Il risveglio del Mezzogiorno
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Il risveglio del Mezzogiorno

Nuove politiche per lo sviluppo

  1. 228 pagine
  2. Italian
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Il risveglio del Mezzogiorno

Nuove politiche per lo sviluppo

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Dal 2008 al 2014 il Mezzogiorno ha subito le conseguenze di una recessione senza precedenti nella recente storia d'Italia, che ha evidenziato i limiti differenziali della sua struttura economica e delle politiche attuate in passato. Questo volume racconta l'evoluzione del divario Nord-Sud, in particolare nell'unico periodo di convergenza durante il 'miracolo economico' e negli ultimi decenni, per analizzare le cause della situazione odierna e trarne alcuni insegnamenti fondamentali per le strategie del futuro. Negli ultimi anni il Mezzogiorno ha ripreso a crescere, anche più del resto del Paese, e segnali di ottimismo emergono dal suo tessuto produttivo. La nuova visione delle politiche per il Mezzogiorno è basata su una piena assunzione di responsabilità da parte dello Stato sulla questione meridionale e su un'impostazione pragmatica, imperniata sui fattori di sviluppo, impresa e lavoro. L'approccio innovativo, descritto in dettaglio nel volume, ha prodotto frutti importanti. È dunque necessario mantenere una rotta costante e imprimere una spinta sempre più forte, nella prossima esperienza di governo, per rimuovere definitivamente i fattori di svantaggio e costruire una prospettiva duratura di sviluppo e occupazione produttiva nel Mezzogiorno.

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Informazioni

Anno
2018
ISBN
9788858132517
Argomento
Economics

Divario territoriale, intervento pubblico
e convergenza: la «golden age» meridionale,
1950-1973

di Amedeo Lepore

1. I caratteri dell’età dell’oro italiana ed europea

La storia unitaria dell’Italia ha presentato un aspetto costante durante tutto il suo svolgimento, costituito dalla presenza fin dall’inizio e dalla progressiva crescita di un divario tra il Nord e il Sud, che ha reso più difficile il necessario recupero di posizioni rispetto alle nazioni europee più progredite e che ha condannato la parte del Paese più arretrata a rincorrere quella più avanzata11. Il differente grado di sviluppo delle due principali aree geografiche nazionali, anche se non ha corrisposto sempre a una omogeneità al loro interno, articolandosi in una diversificazione dei livelli economico-sociali e delle dinamiche di crescita su scala regionale, era l’elemento di riferimento di un’evidente dicotomia che aveva tenuto distinta la prospettiva politica dell’unificazione da quella eminentemente economica. Lo Stato era intervenuto in alcuni momenti cruciali per riequilibrare le sorti delle due parti dell’Italia, cercando di evitare che il ritardo dell’una condizionasse la capacità dell’altra di spingere il Paese verso le mete che erano state raggiunte molto più rapidamente dai territori del “centro” dell’Europa12. All’inizio del Novecento la politica di Francesco Saverio Nitti aveva permesso di avviare una prima fondamentale esperienza di industrializzazione di Napoli e del Sud, che non era, tuttavia, riuscita a colmare la sempre maggiore distanza con l’assetto produttivo del triangolo più moderno del Nord (Milano, Torino e Genova), pur ponendosi come importante precedente delle strategie economiche perseguite nel secondo dopoguerra dal governo italiano. Nel corso degli anni tra le due guerre, l’intervento pubblico, attraverso le scelte propugnate da Alberto Beneduce, aveva ampliato i suoi campi di azione alle assicurazioni, al credito e all’impresa industriale in quanto tale, mostrando anche in Italia le potenzialità degli strumenti in mano allo Stato per affrontare le crisi o per conseguire obiettivi economici di interesse generale. Naturalmente, anche in questo caso, si trattava di iniziative tracciate nel solco dell’insegnamento nittiano, che avrebbero prodotto i loro principali effetti al termine degli eventi bellici.
La vera e propria svolta in direzione di una convergenza duratura nel tempo e di dimensioni significative per il superamento del dualismo, che era stato fino a quel momento il carattere predominante dell’evoluzione dell’economia italiana, si verificò con la conclusione della ricostruzione e l’avvio dell’epoca d’oro della prosperità europea. La golden age fu uno straordinario quarto di secolo, caratterizzato da tre fattori propulsivi quali lo sviluppo, la stabilità e la coesione sociale, che operarono in straordinaria sintonia tra loro, permettendo al Vecchio Continente di accumulare nuova ricchezza e di compiere un balzo in avanti nel quadro dell’economia mondiale. La ricostruzione postbellica aveva ricostituito un contesto particolarmente ricettivo, nel quale la stabilità economica e la coesione sociale fornivano la spinta decisiva al processo di crescita europeo e quest’ultimo, a sua volta, assicurava la riproducibilità di condizioni economiche solide e di un esteso sistema di protezione sociale. Durante questo periodo (1950-1973), l’Europa toccò un tasso di crescita medio annuo di oltre il 4% del Pil e di quasi il 4% del Pil pro capite, raggiungendo un tenore di vita molto prossimo a quello degli Stati Uniti: in questo quadro, l’inflazione si attestò in media al 4% e la disoccupazione al 2%13. Il Welfare State si affermò e crebbe in tutto il continente europeo come dato caratteristico dell’intervento pubblico, determinando, a fronte di un miglioramento sostanziale delle condizioni sociali di larghi strati della popolazione, un incremento considerevole della spesa pubblica in termini di Pil, che nel 1970 arrivò a rappresentare un...

Indice dei contenuti

  1. Nota dei curatori
  2. Prefazione. La questione meridionale oggi. Una nuova visione del Mezzogiorno
  3. Introduzione. Questione nazionale e Mezzogiorno dall’Unità alla seconda guerra mondiale
  4. Cicli economici e divari territoriali. L’attualità della questione meridionale
  5. Divario territoriale, intervento pubblico e convergenza: la «golden age» meridionale,1950-1973
  6. Cicli economici e divario territoriale in Italia tra «silver age» e nuova globalizzazione
  7. Crisi economica e Mezzogiorno resiliente
  8. La persistenza della grande impresa nell’Italia meridionale. Dalla crisi del modello fordista alle nuove politiche industriali
  9. Alcune analisi delle politiche di sviluppo post-intervento straordinario
  10. Un quarto di secolo di politiche per il Mezzogiorno
  11. La politica di coesione in Europa e lo sviluppo del Mezzogiorno
  12. L’agenzia per lo sviluppo nel Mezzogiorno del 2018. Il caso Invitalia
  13. La valutazione delle politiche di sviluppo. Il caso del Nuvap
  14. Il nuovo protagonismo possibile. Il Mezzogiorno nella nuova sfida industriale
  15. Il Sud tra la quarta rivoluzione industriale e una nuova politica industriale
  16. La difficile interazione tra economia e politica industriale: alcune riflessioni alla luce della “lunga crisi”
  17. Capitale umano, nuove tecnologie e politiche per il lavoro al Sud
  18. Infrastrutture e servizi di connettività per lo sviluppo del Mezzogiorno
  19. Il ruolo del sistema bancario nell’economia meridionale
  20. La finanza per lo sviluppo delle imprese meridionali
  21. Per un nuovo modello di intervento pubblico nel Mezzogiorno
  22. Gli autori