di famiglia, i princìpi etici generali e l’etichetta da osservare nelle relazioni quotidiane, i diritti divini e quelli degli uomini. Persino i maestri della grande spiritualità musulmana, nei quali ci aspetteremmo una più radicata tendenza ultramondana, hanno spesso ricordato che i doveri verso gli uomini debbono in certi casi avere la precedenza sulla devozione a Dio: è stato ad esempio affermato che se qualcuno si trovasse nel pieno di un impegnativo esercizio spirituale e vedesse un cieco che sta per precipitare in un baratro, sarebbe suo preciso dovere interrompere immediatamente la sua pratica per salvare una vita in pericolo. Il «ricordarsi di Dio» (dhikr Allāh), cui tanto spesso fa riferimento il Corano, non può essere confinato soltanto ai momenti della preghiera o della meditazione, ma va esteso a tutte le occorrenze dell’esistenza: ci si «ricorda» di Dio rispettando gli obblighi del culto ma anche le norme sul matrimonio, leggendo il Corano ma anche osservando le leggi sull’eredità, compiendo il digiuno ma anche tutelando i diritti di un orfano. In breve, si può dire che l’islām non concepisce in via di principio alcun tipo di distinzione fra aspetti sacri ed evenienze profane della vita.
Ciò non significa, tuttavia, che nel corso della sua storia la tradizione islamica si sia sempre mantenuta fedele a questa impostazione di principio. L’assioma secondo il quale nell’islām politica, società e religione sono sempre intimamente unite, che è uno dei capisaldi della manualistica occidentale come pure del­l’attuale pensiero fondamentalista, può essere ritenuto valido solo per il primissimo periodo della civiltà musulmana, durante il quale effettivamente la comunità retta dal Profeta o dai suoi primi successori seppe fondere gli elementi religiosi e quelli civili in un unico ed organico assieme. Ben presto, però, con l’ampliarsi delle conquiste e con i problemi imposti dalla gestione di uno stato sempre più vasto, si verificò una sostanziale separazione fra lo spirituale e il temporale, che determinò, specialmente all’epoca del califfato abbaside (iniziato verso la metà dell’VIII secolo), la nascita di due distinte «anime» dell’islām: «imperiale, politica e mondana l’una, provinciale, comunitaria e devota l’altra» (Lapidus, 1988, I, p. 243). Le due componenti tenteranno spesso di riaffermare ciascuna la propria supremazia, ma queste «anime» seguiranno da allora in poi percorsi essenzialmente paralleli, senza mai giungere ad una chiara e decisiva definizione dei ruoli; e i tentativi di una parte dell’islām contemporaneo, il più delle volte artificiosi e incongruenti, di ricomporre l’antica unità non rientrano nel quadro di questo capitolo.
Non trattandosi qui di una storia dei paesi o delle società islamiche, bensì di una storia dell’islām come religione, non potremo che accennare di sfuggita agli sviluppi che questa religione ha comportato nell’evoluzione politica e sociale di più continenti nel corso di quattordici secoli, e solo quando questi sviluppi hanno implicato conseguenze di carattere più strettamente religioso. Per quanto importante, l’incidenza che i fattori regionali e le condizioni storiche del momento hanno di volta in volta avuto su certe manifestazioni dell’islām non sarà quindi assunta come elemento centrale della trattazione. Sarebbe tuttavia impossibile in questa sede introduttiva non inquadrare brevemente le vicende storiche del primo islām, perché più di altre esse hanno dettato alcune scelte di fondo che la nuova religione dovette operare ed hanno quindi tracciato a grandi linee i confini di molti sviluppi successivi.
Alla morte del Profeta (632), la neonata comunità musulmana si trovò ad affrontare una serie di problemi di non facile soluzione. Innanzitutto, la scomparsa di Muammad (Maometto) aveva provocato in molti fedeli un comprensibile senso di smarrimento, dovuto alla consapevolezza che da allora in poi sarebbe mancato quel punto di riferimento costante che l’insegnamento del Profeta aveva rappresentato. L’interpretazione del messaggio divino, la precisa definizione delle leggi, la codificazione degli atti del culto, la gestione degli affari sociali, militari e politici, il giudizio autorevole su piccole e grandi questioni della vita quotidiana, tutto ciò sembrò dovesse scomparire con la morte di Muammad. È senza dubbio esagerato affermare, come fanno alcuni autori, che l’islām abbia in quei momenti addirittura rischiato di crollare sin dalle fondamenta, ma è altrettanto indubbio che l’assenza del Profeta avrebbe comportato gravi ripercussioni se non si fosse immediatamente provveduto a consolidare le basi della comunità.
In questo delicato frangente emerse la figura di Abū Bakr (m. 634), compagno della primissima ora ed intimo fedele di Mu­ammad, che con il suo atteggiamento deciso seppe rincuorare coloro che sembravano più particolarmente scossi dalla morte del Profeta ed affermò la continuità della sua opera. Di fronte allo spargersi di voci che mettevano in dubbio la morte di Muammad, certamente dettate dalla disperazione di tutti coloro che gli erano fortemente devoti, Abū Bakr chiamò a raccolta i fedeli e disse: «O uomini, se qualcuno adorava Muammad, ebbene Muammad è morto. Se qualcuno adora Dio, Dio è vivo e non muore». Subito dopo, per dare maggior forza a questo concetto, aveva citato un passaggio del Corano: «Muammad non è che un messaggero di Dio come quelli che lo han preceduto in antico. Orbene, se egli morirà o sarà ucciso ve ne tornereste voi indietro? Ma chi si ritira non farà a Dio alcun danno, mentre Dio compenserà chi Gli è grato» (3,143). Le fonti ci ricordano che queste asciutte dichiarazioni, pronunciate da qualcuno il cui attaccamento al Profeta era ben noto a tutti, ebbero l’effetto di placare gli animi e di infondere, oltre alla certezza della morte del Profeta, un senso di serena rassegnazione.
Il pericolo più grave che la comunità musulmana dovette affrontare non risiedeva tuttavia a Medina, cuore dell’islām, quanto piuttosto in altre regioni d’Arabia, presso quelle tribù la cui islamizzazione era stata un fatto alquanto superficiale e che ora potevano rappresentare un pericoloso elemento disgregante. I capi di queste tribù, in effetti, avevano aderito al messaggio di Muammad più per convenienza politica che per profonda convinzione religiosa; il patto stipulato con il Profeta, in altre parole, era stato concepito alla stregua di una delle solite alleanze tribali che avevano sempre contrassegnato la storia ...

Indice dei contenuti

  1. Prefazione
  2. Le religioni dell’Arabia preislamica e Muḥammad di Claudio Lo Jacono
  3. L’islām sunnita nel periodo classico (VII-XVI secolo) di Alberto Ventura
  4. L’islām della transizione (XVII-XVIII secolo) di Alberto Ventura
  5. L’islām contemporaneo di Khaled Fouad Allam
  6. Confessioni scismatiche, eterodossie e nuove religioni sorte nell’islām di Alberto Ventura