Il soldato
eBook - ePub

Il soldato

  1. 20 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub
Dettagli del libro
Anteprima del libro
Indice dei contenuti
Citazioni

Informazioni sul libro

A coloro che rivolgano di preferenza il loro interesse verso epoche e personaggi che possano meglio trasmettere un'impressione di spaesamento, il «soldato romano», a prima vista, sembrerà poco pittoresco. Sotto il regno di Augusto, che costituirà il principio dell'arco cronologico considerato in questa ricerca, Roma aveva già inventato, in alcuni casi da molto tempo, quelle che diverranno nelle società dei nostri giorni le strutture obbligate e onnipresenti della vita e dell'istituzione militare. Cito a titolo d'esempio, e in ordine sparso: la vita di caserma e i quadri di promozione, la tromba d'ordinanza e l'infermeria da campo, l'ufficio degli effettivi e i turni di servizio, il rapporto al mattino e le licenze, l'«esercito che ti dà un mestiere», la commissione di riforma, le rappresentazioni teatrali per la truppa. Incoraggiati agli anacronismi da tanta modernità, alcuni storici hanno proiettato sul soldato romano i ricordi delle proprie esperienze militari, sostenendo che «i legionari soffrivano di certo più della noia e dell'isolamento che del nemico». Quest'arbitraria generalizzazione è stata giustamente rifiutata da uno dei migliori conoscitori dell'esercito di Roma, il compianto R.W. Davies. E tuttavia le legioni continuano a garantire il successo di «anacronisti» di professione, cineasti ingenui, maliziosi autori di fumetti.Acquista l'ebook e continua a leggere!

Domande frequenti

È semplicissimo: basta accedere alla sezione Account nelle Impostazioni e cliccare su "Annulla abbonamento". Dopo la cancellazione, l'abbonamento rimarrà attivo per il periodo rimanente già pagato. Per maggiori informazioni, clicca qui
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui
Entrambi i piani ti danno accesso illimitato alla libreria e a tutte le funzionalità di Perlego. Le uniche differenze sono il prezzo e il periodo di abbonamento: con il piano annuale risparmierai circa il 30% rispetto a 12 rate con quello mensile.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì, puoi accedere a Il soldato di Jean-Michel Carrié, Filippo Gonnelli in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Storia e Storia antica. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Anno
2012
ISBN
9788858100400
Argomento
Storia
Categoria
Storia antica

Il soldato

A coloro che rivolgano di preferenza il loro interesse verso epoche e personaggi che possano meglio trasmettere un’impressione di spaesamento, il «soldato romano», a prima vista, sembrerà poco pittoresco. Sotto il regno di Augusto, che costituirà il principio dell’arco cronologico considerato in questa ricerca, Roma aveva già inventato, in alcuni casi da molto tempo, quelle che diverranno nelle società dei nostri giorni le strutture obbligate e onnipresenti della vita e dell’istituzione militare. Cito a titolo d’esempio, e in ordine sparso: la vita di caserma e i quadri di promozione, la tromba d’ordinanza e l’infermeria da campo, l’ufficio degli effettivi e i turni di servizio, il rapporto al mattino e le licenze, l’«esercito che ti dà un mestiere», la commissione di riforma, le rappresentazioni teatrali per la truppa. Incoraggiati agli anacronismi da tanta modernità, alcuni storici hanno proiettato sul soldato romano i ricordi delle proprie esperienze militari, sostenendo che «i legionari soffrivano di certo più della noia e dell’isolamento che del nemico». Quest’arbitraria generalizzazione è stata giustamente rifiutata da uno dei migliori conoscitori dell’esercito di Roma, il compianto R.W. Davies. E tuttavia le legioni continuano a garantire il successo di «anacronisti» di professione, cineasti ingenui, maliziosi autori di fumetti.
Mancanza di fascino: tale doveva essere anche il giudizio dei Romani, se si tiene conto del fatto sorprendente che il soldato non aveva posto tra i personaggi del romanzo latino. Il genere era certamente soggetto a regole ereditate dai Greci, e ristretto ad un repertorio convenzionale di eroi e situazioni: eppure i romanzieri latini, picareschi ante litteram, non esitarono ad introdurvi alcune figure sociali tratte dalla realtà che li circondava. Ora, nei due esempi di cui disponiamo, l’unico soldato che nel Satyricon acceda al rango di personaggio resta atipico e privo di personalità; è protagonista, suo malgrado, dell’episodio della dama di Efeso non in quanto soldato, ma solo perché monta la guardia nel luogo del supplizio. Qualcosa di simile avviene nelle Metamorfosi di Apuleio, peraltro più vicine all’ideale greco: il narratore trasformato in asino è momentaneamente al servizio di un legionario, di cui viene detto tutto ancor prima che ne sia verificata la qualifica («un individuo alto, le cui vesti e il cui portamento annunciavano un soldato di legione»). Per breve che sia, questo ritratto non manca d’interesse: indica i criteri di statura e d’aspetto generale presi in considerazione nel reclutamento e, insieme, esprime una componente di istintivo rispetto, forse dettata anche da una forma di elementare prudenza, che il soldato selezionato per rappresentare e difendere l’autorità imperiale doveva ispirare ai civili. Ma è sorprendente il fatto che, nel seguito del romanzo, l’ambiente militare così introdotto non dia alcun segno di colore locale, di un gergo, o persino di qualche luogo comune sulla condizione militare. L’assenza di uno specchio letterario, che trasponga la realtà su un piano immaginario, ci rende ancora più difficile ricomporre una nostra rappresentazione del soldato romano; questa rappresentazione resta quindi essenzialmente legata a due tipi di fonti, che difficilmente si confermano a vicenda: il discorso civile, fondamentalmente ideologico, dove soltanto alcuni immutabili topoi giungono a configurare un vago referente, e alcune rappresentazioni iconografiche di soldati, di rado accompagnate da spiegazioni lapidarie in tutti i sensi del termine.
Oggi disponiamo di un gran numero di studi dotti e di opere divulgative sull’esercito romano; eppure cercheremmo inutilmente una sintesi riguardante la figura del soldato. Non che manchino saggi a cui sia stato dato questo titolo: si tratta, in questi casi, di descrizioni del servizio nell’esercito romano, di «vite quotidiane del soldato», utili e interessanti in quanto tali, ma che osservano questa figura solo dal punto di vista della sua professione. Il soldato come attore sociale, come creatore, riproduttore e diffusore di comportamenti e mentalità, l’immagine che i militari hanno di se stessi e quella che ne hanno gli altri gruppi sociali, i discorsi che a questo riguardo vengono elaborati dall’una e dall’altra parte: tutto ciò è stato finora affrontato solo in modo settoriale, e alcuni punti fondamentali continuano a essere motivo di controversia tra gli storici. Presto vedremo quanto sia delicato l’uso delle fonti civili, sulle quali si è fondata l’opinione dei primi commentatori moderni, ivi compresa la cosiddetta letteratura tecnica: trattati di «arte della guerra», di strategia, di poliorcetica, di storia militare, scritti in gran parte da civili del tutto estranei alla vita militare. Uno studio sociologico e antropologico sul soldato romano, come si vorrebbe poterlo fare, dovrebbe essere per definizione basato su analogie e contrasti. Ma l’insufficienza della nostra comprensione del soldato si aggiunge a quella del «civile», se si eccettua qualche gruppo sociale privilegiato dalle fonti. Il presente tentativo, in un certo senso, è dunque prematuro rispetto alla quantità di ricerche sistematiche di cui si avrebbe bisogno per tracciare questo ritratto del soldato romano. Si cercherà perlomeno di sintetizzare i risultati dei lavori preliminari attualmente disponibili, che indicano la strada alle ricerche future. La necessaria limitazione delle indicazioni bibliografiche renderà conto solo molto parzialmente dei debiti contratti dall’autore.
Strumento di un destino storico eccezionale, l’esercito romano trasse a lungo la sua forza dalla perfetta identità tra la struttura politica e la struttura militare della città-stato. Le risorse dell’individuo vi determinavano insieme le sue responsabilità politiche e la sua partecipazione militare che, più che un dovere, era un diritto, persino un privilegio. La città non aveva altro esercito se non quello formato dai suoi cittadini, mobilitati a rotazione e in proporzione alle necessità, soltanto per la durata della guerra. In seguito, l’ampliamento della città conquistatrice, il protrarsi delle guerre e la necessità di mantenere la presenza militare nelle province conquistate, misero in crisi questo quadro tradizionale: diventando di fatto permanente, l’esercito dovette aprirsi ai più poveri, ai proletari, provvedere alla paga, e accettare la crescente dissociazione tra il mestiere delle armi e il «mestiere di cittadino». Il soldato romano, diventato fine e mezzo di ambizioni rivali, fu allora portato ad avvicinare il suo comportamento a quello dei mercenari al servizio dei re ellenistici. Mettendo fine alla crisi della città-stato con l’imposizione di un regime autoritario, fondato sul controllo assoluto dell’esercito, Augusto inaugurò una nuova e duratura versione del soldato romano, su cui spesso lo storico moderno porta uno sguardo disincantato, mentre essa fu all’origine di un dibattito che si protrasse nell’opinione politica romana per i secoli successivi, e divenne oggetto di un rifiuto largamente condiviso: esercitando il mestiere delle armi come professione, il soldato imperiale venne considerato come un mercenario; con il servizio permanente, si cominciò a giudicarlo un fannullone, una inutile bocca da sfamare durante i periodi in cui non doveva combattere; cittadino spesso di fresca data (data che poteva coincidere con il giorno stesso del suo arruolamento), fu ritenuto barbaro. Ciò nonostante, la nuova organizzazione militare conservava due principî fondamentali ereditati dalla tradizione: il concetto di cittadino-soldato, seppure reinterpretato come soldato-cittadino, e il monopolio dei comandi strettamente riservato alle classi superiori, sopravvivenza dell’antico sistema timocratico. Ma allo stesso tempo, in un regime che fondava tutto il suo potere sul soldato, fedelissimo del principe, e presto anche creatore di imperatori, l’attributo di «cittadino» si svuotava di ogni contenuto reale. Dobbiamo inoltre notare che a Roma fu il soldato di professione a inventare il personaggio del «civile», del tutto sconosciuto sino ad allora, dato che ogni cittadino era comunque un potenziale soldato. È infatti una parola del gergo militare a designare questo nuovo concetto: paganus, alla lettera «campagnolo» (donde, più tardi, «pagano»), forse perché i civili che si trovavano più spesso a contatto con le guarnigioni erano dei contadini. Non si tratterà tuttavia di questi ultimi quando parlerò di «discorso civile» sul soldato, ma di quella esigua parte della società romana, vicina al potere politico o illusa di esserlo, che si riservò in pratica il monopolio dei messaggi ideologici trasmessi fino a noi e che, per quanto in particolare ci riguarda, ha coperto di frequente anche la voce del soldato.
Trasformando l’esercito romano in un esercito di professione, Augusto sostituì il servizio a rotazione di tutti col servizio continuato di alcuni. Negli ultimi due secoli della Repubblica, la popolazione sotto le armi, prevalentemente italica, era giunta frequentemente a rappresentare contemporaneamente il 10% dei cittadini, in alcune circostanze particolari persino il 20%. Come si può immaginare che l’Italia avrebbe potuto continuare a contribuire in questa proporzione a un esercito divenuto permanente? Credo che questa domanda permette di scartare subito le varie ipotesi (diminuzione della vocazione militare, spopolamento e crisi economica) che sono state avanzate per spiegare la diminuzione degli Italici nelle legioni agli inizi dell’Impero. Almeno nel corso dei primi due secoli d.C., l’Italia conservò le sue prerogative militari, continuando a fornire ogni volta il contingente iniziale delle legioni di nuova formazione, o arruolate per sostituire quelle distrutte, e soprattutto vedendosi concedere quasi in esclusiva l’accesso diretto alle coorti pretorie, arma di prestigio, economicamente privilegiata, e vivaio per i quadri delle legioni, dove all’elemento italico spettava dunque una posizione scelta, perlomeno sino ai Severi. Inoltre, J.C. Mann ha individuato, almeno per il primo secolo, una politica centrale di redistribuzione dei soldati italici in ogni provincia.
L’allargarsi dell’esercito romano e della sua composizione alle dimensioni dell’universo civilizzato, l’estensione della cittadinanza romana alla gran parte dei suoi difensori, aprendo la via all’editto ancor più radicale di Caracalla (212 d.C.), non poteva che soddisfare il discorso filosofico idealista predominante in quel momento. I sovrani ellenistici avevano già dato un esempio in questo senso, accordando lo statuto di «entità giuridiche» (politeumata) ai loro reggimenti mercenari, ciò che per un verso rendeva questi ultimi politicamente simili alle comunità elleniche, per un altro costituiva un riconoscimento della loro specifica identità culturale. Nel giudizio soddisfatto dato da uomini come Plutarco ed Elio Aristide sull’...

Indice dei contenuti

  1. Il soldato