"Il matrimonio omosessuale è contro natura". Falso!
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"Il matrimonio omosessuale è contro natura". Falso!

  1. 160 pagine
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Contro natura, o, meglio, matrimonio contro natura: è questo il primo scudo che si leva per opporsi all'introduzione del matrimonio omosessuale. Ma chi fa un'affermazione deve mostrarsi capace di giustificarla. «Così se qualcuno afferma ad esempio che c'è una potente lobby gay, contro natura, che sovverte la normalità e le/gli chiediamo "perché lo credi?", ci aspettiamo che costei/costui sappia rispondere alla domanda su cos'è oggettivamente ragionevole intendere con 'contro natura', con 'sovvertire' e con 'normalità'».Che il matrimonio omosessuale sia contro natura è convinzione di troppi nel nostro paese. Attraverso le regole del buon ragionare filosofico, Nicla Vassallo smaschera, con provocazione e intelligenza, il pregiudizio, il calcolo e l'ignoranza che escludono il matrimonio same-sex. Una donna che ama una donna e un uomo che ama un uomo debbono potersi sposare, se desiderano, e non vi è argomentazione valida contro, sempre che l'eterosessualità non permanga un dogma: prendiamone coscienza.

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Informazioni

Anno
2015
ISBN
9788858119518

1. Il matrimonio same-sex minaccia il matrimonio sacro

Alcuni fondano la sacralità del matrimonio in quanto affermato nel versetto della Genesi (2,24) che recita: «L’uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne». Si tenga presente che sul punto specifico la posizione espressa viene approvata dalle grandi religioni monoteiste: ebraismo, cristianesimo, islamismo.
Se non considererò queste religioni, limitandomi a menzionarle ogni tanto, non è per disprezzo soggettivo nei confronti di alcuna di esse, ma perché è sufficiente riferirsi a un’unica religione, a mo’ d’esempio, per mostrare che da qualsiasi religione non deve giungere il veto al matrimonio civile fra le persone omosessuali, e quand’anche giungesse, la società civile non deve recepirlo nella propria giurisprudenza.
Nel nostro paese la religione cattolica, la più diffusa, influenza la legislazione, la società e le credenze delle persone al punto di decretare l’illiceità del matrimonio same-sex. Nella dottrina cattolica, infatti, il matrimonio, oltre ad essere sacro, ha come fine primario la procreazione e l’educazione della prole – come fine secondario, l’aiuto reciproco [mutuum auditorium] e il rimedio alla concupiscenza [remedium concupiscientiae].
La Chiesa cattolica, dunque, ci presenta il matrimonio eterosessuale come “unicum naturale” – sicché viene spontaneo desumere che quello same-sex sia contro natura – e non disdegna per secoli una teoria secondo la quale al consenso, non sempre chiaro tra i coniugi (poteva, per esempio, esprimersi in senso attivo o passivo), doveva seguire la cosiddetta consumazione, con la distinzione tra due tipi di matrimonio, ossia tra matrimonium initiatum e matrimonium ratum et consumatum; eppure la Chiesa, prima di questa teoria, si è trovata ad avallare matrimoni di tipo privato, spesso clandestini, illeciti, privi di consensualità, tra pre-puberi, ove le violenze più diverse, a volte efferate, non rappresentavano una rarità.
Si predica bene e si razzola male? Sarebbe preferibile non predicare.
Non so se per una sorta di titubanza sulla sacralità del matrimonio, o se per sottolineare questa sacralità a quei cattolici poco timorati di Dio, la Chiesa cattolica è tornata ripetutamente sul tema. Negli anni Sessanta del secolo scorso, a conclusione del Concilio Vaticano II, Paolo VI promulgò la costituzione conciliare Gaudium et spes, il cui capitolo primo della seconda parte s’intitola Dignità del matrimonio e della famiglia e sua valorizzazione: non solo Dio viene dichiarato l’autore del matrimonio e il matrimonio viene finalizzato alla procreazione e all’educazione dei figli, ma «gli atti coi quali i coniugi si uniscono in casta intimità sono onesti e degni; compiuti in modo veramente umano, favoriscono la mutua donazione che essi significano e arricchiscono vicendevolmente nella gioia e nella gratitudine gli sposi stessi. Quest’amore ratificato da un impegno mutuo e soprattutto consacrato da un sacramento di Cristo, resta indissolubilmente fedele nella prospera e cattiva sorte, sul piano del corpo e dello spirito; di conseguenza esclude ogni adulterio e ogni divorzio».
Oggi come oggi è difficile stabilire quanti cattolici, sposandosi, siano consapevoli del contenuto della Gaudium et spes: quanti, per esempio, finalizzino i rapporti sessuali, che non possono non avvenire entro il matrimonio, alla procreazione, o li vivano in modo “veramente umano”, o non intrattengano relazioni extraconiugali. Ma non è ciò a contare. Che alcuni cattolici non si comportino come dovrebbero non invalida la sacralità del matrimonio stesso. Sacralità che si fonda, tra l’altro, sull’unione tra uomo e donna e sui fini procreativi, sacralità che non solo viene negata ai matrimoni same-sex, ma sulla cui base questi matrimoni vengono impediti, evocando, tra i vari argomenti, il “contro natura”: come se tutta la natura fosse cosparsa di sacralità.
Ci sono cattolici omosessuali che di questa situazione e in questa situazione soffrono, e lo stesso vale per credenti omosessuali di religioni non cattoliche, che soffrono di diritti loro negati, oltre che di efferate persecuzioni, fino alla pena capitale. Dovremmo quindi considerarci fortunati a vivere in un paese che tutto sommato è più liberal di altri? Direi di no. L’avvertenza “pensa a chi sta peggio di te” è una misera avvertenza, priva di buone argomentazioni a suo sostegno. Né si dovrebbe amare e difendere chi, per ignoranza, ipocrisia, opportunismo, finge che non importi nulla, eppure aderisce a qualche prassi religiosa omofoba.
Già, ma il matrimonio same-sex non mette in serio pericolo la libertà religiosa? Abdalla Idris Ali, direttore del Centre of Islamic Education del Nord degli Stati Uniti, si è espresso nei seguenti termini: «Diverrebbe più difficile per i musulmani far parte della società canadese se si insistesse su unioni che, come la nostra religione insegna, rappresentano un affronto ad Allah». Benché sia materia di discussione se e come il Corano deplori le relazioni omosessuali e benché, contrariamente all’affermazione di Abdalla Idris Ali, oggi nell’intero Canada il matrimonio same-sex sia legale, il problema della libertà religiosa non va sottovalutato.
A dominare è la convinzione che i musulmani non riescano a far degnamente parte di una società in cui siano presenti istanze in conflitto col loro credo e le loro pratiche religiose. Dunque perché, oltre a condannare unioni e matrimoni same-sex, non si condanna pure, nel tentativo di abolirla, la possibilità di ogni persona (non musulmana) di cibarsi di carne di maiale o di bere un bicchiere di vino? Del resto, in società che consentono di cibarsi di carne di maiale e bere un bicchiere di vino, i musulmani faticherebbero a vivere.
Tornando ai cristiani, negli Stati Uniti il movimento sociale e politico Christian Right – che sostiene la necessità di insegnare creazionismo e intelligent design e bandire la teoria dell’evoluzione, e che in alcune aree è riuscito a imporre i propri diktat sull’educazione sessuale scolastica – non solo ritiene che le leggi a garanzia dei diritti omosessuali (matrimonio same-sex incluso) interferiscano con la libertà, ma si esprime addirittura a favore della criminalizzazione dell’omosessualità. A dominare qui è la volontà di restaurare i valori “tradizionali” contro la “decadenza” etica, dovuta ai “nuovi costumi” sessuali, decadenza provocata dagli omosessuali e dai riconoscimenti da loro ottenuti, incluso il diritto al matrimonio, un matrimonio la cui stessa esistenza si trasforma in vera e propria minaccia per matrimonio e famiglia eterosessuali, nonché patriarcali.
Sul patriarcato insiste il movimento cristiano dei Promise Keepers, composto esclusivamente da uomini – basti dare un’occhiata al sito. Tra le promesse da mantenere, la quarta raccomanda di costruire matrimoni e famiglie “strong” (forti, robuste) attraverso l’amore, la protezione e i valori biblici: l’accento viene posto sulla mascolinità, con l’obiettivo di ripristinare il ruolo “tradizionale” dell’uomo nell’ambito di un universo unicamente eterosessuale.
Sempre in ambito cristiano statunitense, contraria a qualsiasi diritto degli omosessuali – giudicati, quando va bene, immorali o depravati – è anche la Westboro Baptist Church, che tra i suoi diversi siti annovera GodHatesFags.com (“Dio odia i froci”), in cui drammi quali l’Aids, l’11 settembre, la morte di soldati statunitensi in Iraq vengono interpretati come punizioni divine abbattutesi sugli Stati Uniti a causa della loro apertura nei confronti dei diritti omosessuali.
Eccessi, esagerazioni di frange oltranziste? Forse. Il punto interessante qui, tuttavia, è che i sostenitori di queste posizioni sono convinti che la propria libertà e la propria etica religiosa siano a repentaglio, poiché Dio, che vuole il bene e non il male, non può volere il matrimonio same-sex, che è male.
Al tentativo di fondare l’etica sulla religione già Platone nell’Eutifrone oppone un noto dilemma che, rispetto al nostro problema, si esplicita nei seguenti termini: ipotizziamo che il credente sostenga che il matrimonio same-sex sia sbagliato perché contrario alla volontà di Dio. Viene da domandargli se Dio vieti il matrimonio same-sex perché il matrimonio same-sex è sbagliato, o se il matrimonio same-sex sia sbagliato perché Dio vieta il matrimonio same-sex. Nel caso in cui il credente risponda che Dio vieta il matrimonio same-sex perché il matrimonio same-sex è sbagliato, possiamo far notare che il principio “il matrimonio same-sex è sbagliato” risulta allora indipendente dalla volontà di Dio; mentre nel caso in cui il credente risponda che il matrimonio same-sex è sbagliato perché Dio vieta il matrimonio same-sex, possiamo far notare che la volontà di Dio non risulta allora basata su alcuna ragione di ordine etico.
Evitando di affrontare questioni filosofiche e teologiche che richiederebbero pagine su pagine (cos’è la libertà?; gli esseri umani sono dotati di libero arbitrio?; oppure vale il determinismo?), mi limiterò a rievocare Karl Popper che, in La società aperta e i suoi nemici, alla domanda «dove la libertà finisce e il crimine incomincia?», risponde con l’aneddoto del bullo che, in quanto libero cittadino, si sente in diritto di pensare e affermare di fronte al giudice di poter muovere i propri pugni a piacimento, in qualunque direzione; la replica saggia del giudice non si fa attendere: «la libertà di movimento dei vostri pugni è limitata dalla posizione del naso del vostro prossimo».
Grazie a Popper, sto palesando una convinzione, ossia che la libertà religiosa non può somigliare a quella pretesa dal bullo e che, di conseguenza, deve essere limitata, e mai trasformarsi in un pretesto per negare il matrimonio same-sex nella legislazione di una società civile. Questa convinzione si trova nell’articolo 19 della nostra Costituzione: «Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume». La convinzione viene ancor meglio precisata nell’articolo 9 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo: «Ogni persona ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione; tale diritto include la libertà di cambiare religione o credo, così come la libertà di manifestare la propria religione o il proprio credo individualmente o collettivamente, in pubblico o in privato, mediante il culto, l’insegnamento, le pratiche e l’osservanza dei riti. La libertà di manifestare la propria religione o il proprio credo non può essere oggetto di restrizioni diverse da quelle che sono stabilite dalla legge e costituiscono misure necessarie, in una società democratica, per la pubblica sicurezza, la protezione dell’ordine, della salute o della morale pubblica, o per la protezione dei diritti e della libertà altrui».
Sebbene, dunque, assieme a quella di pensiero e di coscienza, venga ammessa e riconosciuta la libertà religiosa, essa presenta tuttavia dei precisi confini: tra questi, quelli dettati da leggi che proteggono l’etica pubblica, non l’etica religiosa, nonché i diritti e la libertà altrui – il che, a meno di non trovare un’argomentazione contraria, non esclude il diritto e la libertà delle persone omosessuali al matrimonio.
Rimane il fatto che per il catechismo della Chiesa cattolica il matrimonio è il settimo sacramento, che col matrimonio si edifica una sorta di chiesa domestica, che i sacramenti – «fonte e vertice di tutta la vita cristiana» – rappresentano «i segni e gli strumenti mediante i quali lo Spirito Santo diffonde la grazia di Cristo, che è il Capo, nella Chiesa, che è il suo corpo». In altre parole, il matrimonio è simbolo dell’unione di Cristo e della Chiesa.
Che per la Chiesa cattolica il matrimonio sia sacro non implica tuttavia che tutti i matrimoni debbano risultare sacri. Rimane pur sempre necessario separare l’ambito religioso da quello civile: una qualsiasi religione, quella cattolica inclusa, può dichiarare sacro o non sacro quanto ritiene tale, ma ciò, assieme a eventuali anatemi, non riguarda la legislazione della società civile.
Il diritto alla libertà di pensiero, coscienza e religione comporta anche il diritto all’agnosticismo e all’ateismo. Così ritengo corretto che i cattolici (non necessariamente tutti i cristiani, specie se cristiani critici), per dichiararsi tali, rispettino i dettami della loro Chiesa, e lo stesso vale per ogni altro fedele rispetto ai dettami della propria religione. Chi, invece, non crede in quanto ateo, o in quanto agnostico sospende il giudizio sull’esistenza di Dio, ha comunque diritto al matrimonio: lo hanno atei e agnostici eterosessuali, e pochi si sognano di accusarli di minacciare il matrimonio sacro. Lo stesso deve dunque valere per le persone omosessuali e, difatti, non è la sacralità del matrimonio religioso che il matrimonio same-sex minaccia, dato che quanto si chiede a ragione è l’acquisizione da parte degli omosessuali del diritto di accedere all’istituzione civile del matrimonio. Come sottolinea Martha Nussbaum in Disgusto e umanità, «il matrimonio ha, anzitutto, una dimensione di diritto civile. Le persone sposate ricevono dallo Stato una serie di benefici che i non sposati solitamente non hanno». Visto che qui non si sta chiedendo il riconoscimento alle persone omosessuali del diritto al matrimonio religioso e sacro, bensì al matrimonio civile, non si capisce perché questo riconoscimento venga costantemente e da più parti rifiutato.
La stessa Nussbaum sorprende però non poco quando afferma: «Personalmente sono a favore dell’ipotesi di lasciare le unioni civili allo Stato e il matrimonio ai corpi religiosi e ad altri enti privati, ma argomentare questa posizione mi porterebbe oltre il nostro tema». Non nego che ciò possa risultare sensato, ma fatico per ora a comprendere, ad esempio, a quali enti privati si affiderebbe un tale compito nel nostro paese: solo a notai e avvocati?; o chi altri?; quali garanzie offrirebbero questi altri? Più chiaro, invece, mi pare il caso delle unioni civili, per persone omosessuali ed eterosessuali, unioni affidate allo Stato, unioni che garantiscono in genere minori benefici, unioni alle quali, per di più, non si attribuisce una rilevanza sociale e simbolica analoga a quella del matrimonio. Altrettanto chiaro è il caso del matrimonio affidato ai corpi religiosi, matrimonio a cui non avrebbero accesso atei, agnostici e persone omosessuali.
Relativamente alla Chiesa cattolica, abbiamo accennato al tipo di visione del matrimonio di cui si fa portatrice. Nell’udienza generale del 2 aprile 2014, in piazza San Pietro, papa Francesco l’ha ribadita, affermando che «l’immagine di Dio è la coppia matrimoniale: l’uomo e la donna»; «l’alleanza di Dio con noi è lì rappresentata in quell’alleanza tra l’uomo e la donna»; «quando l’uomo e la donna celebrano il matrimonio, Dio si rispecchia in quella coppia, che diventa l’icona dell’amore di Dio». Del resto, nonostante un plauso debba andare a quel suo «Ma chi sono io per giudicare?», e, più in generale, alla sua costante e ripetuta apertura nei confronti delle persone omosessuali, meritevole comunque di venir meglio specificata e pro...

Indice dei contenuti

  1. Premessa
  2. 1. Il matrimonio same-sex minaccia il matrimonio sacro
  3. 2. La femmina/donna e il maschio/uomo: diversi e complementari
  4. 3. Il matrimonio è finalizzato alla procreazione
  5. 4. Contro natura
  6. 5. Nessun matrimonio per malati e promiscui
  7. 6. Solo l’eterosessualità è buona
  8. 7. Il matrimonio same-sex minaccia il matrimonio tradizionale
  9. 8. Ancora e sempre contro il matrimonio same-sex
  10. Ringraziamenti
  11. Riferimenti bibliografici