Le rivoluzioni non cadono dal cielo
eBook - ePub

Le rivoluzioni non cadono dal cielo

Pietro Secchia, una vita di parte

  1. 248 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Le rivoluzioni non cadono dal cielo

Pietro Secchia, una vita di parte

Dettagli del libro
Anteprima del libro
Indice dei contenuti
Citazioni

Informazioni sul libro

Questa è la storia di un uomo che avrebbe voluto fare la rivoluzione e che, sconfitto, finì per vivere il proprio ruolo come una prigione. È la storia di un rivoluzionario professionale del Novecento e, attraverso di lui, di un'intera generazione, delle sue passioni, speranze, illusioni, vittorie e sconfitte.È la storia di un dirigente politico e insieme il racconto della vita di un giovane che sognava la presa del Palazzo d'Inverno e si trovò invece a combattere la dittatura fascista; che avrebbe voluto rinnovare la vita del Paese attraverso la Resistenza e finì a fare il senatore e l'uomo d'apparato. Pietro Secchia fu un combattente sconfitto dalla storia, isolato all'interno del suo stesso partito, costretto a reinventarsi come storico del movimento operaio, per avere ancora l'illusione di «contare qualcosa». La sua vita fu un'avventura piena di fughe, di arresti, colpi di scena, dolori – come il tradimento del suo più stretto collaboratore, che gli costò la fine della carriera politica – di viaggi, di incontri, fino alla morte e ai dubbi su un possibile avvelenamento.Grazie a una documentazione in larga parte inedita e a un innovativo approccio interpretativo, Marco Albeltaro disegna un ritratto esistenziale che risponde a molte domande rimaste senza risposta: cosa è stata la militanza politica nel Novecento, pervasiva e totalizzante, come sia stato possibile, per Secchia e per la sua generazione, continuare a fare i rivoluzionari senza fare mai la rivoluzione.

Domande frequenti

È semplicissimo: basta accedere alla sezione Account nelle Impostazioni e cliccare su "Annulla abbonamento". Dopo la cancellazione, l'abbonamento rimarrà attivo per il periodo rimanente già pagato. Per maggiori informazioni, clicca qui
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui
Entrambi i piani ti danno accesso illimitato alla libreria e a tutte le funzionalità di Perlego. Le uniche differenze sono il prezzo e il periodo di abbonamento: con il piano annuale risparmierai circa il 30% rispetto a 12 rate con quello mensile.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì, puoi accedere a Le rivoluzioni non cadono dal cielo di Marco Albeltaro in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a History e Italian History. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Anno
2014
ISBN
9788858111512
Argomento
History

II. La maturazione di un rivoluzionario

1. Una lotta fatta di carta e inchiostro

«Per un anno intero ho dormito tre notti alla settimana in treno»85. Il lavoro di Secchia consiste nel girare gran parte dell’Italia per tenere insieme l’ossatura clandestina del partito, non solo politicamente, ma praticamente. Egli si occupa, infatti, di tutto: dall’insegnare a stampare documenti falsi, al costruire piccole tipografie per pubblicare volantini e giornali. È grazie al lavoro suo e dei suoi compagni che, come verrà riconosciuto anni dopo, «il partito comunista italiano restò solo sulla breccia, a bandiere spiegate, bello di ardire e di eroismo»86. Ma una simile attività non poteva passare inosservata alla polizia che, come sappiamo, contava su una vasta ramificazione territoriale oltre che su un buon numero di infiltrati anche nel PCd’I. E, infatti, il provvedimento che farà di Secchia un latitante non tarderà ad arrivare. Si tratta di un mandato di cattura emesso nell’ottobre del 192787. Le accuse che gli si muovono comprendono l’intero catalogo dei reati politici: diffusione di stampati incitanti all’odio di classe, oltraggio a Mussolini attraverso la stampa, istigazione ai militari a disobbedire agli ordini e a violare il giuramento alla patria, ricostruzione del partito comunista e cospirazione per «far sorgere in armi gli abitanti del Regno contro i Poteri dello Stato e a suscitare la guerra civile»88.
Sulla testa di Secchia pende già una condanna a cinque anni di confino emessa nel novembre 192689, ma la sua militanza non accenna a diminuire. E le sue armi sono tutte cartacee: giornali, documenti, riviste. Proprio i giornali sono una vera e propria ossessione per il giovane comunista. Perfino il suo svago consiste in una pubblicazione satirica che scrive assieme a Ferruccio Rigamonti. Si tratta del «Galletto rosso», un’«Avanguardia di umorismo proletario» che prende in giro il regime in modo piuttosto volgare, ma che permette, a chi lo scrive, di prendersi una pausa dal grigiore della clandestinità: «Dopo quattro o cinque ore di intenso lavoro io e Rigamonti eravamo neri, sporchi d’inchiostro [...], sudati. Una buona lavata e poi a cena in una di quelle osterie romane col vinello dei Castelli, spesso pranzavamo in ristoranti accanto al Viminale. Nessuno avrebbe detto che quei due giovani così allegri e spensierati erano dei ‘terribili’ rivoluzionari ricercati in tutta Italia»90. Forse Secchia calca un po’ la mano sulla storia del «Galletto rosso» e soprattutto sul clima di gioco e di allegria nel quale il giornale veniva prodotto, sempre con quell’intento di costruire un’immagine della sua personalità diversa da quella dell’uomo d’apparato grigio e serioso. Spesso nel suo Promemoria autobiografico, oltre al racconto degli eroismi, funzionale al consolidamento di una mitologia da tramandare, c’è infatti molta attenzione a costruire una rappresentazione del suo carattere come quello di un ragazzo spiritoso, vivace e perfino scanzonato.
Si tratta di un’autorappresentazione che però si incaglia nelle testimonianze che altri militanti hanno lasciato. Pensiamo a Iside Viana, biellese, stessa generazione di Secchia, che nell’estate del 1927 viene mandata dal partito a Milano, a lavorare alle sue dirette dipendenze91. La sua vita a stretto contatto col conterraneo sembra fatta di solo lavoro e di quel clima oppressivo che il carattere di Secchia contribuisce ad accentuare. Niente svaghi in compagnia di quel rivoluzionario col quale divide ogni giorno l’ufficio: «Una sola sera e precisamente l’indomani del mio arrivo mi recai a teatro in galleria al Manzoni con Bottecchia»92. Sembra anche questo, nel racconto che ne fa Iside, un’incombenza burocratica che Secchia svolge come uno dei suoi tanti compiti: portare a teatro la nuova arrivata come gesto di benvenuto del partito.
Il 1927 è forse l’anno più duro della storia del Partito comunista italiano, ed è anche l’anno più frustrante per i suoi militanti sopravvissuti alle leggi eccezionali. Si era scelto – come noterà poi Secchia – di adottare «la tattica di Cadorna»93 anche perché «la cruda realtà vista e raccontata da certi compagni era definita disfattismo»94. E questa situazione provocava una crescente frustrazione nella base: «Il malcontento cominciava a manifestarsi nella formula: i fessi sono in Italia a lavorare, i furbi sono fuori»95.
In chiave storiografica Secchia interpreterà queste frustrazioni della base, che egli dovette sicuramente incontrare personalmente nei suoi contatti con i militanti, come il prodotto della politica del partito che, ancora nella seconda metà del 1926, nutriva un’immotivata fiducia nella possibilità di operare all’interno di una sorta di «legalità costituzionale»96, senza dare troppo peso al possibile aggravarsi della situazione in una «dittatura totalitaria»97. Sappiamo anche che per Secchia lotta clandestina e preparazione militare sono le due facce della stessa medaglia: «Un regime che si regge con la forza delle armi può essere abbattuto soltanto con la forza delle armi»98. Ma in questa fase la lotta clandestina è fatta soprattutto di carta e inchiostro: «Negli anni 1927-28 eravamo talmente occupati a stampare e a diffondere volantini e giornaletti che trascurammo lo studio e l’impiego di altri mezzi di lotta, quasi che la stampa potesse servire a tutto»99.
Secchia è pienamente immerso in questo clima, tanto che proprio nel 1927 apre una dura polemica col partito riguardo i giornali. Si tratta di una vicenda che coinvolgerà anche l’Internazionale e che riguarda la decisione del partito di fondere in un unico giornale i fogli giovanili d’officina e quelli del partito100. Apparentemente si tratterebbe di un aspetto marginale, in particolare se si tiene conto di qual è lo scenario in cui si svolge questa polemica – un Paese in cui tutte le libertà sono state cancellate, un partito che da solo o quasi combatte la dittatura, centinaia di militanti arrestati e pestati –, ma Secchia e i suoi compagni della Fgci caricano questa vicenda di un peso esorbitante. In fondo si tratta della doppia testimonianza degli effetti della clandestinità: da un lato l’avvitarsi su se stessi di molti problemi, che finiscono per essere amplificati all’inverosimile, determina fratture difficili da ricomporre nei gruppi dirigenti; dall’altro la chiusura a riccio della comunità dei militanti, per certi versi inevitabile in una situazione dittatoriale, provoca una sorta di sfasamento nel quale ogni singola questione viene caricata di un’importanza spropositata, finendo per mettere sul medesimo piano tanto i grandi temi dell’analisi politica quanto le questioni ­secondarie. Ma qui c’è anche la testimonianza di come alcuni giovani poco più che ventenni agissero con una determinazione fortissima, con una carica di passione sincera che nasceva certo da quell’impazienza che abbiamo visto, ma anche da un «sinistrismo» politico che nemmeno il Congresso di Lione era riuscito ad archiviare.
Questa polemica è soltanto la prima di un lungo inanellarsi di tensioni che coinvolgerà partito e Fgci almeno fino al 1929.
Sempre nel 1927 Longo criticherà, a nome di una parte del gruppo dirigente della Fgci (Secchia compreso), la parola d’ordine...

Indice dei contenuti

  1. Introduzione
  2. I. Primi passi
  3. II. La maturazione di un rivoluzionario
  4. III. Prigioniero
  5. IV. Organizzare «un’improvvisata». Come la spontaneità cambia un organizzatore
  6. V. Un liberatore dopo la Liberazione
  7. VI. Una parabola discendente
  8. VII. Il «caso S.»
  9. VIII. Strategie di sopravvivenza
  10. IX. Ultimi libri, ultimi viaggi, estremi rancori