La letteratura per l'infanzia
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La letteratura per l'infanzia

  1. 480 pagine
  2. Italian
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La letteratura per l'infanzia

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Dal Risorgimento ai nostri giorni, una storia organica di autori, libri e periodici rivolti ai giovani lettori, analizzati e inquadrati nel più ampio panorama della storia dell'istruzione e della politica scolastica del nostro paese. Questa nuova edizione prende inoltre in esame le più recenti problematiche relative alla lettura a scuola (biblioteche scolastiche, iniziative ministeriali), lo sviluppo dei generi di maggior successo (dalla poesia alla prosa di divulgazione scientifica e al fantasy) e l'analisi di alcuni personaggi letterari 'di culto' come Harry Potter e Geronimo Stilton, divenuti in breve tempo veri e propri fenomeni mediatici.

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Informazioni

Anno
2016
ISBN
9788858124215

IX.
Da un secolo all’altro
(1970-2009)

1. Introduzione

Considerare i mutamenti intercorsi tra gli anni Settanta e i giorni nostri significa affrontare una serie di cambiamenti strutturali che hanno ridefinito sia la produzione di libri per l’infanzia, sia i codici e i mezzi di comunicazione, sia infine le stesse modalità di fruizione e di circolazione dei testi. Sullo sfondo dobbiamo registrare lo sviluppo della televisione (le tv private, l’arrivo del colore, il moltiplicarsi dei canali, il sistema satellitare), la diffusione dei computer e l’allargamento di Internet – divenuti vera e propria pratica quotidiana per giovani e giovanissimi –, l’esplosione dei videogiochi e delle relative consolle. È dunque necessario, prima di entrare nel merito delle questioni specifiche pertinenti ai libri e agli autori per l’infanzia, svolgere qualche riflessione su alcuni dati e tendenze generali degli ultimi quarant’anni.
Dagli inizi degli anni Ottanta la produzione dei libri per ragazzi procede secondo un andamento, diciamo, a doppio senso: va crescendo, sia pure di poco e con qualche punta d’arresto, il numero complessivo di titoli prodotti e, all’opposto, va diminuendo la quantità delle tirature medie. Nel 1983 vengono stampati, fra nuove edizioni e ristampe, 1.157 titoli con una tiratura media di 11.923. Nel 1988 i titoli diventano 1.891, ma la tiratura media è di 6.459 con una riduzione di 5.000 copie rispetto all’anno precedente. Nel 1991 i dati rispettivi, 2.252 e 6.700, sembrano indicare un sostanziale assestamento che trova conferma nei due anni successivi: il 1992 vede una produzione di 2.288 titoli e una tiratura media di 6.900, nel 1993 la quantità delle opere stampate raggiunge quota 2.493 e di ciascun titolo le case editrici producono in media 6.200 copie. Insomma, «dopo anni di oscillazioni e cadute bisogna [...] riconoscere che questo settore si è perlomeno stabilizzato o che, in talune aree e fasce di prezzo, è riuscito anche a trovare la strada di un discreto consolidamento»1.
Noi siamo partiti dai dati del 1983, ma la tendenza alla riduzione delle tirature è precedente: nel 1980 di ogni libro per ragazzi si stampavano in media ben 15.100 copie.
Quali considerazioni si possono ricavare da questo fenomeno che abbiamo definito a doppio senso?
In primo luogo indica una tendenza di «diversificazione dell’offerta editoriale che, pur avendo sempre nella narrativa il suo perno insostituibile, tenderà a dilatarsi ad altri generi (manualistica, divulgazione, sussidi, ecc.)»2. Al tempo stesso, è il riflesso di nuovi processi di strategia editoriale per cui il libro diventa sempre più «‘evento’ capace di mobilitare curiosità ed interessi a vasto raggio»3. Insomma, più titoli si pubblicano maggiori sono le possibilità di catturare la curiosità e l’attenzione del lettore.
La tendenza rilevata tra gli anni Ottanta e i primi anni Novanta trova conferma nel corso dell’ultimo decennio. Nel 1997, infatti, la crescita dei libri pubblicati fa registrare un saldo positivo dell’8,2%, per poi calare a tassi di crescita inferiori, pari nel 2006 all’1,6%. In quell’anno si arriva ad un totale di 3,1 milioni di copie pubblicate, per un fatturato di 129,5 milioni di euro. Cifre ragguardevoli, che trovano conferma anche nella crescita delle novità librarie pubblicate, che nel 1987 ammontavano a 953 titoli, nel 1990 a 1.271, per passare a 2.268 nel 2001 e 2.297 nel 2007. Aumenta anche il numero delle prime edizioni sul totale dei libri pubblicati, tanto che dal 1999 al 2006 sono sempre abbondantemente oltre il 50%, con punte del 65,7% nel 2006.
Se guardiamo ai titoli pubblicati ogni mille bambini (0-14 anni), si passa dallo 0,15 del 1987 allo 0,53 del 2003, per scendere allo 0,45 nel 2005 e allo 0,52 nel 2007, sostanzialmente triplicando il volume dei libri destinati alla lettura. In particolare, le novità ogni mille bambini passano dallo 0,09 nel 1987 allo 0,27 nel 2002 e allo 0,28 nel 2007.
Questi dati non solo mostrano un mercato librario quantitativamente in buona salute, ma sono il risultato di un cambiamento di tipo qualitativo. Se fino alla metà degli anni Novanta prevaleva un modello produttivo basato sulla ricerca, sulla narrativa d’autore, sull’innovazione dei temi e dei linguaggi4, dalla fine del decennio scorso il quadro è sensibilmente cambiato: oggi la lettura si integra con una vasta serie di strumenti di comunicazione e di intrattenimento, e gli stessi potenziali fruitori del libro sono contesi da una varietà di sollecitazioni (dal cinema ai più diversi supporti multimediali) che solo apparentemente rendono più difficile l’apprezzamento del libro. Anzi, in genere sono i ragazzi che usano con maggior frequenza le nuove tecnologie quelli che leggono di più. L’abbassamento dei costi di produzione, la circolazione di testi tra cinema e letteratura (si pensi al caso di Harry Potter), l’omologazione, nella grande distribuzione, di autori e titoli a livello globale, hanno fatto sì che il volume dei libri prodotti aumentasse, tanto che dal 1980 ad oggi la produzione di libri in Italia è più che raddoppiata5. La situazione attuale, inoltre, non solo si profila come numericamente accresciuta, ma anche dal punto di vista della varietà dell’offerta abbiamo assistito ad un progressivo incremento. A tutto ciò si può aggiungere anche un aumento della qualità dei libri per l’infanzia, frutto delle riflessioni teoriche degli studiosi e dei critici, della professionalità degli autori e del maggior scambio culturale che è avvenuto a livello internazionale negli ultimi due decenni.
Quantità, varietà e anche qualità, dunque, sembrano caratterizzare gli ultimi anni, ma questa poderosa macchina dell’offerta libraria non pare senza contraddizioni. Quel che merita notare a questo punto, infatti, è che in tanta diversificazione del mercato resta costantemente basso nel tempo il numero di libri letti per ragazzo. Tra il 1980 e il 1993, la media di libri non scolastici letti dalla popolazione tra 0 e 14 anni oscillava tra l’1,57% e l’1,64%, con una punta massima, pari all’1,89%, nel 19906. La situazione migliora, ma di poco, negli anni successivi. Nel 1997, per esempio, abbiamo una media di 2,6% libri letti per ragazzo (tra i 5 e i 13 anni), ma nel 2001 si scende di nuovo all’1,9% per poi risalire al 2,2% del 2006. Le statistiche, inoltre, mostrano anche un altro dato preoccupante. Secondo fonti Istat (che come campione hanno ragazzi tra gli 11 e i 14 anni), ad esempio, la percentuale di quelli che non hanno letto neppure un libro, nel 1994, era del 45%7, mentre negli anni recenti, seppur con un certo miglioramento, dobbiamo ancora registrare una percentuale di giovani che non ha letto nemmeno un libro nell’arco di un anno compresa tra il 29% del 1997 e il 35% del 20068.
Analizzeremo, cifre alla mano, nelle pagine dedicate alla lettura a scuola la risposta che i piccoli lettori danno alle iniziative editoriali di continuo arricchimento e diversificazione dell’offerta. Ma intanto una considerazione si impone. Le cifre dicono che la gran parte della produzione per ragazzi per la quota che viene realmente venduta, raggiunge e rinforza le abitudini dei giovani abituati alla lettura, mentre non incide sulla estraneità dal libro dei ragazzi non-lettori. Significa che molti bambini, oltre il libro di lettura scolastico, non leggono altro. E le responsabilità ovviamente non sono certo degli editori, ma della mancanza o, nella migliore delle ipotesi, delle gravi carenze di una generale politica della lettura capace di offrire canali e strumenti di diffusione del libro (librerie, biblioteche, ecc.) e conquistare all’a-
bitudine a leggere sempre nuovi cittadini piccoli e grandi. A questa poca attenzione vanno ad aggiungersi tutta una serie di strumenti che oggi tengono impegnati i bambini e i giovani, distogliendoli dalla lettura: dall’utilizzo del Web ai videogiochi, dal cinema, prima diffuso in videocassette e oggi in DVD, alle serie televisive e ai cartoni animati che danno corpo a catene di consumo che vanno dai gadgets alla musica, dai format tv ai fumetti. Ed infine, un contesto socio-culturale sempre meno abituato, almeno a livello di massa, ad una comunicazione scritta, la quale tende a perdere terreno rispetto all’invadenza delle immagini e dei suoni che compongono un universo iconografico e mediatico dentro al quale spesso i bambini sono la parte più ...

Indice dei contenuti

  1. Prefazione alla nuova edizione
  2. I. La generazione del Risorgimento
  3. II. Dopo l’Unità (1870-1878)
  4. III. L’Italia umbertina (1878-1900)
  5. IV. Gli esordi del Novecento (1901-1914)
  6. V. Guerra e dopoguerra (1915-1922)
  7. VI. Il ventennio fascista(1922-1943)
  8. VII. L’età della ricostruzione (1944-1950)
  9. VIII. Gli anni Cinquanta e Sessanta
  10. IX. Da un secolo all’altro (1970-2009)