La tua patria è il mondo intero
eBook - ePub

La tua patria è il mondo intero

  1. 192 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

La tua patria è il mondo intero

Dettagli del libro
Anteprima del libro
Indice dei contenuti
Citazioni

Informazioni sul libro

Il futuro scivola di mano a sette miliardi di esseri umani divisi nelle loro impotenti comunità nazionali.

Il grande scarto fra un mondo in tumultuosa trasformazione e una politica nazionale divenuta inconcludente avanspettacolo è sotto gli occhi di tutti. La crisi globale del nostro tempo vede un complesso di sfide economiche, ecologiche, tecnologiche e migratorie che nessuno Stato nazionale è più in grado di governare. Il risultato è una straordinaria provincializzazione delle nostre forme politiche rispetto alle prove che l'umanità si trova ad affrontare. Schiacciati fra una storia oramai mondiale e una politica rimasta tragicamente ancorata alla dimensione nazionale, ci ritroviamo tutti quanti come soggetti coloniali in un impero senza volto. Solo un nuovo internazionalismo e la costruzione di un nuovo movimento di liberazione mondiale potrà restituire alla democrazia il potere di guidare e non subire il futuro. Da dove cominciare? Non dalle tante proposte astratte di riforme istituzionali, ma da un nuovo protagonismo civico e da un nuovo modo di intendere la politica e il nostro ruolo nel mondo. È una sfida che parte da noi e che proietta proprio l'Europa e il suo destino al centro della scena.

Domande frequenti

È semplicissimo: basta accedere alla sezione Account nelle Impostazioni e cliccare su "Annulla abbonamento". Dopo la cancellazione, l'abbonamento rimarrà attivo per il periodo rimanente già pagato. Per maggiori informazioni, clicca qui
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui
Entrambi i piani ti danno accesso illimitato alla libreria e a tutte le funzionalità di Perlego. Le uniche differenze sono il prezzo e il periodo di abbonamento: con il piano annuale risparmierai circa il 30% rispetto a 12 rate con quello mensile.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì, puoi accedere a La tua patria è il mondo intero di Lorenzo Marsili in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Economics e Economic Policy. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Anno
2019
ISBN
9788858138649
Argomento
Economics

Parte seconda.
Oltre l’internazionalismo

5.
Dalla parte del mondo

Proviamo a farci questa domanda: quanto della nostra crisi politica e quanto del nostro sentimento di paura, della nostra incertezza e della nostra percezione di perdita di controllo deriva da un concetto di mondo tragicamente parziale e dalla posizione privilegiata che i nostri Stati nazionali vi occupavano un tempo?
La mappa Hobo-Dyer viene commissionata nel 2002 per correggere alcune delle storture di cui soffrono le rappresentazioni tradizionali del globo terrestre. A causa della struttura sferica della terra, infatti, è impossibile riprodurre graficamente i diversi continenti e Paesi senza causare distorsioni nella loro grandezza. Le mappe tradizionali cui siamo abituati scelgono una metodologia di trasposizione che privilegia le latitudini di Europa e Stati Uniti a spese dell’Equatore. La Hobo-Dyer sviluppa invece una rappresentazione più corretta delle dimensioni di ciascun continente: con il risultato che Africa, Australia e Sud America appaiono ben più grandi di quanto siamo abituati a immaginare, e noi ben più piccoli. Provate a trovare la vostra città su questa mappa e confrontarla con la grandezza del resto del mondo. La cartina viene poi invertita, così da mettere il Sud in cima e disporre i continenti secondo la loro continuità territoriale. Vi siete mai chiesti perché le mappe cui siamo abituati mettono l’Europa in alto al centro? Semplicemente perché i primi cartografi erano italiani.
Italiano è anche il pensiero recente che ha descritto in maniera più acuta la crisi della politica moderna e la nuova impotenza del conflitto sociale, della lotta sindacale e del gioco parlamentare. Non è un caso: la parabola della decadenza italiana è forse la rappresentazione più evidente della caduta della politica in tutto l’Occidente. Dalla straordinaria vitalità dei lunghi anni Settanta e dalla peculiarità del “più grande partito comunista d’Occidente” l’Italia si ritrova, già negli anni Novanta, con uno spazio politico imploso, una società sempre più atomizzata e instupidita e un arco parlamentare che rincorre ciecamente il nuovo consenso neoliberale. Le recriminazioni sulla perdita di potere e di significato del “Politico” si moltiplicano: è l’idea, cara a pensatori come Massimo Cacciari, che lo spazio della politica sia sempre più ridotto e venga divorato dallo spazio dell’economia e della tecnica. Questa analisi, che fonda le sue radici nel pensiero di Carl Schmitt, cattura in pieno l’effetto dell’invenzione neoliberale. Ma cosa accade se proviamo a dissociare il Politico dal nazionale e ad allungare il nostro sguardo temporale e spaziale?
Se guardiamo con gli occhi del futuro agli anni della Terza Via – gli anni a cavallo del nuovo millennio e della “sinistra che fa la destra” – possiamo forse iniziare a liberarci dall’incantesimo della fine della politica. Proviamo a guardare quel periodo dalla prospettiva della sua fine – a partire cioè dall’implosione del consenso economico mondiale e dell’egemonia unica degli Stati Uniti. Così come l’idea di una fine della storia e di una fine delle ideologie ci appare come un’altra, se non l’ultima, ideologia, ecco forse che la depoliticizzazione della società ci può allora apparire come un movimento politico di forza inaudita. La parabola neoliberale che abbiamo raccontato in precedenza, a partire dal colpo di pistola a Pechino, ha stravolto il mondo. E lo ha fatto a Roma come a New Delhi, a Washington come a Shanghai, trasformando i modi di vita di miliardi di persone, sovvertendo rapporti economici e geopolitici e modificando alla radice il funzionamento delle democrazie occidentali. In realtà ogni trasformazione dell’assetto del mondo è già e sempre politica, seppure non democratica, in quanto agisce attraverso l’agenzia umana e riformula profondamente le strutture delle comunità e della società internazionale, decretandone i confini, il terreno di gioco e l’oscillazione concessa fra parti, interessi e posizioni ideologiche.
Certo, all’interno della globalizzazione neoliberale lo spazio di movimento concesso alla democrazia e al potere popolare degli Stati occidentali viene ridotto se confrontato con l’ampiezza dell’oscillazione permessa all’interno del sistema precedente. Le diverse rappresentazioni dell’Italia incarnate nella lotta fra Partito comunista e Democrazia cristiana dipingono uno spettro di possibilità certamente più ricco e più ampio di quello, misero e mortificato, rappresentato dalla competizione fra centro-destra e centro-sinistra negli ultimi vent’anni. Così come più ampia era la possibilità accordata al conflitto sociale di indirizzare l’organizzazione del Paese: basti pensare come, dalle lotte che portano allo Statuto dei lavoratori nel 1970, ci ritroviamo oggi con un conflitto perennemente in difensiva per limitare gli effetti più nefasti della svalutazione del lavoro. Un ordinamento del mondo era più permissivo – almeno, come abbiamo visto, per una parte privilegiata di mondo – di quello che ne ha fatto seguito. Ma se è proprio l’ordinamento del mondo che poniamo nel nostro campo visivo, ci accorgiamo di come in realtà la sovranità popolare sia sempre stata poco più che una decorazione. Le strutture tradizionali di partecipazione e di conflitto poco hanno avuto a che fare con l’ordinamento imperiale del mondo; poco hanno contribuito ai Trenta Gloriosi dell’egemonia americana e occidentale del dopoguerra (anzi, semmai si sono manifestate con più forza durante la loro crisi, accelerandola); poca voce hanno avuto nella costruzione del perimetro della globalizzazione neoliberale.
Abbiamo il dovere di superare il lutto per la riduzione dell’agenzia politica nelle democrazie occidentali con il passaggio da un sistema a un altro e provare a porci invece la seguente domanda: come conferire alla democrazia potenza e presa sulla riorganizzazione del mondo? In un momento di straordinaria trasformazione mondiale come quello che stiamo vivendo, la vera domanda politica sta tutta qui.
È comprensibile come una generazione occidentale che abbia vissuto l’apparente efficacia politica del “mondo a misura di Stati” e che si sia poi ritrovata gettata nell’impotenza dettata dalla globalizzazione neoliberale si ritrovi disorientata e preda di un potente senso di perdita. Forse, come già fece il pensiero europeo negli anni Venti del Novecento rigenerandosi attraverso una contaminazione con il pensiero “oltre l’Europa” e in particolare con il pensiero americano54, occorre oggi avere il coraggio di guardare oltre l’Occidente per recuperare ambizione e senso di possibilità e slegare così l’ampiezza del pensiero e l’ambizione dell’agire dal peso delle biografie individuali.
La parabola storica vissuta da un osservatore cinese, ad esempio, è tutt’altra. Partendo dagli anni più bui del maoismo – gli stessi anni Sessanta e Settanta che in Europa marcavano l’apice del conflitto sociale e dell’immaginazione al potere –, la realtà che oggi lo circonda appare con tutta la sua potenza trasformatrice e la sua carica impetuosa. Se la traiettoria europea parte dal privilegio del dopoguerra, con la sua parziale libertà politica, per trovarsi ammanettata da una globalizzazione che ha superato e imbrigliato i propri artefici, la parabola cinese parte invece da una carestia che miete decine di milioni di vittime55 e approda oggi alla sfida lanciata all’egemonia americana sul mondo. Seppure in maniera meno estrema, una tale divergenza di esperienza storica è familiare a gran parte del mondo non-occidentale.
Prendiamo ad esempio un filosofo contemporaneo cinese come Zhao Tingyang. Il suo testo più noto, Tianxia, viene pubblicato in Cina nel 2016 e muove da presupposti molto simili a quelli che informano il pensiero della decadenza del Politico:
Con l’approfondirsi della mondializzazione notiamo come il più grande beneficiario non sia uno Stato particolare, ma le nuove strutture di potere che esistono sotto forma reticolare. Il sistema del capitale finanziario mondiale, il sistema dei nuovi media così come altri sistemi ad alta tecnologia sono attualmente i principali beneficiari del gioco mondiale e hanno la speranza di divenire i più grandi poteri del mondo. Benché tali sistemi restino ancora oggi parzialmente trattenuti dagli Stati sovrani, se consideriamo il loro funzionamento attuale e le prospettive future essi sono destinati ad accrescere la propria potenza, tessendo in tutto il mondo la propria tela di ragno e controllando progressivamente tutti quanti gli spazi di azione e di parola. Passo dopo passo, prendono in ostaggio gli Stati e li manipolano (e questo in parte già avviene), trasformando gradualmente i governi in agenti del sistema mondiale dei capitali e delle tecnologie [...] sono i nuovi poteri autoritari in formazione56.
Quello che descrive Zhao è il compimento del processo di distacco della mondializzazione dal controllo di qualunque Stato. È ciò che abbiamo visto essere il punto interrogativo della globalizzazione neoliberale, quel “nessuno è al comando” al tempo stesso vero e falso. Il passo successivo è la costruzione di un mondo che si rende indipendente dal mondo; ossia una struttura di forze, poteri ed eventualità che sfuggono al controllo di qualunque potenza politica e costituiscono una rete integrata di portata veramente mondiale. La teoria dei due mondi, che abbiamo visto essere alla base del pensiero neoliberale, assume qui un’impennata e supera la sola sfera economica: sono intere praterie della nostra immaginazione ad essere sottratte al nostro controllo. È la perdita del Politico: le parole di Zhao Tingyang sembrano infatti ricalcare quelle di Massimo Cacciari: “Ogni forma politica finisce necessariamente col tendere a diventare funzione di quelle stesse potenze insofferenti del suo primato [...]. Il Politico non può più avanzare alcuna ‘autorità’ che non si presenti al ‘servizio’ del funzionamento del sistema tecnico-economico”57.
Ma ciò che è più interessante è la risposta che offre Zhao a questo stato di cose. Lungi da qualunque nostalgia per un passato compianto e distante da ogni invocazione della potenza della nazione – e se c’è una nazione capace di governare tali nuovi poteri, questa è proprio la Cina! – Zhao riprende invece un concetto della filosofia politica cinese, quello di Tianxia, per porre la necessità di una nuova politica mondiale come via d’uscita da questo predicamento.
Ma che cos’è il sistema Tianxia? Il concetto affonda le sue origini nella dinastia di Zhou, grossomodo contemporanea alla Grecia di Socrate e Platone. In quell’epoca il “mondo conosciuto” dai popoli cinesi era diviso fra diverse comunità politiche in perenne lotta intestina. Una di queste, lo Stato di Zhou, riesce a divenire egemonico e a portare tutti gli altri Stati nella sua orbita. Lo Stato di Zhou, e questo è il punto chiave, non è né il più grande né il più potente. Ottiene l’egemonia attraverso l’attrattività del proprio sistema, il buon governo che lo caratterizza e la forza economica che ne risulta. Ma in quanto Stato minore non ha la forza di conquistare e sottomettere apertamente gli altri. La sua egemonia si manifesta attraverso un governo a distanza e spesso indiretto, con la costruzione di un sistema di interdipendenza fra gli Stati basato in larga parte sull’adesione volontaria. Lo Stato di Zhou si fa garante, attraverso una sorta di federazione ante litteram, di tutti quei “beni comuni” che richiedono necessariamente una cooperazione oltre le ristrettezze del territorio “nazionale” di ciascuna comunità: ad esempio, il lavoro per deviare i grandi fiumi della pianura cinese e costruire un sistema di dighe e canali per favorire l’agricoltura. Da questa necessità di governare un’unità ben più grande, senza però poter esercitare un diretto controllo politico e militare, emerge la questione del “governo del mondo” come tema centrale dei rapporti civili e politici fra le differenti comunità dell’universo conosciuto. Con il concetto di Tianxia – letteralmente, “tutto ciò che è sotto al cielo” – la dinastia di Zhou tesse un sofisticato sistema che abbraccia la pluralità nazionale all’interno di un unico spazio politico e morale.
È questo che permette a Zhao Tingyang di presentare il Tianxia come un concetto capace di “trasformare l’interno in esterno” e definire “un mondo che possiede la propria mondialità”, ossia il “divenire mondo del mondo”58. In altre parole, la capacità di intendere il mondo in quanto tale come soggetto politico e metro di giudizio delle proprie azioni. Sebbene il riferimento al “cielo” possa far pensare a un’idea religiosa, qui non si tratta della concezione metafisica e trascendentale che verrà data al termine dalla fede cristiana. Il pensiero cinese, d’altronde, non ha mai conosciuto la divisione fra essere e divenire, fra trascendenza e immanenza propria della filosofia greca e dell’universalismo della Chiesa cristiana. Tianxia, “tutto ciò che è sotto al cielo”, si riferisce invece a tre dimensioni squisitamente immanenti.
La prima è la dimensione territoriale. Ossia prendere l’estensione intera del mondo come...

Indice dei contenuti

  1. Introduzione. Il giardino di Pechino e la colonia del mondo
  2. Parte prima. Il governo del mondo
  3. Parte seconda. Oltre l’internazionalismo
  4. Referenze iconografiche