Conoscenza, competenza, creatività, crescita
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Conoscenza, competenza, creatività, crescita

Il capitale immateriale per l'Italia di domani

Mario Alì

  1. 192 pagine
  2. Italian
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  4. Disponibile su iOS e Android
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Conoscenza, competenza, creatività, crescita

Il capitale immateriale per l'Italia di domani

Mario Alì

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Informazioni sul libro

Il libro raccoglie una serie di contributi sul tema del capitale immateriale, della ricerca scientifica e delle conoscenze, dalle teorizzazioni di Antonio Ruberti sino all'attuale panorama dello spazio europeo della ricerca. Esponenti del mondo della cultura, della scienza, dell'economia e della formazione superiore si confrontano con i possibili futuri cambiamenti dell'idea del capitale immateriale, incardinata in quattro parole chiave – conoscenza, competenza, creatività, crescita – che racchiudono una proposta concreta per lo sviluppo e per la rinascita dell'Italia di domani.

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Informazioni

Anno
2021
ISBN
9788858146514
Argomento
Economics

Mario Alì
Dare nuovo impulso alla società
della conoscenza1

Premessa

Era da molti anni che avevo in animo di pubblicare un libro che affrontasse, da diverse angolazioni scientifiche e culturali, il grande ma trascurato tema del “capitale immateriale”, un tema sul quale il mio Maestro di vita e di lavoro, il prof. Antonio Ruberti2, ha lavorato molto muovendo dalla lungimirante intuizione secondo la quale l’insieme delle competenze e conoscenze si stava affermando in tutto il mondo come la più importante forma di capitale denominata la “nuova ricchezza delle nazioni”, al pari, se non maggiore, della ricchezza finanziaria. Mi pare di tutta evidenza che il tempo gli abbia dato ragione. D’altro canto, se è vero che tale concetto è ormai universalmente riconosciuto, è ugualmente vero che il capitale immateriale deve essere sostenuto, accumulato ed equamente distribuito in Europa e nel mondo, per evitare sperequazioni che avrebbero la sola conseguenza di accrescere disuguaglianze e povertà.
Ho più volte iniziato a raccogliere le idee, ma – nonostante le competenze acquisite nel corso della mia attività lavorativa al servizio della formazione e della ricerca – ho sempre desistito, nel timore di non riuscire a presentare in modo esaustivo e completo i molteplici aspetti e collegamenti che gli eventi degli ultimi decenni hanno messo in luce e che Antonio Ruberti avrebbe saputo magistralmente rappresentare.
Successivamente, sfogliando vecchi «Notiziari» del Ministero dell’Università e della Ricerca, e in particolare uno interamente dedicato agli obiettivi legislativi raggiunti nella decima legislatura per il settore Università e Ricerca3, periodo d’oro che consegnò un quadro normativo profondamente rinnovato per tale comparto, mi ha colpito profondamente l’intervento in aula svolto da Ruberti sul disegno di legge dedicato all’autonomia delle università e degli enti di ricerca, purtroppo non approvato. In particolare il mio ricordo si è soffermato su una sua frase che voglio qui riportare: «c’è sempre tempo per arrivare tardi». Questa frase, letta oggi, mi è sembrata profetica, e ha rinnovato in me l’impulso di riprendere in mano l’iniziativa tante volte abbandonata.
Era il 29 gennaio del 1992, son passati quasi 30 anni da quella allocuzione in Parlamento. Guardando ai risultati che oggi appaiono davanti ai nostri occhi e alle profonde trasformazioni avvenute nel mondo, siamo costretti a convenire che effettivamente “siamo arrivati tardi”. Mi piace sperare che tutto questo tempo non sia passato invano, e che sia ormai maturo e condiviso il momento di richiamare l’attenzione di tutti nei confronti di quelle istituzioni culturali, scolastiche, universitarie e di ricerca che forniscono, spesso tra mille difficoltà, ai nostri giovani quelle nozioni e quel bagaglio culturale e scientifico che servirà loro per affrontare a testa alta le sfide del mondo di oggi e di domani. Questo permetterà loro di guardare ad una globalizzazione rispettosa delle uguaglianze e del rapporto con l’ambiente.
Questo libro è il risultato di una riflessione condivisa con molti amici, illustri docenti con i quali da anni ho avviato un confronto alimentato dalla comune convinzione che sia necessario porre al primo punto dell’agenda politica una attenzione fattiva, reale sul tema del capitale immateriale, che riguarda in primo luogo il futuro dei nostri giovani.

L’incontro con il prof. Antonio Ruberti

Ero molto giovane quando ebbi la fortuna d’incontrare per la prima volta il prof. Antonio Ruberti, l’uomo che ha rivoluzionato completamente il mio modo di pensare e di ragionare, lo scienziato, il politico che ha dedicato la propria vita alle sue tre grandi passioni, l’ingegneria, l’università e l’Europa, con il fine ultimo di arrivare a realizzare il suo grande sogno di uno “spazio europeo della ricerca e della formazione”.
Eravamo agli inizi degli anni ’70 ed esattamente in marzo quando varcai per la prima volta, per il mio primo impiego, la porta che si apriva su un lungo corridoio che conduceva alla Presidenza della facoltà di Ingegneria dell’Università degli studi di Roma.
La facoltà di Ingegneria si trova in un posto incantevole, nel Rione Monti, in via Eudossiana, sul lato destro della Basilica di San Pietro in Vincoli, in un antico palazzo, inaugurato nel 1873, che ospitava inizialmente sia la Scuola di Applicazioni degli ingegneri, sia la Scuola di Matematica.
Ai piedi della lunga scalinata ti ritrovi immerso nella storia, nel parco del Colle Oppio, a due passi dalla Domus Aurea, che si apre sul Colosseo.
Chi poteva essere più fortunato di me? Ma la mia fortuna più grande fu in quell’incontro con il prof. Antonio Ruberti, docente di Teoria dei sistemi e fondatore, nel 1969, dell’Istituto di automatica presso l’Università di Roma, che proprio in quello stesso giorno si insediava come preside della Facoltà.
Era per entrambi la prima volta. Mi ricordo quel giorno come se fosse ora. Arrivai all’ingresso principale della facoltà molto presto al mattino, salii i primi gradini antistanti la facoltà ed entrai all’interno dello splendido androne che a destra conduce ad alcune aule, a sinistra si apre su un chiostro, parte dell’antico convento, e al centro si erge imponente una grande scalinata. Ad accogliermi, all’ingresso del pian terreno, c’era un anziano commesso, il quale mi salutò e mi condusse in modo cortese e professionale davanti alla porta della presidenza della facoltà, situata al primo piano dell’edificio.
Ricordo il suo respiro affannoso nel salire quelle due rampe di scale, ma niente era rispetto a quello che provavo io in quel momento. Arrivai davanti alla porta, entrai e mi sedetti in un angolo di quel lungo corridoio, di fronte ad una grande aula che esponeva il cartellino “sala delle lauree”.
Dopo poco, finalmente suonò il campanello della porta di ingresso della presidenza e in un attimo, come in un sogno, passai da una profonda solitudine ad un improvviso apparire di impiegati che uscivano da tutte le stanze. Questo fiume in piena si riversò verso la porta distribuendosi da una parte e dall’altra del corridoio, dove nel mezzo c’era un lungo tappeto rosso. Il commesso aprì la porta e immediatamente apparve un uomo e si sollevò un coro unanime: «Benvenuto e auguri signor preside!». Riuscii tra la folla accalcata ad intravedere una figura, un signore distinto di mezza età, con i capelli bianchi, grandi occhiali, con un impermeabile bianco e un sigaro, un vecchio toscano, tra le dita.
Salutò tutti molto cordialmente, si incamminò nel lungo corridoio, mi alzai in piedi, lui mi passò davanti guardandomi di sfuggita.
Mentre ansiosamente attendevo, cominciai a guardare nell’ordine degli studi le finalità della materia insegnata dal prof. Antonio Ruberti, ovvero la Teoria dei sistemi, e mi impressionai ancora di più:
Con il termine “Sistema” si intende un insieme di oggetti e di regole relazionali ed organizzative che ne determinano l’interazione, tale che un cambiamento in uno degli oggetti stessi comporta, in qualche modo, un cambiamento su tutti. Un sistema, dunque, è caratterizzato da due o più elementi che interagiscono reciprocamente, secondo un modello di circolarità in base al quale ciascuno condiziona l’altro ed è da esso, a sua volta, condizionato.
Mi impressionò il pensiero che qualcuno potesse insegnare una materia così complessa fatta di interazioni, celle, elementi differenti tra loro ma che insieme permettono il funzionamento di un sistema complesso; e ancora di più mi terrorizzò l’idea che con quella stessa persona, di lì a poco, avrei dovuto affrontare un colloquio. Dopo poco entrai e lo vidi di spalle intento a liberare, dalle cose ritenute inutili, una vecchia libreria posizionata davanti alla sua scrivania. «Prego si accomodi», mi disse, si tolse i suoi occhiali neri, li posò sulla scrivania e disse: «Non le chiedo che cosa sa fare, voglio solo sapere se ha voglia di imparare e di lavorare con serietà, e se sì, non abbia paura di commettere errori, sbaglia solo chi fa le cose». Ovviamente la mia risposta fu affermativa e da quel momento si concretizzò il mio futuro destino, fatto di duro lavoro, profondi insegnamenti e grandi soddisfazioni.
Quei primi tre anni trascorsi all’interno della Presidenza mi aprirono gli occhi e la mente su un mondo nuovo, quello della formazione e della ricerca.

Gli anni della “Sapienza” e del Ministero dell’Università e della Ricerca scientifica e tecnologica

Nel 1976 Ruberti si candidò a Rettore dell’Università di Roma “La Sapienza”, ma fu una elezione molto contrastata che si risolse soltanto nella decima votazione. Il momento storico era molto complicato: si trattava di portare a capo dell’Università un grande riformatore, sostenuto, per la prima volta nella storia dell’Ateneo, dalle forze socialiste di sinistra. La competizione non fu affatto facile: per ben 9 volte si giunse vicino al risultato, ma per 9 volte, per poche manciate di voti, si era dovuto rinunciare ai festeggiamenti.
Giova rammentare che l’elezione del Rettore della “Sapienza”, che rimane tutt’oggi il più grande ateneo d’Europa4, non è mai stata un fatto indifferente alla vita della città, essendo essa stessa una città dentro la città.
Un giorno, dopo il nono scrutinio, mi fermai a guardare le notizie stampa riportate dalle varie testate e agenzie e mi colpì molto constatare che tutte si esprimevano a favore della candidatura del prof. Ruberti, tranne ...

Indice dei contenuti

  1. Introduzione di Gianni Letta
  2. Mario Alì Dare nuovo impulso alla società della conoscenza
  3. Anna Monia. Alfieri La sfida del Covid: il ritorno alle radici
  4. Guglielmo Ardito. La generazione dell’esperienza e della saggezzaSenectus ipsa non est morbus
  5. Antonio Catricalà. Il capitale umano del Paese: perché dobbiamo tornare a studiare
  6. Antonio Cocozza. Capitale immateriale, etica, education, competenze e sviluppo
  7. Gianluigi Colalucci. Il restauro come “capitale immateriale” dell’Italia
  8. Tiziana D’Acchille Il capitale immateriale nel panorama europeo dell’alta formazione artistica
  9. Carlo Gaudio. Il capitale immateriale: formazione, innovazione, ricerca
  10. Pietro Lasalvia. Il capitale immateriale attraverso la responsabilità sociale d’impresa, la cultura e la sostenibilità
  11. Lamberto Maffei. Invecchiare bene è possibile
  12. Salvatore Monaco. La teoria dei sistemi e del controllo e le criticità della politica
  13. Mario Morcellini. Il capitale immateriale, fondamento di un nuovo Umanesimo. Il lascito culturale innovativo di Antonio Ruberti
  14. Laura Moschini. Digital SHTEAM: una “via italiana”, coerente e anticipatrice della discussione in Europa per l’istruzione, la formazione, la parità di genere e le pari opportunità
  15. Giuseppe Novelli e Francesca Zedda. Il ruolo della scienza fra comunicazione e responsabilità sociale
  16. Germano Paini e Carmine Marinucci. La trasformazione digitale e la sfida delle competenze
  17. Walter Ricciardi. Capitale umano, salute e sanità
  18. Postfazione. Il diritto realtà sacra di Francesco Coccopalmerio
  19. Gli autori
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Alì, M. (2021). Conoscenza, competenza, creatività, crescita ([edition unavailable]). Editori Laterza. Retrieved from https://www.perlego.com/book/3460548/conoscenza-competenza-creativit-crescita-il-capitale-immateriale-per-litalia-di-domani-pdf (Original work published 2021)

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Alì, Mario. (2021) 2021. Conoscenza, Competenza, Creatività, Crescita. [Edition unavailable]. Editori Laterza. https://www.perlego.com/book/3460548/conoscenza-competenza-creativit-crescita-il-capitale-immateriale-per-litalia-di-domani-pdf.

Harvard Citation

Alì, M. (2021) Conoscenza, competenza, creatività, crescita. [edition unavailable]. Editori Laterza. Available at: https://www.perlego.com/book/3460548/conoscenza-competenza-creativit-crescita-il-capitale-immateriale-per-litalia-di-domani-pdf (Accessed: 15 October 2022).

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Alì, Mario. Conoscenza, Competenza, Creatività, Crescita. [edition unavailable]. Editori Laterza, 2021. Web. 15 Oct. 2022.