Il cinema muto italiano
eBook - ePub

Il cinema muto italiano

Da "La presa di Roma" a "Sole". 1905-1929

  1. 486 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Il cinema muto italiano

Da "La presa di Roma" a "Sole". 1905-1929

Dettagli del libro
Anteprima del libro
Indice dei contenuti
Citazioni

Informazioni sul libro

Tra dive e colossal, intellettuali e masse popolari, ambizioni universali e superomismo dannunziano, Quo Vadis e La signora delle camelie, Gian Piero Brunetta traccia la sfolgorante parabola di ascesa e tramonto del cinema made in Italy degli albori.

Il cinematografo arriva da noi nel 1896, a pochi mesi dall'invenzione dei fratelli Lumière, ma bisogna attendere il 1905 – con la proiezione romana del film che, in dieci minuti e sette quadri, ricostruisce la Presa di Porta Pia – per festeggiare la nascita ufficiale del cinema italiano. Le nostrane 'fabbriche delle films', come vengono chiamate, sono piccole imprese a conduzione familiare che cullano tuttavia ambizioni industriali. Nella scelta dei soggetti si attinge al meglio della letteratura, dell'arte e del teatro, e grandi nomi della cultura del tempo – uno su tutti, Gabriele D'Annunzio – vengono coinvolti nell'ideazione di trame e musiche, o nella riduzione delle proprie opere. Le produzioni sono grandiose: Quo Vadis?, Marcantonio e Cleopatra, Giulio Cesare, Gli ultimi giorni di Pompei e Cabiria. Il cinema fa sognare, infiamma il patriottismo popolare alla vigilia della Grande Guerra, conquista il pubblico americano. Per le nostre 'star' esplode l'età d'oro dell'adorazione universale. Da Francesca Bertini a Lyda Borelli, da Pina Menichelli a Hesperia, a Leda Gys, a Eleonora Duse, l'esercito delle dive immortalate in film come Rapsodia satanica, Tigre reale, Odette, Il fuoco, La signora delle camelie o Malombra, ispira nel pubblico profonde passioni e sollecita trasformazioni di mentalità e costume. Ma l'infatuazione, di pari passo con l'industria cinematografica nazionale, si esaurisce in fretta. Intorno agli anni Venti un'industria che aveva esportato le sue pellicole in tutto il mondo vede crollare la produzione da centinaia di titoli a poche unità, mentre l'avanzata delle Majors americane e del cinema europeo aggrava la crisi italiana e provoca l'emigrazione massiccia di attori, tecnici e registi. In questo scenario desolante, nel 1929, un gruppo di giovani italiani realizza un film intitolato Sole. Sin dal nome quel lavoro sembra contenere la speranza e la scintilla della rinascita.

Domande frequenti

È semplicissimo: basta accedere alla sezione Account nelle Impostazioni e cliccare su "Annulla abbonamento". Dopo la cancellazione, l'abbonamento rimarrà attivo per il periodo rimanente già pagato. Per maggiori informazioni, clicca qui
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui
Entrambi i piani ti danno accesso illimitato alla libreria e a tutte le funzionalità di Perlego. Le uniche differenze sono il prezzo e il periodo di abbonamento: con il piano annuale risparmierai circa il 30% rispetto a 12 rate con quello mensile.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì, puoi accedere a Il cinema muto italiano di Gian Piero Brunetta in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Mezzi di comunicazione e arti performative e Storia e critica del cinema. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Il racconto dal 1919 al sonoro

Nel decennio che va dalla fine della guerra all’invenzione del sonoro la produzione italiana registra un’inarrestabile parabola discendente. La scomparsa pressoché totale dei film, la loro relativa modestia, se si pensa allo sviluppo contemporaneo delle cinematografie americana, tedesca, sovietica, francese e nordica, il ritardo obiettivo nello sviluppo linguistico, fanno sì che di questo decennio non si parli nelle storie generali del cinema, se non per ricordare dei titoli che si contano sulle dita di una mano. In realtà – accettato il dato indiscutibile della modestia della produzione – va anche rilevato che se il numero di film prodotti alla fine degli anni Venti non supera le due decine l’anno e si riduce nel 1929 a poche unità, nel periodo dell’immediato dopoguerra il numero delle opere e delle case in funzione è assai elevato e supera i duecento titoli l’anno, almeno fino al crollo dell’Uci conseguente al fallimento della Banca italiana di sconto del 29 dicembre 1921. Quando questo libro è stato scritto le idee o i dati sul decennio tra la fine della guerra e il sonoro erano molto limitati. Mancavano le fonti filmiche – ora recuperate, sia pure in minima parte, in ogni caso sufficiente a rendere possibili delle ipotesi sullo standard medio, sui modelli dominanti, sullo sviluppo espressivo e sui rapporti con il cinema di altri paesi –, mancavano i più elementari elementi filmografici.
Di tutta la storia del cinema muto italiano il cinema degli anni Venti costituiva un vero e proprio buco nero. Era necessario che qualcuno iniziasse a fissarne in modo sicuro la topologia e ne effettuasse un primo censimento sistematico1.
Gli anni Venti – grazie a una cospicua serie di ritrovamenti, indagini filmografiche e restauri – non sono più una «terra incognita», ma il considerevole aumento delle conoscenze dirette dei testi non muta in modo sostanziale né fa pendere la bilancia a favore del cinema italiano rispetto alle altre cinematografie. Questa produzione, nonostante tutti i tentativi di recupero di singoli fenomeni che si potranno mettere in atto grazie a ricerche, restauri, ritrovamenti e a una collazione organica dei materiali, non ha avuto la forza di superare i confini nazionali, né ha potuto reggere al confronto con la produzione americana, che proprio negli stessi anni ha cominciato a dilagare2.
Con poche varianti i produttori hanno cercato di riproporre i medesimi motivi dell’anteguerra, senza procedere ad alcun tipo di rinnovamento di quadri e di soggetti. Mentre in America già Griffith appariva superato dall’emergere di nuovi registi, in Italia i quadri rimangono gli stessi, i generi di successo non vengono toccati. Il ritorno all’antico sembra – come si è detto – una delle formule magiche, un toccasana a cui si ricorre per anni nella speranza di riconquistare il prestigio internazionale perduto. Le reazioni ai pochi tentativi di revival sono concordi in Italia e all’estero: nonostante la profusione della spesa i film risultano involontariamente grotteschi e ridicoli e ottengono risposte da parte del pubblico esattamente antitetiche alle attese.
I tentativi di dar vita alla grande produzione spettacolare comunque vi sono: dal 1918 si possono almeno ricordare i titoli di Teodora (diretto da Leopoldo Carlucci) che esce solo nel 1922, Frate sole (realizzato da Ugo Falena), per giungere tra il 1919 e il 1921 alla realizzazione della Nave con Ida Rubinstein e lo stesso figlio di D’Annunzio, Gabriellino, come regista, assieme al più competente Mario Roncoroni.
Teodora ottiene un notevole successo anche all’estero («Teodora è uno spettacolo eccezionale, immenso, unico» scrive un critico sul «New York American») e in Italia il film viene accolto come l’opera capace di rinnovare i fasti di Cabiria per grandiosità spettacolare, dovuta alle scenografie dell’architetto Armando Brasini. Tra le produzioni colossali degli inizi degli anni Venti accanto a Teodora si colloca anche La nave. Come il precedente anche questo film è lento, enfatico, sconnesso nella struttura, e per di più mal digeribile per il lessico dannunziano («Signore, signore sai che soffero vituperio per te. Abbandonato ho la mia casa e il mio retaggio. Il mio sangue s’è rivoltato contro a me»). Barbarico nelle intenzioni, ma ricercato nel taglio delle inquadrature e nelle scenografie, La nave merita comunque uno studio che lo consideri un po’come l’epicedio della grande produzione spettacolare e nazionalista del cinema muto italiano. Se non altro per lo stretto legame ideale con la vicenda dell’occupazione di Fiume da parte di D’Annunzio, di cui sembra quasi costituire la motivazione ideologica e il transfert. Un discorso a parte merita forse l’interpretazione data da Ida Rubinstein alla figura di Basiliola Faledra: una sorta di distillato di tutti quegli elementi già osservati nel capitolo sul divismo che concorrono a fare della donna una sorta di incarnazione delle forze della natura primitiva e che in un gioco di continue metamorfosi la trasformano da incantatrice in serpente, da felinide in creatura del fuoco, in essere demoniaco che porta fino in fondo la sua vendetta («Basiliola contempla l’eroe vinto dalla sua astuzia femminile, e sorride trionfante. Ma ad altro aspira la sua vendetta»). Parallelamente si possono individuare elementi di forte ...

Indice dei contenuti

  1. Introduzione
  2. Le origini
  3. Nascita e sviluppodel sistema produttivo. 1905-1918
  4. La censura e le istituzioni
  5. Il divismo
  6. Il ruolo dei letterati e dei modelli letterari nell’industria cinematografica
  7. Le origini della critica
  8. Nascita e sviluppo del racconto
  9. La crisi del dopoguerra
  10. Ascesa e caduta dell’Unione cinematografica italiana
  11. La produzione dal 1923 al 1929
  12. La fascistizzazione del cinemanegli anni Venti
  13. Critica e teoria
  14. Il racconto dal 1919 al sonoro