Prima lezione di psicologia della comunicazione
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Prima lezione di psicologia della comunicazione

  1. 208 pagine
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Prima lezione di psicologia della comunicazione

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Che cosa vuol dire comunicare? In che modo comunichiamo quando non usiamo le parole? Come si può aumentare la consapevolezza dei processi comunicativi in cui, lo vogliamo o meno, siamo protagonisti nella vita di tutti i giorni? Luigi Anolli ci guida in un percorso di comprensione di una delle attività umane più complesse e in continua trasformazione. Dalla comunicazione a gesti a quella mediata dai computer e internet, questa Prima lezione è una storia affascinante che parla della vita stessa.

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Informazioni

Anno
2012
ISBN
9788858106389

Note

Capitolo I

1 Fra le innumerevoli opere dedicate a questo ambito disciplinare, a mio avviso hanno contribuito in modo particolare e in tempi recenti quelle di N. Chomsky (New Horizons in the Study of Language and Mind, Cambridge University Press, Cambridge 2000), M.D. Hauser (The Evolution of Communication, mit Press, Cambridge 1996), R. Jackendoff (Language, Consciousness, Culture: Essays on Mental Structure, mit Press, Cambridge 2007), S.C. Levinson (Presumptive Meanings: The Theory of Generalized Conversational Implicature, mit Press, Cambridge 2000) e M. Tomasello (Origins of Human Communication, mit Press, Cambridge 2008).
2 Cfr. L. Anolli, Psicologia della comunicazione, Il Mulino, Bologna 2002; Id., Fondamenti di psicologia della comunicazione, Il Mulino, Bologna 2006; L. Anolli, R. Ciceri, La voce delle emozioni. Verso una semiosi della comunicazione vocale non verbale delle emozioni, Franco Angeli, Milano 2000; L. Anolli, R. Ciceri, G. Riva (a cura di), Say Not to Say. New Perspectives on Miscommunication, ios Press, Amsterdam 2002, come pure B. Bara, Pragmatica cognitiva. I processi mentali della comunicazione, Bollati Boringhieri, Torino 1999, G. Mininni, Discorsiva mente. Profilo di psicosemiotica, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli 1995 e G. Riva, Psicologia dei nuovi media, Il Mulino, Bologna 2008.
3 Nell’ambito dell’e-learning i serious games sono simulazioni interattive realizzate nello spazio virtuale, nelle quali gli individui «sperimentano» in modo ludico e «situato» (ossia, agganciato a definite situazioni reali) nuovi percorsi di apprendimento a distanza in riferimento a specifici ambiti di conoscenza e di competenza. L. Anolli, F. Mantovani, L. Pannese, La simulazione e i Serious Games, Il Mulino, Bologna 2010.
4 Il web 2.0, introdotto nel 2004 da un editore americano, O’Reilly Media, consente di creare e condividere con facilità contenuti multimediali. Grazie al linguaggio ajax anche utenti non esperti possono creare testi, immagini e video, renderli visibili e disponibili a una comunità di utenti. Al riguardo, basta pensare all’espansione dei blogs a cui stiamo assistendo in quest’ultimo periodo, da quelli dei politici a quelli delle persone dello spettacolo, a quelli dei ricercatori e così via.
5 Al gradualismo evoluzionistico di Charles Darwin secondo cui l’evoluzione avviene in modo graduale, continuo e sequenziale, Stephen Gould (L’equilibrio punteggiato, Codice, Torino 2008) oppose il modello degli equilibri punteggiati, secondo il quale nella loro evoluzione le specie presentano lunghi periodi di stasi e di immobilità, seguiti (ossia, «punteggiati») da salti improvvisi, da cambiamenti bruschi e dalla repentina comparsa di nuove forme specifiche.
6 Il «mulinello a palette» è un particolare tipo di calorimetro immerso nell’acqua.
7 In modo più specifico, Shannon definisce l’informazione come il valore di probabilità che si realizza all’interno di molte possibilità combinatorie (N scelte) fra H simboli. Affinché vi sia informazione, occorre introdurre nella situazione di equiprobabilità della fonte un sistema di probabilità (s-codice) che definisca alcune combinazioni come più probabili e altre meno. Occorre, cioè, che il segnale possieda una qualità sufficientemente buona e raggiunga una certa intensità per superare la soglia di ricezione e per arrivare al destinatario. Quando le probabilità di emissione dei segnali alla fonte sono tutte eguali (equiprobabili), si ha il massimo di entropia (ossia, mancanza d’informazione). Entropia e informazione sono due entità opposte: più grande è la quantità d’informazione, più piccola è l’entropia, e viceversa. Di conseguenza, l’informazione può essere definita come entropia negativa (o «neg-entropia»).
8 Il feedback, a sua volta, è stato distinto in feedback positivo e feedback negativo. Nel primo caso il feedback aumenta l’informazione d’ingresso e favorisce i processi di cambiamento del sistema; nel secondo caso il feedback riduce l’informazione d’ingresso promuovendo una condizione di omeostasi del sistema.
9 La semiotica (o semiologia; dal greco semeion che significa segno) è la scienza che studia la vita dei segni nel quadro della vita sociale. Ha assunto diversi indirizzi nel corso della sua storia, quali la semiotica strutturale di Ferdinand de Saussure e di Louis Hjelmslev (l’attenzione è focalizzata sulla struttura e sull’organizzazione dei segni nelle loro varie componenti come significante e significato, contenuto ed espressione), la semiotica interpretativa di Charles Peirce, di Umberto Eco e di Ray Jackendoff (l’interesse è rivolto in modo specifico alla comprensione dei processi mentali sottesi all’interpretazione dei segni da parte del destinatario), la semiotica generativa di Algirdas J. Greimas (partendo dall’assunto della narratività come modello generale di organizzazione di qualsiasi testo, Greimas ritiene che il senso si generi a partire da opposizioni semplici, astratte e profonde, che, a loro volta, si ripercuotono sulle strutture di superficie del testo da noi di fatto fruibile).
10 La discomunicazione (miscommunication) è un modo di comunicare per non comunicare. È un dire per non dire, facendo ricorso a diverse strategie comunicative, come l’elusività, l’ambiguità, l’evasività, la prolissità, la disfluenza, o, al contrario, l’assertività concisa e la reticenza. Tali strategie si ritrovano in modo regolare nella comunicazione atipica (non standard) come nell’ironia e nello humour, nella menzogna, nella comunicazione schizofrenica. Su questo argomento si veda il contributo di Anolli, Ciceri, Riva, Say Not to Say cit.
11 G. Bateson, Verso un’ecologia della mente, Adelphi, Milano 1976.
12 Pensiamo al gesto di indicare con l’indice puntato verso un certo oggetto o evento: quanto più il gesto è deciso e netto, tanto più manifesta una certa volontà nei confronti della realtà designata. Pensiamo ai vari modi vocali con cui possiamo pronunciare la parola «esci»: può essere una semplice richiesta (del tipo: «Quando esci, chiudi la porta, per cortesia»); può essere un segno di rabbia estrema se viene urlata (come in: «Adesso esci!!!»); può essere una supplica per non uscire (come nella frase detta, supponiamo, dalla moglie al marito: «Anche questa sera esci?!»).
13 Per Saussure qualsiasi lingua naturale è il risultato arbitrario delle convenzioni e degli «accordi comunicativi» messi in atto nel tempo da parte di una certa comunità di parlanti. Tuttavia, questa posizione non tiene conto del fenomeno del simbolismo fonetico (o fonosimbolismo), in base al quale i diversi suoni linguistici (per esempio, grave/acuto, stretto/largo, nasale/non nasale ecc.) sono in grado di evocare rapporti con sensazioni spaziali, musicali, cromatiche, olfattive.
14 Mentre Francesco Bacone già nel 1623 aveva avuto l’intuizione di scrivere testi cifrati facendo ricorso soltanto a due simboli (a e b), fu Gottfried Leibniz nel 1679 a descrivere compiutamente le regole del sistema numerico binario, riproposto e divulgato nel 1847 dal matematico inglese George Boole. Si tratta di un sistema posizionale che ha come base il valore 2 e come esponente il valore corrispondente alla posizione che la cifra (0 o 1) occupa. Oggi esso è l’architrave dei new media, intesi come l’insieme dei mezzi di comunicazione che impiegano il linguaggio digitale nella codifica delle informazioni, che si tratti di un testo, di immagini o di suoni.
15 Prendiamo come esempio questa battuta: «Sei stato proprio un somaro». Se è detta con un tono serio, significa svalutazione, biasimo, disistima, al limite disprezzo; se viene detta con un tono anche leggermente ironico bonario (per esempio, al termine di un esame in cui un amico ha preso trenta), significa esattamente il contrario, cioè apprezzamento, stima ed elogio. La frase è la medesima; cambia in parte solo l’intonazione della voce.
16 La sua ricchezza espressiva è ben nota agli informatici e agli esperti di computer grafica, che si propongono di creare degli «agenti virtuali intelligenti», chiamati pure «agenti conversazionali personificati». Pensiamo, per esempio, a greta da anni oggetto di studio da parte di Catherine Pelachaud e del suo gruppo di ricerca a Parigi. Essi trovano difficoltà spesso insormontabili per sintetizzare a livello digitale le espressioni facciali, lo sguardo, i gesti, le posture corporee in modo da renderle credibili e simili a quelle naturali, soprattutto quando siano in gioco la tridimensionalità e l’animazione. Anche le qualità espressive della voce sono molto difficili da sintetizzare a livello digitale. È come la voce impersonale e metallica del computer hal 9000 del film di Stanley Kubrick 2001: Odissea nello spazio. Siamo in presenza della conversione di un testo in una voce artificiale (text to speech synthesis, tts). Soprattutto la voce delle emozioni presenta difficoltà spesso insuperabili, come testimonia l’agente virtuale lucia, da anni studiato presso il cnr di Padova da Piero Cosi e dal suo gruppo di ricerca.
17 P. Watzlawick, J.H. Beavin, D. Jackson, Pragmatica della comunicazione umana, Astrolabio, Roma 1971, p. 42 (corsivo nell’originale).
18 La distinzione fra tic e ammiccamento è un esempio fatto dal filosofo G. Ryle, Lo spirito del comportamento, Einaudi, Torino 1955.
19 Il behaviorismo (o comportamentismo) è un indirizzo psicologico sorto all’inizio del secolo scorso a opera di John Watson, secondo cui la psicologia scientifica consiste nell’indagine, condotta con metodi rigorosamente oggettivi, delle manifestazioni del comportamento quali possono essere osservate dall’esterno. Il comportamento è qualsiasi risposta dell’organismo a un certo stimolo. Lo stimolo è un dato fisico, la risposta è un dato fisiologico. Entrambi possono essere osservati, controllati e misurati in modo accurato. Tutto ciò che avviene nella mente dell’individuo fra lo stimolo (input) e la risposta (output) è sistematicamente ignorato, poiché la mente è considerata come una «scatola nera» (black box), di per sé non analizzabile né intelligibile.
20 Le conoscenze dichiarative vanno distinte dalle conoscenze procedurali. Queste ultime concernono i modi e i procedimenti con cui sono svolti compiti e attività nelle diverse situazioni (come sciare, nuotare, andare in bicicletta e così via), e sono attivate dalla memoria a breve termine. Esse sono rappresentate dalla forma: «se x, allora y», come in: «se voglio cambiare la marcia, allora devo schiacciare la frizione». È una forma di «conoscenza in azione», poiché stabilisce un rapporto strumentale, del tipo mezzi-fine, fra i vari elementi di conoscenza e si traduce in una sequenza di azioni da eseguire e da coordinare. Nella psicologia della comunicazione si è anche soliti dire che le conoscenze proposizionali riguardano il «che cosa» (what) viene comunicato, mentre le conoscenze procedurali concernono il «come» (how) viene comunicato. Per chi desiderasse approfondire questo aspetto, veda Anolli, Fondamenti cit.
21 Questa funzione proposizionale della comunicazione si manifesta attraverso il linguaggio, che, grazie alla sua dimensione simbolica e formale, è in grado di manifestare la competenza computazionale della mente umana (ossia, la disposizione generale della nostra mente a procedere nei confronti de...

Indice dei contenuti

  1. I. Che cosa vuol dire «comunicare»
  2. II. Dalla comunicazione animale alla comunicazione simbolica
  3. III. Come il bambino sviluppa le competenze comunicative
  4. IV. Tra significato e intenzione
  5. V. Comunicare con le parole
  6. VI. Comunicare senza parole
  7. VII. Comunicare con gli altri
  8. VIII. Quando la comunicazione si complica
  9. IX. Dai mass media ai new media
  10. Note